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Calano le emissioni di gas serra; solo colpa della crisi?

L’ISPRA ha realizzato l’inventario nazionale delle emissioni in atmosfera dei gas serra per l’anno 2009, in accordo con quanto previsto nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC) del protocollo di Kyoto.

Nell’ultima comunicazione all’UNFCCC sulle emissioni di gas serra  in Italia, relativa al periodo dal 1990 al 2009, si registra per il secondo anno consecutivo una diminuzione delle emissioni nazionali totali dei sei gas serra. Nel 2009 le emissioni sono diminuite del 9,4% rispetto al 2008 e del 5,4% rispetto al 1990, anno base di riferimento per l’impegno nazionale di riduzione del 6,5% da raggiungere nel periodo 2008-2012.

Tale andamento è conseguenza sia della riduzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali – in particolare acciaio e cemento – a causa della crisi economica, sia della maggior produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e di un incremento dell’efficienza energetica. La produzione dell’acciaio è diminuita nel 2009 del 35% mentre le produzioni di clinker e di cemento sono risultate rispettivamente del 20% e del 15% inferiori al 2008. Inoltre la quota sul totale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è aumentata dal 18% nel 2008 al 23% nel 2009.

Tra il 1990 e il 2009 le emissioni di tutti i gas-serra considerati dal Protocollo di Kyoto sono passate da 519 a 491 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, variazione ottenuta principalmente grazie alla riduzione delle emissioni di CO2, che contribuiscono per l’85% del totale e risultano, nel 2009, inferiori del 4,3% rispetto al 1990.

Le emissioni di metano e di protossido di azoto sono rispettivamente pari a circa il 7,6 % e 5.7% del totale e sono in calo sia per il metano (-14,3%) che per il protossido di azoto (-25,3%). Gli altri gas serra, HFC, PFC e SF6, hanno un peso complessivo sul totale delle emissioni che varia tra lo 0,04% e l’1,7%; le emissioni degli HFC evidenziano una forte crescita, mentre le emissioni di PFC decrescono e quelle di SF6 mostrano un minore incremento.

I settori delle industrie energetiche e dei trasporti sono quelli più importanti, contribuendo a più della metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti.

Rispetto al 1990, le emissioni di gas serra del settore trasporti sono aumentate del 15,9%, a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri; per il trasporto su strada, ad esempio, le percorrenze complessive (veicoli x km) per le merci sono aumentati del 46%, e per il trasporto passeggeri del 36%.  Questa tendenza ha però un segno inverso nell’ultimo periodo. Per il secondo anno consecutivo, infatti, si riscontra una riduzione sia delle percorrenze di merci e passeggeri che dei consumi energetici del settore e delle emissioni di gas serra. Rispetto al 2008 le emissioni dei trasporti registrano una diminuzione di circa il 3,5%.

Sempre rispetto al 1990, nel 2009 le emissioni delle industrie energetiche sono diminuite del 3,1%, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,4 TWh a 226,0 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 299,9 TWh.  Dall’analisi dell’andamento delle emissioni di CO2 per unità energetica totale, emerge che l’andamento delle emissioni di CO2 negli anni ’90 ha seguito sostanzialmente quello dei consumi energetici; solamente negli ultimi anni si delinea un disaccoppiamento delle curve, dovuto principalmente alla sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale nella produzione d’energia elettrica e nell’industria e ad un incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili.

In vent’anni, le emissioni energetiche dal settore residenziale e servizi sono aumentate del 13,1% rispetto al 1990. A questo proposito si può osservare che in Italia il consumo di metano nel settore civile era già diffuso nei primi anni ’90 e la crescita delle emissioni, in termini strutturali, è invece correlata all’aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento oltre che, in termini congiunturali, ai fattori climatici annuali.

Le emissioni del settore dell’industria manifatturiera sono diminuite del 34,5% rispetto al 1990 prevalentemente in considerazione dell’incremento nell’utilizzo del gas naturale in sostituzione dell’olio combustibile per produrre energia e calore e per l’ultimo anno a seguito del calo della produzione industriale.

Per quel che riguarda il settore dei processi industriali, nel 2009 le emissioni sono diminuite del 20,5% rispetto al 1990. L’andamento delle emissioni è determinato prevalentemente dalla forte riduzione delle emissioni di N2O (-83,1%) nel settore chimico, grazie all’adozione di tecnologie di abbattimento delle emissioni nella produzione dell’acido nitrico e acido adipico. D’altro lato le emissioni dei gas fluorurati, in particolare di quelli utilizzati per la refrigerazione e per l’aria condizionata, sono aumentate del 257,2% in vent’anni.

Le emissioni dal settore dell’agricoltura sono diminuite del 15,1% tra il 1990 e il 2009. La riduzione principale si è ottenuta nelle emissioni dovute alla fermentazione enterica (-11,5%) e alle deiezioni animali (-10,0%) poiché sono diminuiti i capi allevati, in particolare bovini e vacche da latte, e, grazie a un minor uso di fertilizzanti azotati, anche alle emissioni dai suoli agricoli (-20,6%). Negli ultimi anni si è registrato un incremento della produzione e raccolta di biogas dalle deiezioni animali a fini energetici, evitando emissioni di metano dallo stoccaggio delle stesse.

Nella gestione e trattamento dei rifiuti, le emissioni sono diminuite dell’8,9%, e sono destinate a ridursi nei prossimi anni, per la riduzione delle emissioni dallo smaltimento dei rifiuti solidi urbani in discarica, avvenuta attraverso il miglioramento dell’efficienza di captazione del biogas e la piena applicazione del D.Lgs. n°36 del 2003 che ha recepito la Direttiva “discariche” 1999/31/CE.

