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Archive for the 'Mitigazione' Category

Limitare i cambiamenti climatici a breve termine e migliorare la qualità dell’aria

Uno studio scientifico apparso a Gennaio sulla rivista scientifica Science spiega che un numero limitato di misure di riduzione delle emissioni di agenti inquinanti puo’ sostanzialmente mitigare il riscaldamento globale e allo stesso tempo produrre benefici significativi sulla salute umana e sulla produzione di cibo.

Temperature (variazioni rispetto al periodo pre-industriale) osservate fino al 2009 e simulate per gli anni successivi secondo vari scenari del futuro (Shindell et al, 2012)

 

Finora, grande attenzione e’ stata rivolta all’anidride carbonica (CO2) poiche’ di essa e’ la maggior parte delle emissioni dovute all’attivita’ dell’uomo che sono causa del riscaldamento climatico. La CO2 e altri gas serra hanno una lunga vita media nell’atmosfera (da qualche anno a centinaia d’anni), a causa di cio’ sono necessari impegni su scala internazionale per la diminuzione delle loro emissioni e poter cosi’ avere un effetto efficace sul clima, a scala globale e a lungo termine. Continue Reading »

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L’ IPCC incorona le energie rinnovabili

Il rapporto speciale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change dedicato alle rinnovabili segna una svolta nel consenso internazionale: da fenomeno di nicchia sono ormai passate ad essere considerate “la principale opzione low-carbon nella maggioranza degli scenari al 2050”.

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L’energia torna al centro del dibattito sulla mitigazione del cambiamento climatico. Mentre gli Accordi di Cancún, per molti versi positivi, evitavano di menzionare la parola “energia” (dedicando invece 51 occorrenze alla parola “foreste” ed i suoi composti), un nuovo rapporto dell’IPCC torna a sollecitare i governi a promuovere le energie rinnovabili come via maestra per la riduzione delle emissioni.
Le energie rinnovabili sono molto importanti per la mitigazione dei cambiamenti climatici: senza le rinnovabili “il costo della mitigazione crescerebbe e basse concentrazioni di gas climalteranti in atmosfera non potrebbero essere raggiunte” (pag. 1160, capitolo 10).

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Figura 1 – Emissioni CO2 dalla produzione di energia da fonti rinnovabili e non rinnovabili (pag. 165)

Le rinnovabili non hanno limiti tecnici globali: l’irradiamento solare e il vento non pongono limiti fisici alla copertura dell’intero fabbisogno energetico mondiale.

I fattori infrastrutturali (trasporto, smart grid, connessioni con la mobilità elettrica), valoriali (percezione della pubblica opinione comune ed imprenditoriale) ed economici (costi, investimenti, remuneratività) possono essere gestiti con apposite politiche, col dialogo sociale, con l’esercizio di una leadership diffusa. Continue Reading »

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Le scelte per gli Stati Uniti

Un rapporto dell’Accademia delle Scienze statunitense ribadisce i pericoli dei cambiamenti climatici, la necessità di azioni immediate e indica le strade delle possibili soluzioni.

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L’Accademia Nazionale delle Scienze (NAS) americana nasce nel 1863 per volere del Presidente Lincoln. Lo scopo dichiarato era quello di avere il parere di esperti indipendenti per tutte le questioni scientifiche politicamente rilevanti, in modo da consentire ai decisori politici di fare le opportune scelte sulla base di informazioni attendibili. Nel loro sito campeggia in bella mostra la scritta “Dove la nazione si rivolge per un parere indipendente ed esperto”.
In passato la NAS aveva già prodotto rapporti importanti per la scienza del clima, ad esempio sul tema delle temperature degli ultimi 2000 anni.

