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2 – Come non contestare quello che l’IPCC non scrive

Dopo il precedente post in cui è stata esaminata la tesi (sbagliata) del Prof. Nicola Scafetta di un presunto significativo contributo del sole all’aumento di CO2 negli ultimi 250 anni (anche fino al 10 % dell’incremento registrato), in questa seconda parte sono esaminate alcune argomentazioni presenti nell’articolo–intervista al Prof. Scafetta pubblicato su Il Giornale del 25 ottobre 2009, intitolato “Se la Terra si surriscalda è tutta colpa del Sole: l’uomo non c’entra nulla” a firma Stefano Lorenzetto.

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Secondo questo articolo l’IPCC “non avrebbe capito nulla”, i rapporti IPCC e il Protocollo di Kyoto, “sarebbero carta straccia”, le conclusioni dell’IPCC sarebbero “avventate per non dire totalmente sballate”.

Come già detto, sarebbe bello se tutto fosse vero, si potrebbe davvero “vivere tutti felici e contenti”, come tutti noi vorremmo.
Purtroppo, come sarà mostrato in questo e in altri post, l’articolo contiene una quantità da record di errori e fraintendimenti.

Il titolo è un classico esempio di negazionismo climatico: “Se la Terra si surriscalda è tutta colpa del Sole: l’uomo non c’entra nulla”. Non si mettono in discussione alcuni errori nella descrizione di alcune forzanti radiative, le imprecisioni in alcuni dati o nelle parametrizzazioni di alcuni processi. No: la tesi è che l’uomo non c’entra nulla, è tutta colpa del sole. È un affermazione che è in netta contraddizione con quanto ritiene la quasi totalità della comunità scientifica, e non ha riscontro in alcun articolo scientifico pubblicato negli ultimi anni, neppure in quelli pubblicati dal Prof. Scafetta.

Il sottotitolo “Cervello emigrato negli Usa è l’unico al mondo ad aver elaborato una previsione scientifica sulle temperature planetarie” contiene un altro vistoso errore: di previsioni (meglio definibili come proiezioni) delle temperature al 2100 ne sono state fatte diverse centinaia, come del resto è evidente nella foto in cui la proiezione di Scafetta è confrontata con la presunta “proiezione media del riscaldamento globale proposto dall’IPCC”.

La stessa figura quindi contiene un altro errore, in quanto l’IPCC non propone una sola proiezione media, ma riporta il risultato medio delle proiezioni effettuate da tanti diversi centri di ricerca in relazione a diversi scenari emissivi. Quello mostrato nella foto sembra l’andamento relativo allo scenario SRES A2, il più elevato fra quelli proposti nella figura 5 contenuta nel primo Sommario per di decisori politici del Quarto rapporto.

Gli errori proseguono nell’introduzione, in cui si attribuisce al Protocollo di Kyoto la pretesa “di abbassare del 5% entro il 2012 i valori di anidride carbonica rispetto alle emissioni che si registravano nel 1990, con la speranza che le colonnine di mercurio dei termometri si comportino di conseguenza”.

Il Protocollo di Kyoto non si è mai posto questo obiettivo, in quanto conteneva limiti ai soli paesi industrializzati. L’idea che “le colonnine di mercurio dei termometri si comportino di conseguenza” è infondata, e sicuramente non è mai stata proposta dagli studiosi del clima, che sanno con sicurezza che per ridurre le temperature c’è bisogno di ben altro, e che le riduzioni del Protocollo di Kyoto erano da considerare solo il primo passo.
Senza senso è invece la fine del discorso introduttivo: “Finora gli studiosi mondiali si sono accontentati di presentarci in proposito soltanto «scenari», che stanno alla scienza quanto i «se» stanno alla storia. Ma, come la storia non si fa con i «se», così la scienza non si fa con gli «scenari»”. Il giornalista sembra proporre che non si debbano utilizzare scenari in campo scientifico, paragonando in modo retorico un discorso ipotetico sul passato storico, su fatti già avvenuti, a uno sul futuro; senza fornire indicazioni su come sostituire l’uso di scenari nei tantissimi settori disciplinari in cui sono utilizzati.

Fino a questo punto gli errori sono da attribuire al giornalista, che ha scritto l’introduzione, non all’intervistato.

Il primo errore di Scafetta arriva alla terza risposta, in cui sostiene che secondo l’IPCC (gentilmente indicato con “questi signori”) “il nostro pianeta rischia di raggiungere un punto di non ritorno se non s’interrompono al più presto le emissioni di CO2”. Ebbene, si tratta di un’affermazione non vera.

