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Un convegno sul clima senza climatologi /2: il chiacchierone del clima

Il secondo relatore al convegno dello scorso 3 marzo è stato il Prof. Franco Battaglia, che ha presentato il libretto “La natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima”. L’intervento, di cui abbiamo trovato l’audio qui, è stato un condensato delle solite tesi negazioniste, la cui stroncatura è disponibile da più di due mesi.
Il Prof. Franco Battaglia non è certo un nome nuovo per il nostro sito. Dopo l’assegnazione del Premio “A qualcuno piace caldo 2007”, anche nel 2008 e 2009 non ha deluso le aspettative ed ha proseguito con articoli e interviste mirate a combattere quello che da anni definisce “il bluff del riscaldamento globale”. L’ultimo articolo è stato pubblicato in prima pagina su un quotidiano a tiratura nazionale l’8 gennaio 2009 “Io fisico controcorrente vi spiego il bluff del riscaldamento globale”. Dopo l’attacco iniziale “Scrivere proprio oggi sulla colossale balla del riscaldamento globale è, come s’usa dire, come sparare sulla croce rossa”, il Prof. Battaglia espone una rassegna di argomentazioni trite e ritrite, incurante delle stroncature già ricevute (si veda qui) e poi conclude con un finale in cui fa un appello per contrastare il nuovo corso della politica europea su clima e energia.
Anche al convegno del 3 marzo il Prof. Battaglia ha definito una “congettura”, una “isteria da caldo” la preoccupazione relativa al riscaldamento globale. È difficile che vi siano vie di mezzo, per chi usa queste “argomentazioni”: o il Prof. Battaglia ha capito tutto, oppure ha capito poco o nulla.

Ma quanto è attendibile il Prof. Battaglia in ambito climatologico?