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Due anni fa il Congresso chiese alla NAS un rapporto sulla scienza dei cambiamenti climatici e su quali opzioni avessero gli Stati Uniti per mitigarne gli effetti e mettere in atto opportuni interventi di adattamento per quanto non fosse evitabile. Il risultato sono stati quattro volumi, pubblicati fra maggio e luglio 2010, più il rapporto finale pubblicato pochi giorni fa, collettivamente chiamati “America’s Climate Choices”.
Il primo volume, “Advancing the Science of Climate Change”, si occupa di fare il punto su quanto è noto sulla scienza del clima. Il secondo, “Limiting the Magnitude of Climate Change”, tratta le possibilità di limitare gli effetti
Il terzo, “Adapting to the Impacts of Climate Change”, dei necessari adattamenti a quanto non si riuscirà ad evitare.
Il quarto, “Informing the effective Response to Climate Change”, infine, si occupa di come gestire le informazioni dal livello federale a quello locale e dei rapporti fra scienza, agenzie governative e decisori politici. Continue Reading »

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L’ energia nucleare non è indispensabile

Dall’esame della letteratura scientifica che si occupa di mitigazione dei cambiamenti climatici, pubblicata prima dell’incidente alla centrale di Fukushima-I, emerge che l’energia nucleare non giocherà un ruolo decisivo e che è possibile farne a meno senza rinunciare a un’ambiziosa riduzione delle emissioni climalteranti.

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La tragedia del terremoto e dello tsunami che ha colpito il nord del Giappone, e i conseguenti danni alla centrale nucleare di Fukushima-I hanno ravvivato il dibattito sull’uso dell’energia da fissione nucleare. Le conseguenze sono ancora da accertare ma l’incidente sembra destinato a frenare le prospettive di sviluppo di questa opzione tecnologica.
Senza entrare nel merito del dibattito sui pro e i contro dell’energia nucleare, in questo post si intende confutare una tesi sostenuta da diversi commentatori, secondo cui l’energia nucleare è indispensabile.
Io rimango convinto che il mondo non può fare a meno del nucleare per sopravvivere,” ha dichiarato il senatore Umberto Veronesi. “Una fonte indispensabile,” ha dichiarato il giornalista Giuliano Ferrara. Secondo Pippo Ranciil prezzo più elevato (della rinuncia al nucleare, ndr) sarebbe l’abbandono delle politiche per il clima… per uscire da una catastrofe improbabile andremmo a cercarne un’altra forse meno improbabile, quella del riscaldamento globale”.
Su Repubblica del 19 marzo Veronesi è stato ancora più esplicito, arrivando a sostenere che sia “scientificamente vero” che “senza l’energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà” e che “la scelta dell’energia nucleare è dunque inevitabile…“. Continue Reading »

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La svolta di Cancùn sulla mitigazione

La mitigazione, o riduzione delle emissioni di gas serra, è l’elemento centrale di un accordo internazionale sul clima e uno dei principali punti di discussione tra i due giganti, politici e climatici, USA e Cina, che si rinfacciano reciprocamente la richiesta di tagli più ambiziosi ai gas serra. Gli Stati Uniti sono giustamente accusati di essere i primi responsabili in termini di emissioni storiche e di non rispettare la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che chiede ai paesi sviluppati di essere i primi a ridurre le proprie emissioni. La Cina è altrettanto giustamente richiamata ad un maggiore impegno, da seconda economia mondiale ormai ben lontana dalle condizioni economiche in cui era nel 1992 (data in cui è stata definita l’UNFCCC) e di quelle in cui versa oggi la maggior parte dei paesi in via di sviluppo. Continue Reading »

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Ancora lontano un secondo accordo sul Clima

http://unfccc.int/files/inc/graphics/image/jpeg/sb30_1_650.jpgSi è chiusa il 12 giugno una importante sessione della Convenzione sui cambiamenti climatici dell’ONU, tenutasi a Bonn.
Il resoconto dei 15 giorni di negoziazione non è semplice, e la quantità di decisioni prese è disponibile sul sito della Conferenza di Bonn dell’UNFCCC, o si può leggere dall’Earth Negotiations Bulletin, un bollettino autorevole e tempestivo sulle negoziazioni internazionali realizzato dall’International Institute for Sustainable Development (il link a tutti i servizi dell’IISD sul clima è disponibile nella nuova sezione “link” di Climalteranti)
In italiano è disponibile una ampia sintesi dei risultati della conferenza nell’Edizione Speciale della Newsletter del Focal Point IPCC per l’Italia, interamente dedicata ai principali risultati inerenti la conferenza di Bonn.
Anche se il segretario dell’UNFCCC Yvo de Boer ha parlato nella conferenza stampa finale di “importanti avanzamenti” e di “segnali incoraggianti”, chi ha partecipato alla conferenza non ha potuto notare chiari segni di preoccupazione e di malcontento per lo stato delle negoziazioni, in seguito raccontati.

