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Archive for the Tag 'WMO'

La banalità dei record del clima /2

Il comunicato stampa dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) in occasione della pubblicazione dell’edizione 2016 del “Greenhouse Gas Bulletin”, ha avuto molto spazio nei mezzi di informazione.

Da molte parti è stata data enfasi alla notizia secondo cui i livelli di CO2 hanno stabilito un nuovo record. Si è trattato effettivamente di un record, ma leggendo il tono delle notizie è sembrato che fosse qualcosa di inaspettato di cui stupirsi. Invece, sono almeno 200 anni che si registra ogni anno una concentrazione di CO2 nell’atmosfera superiore a quella dell’anno precedente, e da molti anni il WMO segnala il ripetersi di questo record e fornisce i dettagli con il suo bollettino. Continue Reading »

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Tempi preoccupanti

Molte notizie degli ultimi giorni sono fonte di preoccupazione, in modo molto diverso.

 

Continuano ad uscire sul tema dei cambiamenti climatici studi importanti e preoccupanti, che meriterebbero ben altro spazio e attenzione dei media.

Turn Down the heat. Why a +4°C warmer world must be avoided, il rapporto commissionato dalla Banca Mondiale al Potsdam Institute for Climate Impact Research e di Climate Analytics, un documento che potrebbe servire alla revisione delle politiche della Banca; il fine è di cercare di evitare un mondo più caldo di4°C, che sarebbe un mondo con ondate di calore senza precedenti, siccità e inondazioni gravi, importante in molte regioni, con gravi ripercussioni sul sistema economica, sulla povertà, sugli ecosistemi e i servizi da loro forniti. Il Presidente della Banca, nella sua introduzione, scrive: “It is my hope that this report shocks us into action…. The World Bank Group will step up to the challenge” (“Spero che questo report ci spinga all’azione… la Banca Mondiale si accinge a far fronte alla sfida”).

The State of greenhouse gases based on observations up to 2011 del WMO, l’Organizzazione Meteorologica mondiale. Il rallentamento dell’economia globale non frena l’aumento dei tre principali gas serra, CO2, metano e N2O, che l’anno scorso rappresentavano nel complesso una forzante radiativa equivalente a 473 ppm di CO2 atmosferica, un aumento del 30% rispetto al 1990.
“Abbassare la temperatura”, come chiesto nel rapporto commissionato dalla Banca Mondiale non sarà facile. Continue Reading »

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E intanto…’sto buco dell’ozono? (parte terza)

Nella primavera del 2011 si è formata una voragine nello strato dell’ozono stratosferico al di sopra dell’Artico, analogo a quella che stagionalmente da alcuni decenni appare sull’Antartide. La storia trentennale dell’ozono stratosferico porta quindi altri insegnamenti.

Figure 1a e 1b – La concentrazione colonnare dell’ozono sull’Artide e l’entità della sua diminuzione al 26 marzo 2011 (Fonte: Garcia, 2011).

 

In marzo e ottobre 2011, lo stato dell’ozono stratosferico è tornato al centro dell’attenzione della comunità scientifica e dei media: per alcuni mesi si è registrata una pericolosa sacca di bassa concentrazione di Ozono sull’Artide, che ha interessato in particolare la Groenlandia nord orientale e le coste atlantiche della Scandinavia, nonché, in misura minore, tutte le isole e le coste del Nord canadese e della Siberia, l’Islanda e il centro della Groenlandia stessa (Figure 1a e 1b). Continue Reading »

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Clima, tempeste e alluvioni

 

Le disastrose alluvioni a Genova e nel Levante ligure rendono legittima la domanda che riecheggia nei media: l’uomo sta interferendo con la forza della natura, aumentando la frequenza dei fenomeni di precipitazione intensa?
Non è una domanda nuova: negli Stati Uniti è stata aspramente dibattuta dopo i disastri causati da numerosi uragani (Irene, Katrina, Ike, Mitch, ecc.), come raccontato nel libro “Storm World” di Chris Mooney.
In Italia il tema è stato poco considerato, ma è colpa dei cambiamenti climatici quanto successo a Monterosso o a Genova? E in Pakistan, a Bangkok o in America centrale?

 

Molti commentatori e studiosi hanno risposto affermativamente, e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affermatoSono tributi molto dolorosi che paghiamo per quelli che, purtroppo, o sono cambiamenti o gravi turbamenti climatici”.

Altri la pensano diversamente: “non esistono correlazione con il riscaldamento globale generale”, le alluvioni ci sono sempre state, e i danni ora sono solo più gravi per il maggior numero di persone presenti sul pianeta e l’espansione delle città. In effetti, i libri di storia e i quotidiani degli scorsi decenni sono pieni di esempi di altre alluvioni, un lungo elenco di morte e distruzione portata dalla “natura matrigna”; e dalla recente cementificazione del territorio, senza dubbio imponente e per molti aspetti scriteriata.

Per prima cosa, la domanda “è colpa dei cambiamenti climatici quanto successo a Monterosso o Genova?” è mal posta: è impossibile dimostrare se e in che modo una singola tempesta o un uragano sia provocato dai cambiamenti climatici. Continue Reading »

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