Uno dei modi che la comunità scientifica internazionale usa per misurare il credito di cui gode uno scienziato è quella di valutare la sua produzione scientifica. Siamo andati quindi a cercare le pubblicazioni scientifiche del Prof. Franco Battaglia.
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E’ necessario però fare innanzitutto due premesse riguardo cosa sono e dove si possono trovare le pubblicazioni scientifiche e come si può valutare oggettivamente la produzione scientifica complessiva di uno scienziato. Una pubblicazione scientifica è sostanzialmente un articolo che appare su una rivista qualificata che, prima di essere pubblicato, viene sottoposto  ad un processo di revisione affidato a scienziati competenti del ramo, ossia ad una peer review. La base dati di riferimento delle pubblicazioni è l’ISI Web of Knowledge (contiene solo riviste ISI, ossia le riviste internazionali più qualificate, in cui il materiale pubblicato è stato verificato). In questo database è presente anche una stima dell’ ”impact factor” di ogni rivista che, pur presentando ancora molti punti critici, indica la rilevanza della rivista stessa. La base dati di Google Scholar include invece anche pubblicazioni a carattere divulgativo (congressi, riviste, libri…), non sempre sottoposte a processi di peer-review. Tuttavia questo database può essere comunque idoneo per avere un’idea generale della produzione scientifica di uno scienziato con il grosso vantaggio di essere accessibile a tutti.
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Per valutare l’autorità scientifica acquisita da uno scienziato durante il corso della sua carriera,
sono stati proposti diversi “indici”, come quello di Hirsch che si può calcolare mediante il database di ISI Web of Knowledge oppure utilizzando Google Scholar. Questi sistemi di valutazione sono diventati piuttosto popolari e, pur presentando diverse limitazioni, (discusse ad esempio qui), sono largamente accettati come misure sintetiche e oggettive della rilevanza e della quantità dei contributi scientifici. L’indice di Hirsch (h-index), sintetizza sostanzialmente la produttività scientifica di uno scienziato (numero di pubblicazioni) e l’impatto dei suoi articoli nella comunità scientifica (numero di citazioni). In breve un ricercatore ha un h-index pari a h se h dei suoi articoli sono stati citati ciascuno almeno h volte. Sembra difficile ma non lo è: richiamando il nome di un autore su Scholar Google (per Tizio Caio ad esempio: “author: t-caio” oppure “author: tizio-caio”) si ottengono le sue pubblicazioni elencate in ordine di rilevanza sulla base del numero di citazioni ottenute. Per ottenere l’h-index si procede dunque a contare le pubblicazioni fino a che queste non risultano pari o superiori al numero delle citazioni: questo numero è l’h-index.
L’h-index varia molto soprattutto in funzione degli anni di carriera e del successo di uno scienziato e può andare da circa 30-40 per scienziati che hanno acquisito un’indiscussa autorità e fama nel loro settore fino a qualche punto per i ricercatori all’inizio della loro carriera. Ma non solo…
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Secondo il data base di Scholar Google, a partire dal 1982 il Prof. Franco Battaglia avrebbe pubblicato 16 articoli (ringraziamo anticipatamente chi volesse eventualmente segnalarcene di ulteriori) su riviste scientifiche ISI, l’ultimo dei quali nel 2004, con una media di circa un articolo ogni due anni. Nessuno di questi lavori è stato pubblicato su riviste che trattano temi legati in qualche modo all’ambiente e tanto meno alla climatologia. La sua produzione scientifica riguarda per lo più argomenti di chimica fisica teorica. Professionalmente, il Prof. Battaglia non sembra dunque essersi mai occupato di climatologia, meteorologia o di discipline affini alla fenomenologia dei problemi ambientali o alle politiche di risanamento.
Considerando dunque unicamente i suoi  16 articoli di chimica fisica, questi sono stati pubblicati su riviste con un impact factor medio di 2.2 e solo raramente sono stati citati su altre pubblicazioni scientifiche. Infatti, l’h-index totalizzato dal Prof. Battaglia dopo quasi 30 anni di carriera è pari a 3 ovvero unicamente 3 dei suoi articoli sono stati citati almeno 3 o più volte da altri autori. Tuttavia, sulle tematiche relative a clima ed energia, nonostante un’ampissima raccolta di articoli sui quotidiani, il Prof. Franco Battaglia non avrebbe neppure una pubblicazione scientifica ISI, e il suo h-index in questo settore sarebbe dunque pari a zero.
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In conclusione, è importante chiarire che non si vuole qui insinuare che solo chi ha pubblicazioni scientifiche ad hoc può discutere di cambiamenti climatici e di politiche ambientali in quanto tutti hanno ovviamente il diritto di presentare i loro argomenti, indipendentemente dall’autorità acquisita nella comunità scientifica. Tuttavia sarebbe opportuno che chi è estraneo alla climatologia o più in generale alle tematiche ambientali fosse più cauto nell’accusare il resto della comunità scientifica di essere una banda di visionari. Sarebbe infine anche auspicabile che i mass media verificassero l’attendibilità della loro fonte prima di presentarla come un luminare di questo o quel settore o che almeno evidenziassero il carattere strettamente personale di alcune opinioni che non rientrano in un contesto di un più ampio e rigoroso dibattito scientifico.

A cura di Paolo Gabrielli, con contributi di Stefano Caserini, Claudio Della Volpe e Daniele Pernigotti

Articoli peer reviewed ISI del dott. Franco Battaglia

47 responses so far

47 Responses to “Un convegno sul clima senza climatologi /2: il chiacchierone del clima”

  1. Maurizio Morabitoon Mar 13th 2009 at 23:10

    Probabilmente sara’ piu’ interessante la puntata in cui farete una disanima del lavoro di Luigi Mariani. Date un’occhiata prima da Pasini pero’.

    A quanto sembra, Mariani si e’ “occupato di climatologia, meteorologia o di discipline affini alla fenomenologia dei problemi ambientali o alle politiche di risanamento”, e ha scritto articoli di clima su pubblicazioni scientifiche dedicate al clima (cioe’ “ha pubblicazioni scientifiche ad hoc”).

    Voi pero’ (e poi sarei io quello che vuole fare polemica) il vostro titolone sulla “assenza di climatologi” ve lo volete tirare dietro nonostante tutto. Bonta’ vostra.

  2. Alessandroon Mar 14th 2009 at 04:39

    Bell’articolo, e molto equilibrato. Un dilettante che accusi tutto l’establishment scientifico di aver preso un abbaglio è un illuso o un paranoico.