L’IPCC affronta del tutto marginalmente il problema dei “punti di non ritorno” nel Quarto Rapporto, ma in nessun modo afferma che si rischia di raggiungere un “punto di non ritorno” se non si agisce presto.
Nel Sommario per i Decisori Politici e nel Sommario Tecnico il tema dei punti di ritorno non è mai menzionato, ed citato molto di sfuggita solo il tema delle transizioni rapide, per dire che una di queste non ci sarò in questo e secolo e si sa poco di cosa succederà sul lungo termine.
Nel Sommario si trova solo: “E’ molto improbabile che la MOC (Meridional Overturning Circulation, nota anche come circolazione oceanica globale, ndr) subisca un brusco cambiamento durante il XXI secolo. Cambiamenti della MOC nel lungo termine non possono essere quantificati con affidabilità.
Nel Techinical summary si aggiunge solo che alcune componenti (calotte glaciali) potrebbero subire delle rapide transizioni  e che “While no models run for this assessment suggest an abrupt MOC shutdown during the 21st century, some models of reduced complexity suggest MOC shutdown as a possible long-term response to sufficiently strong warming. However, the likelihood of this occurring cannot be evaluated with confidence”. Nelle “Key uncertainty” relative al capitolo Paleoclima si aggiunge che la carenza di conoscenze sui bruschi cambiamenti del passato limita l’affidabilità delle previsioni sui futuro cambiamenti repentini.

Nel capitolo 10 Global Climate Projections invece il tema è trattato nel box Box 10.1: “Future Abrupt Climate Change, ‘Climate Surprises’, and Irreversible Changes”. Viene presentato il tema, sono definiti i termini anche con l’ausilio di una figura e sono discusse i possibili meccanismi e le possibili soglie critiche per le diversi componenti del sistema climatico. Ma NON viene effettuata alcuna proiezione  quantitativa sulla maggiore o minore vicinanza di soglie critiche in relazione alle emissioni future.
Nelle “Frequently Asked Question 10.2”, intitolate ”How Likely are Major or Abrupt Climate Changes, such as Loss of Ice Sheets or Changes in Global Ocean Circulation?” si spiega lo stato delle conoscenze sulle possibilità di cambiamenti repentini delle calotte glaciali e della circolazione oceanica, senza parlare di punti di non ritorno (fra l’altro si esclude lo scenario di un rapido raffreddamento dell’emisfero nord in seguito ad un rallentamento della circolazione oceanica, proposto da film di successo quali L’alba del giorno dopo).
L’attribuzione all’IPCC del rischio, a meno di interventi rapidi, di raggiungere un punto di non ritorno, è quindi infondata.

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Se l’IPCC dunque non ha scritto quanto Scafetta gli attribuisce, una possibilità è che Scafetta nell’articolo intendesse confutare l’ipotesi di un possibile “runaway greenhouse effect”, discusso da diversi studiosi e ad esempio presentato con il nome “The Venus sindrome” da Jim Hansen in una presentazione a cui ho assistito al convegno dell’Associazione dei Geofisici Americani il 17 dicembre 2008, intitolata “Climate Threat to the Planet: Implications for Energy Policy and Intergenerational Justice“.
Ma la successiva affermazione di Scafetta, con cui nega l’esistenza del rischio del punto di ritorno, con i casi di maggiori concentrazioni di CO2 del passato ( “La Terra in passato, nel periodo cosiddetto Cambriano, 500 milioni d’anni fa, ha avuto già occasione di raggiungere questo presunto punto di non ritorno, quando la concentrazione di CO2 fu non 1,2 volte superiore ai livelli pre-industriali, com’è oggi, bensì 20 volte, diconsi 20, più elevata”), non serve a molto. Anche Hansen  riconosce (commenti nella slide 43) che ci sono stati periodi con concentrazioni superiori a 4.000 ppm, ma fornisce spiegazioni su altri fattori che allora erano diversi (radiazione solare, posizione dei continenti, ecc).
Inoltre, Hansen sostiene che la possibilità del “runaway greenhouse effect” c’è se si brucia tutto il carbone presente nel sottosuolo, e questo è molto diverso dal non “interrompere al più presto le emissioni di CO2”.

