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Da Bonn, aggiornamenti sui negoziati climatici

 

 

Ogni anno la Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), attira l’attenzione di tutti gli organi di informazione. Tuttavia, i negoziati sul clima sono un processo continuativo, che non è limitato ad un singolo incontro annuale. Più volte l’anno vi sono incontri supplementari che, anche se poco seguiti dalla stampa, sono essenziali per mediare fra le posizioni dei diversi paesi.

Uno di questi incontri si è chiuso nella serata di Venerdì 14 Marzo a Bonn, in Germania. Formalmente, si è trattato della quarta parte della seconda sessione del gruppo di lavoro sulla Piattaforma di Durban (Ad Hoc Working Group on the Durban Platform for Enhanced Action ADP 2-4). Il tema dell’incontro era duplice: in primo luogo continuare lo sviluppo di un trattato globale sul clima, da firmare entro il 2015 e da implementare entro il 2020. In secondo luogo definire un piano di mitigazione da oggi al 2020.

Come raccontato nei resoconti precedenti, all’interno di questi due filoni si sviluppa un grande varietà di tematiche, che vanno dalla finanza climatica all’efficienza energetica, al ruolo dei paesi in via di sviluppo. Rimandiamo chi fosse interessato ad un resoconto esaustivo dell’incontro al sommario dell’IISD. I documenti ufficiali riguardanti l’incontro sono invece disponibili direttamente sul sito dell’UNFCCC, compresi i video dei principali momenti negoziali (nella pagina webcast).

Mentre sarebbe difficile fornire un quadro completo di tutti gli sviluppi, è possibile individuare alcuni aspetti che potrebbero avere conseguenze importanti per gli incontri futuri.

Il primo è senz’altro l’esperienza, molto positiva, degli incontri tecnici con gli esperti, che hanno presentato le migliori prassi nel campo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili, utili per massimizzare lo sforzo per ridurre le emissioni di gas climalteranti (dettagli qui). Questo esperimento è stato apprezzato dalla grande maggioranza dei paesi presenti, tanto che è stato richiesto che venga replicato nei raduni futuri. La speranza, avanzata sia dall’UE che dagli Stati Uniti, è che gli incontri tecnici possano portare ad una piattaforma dove i diversi paesi possano condividere e replicare progetti di successo.

Un secondo aspetto degno di nota riguarda le procedure negoziali. Negli ultimi due anni, i negoziati del gruppo di lavoro sulla Piattaforma di Durban si sono svolti sotto forma di consultazioni informali. Una parte consistente dei paesi membri dell’UNFCCC hanno richiesto, fin dall’inizio dell’incontro, che le negoziazioni si svolgessero in un ambito più formale, attraverso “gruppi di contatto”, ovvero consessi ufficiali che affrontano un particolare aspetto dei negoziati, come previsto dalle norme della Convenzione UNFCCC. Mentre la differenza potrebbe sembrare puramente formale, la richiesta di creare un gruppo di contatto sottointende la volontà di molti paesi di accelerare il ritmo dei negoziati. Il principale oppositore dei gruppi di contatto è stata l’Unione Europea, che invece spingeva per continuare con le consultazioni informali, affermando che “non serve aggiustare qualcosa che non è rotto”. In seguito ad una lunga discussione, ha infine prevalso la linea della maggioranza, ed a partire dal prossimo incontro i negoziati dell’ADP si svolgeranno in un unico gruppo di contatto.

Al termine della sessione, si è svolto un divertente siparietto tra il co-presidente dell’ADP, Kishan Kumarsingh, ed il rappresentante del Canada, il quale è parso incerto sulla differenza fra un gruppo di contatto ed una consultazione informale. In risposta, il co-presidente ha scherzosamente proposto l’istituzione di “corsi base di negoziazione per i negoziatori”. La scena ha strappato più di un sorriso ai presenti, ma sottolinea anche come la burocrazia che governa la convenzione quadro sia tale e tanta da confondere spesso i negoziatori stessi.

Infine, una delle discussioni principali a Bonn ha riguardato i “contributi nazionali” (intended nationally determined contributions). Questi contributi rappresentano gli impegni dei singoli stati per affrontare il cambiamento climatico, e dovrebbero formare una parte integrante dell’accordo globale del 2015. Tuttavia, si è ancora ben lontani dal definire la forma che i contributi dovranno prendere. Alcuni dei punti cruciali che andranno chiariti al più presto riguardano quali settori dovranno essere compresi, quali informazioni andranno fornite e come saranno valutate le proposte. Ad esempio, il Brasile si è schierato a favore di contributi che affrontino un ampio ventaglio di temi, inclusi sia la mitigazione che l’adattamento. Altri paesi hanno invece richiesto contributi che affrontino principalmente la mitigazione, in modo che le negoziazioni sull’adattamento restino distinte. Rimangono anche forti contrasti sul ruolo, sopratutto finanziario, che dovranno assumere i paesi sviluppati, e sul peso da dare alle emissioni storiche.

In conclusione, l’incontro di Bonn non è stato tanto un punto di arrivo quanto un punto di partenza. Nell’ambito della riduzione delle emissioni di gas climalteranti da oggi al 2020 gli incontri tecnici sono stati ben accolti ma, essendo un nuovo esperimento, eventuali effetti benefici non saranno immediati. Nel campo del trattato globale del 2015, la discussione sui contributi nazionali è ancora agli inizi. Per arrivare preparati alla COP 20 di Lima, che si svolgerà a Dicembre 2014, bisognerà abbandonare dichiarazioni generiche e concentrarsi sui dettagli concreti dei contributi e, come auspicato dal co-presidente dell’ADP Arthur Runge-Metzger, “guardarsi dritti negli occhi”.

 

Testo di Gabriele Messori

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