  3. Antonioon Mar 14th 2009 at 10:04

    Cioè mi state dicendo che quel tipo che ho visto diverse volte in televisione a parlare di clima non ha mai pubblicato niente sul clima. Nell’audio dice che aveva scritto 10 anni fa’… ma dove l’aveva scritto, sul giornale della parrocchia ?
    Non ho parole, allora io posso andare a fare conferenze sulla fisica teorica…

  4. Vincenzoon Mar 14th 2009 at 10:18

    Non solo: mi sembra di capire che non ha pubblicazioni su nessun problema ambientale!!
    Ma come ha fatto a diventare professore di chimica ambientale ? Uno non deve fare un concorso in cui fa vedere che ha qualche pubblicazione seria in quel settore, dico almeno una porca miseria, che c… di università abbiamo qui in Italia ?

  5. Claudio Costaon Mar 14th 2009 at 20:05

    In realtà per criticare quello affermato nel congresso di Roma bisognerebbe riferirsi al curriculum di Singer non di Battaglia.
    Perchè Franco Battaglia a Roma ha presentato il libro che ha tradotto in italiano cioè quello di Singer ( e N-IPCC) che è un climatologo molto famoso con decine e decine di peer review su riviste ISI proprio sul clima.
    Ho già postato il mio commento alla critica di realclimate del libro di Singer ( e dell’N-IPCC) nel post precedente

  6. Stefanoon Mar 14th 2009 at 21:02

    @Claudio

    certo, certo. Anch’io, che non sono odontoiatra, ho presentato un paio di mesi fa quel libro famoso di quel famoso tizio che diceva di curare le affezioni dentarie solamente con uso di aglio e acqua santa….che dici: ci ho fatto una figura meno dilettantesca del personaggio al quale è dedicato il post?

  7. ocasapienson Mar 15th 2009 at 00:19

    @Claudio
    se vado a un convegno “scientifico”, mi aspetto che i relatori abbiano competenze nella materia di cui parlano.
    Altrimenti vado al bar dove un fisico dell’atmosfera come Singer può anche dire che 4° in più sarebbero una pacchia “perché aumenterebbero la produzione agricola mondiale”. Facendo si dare del cretino da Luigi Mariani che studia l’effetto sulle piante alimentari italiano delle variazioni meteo interannuali.
    Così posso anch’io dare del cretino a chi, come Luigi Mariani, trova “di cattivo gusto l’invito verificare in internet le pubblicazioni scientifiche dei partecipanti a un convegno”, come se fosse di buon gusto non verificarle per niente, o soltanto se si ha accesso alla biblioteca di un’università.

  8. Paolaon Mar 15th 2009 at 02:09

    @ Vincenzo
    E la cosa bella è che Battaglia è stato presidente del Consiglio Scientifico dell’ANPA – Agenzia Nazionale Protezione Ambiente, quella che poi è diventata APAT e ora ISPRA.
    Ma è perchè dell’ambiente non glie ne frega nulla: al consiglio scientifico dei fisici non ci mandano gli esperti di ecologia .. devi eseere un fisico … idem per gli economisti… non si prendono come esperti dei medici… ecc ecc ecc

  9. Claudio Costaon Mar 15th 2009 at 12:03

    @ Ocasapien

    Dubito che tu abbia letto il libro di Singer e c comunque il capitolo 9 è qui

    http://alternativenergetiche.forumcommunity.net/?t=25436959&st=0

    ci sono tutti i riferimenti bibliografici, parla di 3°

    dubito anche che tu abbia letto Mariani che è qui

    http://www.climatemonitor.it/wp-content/uploads/2009/03/cambiamento-climatico-e-produzione-di-cibo-luigi-mariani-testo.pdf

    Ho letto la Solomon prevede grandi aree di desertificazione sempre a causa antropogenica (compreso il mediterraneo) nei prossimi secoli,

    però il surplus di vapore acqueo dovuto al riscaldamento dove va a finire?

    – o nello spazio,
    – o resta in atmosfera
    – o aumetano le piogge.

    I periodi caldi della terra ( anche molti più caldi del nostro) sono stati caratterizzati dal massimo sviluppo della vita vegetale e animale, lo si deduce anche dal rapporto degli isotopi dell’ossigeno 18 e 16 che cambiano proprio per l’aumento della traspirazione vegetale.

