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99 Mesi ?!?

A volte capita di sentire qualcuno che sostiene la necessità di azioni urgenti contro i cambiamenti climatici, usando però argomenti poco fondati. È il caso del Principe Carlo d’Inghilterra, che nella sua recente visita in Italia ha tenuto un discorso di 30 minuti nella Sala della Lupa della Camera dei Deputati, in cui ha sostenuto in modo deciso la necessità della lotta ai cambiamenti climatici e di un futuro accordo nella prossima Conferenza sul clima di Copenaghen a dicembre.

Pur se molti dei frammenti del discorso filtrati da stampa e televisione sembrano essere del tutto condivisibili (ad esempio “La storia ci giudicherà per come il mondo avrà affrontato questa sfida”), ci lascia perplessi una frase pronunciata da Carlo, secondo cui rimangono solo “99 mesi prima di raggiungere il punto di non ritorno”.
La frase ha avuto un grande successo ed è subito ribalzata sui media con titoli come “99 mesi per salvare la Terra”, “Restano 99 mesi per salvare la Terra”, “Tra 99 mesi la catastrofe mondiale“. Pur se non siamo riusciti a trovare il discorso originale, da frasi come “il tempo scorre inesorabilmente: 99 mesi passeranno in un lampo e allora sarà troppo tardi per salvare la situazione” e “Il mese scorso, in Brasile, ho avvertito che le prove scientifiche indicano che abbiamo meno di cento mesi prima che saremo davanti al nostro Rubicone, e non ci sarà ritorno. Ora abbiamo solo 99 mesi prima di raggiungere il punto di non ritorno, con decisioni che determineranno il nostro futuro. Le lancette avanzano inesorabilmente; 99 mesi passeranno in un lampo”  sembra che sia chiaro: il Principe ha parlato proprio di 99 mesi.
99 mesi sono una cifra strana, corrispondono a 8 anni e 3 mesi. Fra 99 mesi saremo all’inizio dell’agosto 2017. Cosa succederà in tale data? L’idea che il tempo a disposizione sia così breve nasce, in realtà, da un articolo di carattere divulgativo, non supportato da particolari attività di ricerca scientifica ma solo dall’applicazione di un semplice modello, verosimilmente troppo semplice per lo scopo che vuole raggiungere, e comunque mai pubblicato su riviste peer-reviewed. La associazione Green New Deal Group ha lanciato questa idea nel luglio 2008 mentre una brevissima spiegazione tecnica si trova su questo sito. Scorrendo quest’ultimo documento, si nota come il conteggio si riferisca ad un istante di partenza stimato al 1° agosto 2008: l’ipotetico potenziale giorno X è quindi facilmente identificabile nel 30 novembre –1° dicembre 2016, ed il tempo mancante da tale data è continuamente aggiornato sul sito http://onehundredmonths.org/; da questo conteggio si può anche capire che, ormai, i mesi sono scesi a 92 circa, per cui Carlo è in ritardo di 7 mesi.
Ma cosa succederà esattamente in tale data e, soprattutto, come ci si arriva? Nel documento ci sono diversi riferimenti generici alle stime dell’IPCC, ma in realtà il punto principale è il raggiungimento del livello di concentrazione di 400 ppm di biossido di carbonio equivalente, che viene fatto corrispondere ad un incremento di temperatura media del pianeta pari a 2°C rispetto ai valori preindustriali. Il modello, tramite una stima semplificata delle emissioni previste nei prossimi anni e della relativa crescita dei valori di concentrazione, esegue pertanto una semplice regressione che porta a quella data.
Sono diversi i fattori che lasciano perplessi in questo modello (tra le altre cose il fatto che il valore di CO2 equivalente sia appunto inferiore a quello di CO2 reale), ma il più importante è l’asserzione che il valore di 400 ppm di CO2 equivalente rappresenti un punto di non ritorno per il sistema climatico, affermazione non supportata da alcuno studio scientifico.

 

 