Ancora lontani da una visione condivisa
Visto che giugno è il mese degli esami, non ha stupito vedere distribuire le pagelle al termine dell’incontro di Bonn dell’UNFCCC. In gioco c’è la preparazione della conferenza di Copenhagen di dicembre, destinata a dare un futuro al Protocollo di Kyoto dopo il 2012, ed a consegnarle è stata l’ONG Friends of the Earth International.
Bocciati tutti i paesi sviluppati: la Ue che dorme in classe, l’Australia considerata un’alunna pigra, il Canada accusato di non comprendere la differenza tra discutere del Protocollo di Kyoto e puntare alla sua eliminazione, gli USA per il loro comportamento considerato ancora irresponsabile nonostante le innegabili responsabilità storiche e il Giappone chiamato a ripetere in matematica visto il misero target di riduzione delle emissioni proposto per il 2020.
Secondo l’ONG ambientalista passano l’esame solo i paesi in via di sviluppo, che dimostrano una sempre maggiore consapevolezza della gravità del problema da affrontare a livello internazionale, anche perché in ampie aree del pianeta sono spesso costretti a toccare con mano gli impatti causati dai cambiamenti climatici.
A Bonn gli USA sono arrivati a chiedere la creazione di un nuovo Trattato a Copenhagen, per evitare di essere costretti a mettere in discussione il loro storico rifiuto ad aderire al Protocollo di Kyoto.
In realtà l’aspetto formale di creare un nuovo accordo o di modificare il Protocollo già esistente sembra essere un problema di secondo ordine, visto che si è ancora lontani dal trovare una visione condivisa sulla sostanza dell’accordo.
Le diverse posizioni in gioco sono raccolte in un documento di oltre 200 pagine che al momento è una semplice raccolta dei diversi orientamenti.
Sommando anche tutti i giorni di negoziazione che ci separano da Copenhagen”, sottolinea il Capo delegazione dell’Unione europea, Artur Runge-Metzer, “dovremmo riuscire a discutere e revisionare ben 8 pagine al giorno. È evidente che è necessario un cambio di velocità e di approccio nei prossimi incontri”.

La proposta brasiliana
Il vero nodo della questione restano però gli impegni di riduzione delle emissioni per i paesi sviluppati rispetto al 2020, dove l’ipotesi di un accordo resta per il momento solo una possibilità remota.
Voci informali provenienti dai gruppi di lavoro chiusi raccontano del tentativo della Russia di voler impedire l’inserimento di ogni possibile numero nella bozza di revisione del Protocollo di Kyoto, cercando di fatto l’affossamento della negoziazione sul Kyoto II.
Ci hanno però pensato 37 paesi in via di sviluppo, guidati dal Brasile ma che comprendono anche Cina e Sudafrica, a presentare un documento contenente le ipotesi di riduzione per tutti i Paesi sviluppati. La presentazione di numeri concreti di riduzione delle emissioni era di fatto essenziale, perché in caso contrario non ci sarebbero più stati i tempi tecnici previsti dall’UNFCCC per arrivare ad una loro trattativa in visione della Conferenza di Copenhagen.
La novità di Bonn è che i paesi in via di sviluppo hanno iniziato a manifestare la loro disponibilità ad intraprendere azioni concrete per invertire i propri processi di sviluppo a favore di percorsi a minore contenuto di carbonio.
L’incontro tedesco ha visto anche i lavori dei due Organismi sussidiari, il SBI (Subsidiary Body for
Implementation) deputato a verificare lo stato di attuazione della Convenzione sui cambiamenti climatici  ed il SBSTA (Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice) che fornisce una sorta di supporto scientifico diretto ai lavori dell’UNFCCC.
Non si è ancora spenta la delusione per i pochi passi avanti compiuti a Bonn, che l’attenzione si sposta già al prossimo incontro internazionale rappresentato dal G8 e dal MEF (Major Economies Forum) a L’Aquila.