  10. NoWayOuton Mar 15th 2009 at 16:29

    @Claudio Costa

    Il fatto che la fascia subtropicale si estenda non significa che globalmente si abbia una riduzione delle precipitazioni e l’acqua nell’atmosfera sparisca per miracolo. Significa solo che si ha una redistribuzione , piovera’ di meno in un’area, di piu’ in un’altra.

  11. NoWayOuton Mar 15th 2009 at 16:32

    Nel libro “Al di la’ di ogni ragionevole dubbio” uscito con la rivista Le Scienze il mese scorso c’e’ un capitolo dedicato alla battaglia ingaggiata dai negazionisti contro l’evoluzionismo. Si osserva come in quel caso, cosi’ come in altri in cui nuovi modi di vedere il mondo che ci circonda vengono mesi in luce dalla scienza, le campagne di negazione usano piu’ o meno lo stesso armamentario di tattiche retoriche. L’opposizione a Darwin e all’evoluzionismo, alla teoria dei germi di Pasteur, alla deriva dei continenti di Wegener, alle grandi campagne di vaccinazione da parte dei chiropratici, sono solo alcuni esempi. Credo che parlarne qui possa offrire qualche spunto di riflessione.

    La tecnica della negazione comune a tutte le grandi battaglie puo’ essere schematizzata sei punti:

    1) Negare la scienza
    E’ abbastanza semplice da mettere in pratica all’inizio, tutte le nuove toerie di fenomeni complessi all’inizio non sono mai in grado di spiegare tutto. Poi man mano che la scienza procede, i negazionisti arretrano ma soprattutto spostano continuamente l’attenzione su altri dettagli. Un corollario e’ che i critici non producono nuove osservazioni e tanto meno nuove teorie, si limitano a criticare.

    2) Screditare gli scienziati
    Quando il consenso della comunita’ scientifica alla nuova teoria diventa abbastanza largo, gli scienziati vengono dipinti come poco credibili, lobbysti per interesse personale, servi di un qualche interesse politico, economico o di Satana in persona. Ovviamente non viene applicato lo stesso criterio ad eventuali interessi della parte avversa.

    3) Esagerare il disaccordo fra scienziati e citare nullita’ come autorita’.
    L’accettazione dei risultati in ambito scientifico non si basa su votazioni all’unanimita’. Quindi ci sara’ sempre qualcuno in disaccordo. Anche se il disaccordo e’ su un dettaglio viene dipinto come un totale disaccordo della comunita’ scientifica su tutta la teoria. Segue anche che, se la nuova teoria si afferma e man mano che si riduce il numero degli scienziati contro, si fa ricorso a pseudo-esperti spacciati come autorita’ in materia.

    4) Esagerare le conseguenze
    Le conseguenze dell’accettazione della nuova teoria vengono dipinte come disastrose per l’uomo e per il suo benessere.

    5) Appellarsi alla liberta’ personale.
    In conseguenza del punto sopra, si sposta l’attacco sulla liberta’ personale; non si puo’ costringere la gente a cabiare abitudini, stili di vita, pratiche mediche, etc. senza ledere la liberta’ d’azione del singolo.

    6) Affermare che l’accettazione e’ in contrasto con una filosofia comunemente accettata.
    Ultimo argine, la nuova teoria va’ contro il concetto filosofico di vita comunemente affermato o la religione o l’aderenza ad una pratica specifica o a quello che sembra il comune buon senso. In definitiva si chiede di resistere alla novita’ con una specie d’atto di fede.

    Se e quanto questo valga pure nel caso dell’accettazione/rifiuto dell’origine antropica del riscaldamento globale dovrebbe essere un punto importante di riflessione per tutti.