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Va detto che sulla realtà del pericolo del punto di non ritorno globale, gli studiosi non sono affatto d’accordo, e molti di questi, autorevoli quanto Hansen, sono scettici sulla realtà del problema. Ma non c’è nessun problema: così procede la scienza, il disaccordo permetterà di capirci di più.
Nel prossimo rapporto IPCC ci sarà la sintesi sullo stato delle conoscenze anche su questo punto, perché il tema delle soglie critiche è stato molto discusso nella letteratura dopo l’uscita del Quarto Rapporto, tramite diversi importanti lavori come quello di Lenton et al. e di Kriegler E. et al. . In questi lavori non si valuta un generico “punto di non ritorno” per l’intero pianeta, ma l’esistenza di diverse soglie critiche per le diverse componenti del sistema climatico (giaccio marino artico, calotte glaciali, foresta amazzonica, permafrost, ecc.), soglie chiamate “tipping point”.
È un tema serio, molto serio, in quanto queste soglie non sono affatto lontane; un tema su cui la comunità scientifica mondiale sta cercando di ridurre le molte incertezze ancora presenti, e che meriterebbe rispetto e studio approfondito.

2- segue

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testo di: Stefano Caserini

24 responses so far

24 Responses to “2 – Come non contestare quello che l’IPCC non scrive”

  1. NoWayOuton Nov 21st 2009 at 18:54

    Mi permetto di suggerire il CCSP 2008 Synthesis and Assessment Product 3.4, Abrupt Climate Change o anche solo il Summary and Findings per risparmiarsi le 400+ pagine del report completo 😉

  2. Solfrizzoon Nov 21st 2009 at 20:46

    Mi viene da chiedere a cosa sarebbe imputabile il primo scenario a trend distintamente crescente di Scafetta: al Sole o a qualcos’altro?

  3. volgogradon Nov 21st 2009 at 21:42

    Salve volevo porvi una domanda, premetto che non sono un esperto in materia di climatologia.
    Considerando che l’attività antropica è ormai costante e il cluster in un ipotetico grafico è in perenne impennata, anche la temperatura media globale dovrebbe fare altrettanto. Come mai questo in realtà non sta succedendo?
    Grazie
    Fabio

  4. Stefano Caserinion Nov 21st 2009 at 21:55

    @ Volgograd
    la domanda è fuori tema rispetto al post; la tenga per quando parleremo dell’aumento delle temperature.
    Oppure può leggere cose già scritte su questo tema su questo sito, ad esempio qui https://www.climalteranti.it/?page_id=44#raffreddamentoi

  5. Claudio Costaon Nov 22nd 2009 at 01:58

    Sul confronto tra proiezioni dell’IPCC e quelle di Scafetta cito alla fine dell’articolo:

    “Il futuro previsto da me appare ben diverso dalle proiezioni catastrofiche dell’Ipcc, rappresentate dalla curva tratteggiata in azzurro”

    Andava specificato meglio, penso che sia la media della proiezione più catastrofica, cioè relativa allo scenario SRES A2, ma anche le altre proiezioni sarebbero comunque più alte di quelle di Scafetta, nel grafico IPCC da voi hostato il delta è solo di 1,5° tra le tre proiezioni proposte.

    Per conoscenza un intervista di Meschiari con alcuni chiarimenti di Scafetta anche riguardanti l’articolo sul giornale

    http://www.meteogiornale.it/notizia/16664-1-global-warming-scafetta-contro-ipcc-sole-guida-cambiamenti-climatici

  6. volgogradon Nov 22nd 2009 at 14:59

    Mi scusi Sig. Caserini ma non capisco questa presa di posizione del blog, la mia domanda non mi sembrava off-topic considerando che parlavo di andamento termico e attività antropica, proprio quello che caratterizza questo suo post.
    E’ la prima volta che ricevo una risposta simile, davvero non capisco.
    Complimenti e grazie lo stesso.

  7. Willyon Nov 22nd 2009 at 17:39

    buongiorno, gradirei un suo commento sullo scandalo delle e mail trafugate, che rischia a mio avviso di dare un severo colpo alla credibilità alle teorie sull’ AGW dellIPCC
    Grazie

  8. Alessandro Patrignanion Nov 22nd 2009 at 18:49

    “Dopo il precedente post in cui è stata esaminata la tesi (sbagliata) del Prof. Nicola Scafetta di un presunto significativo contributo del sole all’aumento di CO2 negli ultimi 250 anni (anche fino al 10 % dell’incremento registrato)…. ”

    Mi rivolgo al redattore di questa prima frase, completamente gratuita e assolutamente priva di ogni fondamento se non “fideistico”.