L’Italia e il Consiglio Artico
A riguardo è curioso osservare il comportamento schizofrenico del governo italiano in merito alla situazione dei ghiacci artici.
Da una parte ha dato parere favorevole alla nota mozione approvata dal Senato in Aprile in cui si metteva in discussione il grave stato di salute dei ghiacci artici, prendendo spunto dalla famosa bufala apparsa sui giornali a gennaio di quest’anno.

http://arctic-council.org/imagearchive/caseimage_slideshowpicture_hjul03.jpg

Dall’altra, il Ministro Frattini ha fatto una dichiarazione di senso completamente diverso, in occasione dell’incontro del Consiglio Artico a fine aprile, Consiglio che raccoglie le 6 nazioni che si affacciano al Polo nord, a cui si aggiungono in  qualità di osservatori altri paesi fra cui Italia, Cina e altri paesi europei.
In quella occasione, davanti alla presentazione di dati sempre più preoccupanti sulla fusione dei ghiacci artici, Frattini ha preso atto della gravità del problema ed ha promesso di portare l’istanza sul tavolo del G8 di luglio.
Bisognerà adesso stare a vedere se tale promessa sarà mantenuta, visto le ancora scarse notizie che trapelano sull’incontro, tanto che a meno di un mese dalla data prevista non è ancora stato ufficializzato se il MEF si sarebbe tenuto all’interno dei 3 giorni del G8 o in coda ad esso.

Curioso che nel frattempo il Canada abbia già trasmesso alla stampa le informazioni per le richieste di accredito del G8 che si terrà nello stato americano nel 2010.

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Testo di Daniele Pernigotti, con il contributo di Stefano Caserini

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Primi giorni per la Conferenza, ultimi giorni per il premio

È partita a Poznan la 14-esima Conferenza delle Parti della Convenzione sui Cambiamenti Climatici. Per chi volesse essere informato in tempo reale di quanto sta succedendo il sito è quella della convenzione www.unfccc.int. Sull’apposito sito si trovano i programmi giornalieri, i webcast e gli atti di alcuni “side event”.

Un altro sito importante è il portale dell’ONU sui cambiamenti climatici http://www.un.org/climatechange

In italiano, da segnalare le cronache giornaliere da Poznan di Daniele Pernigotti, sul sito Aequilibria.

Un resoconto giornaliero dei lavori della COP14 è effettuato dall’Earth Negotiations Bulletin (ENB) ad opera dell’IISD (International Institute for Sustainable Development: è possibile leggerli dal sito oppure abbonarsi alla newsletter.

Altre interessanti notizie da Poznan anche dal sito  Climate-L, International Climate Change Activities, prodotto dall’IISD e dal UN Chief Executives Board for Coordination (CEB) Secretariat.

Molto utile per sapere cosa succede anche la newsletter giornaliera ECO del Climate Action Network, contenente l’ormai celebre “fossil-of-the-day award”, aggiudicato per il primo giorno alla Polonia

A proposito di premi, ultimi giorni per votare per il premio “A qualcuno piace caldo 2007“.

L’assegnazione del premio sarà effettuata il 13 dicembre, festa di S.Lucia, patrona dei non vedenti e degli oculisti.

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Una tempesta solo italiana?

E’ passata la tempesta dello scontro Governo Italiano – Commissione europea sul tema dei costi del pacchetto 20-20-20. Se ne sono sentite delle belle, c’è materiale per una dozzina di nomination per il “Premio a qualcuno piace caldo 2008” (qualcuna è già arrivata e con calma in futuro appariranno nella pagina dedicata al Premio.

Cerchiamo di fare un po’ di ordine.

I vari documenti del pacchetto clima si trovano alla pagina “Climate Action” della Commissione europea:

L’analisi della Commissione europea “Model based Analysis of the 2008 EU Policy Package on Climate Change and Renewables“, alla base della suddivisione degli impegni fra gli stati, si trova dal febbraio 2008 qui, con tanto di allegati

I documenti prodotti dal Ministero dell’Ambiente del Territorio e del Mare sono disponibili qui e qui.

Una posizione intermedia è stata portata dagli Amici della Terra, che in un intervento disponibile qui, hanno rivolte dure accuse alla Commissione: “la ripartizione degli impegni del pacchetto energia è avvenuta in base a criteri non trasparenti, non discussi e diversi da quelli ambientali“.