Il tema della presenza di non linearità nel sistema climatico è una cosa seria e molto complessa: sono usciti alcuni lavori molto importanti (si veda ad esempio qui e qui, ma in nessuno di questi sono presenti delle quantificazioni di cifre così precise. Ci sono diverse parti del sistema climatico (i ghiacci artici, la calotta di ghiaccio della Groenlandia, la foresta amazzonica, la foresta boreale, la circolazione oceanica ecc) che possono raggiungere soglie critiche, ma probabilmente abbiamo a disposizione più di 99 (o, meglio, 92) mesi. Pur se ad esempio per quanto riguarda il Mar Glaciale Artico ci sia chi sostiene che sia già stato raggiunto un “tipping point”, e che quindi sia inevitabile che il mare artico possa liberarsi completamente dai ghiacci d’estate nei prossimi decenni, le proiezioni non sono semplici e non sono concordi.
Non esistono pertanto motivi per credere a questo particolare modello ed alle sue specifiche conclusioni. Anzi, la quantificazione dell’ urgenza con un numero che assomiglia alle cifre dei supermercati che terminano per 9, peraltro probabilmente mossa anche da “buone intenzioni”, potrebbe riverlarsi non solo inefficace ma addirittura controproducente, generando un allarmismo inutile che poi, al momento opportuno, ovvero nel dicembre 2016, potrebbe facilmente essere smentito. Infatti, perfino i modelli più sofisticati e complessi non consentono di fare previsioni così accurate. Intendiamoci: l’urgenza esiste, sia chiaro, ma non è possibile quantificarla così semplicemente e precisamente (per fortuna, perché se davvero fosse così saremmo messi male: 99 mesi sono davvero pochi!). Insomma, la tesi che nel dicembre 2016 scatterà il punto di non ritorno per il sistema climatico non ha nessun fondamento scientifico: fra 99 mesi NON ci sarà la fine del mondo, e non ci sarà un repentino peggioramento della situazione, anche se alcuni cambiamenti – quelli si – diventeranno irreversibili, almeno sulle scale temporali di interesse per l’uomo.
Il riferimento di Carlo d’Inghilterra ai 99 mesi va quindi interpretato come un messaggio che ha un significato simbolico e politico, lanciato al fine di catturare l’attenzione del grande pubblico e dei giornalisti, altrimenti insensibili alle preoccupazioni meno ad effetto del mondo scientifico: quello di non rimandare ad oltranza quei cambiamenti di cui c’è tanto bisogno e come tali dovrebbero essere iniziati subito. In effetti, da questo punto di vista c’è ampiamente riuscito, perché la frase “99 mesi per salvare il pianeta” fornisce su Google più di 50.000 risultati.
Del resto, nell’ambito della discussione del “dopo Kyoto” c’è stato un cambiamento decisivo della strategia per combattere i cambaimenti climatici. L’obiettivo non è infatti più quello originario di Kyoto (di limitare le emissioni di una certa percentuale fissata a priori) ma è quello, nuovo, di assicurarsi che la concentrazione di CO2 non superi una soglia al di sopra della quale si ritiene che i cambiamenti (ed i relativi danni a società e ambiente) non siano più sostenibili. Fissata questa soglia di anidride carbonica (peraltro ancora non nota), si può calcolare di quanto si debbano limitare le emissioni. Tenuto conto del tasso di crescita della concentrazione di CO2, in effetti non rimangono molti anni prima di raggiungere la soglia di 400 ppm menzionata dal rapporto di Green New Deal Group, o quella di 500 ppm menzionata da altri studi, e probabilmente questo è il modo in cui dovrebbe essere interpretato il messaggio del principe Carlo d’Inghilterra.

Testo di Stefano Caserini, Claudio Cassardo, Claudio Della Volpe, Giulio del Leo, Paolo Gabrielli

7 responses so far

7 Responses to “99 Mesi ?!?”

  1. Maurizio Morabitoon Mag 2nd 2009 at 00:14

    Complimenti (sinceri) per non esservi fatti trascinare dall’ennesimo colpo mediatico…come dimostrato anche dal fatto che Carlo ha ripetuto la frase a effetto dei “99 mesi” invece di aggiornarsi a 92 o anche 91.

    Lo sa anche lui che si tratta di numeri buttati li’ “giusto per”. Come ha segnalato Svipop, infatti lo stesso Carlo il 17 maggio del 2008 parlava di “ci restano soltanto 18 mesi”.

    L’uso simbolico dei numeri capita tradizionalmente, da queste parti: proprio stasera all’aereoporto di Gatwick ho visto i manifestini della II guerra mondiale, ristampati in occasione della febbre suina, e che dicono “one handkerchief in time…saves nine” (vale a dire, usate il fazzoletto per non contagiare chi vi sta intorno).

    Quel numero nove non ha evidentemente altro valore che quello della rima. E anche per la campagna per pubblicizzare i nuovi (piu’ bassi) limiti di velocita’, si sta pensando infatti di trovare qualche rima.

  2. Antonioon Mag 3rd 2009 at 09:33

    Complimenti anche da parte mia. Mi sembra che la vostra sia una visione equilibrata sul problema della crisi climatica.
    Non sarei del tutto sicuro che Carlo sia cosi’ sprovveduto. Potrebbe esserlo, ma magari è solo un modo per ottenere maggiore visibilità, una tecnica comunicativa.
    In Italia – e non solo – c’è chi ha fatto fortuna raccontando frottole e poi smentendole il giorno dopo. Funziona… funziona…
    Lo so, si rischia di creare il risulato opposto, ossia di far perdere credibilità a tutto il problema. Ma non ne sarei sicuro, è una cosa da esperti di comunicazione e io non lo sono.
    Per il resto, il dibattito sul tema del legame fra mezzi e fini ha una storia lunga…