    Nei commenti al post precedente ho portato un contributo basato su dati NOAA del CO2 Grow-rate che giustificano ampiamente l’affermazione di Scafetta. Se poi questo contributo naturale sia il 10, il 30 o il 2% lo lascio a ulteriori studi ma l’evidenza e’ assoluta e senza alcun appello.

    Quindi assolutamente NON approvo NE il contenuto della prima frase e tantomeno il MODO di porre la questione. Non e’ il modo di affrontare argomentazioni scientifiche contrarie alla linea di chi scrive, e’ chiaro come il sole che NESSUNO abbia mai fornito risposte definitive alla maggior parte delle questioni climatiche e quindi non capisco proprio come si possa argomentare in questo modo.

  9. Solfrizzoon Nov 22nd 2009 at 21:19

    @Patrignani

    Ma che vuol dire:

    “..Se poi questo contributo naturale sia il 10, il 30 o il 2% lo lascio a ulteriori studi, ma l’evidenza e’ assoluta e senza alcun appello…”

    nell’affermazione dell’autore del post si sta appunto parlando di “significatività” non tanto di presenza o meno di tale fattore che comunque rimarrebbe poco infuente rispetto al peso della Co2 antropica…

    Boh, certi difetti logici di argomentazione (specie se preconcetta) saltano subito all’occhio…(P.S. è una critica costruttiva)

  10. Paolo Gabriellion Nov 22nd 2009 at 22:39

    @ Alessandro Patrignani

    Trovo la tesi di Stefano Caserini giustificata mentre la tesi di Scafetta, relativamente ad un contributo significativo delle emissioni naturali all’attuale incremento di CO2 in atmosfera, oltreche’ basarsi su ragionamenti non corretti (si veda il post precedente), non trova spazio ne’ nei suoi articoli ne’ in letteratura.

    Nei commenti al precedente post ho cercato di mettere in luce come i dati della NOAA non provano nulla rispetto ad un possibile contributo naturale alle emissioni di CO2 e che l’argomento e’ molto piu’ complesso di quanto Alessandro Patrignani sembra lasciar intendere.

    Tuttavia, lungi dall’essere arbitro in questa questione, se Scafetta e Patrignani ritengono di avere dati validi a supporto di un contributo naturale all’attuale incremento di CO2 in atmosfera, il mio suggerimento e’ che sottopongano la loro tesi a Nature o Science in quanto l’argomento, se valido, sarebbe di sicuro interesse da parte degli editori. Una volta pubblicato si potra’ sicuramente riparlarne.

  11. Teo Georgiadison Nov 22nd 2009 at 22:59

    “…il mio suggerimento e’ che sottopongano la loro tesi a Nature o Science in quanto l’argomento, se valido, sarebbe di sicuro interesse da parte degli editori. Una volta pubblicato si potra’ sicuramente riparlarne.”

    Gabrielli questo e’ un blog. Lei vuole sostenere che si puo’ parlare di argomenti solo dopo che l’editor di Nature o Science ci ha autorizzato?

    Curiosa posizione

  12. Stefano Caserinion Nov 22nd 2009 at 23:58

    @Volgograd
    Il post riguarda l’affermazione del Prof. Scafetta, che attribuisce all’IPCC la tesi secondo cui il pianeta rischia di raggiungere un punto di non ritorno se non s’interrompono al più presto le emissioni di CO2.
    Il tema dai lei posto, l’andamento termico e l’attività antropica, potrebbe essere legato a questo come a tutti gli altri post di questo blog. Tempo fa abbiamo deciso, in accordo con molti lettori, di cercare di trattare un tema alla volta, affrontandolo in profondità e senza divagare.
    Concordo che su molti altri siti in cui si discute di clima non si usa; la diversità può essere un’opportunità.

    @ Willi
    Vale quanto detto sopra. Per cortesia, e perché non vorrei sembrare evasivo (ma ripeto, non intendo iniziare una discussione su questo argomento), l’unica opinione che mi sento di darle è che non è certo la prima volta che sento dire che sta arrivando qualcosa che minerà la credibilità delle teorie sul riscaldamento globale.
    Per discuterne trova un migliaio (!) di commenti su Realclimate, in italiano puo’ discuterne qui http://aspoitalia.blogspot.com/2009/11/la-mafia-dei-negazionisti-climatici.html

    @Alessandro
    Accetti che qualcuno possa pensarla diversamente da Lei. Nel post precedente trova le motivazioni a supporto della mia affermazione da lei citata. Possiamo riprendere la discussione senza problemi, le ho risposto sull’altro post nel merito.