Stime preliminari relative al 2010

Sulla base dei dati disponibili (Bilancio Energetico Nazionale 2010, dati preliminari di TERNA per l’anno 2010 e valutazioni dell’Unione Petrolifera sui consumi del settore dei trasporti) sono state stimate in via del tutto preliminare le emissioni di gas serra per il 2010, che prevedono un aumento solo dello 0,5% rispetto al 2009, per il perdurare della congiuntura economica negativa.

L’obiettivo del Protocollo di Kyoto va calcolato sulla media delle emissioni del quinquennio 2008-2012 e i risultati ottenuti finora non sono sufficienti per arrivare alla riduzione del 6,5% nel 2012. Complessivamente nei primi due anni del Protocollo di Kyoto (2008 e 2009) abbiamo accumulato un debito pari a circa 66,0 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 equivalente.

 

 

 

Nonostante il miglioramento della situazione, l’obiettivo del 6.5% di riduzione rispetto ai valori del 1990 assegnato al nostro Paese da perseguire entro il 2012 è pertanto ancora lontano. Per dar fede agli impegni sottoscritti, nei prossimi anni la riduzione dovrà scendere oltre la soglia del 6,5%. Un aiuto al raggiungimento degli obiettivi potrà venire dal computo dei crediti derivanti dagli assorbimenti forestali (10 milioni di tonnellate annue). Un ulteriore contributo potrà derivare dall’attuazione di progetti per l’abbattimento delle emissioni nei paesi in via di sviluppo. Le quote di emissione mancanti per rispettare gli obiettivi prefissati saranno quindi acquistate sul mercato.

I dati di emissione dei gas-serra sono pubblicati su un’apposita pagina del sito web del Segretariato della Convenzione sui Cambiamenti Climatici

La serie storica nazionale delle emissioni è anche disponibile sul sito web dell’ISPRA.

Testo di Riccardo De Lauretis

6 responses so far

6 Responses to “Calano le emissioni di gas serra; solo colpa della crisi?”

  1. […] nuovo td Global Warming e dintorni: dati e analisi Intanto le emissioni di gas serra calano: Climalteranti.it

  2. Vincenzoon Ago 29th 2011 at 07:06

    interessante ma una cosa non l’ho capita
    quanto si sbaglia a fare questi conti? dell1%, de 5%, del 10 %
    avevo letto in vacanza una cosa sul corriere che diceva che c’erano degli errori nei dati dell’Italia, ora non ricordo di cosa parlava di preciso. Ciao. V.

  3. Claudio Costaon Ago 29th 2011 at 08:30

    Su riduzione delle emissioni antropiche:

    Proprio ieri leggevo un articolo su quattroruote “Bolle di CO2” dove si evidenziava che la riduzione di emissioni antropiche globalmente non esiste, perchè a fronte di una riduzione nei paesi occidentali grazie alla globalizzazione e allo scandalo del libero mercato,le emissioni sono aumentate nei paesi in via di sviluppo e più dell’equivalente dovuto alle riduzioni in occidente. Questo perchè le produzioni industriali sono state delocalizzate (o sostituite) dai paesi occidentali ai paesi in via di sviluppo in particolare quelli del sud est asiatico, quindi si evidenzia che la prima produttirce di CO2 è la Cina e la terza l’India e che le loro emissioni sono aumentate del 30% e del 12% sono aumentate pure le emisisoni della Corea, dell’Indonesia, ecc

    Su metano zoogenico:

    Insisto nell’affermare che tutte le stime del CO2 equivalente fatte a partire dal metano zoogenico lordo, sono macroscopicamente errate. Solo il metano netto può essere trasformato in CO2 equivalente, perchè solo il metano netto va a contribuire all’aumento della concentrazione atmosferica di metano che quella parte che ipoteticamente contribuisce ad un aumento delle T°.
    E il metano zoogenico netto è 10 volte meno di quello lordo .

  4. homoereticuson Ago 29th 2011 at 13:05

    Un articolo molto interessante, grazie.

  5. […] In Italia :”L’obiettivo del Protocollo di Kyoto va calcolato sulla media delle emissioni del quinquennio 2008-2012 e i risultati ottenuti finora non sono sufficienti per arrivare alla riduzione del 6,5% nel 2012. Complessivamente nei primi due anni del Protocollo di Kyoto (2008 e 2009) abbiamo accumulato un debito pari a circa 66,0 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 equivalente. Nonostante il miglioramento della situazione, l’obiettivo del 6.5% di riduzione rispetto ai valori del 1990 assegnato al nostro Paese da perseguire entro il 2012 è pertanto ancora lontano. Per dar fede agli impegni sottoscritti, nei prossimi anni la riduzione dovrà scendere oltre la soglia del 6,5%. Un aiuto al raggiungimento degli obiettivi potrà venire dal computo dei crediti derivanti dagli assorbimenti forestali (10 milioni di tonnellate annue). Un ulteriore contributo potrà derivare dall’attuazione di progetti per l’abbattimento delle emissioni nei paesi in via di sviluppo. Le quote di emissione mancanti per rispettare gli obiettivi prefissati saranno quindi acquistate sul mercato.” (climalteranti.it) […]

  6. Rinnovabili contraddizioni – part.1on Feb 7th 2013 at 19:11

    […] mancanti per rispettare gli obiettivi prefissati saranno quindi acquistate sul mercato.” (climalteranti.it) A livello globale però, anche grazie alla crescita economica dei paesi emergenti, Cina ed India […]

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