  12. Paolo Morettion Mar 15th 2009 at 18:40

    Un recente articolo del New York Times (in occasione del convegno dell’Heartland Institute) fa notare come gli scettici dovrebbero prima di tutto mettersi d’accordo tra di loro:

    http://www.nytimes.com/2009/03/09/science/earth/09climate.html?pagewanted=1&_r=2

  13. Paolo Gabriellion Mar 15th 2009 at 20:39

    @ ocasapiens
    Luigi Mariani ha il diritto di dire quello che vuole e certamente anche il diritto di non essere insultato, nemmeno in via ipotetica. Netiquette, please: https://www.climalteranti.it/?page_id=58

    @ Claudio Costa
    Secondo l’h-index Singer avrebbe 18, che rappresenta un buon risultato ma comunque non eccezionale, specialmente per uno scienziato a fine carriera. L’h-index non sarebbe dunque in grado di spiegare la sua fama. Penso che un metodo alternativo per guadagnarsi un’eccellente notorietà in campo climatologico possa essere quello di avere un discreto numero di pubblicazioni e assumere posizioni pubbliche da “bastian contrario” (tipicamente non giustificate dalle proprie pubblicazioni). In generale, assumendo che Singer sia il personaggio di maggior spicco della lista dei 650 dell’N-IPCC, sarei piuttosto stupito se il loro h-index medio fosse superiore a 10 ma probabilmente anche a 5.

    Un problema piuttosto generale di chi fa il “bastian contrario” e’ che sostanzialmente non ha propri dati da pubblicare a supporto delle proprie posizioni e passa quindi la maggior parte del suo tempo a criticare (denigrare?) coloro che producono dati ed i loro risultati. Per risollevare la loro credibilità spesso si tirano così per la giacchetta scienziati che magari contrarians non sono. Ad esempio David Bromwich (h-index 27) e’ spesso ritenuto un contrarian sostanzialmente perché i suoi risultati mostrano che i modelli dell’IPCC esagerano il riscaldamento dell’Antartide. Tuttavia l’IPCC fa riferimento anche agli studi proprio di David Bromwich per trarre le sue conclusioni. Parlo inoltre per esperienza personale quotidiana: ricordo ad esempio quando nel settembre 2007 David Bromwich venne nel mio ufficio per mostrarmi le prime immagini “fresche fresche” del ritiro dei ghiacci dell’Artico; devo dire che il suo atteggiamento non era propriamente quello di un contrarian.

    Credo che ogni buon scienziato debba essere scettico, innanzitutto nei confronti dei propri risultati. Passare però il proprio tempo a negare (diffamare) gli studi degli altri scienziati senza apportare dei contributi scientifici significativi e’ generalmente inutile, eticamente discutibile e nel peggiore dei casi dannoso.

  14. Maurizio Morabitoon Mar 15th 2009 at 23:04

    @NoWayOut

    che bella lista quella che pubblichi…vediamo:

    Negare la scienza
    per esempio raccontando che “la scienza” prevede mari in salita di oltre un metro, e tralasciando/negando quindi gli studi, altrettanto plausibili, che suggeriscono valori molto inferiori

    Screditare gli scienziati
    per esempio spaccando il capello in quattro per dimostrare che Pielke Jr e’ malfidato perche’ e’ stato visto con questo o con quello, o che un ricercatore che scrive come primo autore di clima su riviste peer-reviewed di clima NON e’ un climatologo

    Esagerare il disaccordo fra scienziati e citare nullita’ come autorita’
    per esempio dando peso a ogni semianalfabeta che scrive un articolo a supporto dell’AGW, e ricordando continuamente come fra gli scettici non ci sia una base comune

    Esagerare le conseguenze
    per esempio…insomma, di esempi ce ne sono letteralmente a migliaia. L’intera industria del cambioclimatismo e’ basata sull’esagerazione
    http://mauriziomorabito.wordpress.com/2007/09/28/tutte-le-conseguenze-del-riscaldamento-globale/

    Appellarsi alla liberta’ personale
    su questo non ci siamo…molti cambioclimatisti vedono la liberta’ di opinione come una minaccia alla sopravvivenza della specie, figuriamoci!!

    Affermare che l’accettazione e’ in contrasto con una filosofia comunemente accettata
    che e’ lo stesso che dire che ogni alternativa all'”e’ tutta colpa dell’Uomo” e’ sommariamente eliminata affermando che c’e’ l’IPCC e’ c’e’ un bel consenso contro cui non si puo’ andare.

    Grazie quindi per avermi aiutato a dimostrare che la “accettazione dell’origine antropica del riscaldamento globale” comporti cinque dei sei punti della “negazione comune a tutte le grandi battaglie”.

    Un abbraccio!!