    @ Teo
    Teo, stai curiosamente invertendo le parti. E’ Patrignani che sostiene che la mia tesi sia “gratuita e assolutamente priva di ogni fondamento se non “fideistico””;
    Non è in discussione che se ne possa parlare, dai…
    Quello che successo è che Scafetta ha proposto una tesi, gli si sono portati validi argomenti contrari, a questi non ha risposto e ha cambiato argomento (la sensitività climatica…). È lui a non avere davvero voluto discuterne su questo blog. Per questo concordo con Paolo Gabrielli che conviene aspettare per vedere se questa teoria sarà proposta nelle sedi deputate.

  13. Alessandro Patrignanion Nov 23rd 2009 at 00:42

    @ Caserini.

    Grazie. Le ho risposto nel post precedente.

  14. giulioon Nov 23rd 2009 at 12:24

    Nel primo rigo si definisce “sbagliata” la tesi del prof. Scafetta.

    E’ la parola giusta per troncare il civile confronto e irritare l’interlocutore di turno.

    Oltretutto, come afferma Patrignani è un’affermazione gratuita, poichè anche ammesso che ” i dati NOAA non provano nulla rispetto ad un possibile contributo naturale alle emissioni di CO2″ (Gabrielli) o che “la teoria non sia stata proposta nelle sedi deputate” (Caserini) non implica in nessuno modo che sia sbagliata.

    Eventualmente è una teoria in corso di verifica, non “sbagliata”. E la verifica potrebbe avvenire, in forma di semplice discussione tra profani anche su blog come questo se gli autori non bollassero con “sbagliata” la tesi di un ricercatore che ha già pubblicato su prestigiose riviste, impedendo di fatto sul nascere qualsiasi tipo di dialettica scientifica.

    Non è questo il modo di discutere e confrontarsi, tantomeno in ambito scientifico.

  15. Antonioon Nov 23rd 2009 at 12:59

    Scusi Giulio, ma se io dico che ho una teoria che le Terra ha la forma di un pipa, e non ho pubblicato niente per dimostralo, anzi tutti i dati mostrano che le cose non stanno cosi’ come io dico, Lei mi risponde che è una teoria sbagliata o che è una teoria in corso di verifica?
    E nella sua risposta conta il fatto che io ho delle pubblicazioni ?
    Guardi che la scienza non funziona in questo modo.

  16. Alessandro Patrignanion Nov 23rd 2009 at 14:20

    @ giulio:

    infatti Giulio, il mio cruccio è che si e’ probabilmente persa la possibilita’ di approfondire un punto di vista di grande spessore scientifico (di pubblicazioni peer-reviewed ne ha a decine e decine) come quello di Nicola Scafetta (http://www.fel.duke.edu/~scafetta/index-publications.html )
    Questa nota finale l’ho aggiunta per Antonio.

    Ora, il bello della Scienza, ma anche semplicemente della ricerca delle cause di un fenomeno, DOVREBBE essere l’assoluta buona fede e onesta’ intellettuale, l’apertura mentale nei confronti dei propri e altrui studi e ricerche e l’apertura alla discussione.

    Purtroppo le ultime vicende relative alla fuga di mail e dati da Hadley stanno mostrando un sistema pieno di “giochetti” atti a vestire i dati nelle modalità desiderate, a “mascheramenti” di grafici e dati, a guerre aperte per l’accesso alle pubblicazioni ….. tutte cose connaturate alla natura umana ma che in ambito scientifico dovrebbero essere ridotte ai minimi termini. Quindi e’ ovvio un po’ di “preclusione” nei confronti delle tesi e linee altrui ma questo dovrebbe avvenire in modo aperto e franco con discussioni pubbliche e approfondite.

  17. Antonioon Nov 23rd 2009 at 18:15

    Gentile Alessandro, francamente non capisco dove sia il problema.
    Le pubblicazioni di Scafetta le conosco, ma questo non cambia nulla. Il rispetto per quanto mi riguarda c’è per lui come per lei.
    Da parte mia c’è stata la massima apertura verso il Dott. Scafetta, ma non mi ha dato mezza risposta alle critiche che ho fatto nel post precedente alla sua tesi. E non le ha date solo a me. Mi sembra che ha evitato di rispondere nel merito delle critiche che gli sono state mosse.
    Per il resto, mi sembra che hanno chiesto di non discutere su questo post della vicenda CRU quindi rispetto le regole. Dico solo che respingo al mittente qualsiasi accusa sulla buona fede e onesta’ intellettuale.

