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Quindici anni di mazze da hockey

Nell’aprile del 1998 la rivista Nature pubblicò una ricostruzione delle temperature medie globali a partire dal 1400. Michael Mann, Raymond Bradley e Malcolm Hughes lavevano calcolata con un nuovo metodo che, presto adottato e migliorato, da allora ha prodotto  numerose ricostruzioni analoghe.

Basandosi su lavori precedenti di paleoclimatologia, gli autori per la prima volta utilizzarono un metodo statistico per “trasformare” le serie di indicatori locali in una serie spazio-temporale su scala planetaria. L’anno successivo gli stessi autori pubblicarono un secondo articolo focalizzato sull’emisfero nord andando però indietro nel tempo fino all’anno mille. Questo secondo lavoro meriterà gli onori della cronaca due anni dopo quando venne inserito del terzo rapporto dell’IPCC.

Fig. 1: Anomalia della temperatura nell’emisfero nord. Curva azzurra: serie annuale; curva nera: smoothing su 40 anni; banda grigia: 2 deviazioni standard; curva rossa: serie strumentale; linea rossa a tratteggio: trend fino al 1850. (Figura 2.20 del IPCC Third Assessment Report).

Da allora gli attacchi a questo grafico e anche personalmente agli autori si sono susseguiti ad un ritmo impressionante e ogni tanto ancora oggi qualcuno tira fuori l’argomento, la famosa mazza da hockey. Il termine sembra sia stato coniato dal climatologo Jerry Mahlman senza alcun intento denigratorio ma solo per descrivere l’andamento climatologico della temperatura negli ultimi secoli; oggi viene invece associato alla cosiddetta controversia.

Lasciando da parte le polemiche, il più delle volte speciose, trovo molto più interessante andare a vedere gli sviluppi della paleoclimatologia di questi ultimi quindici anni. Come è normale, il nuovo metodo proposto è stato rivisto e migliorato, altri metodi statistici sono stati sviluppati e nuovi dati sono stati inseriti nelle ricostruzioni. In due parole, la paleoclimatologia non è certo rimasta ferma al 1998!

Per farsi un’idea, un buon punto di partenza sono le pagine della NOAA dedicate alle ricostruzioni paleoclimatiche; senza la pretesa di essere una raccolta esaustiva di tutto ciò che è stato pubblicato nella letteratura scientifica, vi si trovano 39 ricostruzioni globali o emisferiche e un centinaio di ricostruzioni regionali. In figura 2 ne riporto alcune relative agli ultimi mille anni nell’emisfero nord, insieme a tre diverse serie di dati strumentali.

Fig. 2: linee continue: ricostruzioni di anomalia relative all’emisfero nord. Linee tratteggiate: anomalie strumentali corrispondenti. Tutti i dati sono filtrati a 30 anni.  (Vedere nota in fondo per le sigle nella legenda).

Le sette ricostruzioni riportate mostrano tutte un andamento analogo, una lieve diminuzione della temperatura su scala plurisecolare fino alla prima metà dell’Ottocento ed un successivo rapido aumento, esattamente come la prima ricostruzione di Mann et al. del 1998. La variabilità su scala decennale è invece considerevole, effetto almeno in parte dovuto alle diverse metodologie utilizzate nelle ricostruzioni, concepite per smorzare o esaltare la variabilità di breve periodo. Un caso estremo di variabilità è la ricostruzione indicata con “CHR12”, dove viene usato un metodo che notoriamente la esagera (come avvertono gli stessi autori); nel grafico l’ho divisa arbitrariamente per due per portarla in migliore accordo con le altre e con i dati strumentali. In ogni caso, l’andamento complessivo resta identico.

Essendo le ricostruzioni eterogenee nella distribuzione spaziale dei dati proxy, non è ovvio con quale serie di dati strumentali fare il confronto. Per questa ragione ne ho riportate tre, in ogni caso relative all’emisfero nord: una serie con soli dati continentali (BEST), una che include pure i dati oceanici (NOAA) e una con dati solo extra-tropicali (GISS). Tutte e tre, sia pur con un grado diverso, mostrano la continuazione dell’andamento già evidenziato dalle ricostruzioni. La lama della mazza continua ad allungarsi, tanto che qualcuno ha iniziato a usare il termine “angolo retto” piuttosto che mazza da hockey.

Chi oggi parla di mazza da hockey lo fa in genere per denigrare il lavoro da cui il termine ha avuto origine. Alla luce degli studi successivi che hanno sostanzialmente confermato il risultato di quindici anni fa, al termine andrebbe restituito il suo significato originale, una descrizione dell’effetto del ben noto fenomeno altrimenti chiamato riscaldamento globale antropogenico; è quest’ultimo a causare un andamento simile alla mazza da hockey o, se preferite, ad angolo retto.

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Nota: riferimenti in fig. 2

HEG07: Hegerl et al. 2007.

AMM07: Amman et al. 2007.

LEC12: Leclercq et al. 2012.

MANN08: Mann et al. 2008.

CHR12: Christiansen et al. 2012.

MOB05: Moberg et al. 2005.

PAGES2K: Ahmed et al. 2013, PAGES2K Consortium.

BEST: Berkley Earth Project.

GISS: NASA Goddard Institute for Space Studies GISTEMP.

NOAA: NOAA National Climatic Data Center.

 

Testo di Riccardo Reitano

5 responses so far

5 Responses to “Quindici anni di mazze da hockey”

  1. Peccato « Oggi Scienzaon Ago 22nd 2013 at 10:10

    […] stick sia stato confermato da tutte le ricostruzioni successive della temperatura […]

  2. […] Le ricostruzioni delle temperature confermano il lavoro di Mann et al. […]

  3. http://asfdwqfqw.com/on Mar 12th 2015 at 11:59

    Thanks for finally talking about > Climalteranti.it

  4. […] anche da uno degli ultimi articoli pubblicati sulla ricostruzione delle temperature dell’Olocene, l’ennesima hockey stick (si veda figura a […]

  5. […] e probabilmente degli ultimi 2-3 milioni di anni. Analogamente, molto si è discusso su quanto il riscaldamento attuale sia anomalo rispetto a quello dei secoli passati, e molti studi sono stati fatti per dimostrare quanto sia anomalo anche rispetto all’Olocene, […]

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