  3. Guido Guidion Mag 4th 2009 at 13:08

    Gli Inglesi si sono inventati lo speaker corner, mirabile esempio di libertà di espressione, condito da loro storico senso dell’humor. Da lì un cittadino qualunque può dire la sua e chi ne ha voglia lo sta ad ascoltare. Il problema è che il Principe Carlo non è un cittadino qualunque, ma rappresenta uno Stato e la Sala della Lupa non è lo speaker corner. Ad ascoltare c’erano i rappresentanti di uno Stato. Veste ufficiale per dichiarazioni ufficiali.
    Se la vostra interpretazione di strategia mediatica dovesse essere corretta (ed è probabile che lo sia), il nostro, sapendo di non dire cose supportate da solide basi scientifiche ma semplicemente propagandando ideologia tramite numeri ad effetto, si sarebbe preso gioco di quanti stavano ascoltando, vero o finto che sia l’impegno per l’ambiente, vera o falsa che sia l’urgenza rappresentata.
    Se invece sulla base degli stessi ideologici artifici matematici di cui sopra non ha ritenuto opportuno aggiornare il suo discorso, passando da 99 mesi a 91, vuol dire che pensava che chi lo stava ascoltando se la sarebbe bevuta comunque. Questo, in una sede istituzionale, è ancora meno opportuno, nonostante si debba ammettere a malincuore che avesse perfettamente ragione, perchè i media hanno fatto man bassa ed i rappresentanti predetti hanno gareggiato a far l’endorsement delle sue opinioni. Questo la dice lunga su come, su questi argomenti, ci sia una particolare predisposizione a bersi qualunque frottola ci vengano a raccontare, purchè sia spaventevole, catastrofica e, soprattutto, altamente colpevolizzante.
    gg

  4. Lucaon Mag 5th 2009 at 16:59

    @ Guido Guidi … ci sia una particolare predisposizione a bersi qualunque frottola ci vengano a raccontare, purchè sia spaventevole, catastrofica e, soprattutto, altamente colpevolizzante.

    Non sono d’accordo: a mio parere non c’è quella particolare predisposizione che Lei dice.
    Mi sembra che ce ne sono altrettanti che si bevono le frottole di Zichichi, Battaglia & co. che invece sono rassicuranti e discolpanti.
    Non mi sembra che ci siano dati a suffragare la sua tesi sulla maggiore efficacia delle frottole che spaventano rispetto a quelle che rassicurano. Se ne ha visti di dati come questi le sono grato se mi indica il modo per reperirli.

    Anzi, a mio parere l’opinione pubblica è contentissima di venire rassicurata; il fatto che – nonostante tutto – ci sia chi si beve ancora le tesi sulle macchie solari o sui ghiacci che non si sciolgono è perché si sta meglio nel pensare che è tutto a posto e non ci sono problemi.
    Trovo comunque meno grave che a esagerare sia un politico, forse solo visto quanto dicono i nostri politici nella mozione del senato commentata da questo sito un po’ di tempo fa.
    Mi sembra più grave quando a sparare frottole sono persone che hanno un ruolo sociale, ad esempio che rivestono incarichi in ambito accademico, e che vengono visti come “esperti”.

  5. Guido Guidion Mag 6th 2009 at 09:27

    @ Luca
    Quanto alla prevalenza di informazione spaventevole è sufficiente leggere i giornali. L’opinione pubblica non deve essere nè spaventata nè rassicurata, sarebbe sufficiente che fosse informata acriticamente ma questo evidentemente non è possibile. Almeno fin quando ci sarà qualcuno disposto a distinguere tra frottole di serie A e di serie B, preferendo le une alle altre in nome di una non meglio specificata ragione sociale. Sinceramente vorrei avere la sua stessa sicurezza nel discernere tra quali siano, ancora una volta, le une e le altre.
    Ad ogni modo, il mio commento, almeno in questa sede, non è nel merito dell’argomento, quanto piuttosto nella forma, perchè penso che recuperare un atteggiamento costruttivo e non demagogico soprattutto nelle sedi istituzionali non potrebbe che far bene. Una mozione di maggioranza si espone (giustamente) alla critica del consesso in cui è presentata ed al giudizio del paese. Un discorso ufficiale del rappresentante di uno Stato no. Ma questo, forse, per molti è poco importante. Purtroppo.
    gg

  6. Alessandroon Mag 6th 2009 at 14:04

    Magari non sono 99 mesi, magari sono 102 o magari sono 91. Il messaggio, se non vogliamo stare a spaccare il capello in quattro, è lo stesso. 99 è un numero facile da ricordare e ci ricorda l’urgenza di agire.

    Consiglio la visione del video “Prince Charles and the frog” sul Guardian.

  7. Maurizio Morabitoon Mag 14th 2009 at 11:21

    …un video, quello con il rospetto, che ha fatto trasalire e vergognare i sudditi.

    Forza Carletto Windsor, distruggi tu ogni serieta’ nel cambioclimatismo, continua cosi’ che ce la puoi fare!!

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