    PS
    Da quanto ho letto in questo post mi sembra che Scafatta abbia toppato di brutto dicendo quelle cose nell’intervista. Come lo spiega? È un altro di quelli che parla dell’IPCC senza mai avere aperto uno dei rapporti?

  18. volgogradon Nov 23rd 2009 at 22:59

    Mi scusi Antonio, come si fa a tirare in ballo l’IPCC in questi giorni?
    Vedete, io capisco che ci sono delle regole ferree in questo blog, ma è difficile non andare off-topic quando i post contengono degli spunti che vanno assolutamente colti per cercare di sciogliere i vari nodi. E che nodi!
    Insomma, dopo tutto quello che è successo, confermato e divulgato in tutto il mondo, il Sig. Antonio fa riferimento ancora ai rapporti dell’IPCC? E’ semplicemente assurdo.

  19. Antonioon Nov 24th 2009 at 09:59

    Volgograd
    ma per favore … vorrà dire che allora faremo riferimento ai rapporti dell’N-IPCC, a Fred Singer e Frederick Seitz… buonanotte

  20. Lorenzo Fiorion Nov 24th 2009 at 22:42

    Qui c’è un intervista a Scafetta da parte del MTG:

    http://www.meteogiornale.it/notizia/16682-1-global-warming-scafetta-contro-ipcc-sole-guida-cambiamenti-climatici-parte-2

    se posso suggerirvi, direi che sarrebbe il caso di provare a confutare anche questa, magari nel vostro prossimo post, il tutto a beneficio del dibattito climatico e della chiarezza divulgativa…

  21. NoWayOuton Nov 25th 2009 at 09:08

    No mi pare che ci siano novita’ su quanto gia’ detto qui. Restiamo in attesa di vedere la pubblicazione annunciata sulle influenze gravitazionali e i cicli di Giove e Saturno

  22. Lorenzo Fiorion Nov 26th 2009 at 10:34

    Non mi pare che i contenuti delle due interviste siano gli stessi.

  23. Claudio Costaon Nov 27th 2009 at 15:02

    @ Antonio

    “ma per favore … vorrà dire che allora faremo riferimento ai rapporti dell’N-IPCC, a Fred Singer e Frederick Seitz… buonanotte”

    E’ vero che Singer è stato revisore del 3° rapporto IPCC?

    come detto qua?

    http://www.museoscienza.org/attivita/cambiamenti_climatici/singer.asp

    Fisico dell’atmosfera, S. Fred Singer è Professore Emeritus di Scienze Ambientali all’University of Viriginia ed è stato Founding Director del US Weather Satellite Service. Nel 1980 è stato Vicepresidente del National Advisory Committee for OCeans and Atmosphere e più tardi ha ricoperto l’incarico di Chief Scientist del US Departement of Transportation. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua ricerca. Dopo essersi ritirato dall’University of Virginia ha fondato il progetto non profit Science and Environmental Policy Project con il presupposto che una scienza credibile deve formare le basi per le più rilevanti decisioni sulla salute e l’ambiente.
    Il suo più recente libro “Unstoppable Global Warming – Every 1500 Years” (Rowman&Littlefield, 2007) presenta le evidenze dei cicli naturali di riscaldamento e raffreddamento del clima ed è diventato un best-seller nella classifica del NY Times.
    E’ l’organizzatore del NIPCC (Non-governmental International Panel on Climate Change) e autore del NIPCC report (2008) – La Natura, non l’Uomo, governa il clima” (21° Secolo, 2008) – con conclusioni contrarie a quelle dell’UN-IPCC.
    Tuttavia come supervisore del report IPCC, ha condiviso il Premio Nobel per la Pace con Al Gore e con oltre 2000 scienziati.

  24. Antonioon Nov 27th 2009 at 18:12

    @Costa
    Guardi che se uno fa il revisore dei rapporti IPCC, ma scrive nelle revisioni cose sbagliate che non vengono considerate, e non migliorano in nessun modo i rapporti, alla fine puo’ anche dirsi di aver preso un pezzo di Nobel, ma io gli darei un pezzo di Tapiro…

    Ps io c’ero alla conferenza al Museo di cui lei ha messo il collegamento; c’era uno di un’università Svizzera di cui non ricordo il nome che ha fatto un’intervento stroncando in toto quanto aveva detto Singer; tanto che poi il direttore del Museo ha fatto un’intervento per cercare di difendere Singer, una cosa pietosa, le assicuro.

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