Un po’ di chiarezza su quanto accaduto l’hanno fatto due pregevoli scritti di Marzio Galeotti, pubblicati sul Lavoce.info (Testo 1 e Testo 2).

Riassumendo: nei documenti prodotti dal Ministero ci sono alcune affermazioni non vere (la non disponibilità dei dati…), alcune scelte metodologiche molto discutibili (sommare i singoli costi di ognuno dei “20”, senza tener conto delle sinergie), e soprattutto non sono stati considerati i benefici delle politiche climatiche. Sarà arduo per il Ministero con quegli argomenti fare breccia a Bruxelles.

Si vedrà in futuro. Sembra che l’Italia presenterà venerdi’ 31 ottobre in una riunione con la Commissione un documento di 6 pagine con 18 domande, che per ora solo Libero Mercato ha potuto leggere.

Per ora sembra che i rilievi italiani non abbiano fatto molta impressione. Nelle conclusioni del Consiglio dei ministri dell’ambiente (conclusioni-del-consiglio-eu-del-20102008) che si è svolto in Lussemburgo il 20 ottobre non c’è traccia delle mozioni avanzate dall’Italia.

Anche la rivista Nature, che ha discusso le traversie europee sulle politiche climatiche, non ha neppure considerato i rilevi italiani; come ha notato Antonello Pasini, forse perché le considerazioni del Governo italiano sono state ritenute strumentali (“il solito Pierino che non ha fatto i compiti e cerca una scappatoia all’ultimo momento…“).

Un’ipotesi è che la tempesta sul 20-20-20 sia stata solo italiana, ad uso e consumo interno.

A margine dei dibattito sui costi, va segnalata la presenza nel dibattito di alcuni classici del negazionismo climatico, che non hanno mancato di ottenere titoli e spazio sulla stampa.


La riduzione delle emissioni dell’Italia è troppo piccola

Indicare come troppo piccole le riduzioni delle emissioni di gas serra dell’Italia (e dell’Europa !), sottintendendo che quindi non ne vale la pena: “l’incidenza di riduzione delle emissioni per il nostro paese sarà dello 0,3% e per tutta l’Ue del 2-3 per cento“, hanno dichiarato su vari giornali il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e il Presidente di Confindustria Emma Mercegaglia. Se ne trova traccia persino nel documenti del Ministero.

Con la stessa logica, ognuno potrebbe dire che non c’è motivo di pagare le tasse, visto che le proprie tasse sono certo molto meno dello 0.3 % del gettito fiscale italiano…


La riduzione delle emissioni dell’Italia è troppo impegnativa

Il Protocollo di Kyoto andrebbe riscritto (e perché non riscrivere il trattato di Yalta?): i costi del Protocollo di Kyoto o del pacchetto 20-20-20 sono troppo alti: non possiamo permetterceli.. Troppo alti rispetto a cosa?

Eppure ci siamo permessi altri costi, ad esempio “l’iniezione di liquidità” per le banche o per Alitalia. Ci possiamo permettere i costi del pacchetto 20-20-20, per poi raccoglierne i benefici; possiamo decidere di non farlo, ma è una delle scelte possibili.


Riduciamo solo se gli altri …

Sempre dal nostro Ministro per l’ambiente: prendiamo impegni solo se altri, Cina e India, prendono impegni analoghi (vedi).

Come convincere gli Indiani, che emettono pro-capite un quarto delle nostre emissioni di gas serra, a ridurre le emissioni?


Offese gratuite

L’offesa per gli argomenti altrui non manca. In questo si è segnalato il ministro Brunetta, che ha dichiarato che il pacchetto 20-20-20 è nientemeno che “una follia”

Gli argomenti a sostegno di questa tesi non ci sono; tranquillizza il fatto che il ministro, che si è vantato di essere un premio Nobel mancato sull’economia, ha all’attivo due pubblicazioni scientifiche nel catalogo dell’ ISI Web of Science (Vedi il Documento).

A proposito di Nobel mancati, per gli affezionati va segnalato l’intervento sul tema del Prof. Antonino Zichichi : “Di Kyoto si può fare a meno, del rigore scientifico no”.

Testo di Stefano Caserini, con contributi di Claudio Cassardo e Marina Vitullo

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