  15. Maurizio Morabitoon Mar 15th 2009 at 23:17

    @ocasapiens
    E’ cosi’ difficile trovare di cattivo gusto che l’autore di un blog scriva “riconoscete qualche ‘esperto’ di clima che scriva effettivamente su riviste internazionali in questo settore?” senza prima darsi la briga di verificare la situazione egli stesso?

    Come se i lettori fossero diventati improvvisamente esperti essi stessi in ricerche bibliografiche, impact factors, etc etc

    Cos’era, un indovinello? Una domanda a trabocchetto? Un gioco a premi? Una sfida?

    Ovvio che la presenza di un “‘esperto’ di clima che scriva effettivamente su riviste internazionali in questo settore” farebbe cadere la ragione di tante delle polemiche imbastite intorno al convegno del 3 marzo. Prima o poi qualcuno riconoscera’ l’errore? Speriamo!

  16. ocasapienson Mar 15th 2009 at 23:22

    @Paolo G.
    Scrivevo “al bar” in opposizione a “congresso scientifico”. Al bar nessuno si aspetta interlocutori competenti, ognuno può dire la sua. Se la mia è una cretinata e mi dai della cretina, amici come prima – tanto domani tocca a te…

    @ Claudio C.
    credi che a) la resa agricola dipenda dalla sola temperatura, b) qualunque pianta sia commestibile e c) il vapore acqueo cada di preferenza sulle coltivazioni? Suggerisco di (ri)leggere Mariani al link che indichi. E poi Singer: http://www.pbs.org/wgbh/warming/debate/singer.html

    Singer tra l’altro conclude: “Let’s face it. People like warmer climates. There’s a good reason why much of the U.S. population is moving into the Sun Belt.” Al bar dove sanno che 3,5 miliardi di persone ca. vivono fra i tropici senz’aria condizionata, si mettono a ridere.

  17. Antonioon Mar 16th 2009 at 00:33

    @Morabito
    per esempio raccontando che “la scienza” prevede mari in salita di oltre un metro, e tralasciando/negando quindi gli studi, altrettanto plausibili, che suggeriscono valori molto inferiori

    Mi fai esempi di studi che suggeriscono valori molto inferiori ?

    @Morabito
    …o che un ricercatore che scrive come primo autore di clima su riviste peer-reviewed di clima NON e’ un climatologo

    ???
    cosa vuol dire? guarda che sulle riviste di clima ci scrivono anche meteorologi, geologi, biologi, economisti o psicologi.
    Non è che se scrivi su una rivista di clima sei un climatologo. Dipende COSA scrivi, di cosa ti occupi.

  18. Maurizio Morabitoon Mar 16th 2009 at 00:45

    @ocasapiens

    A Copenhagen un gruppo di ricercatori ha appena presentato uno studio secondo il quale grazie all’innalzamento delle temperature britanniche, per ogni dieci morti in meno “per freddo” c’e’ ne e’ stato uno in piu’ “per caldo”. Forse davvero si puo’ dire che “people like warmer climates”.

    La stessa IPCC ha fatto proiezioni che parlano di di aumenti di temperatura soprattutto ai poli, e certamente meno che altrove ai tropici meridionali (eg fig. SPM.6 nell’AR4).

    Le “paure cambioclimatiche” tropicali non sono legate ai valori assoluti stimati, ma semmai al fatto che le variazioni interannuali di temperatura sono li’ abbastanza ristrette, per cui “forse, chissa’, puo’ essere come puo’ non essere” gli effetti di aumenti anche minimi potrebbero anche essere importanti.

  19. Maurizio Morabitoon Mar 16th 2009 at 00:53

    @Antonio
    Sull’innalzamento dei mari: lo hai letto, il rapporto IPCC del 2007? O e’ gia’ tutta acqua passata? E poi…Wöppelmann, chi era costui?

    Sull’essere climatologo…ho detto “un ricercatore che scrive di clima”.

    Se dipende da cosa scrivi e di che cosa ti occupi, e ti occupi di clima al punto che ti fanno scrivere di clima su una rivista di clima con climatologi come peer reviewers, cos’altra funzione stai espletando se non quella del climatologo???

  20. NoWayOuton Mar 16th 2009 at 01:02

    @Morabito

    Come spesso mi accade non ti ho capito. Sostieni quindi che sono i “cambioclimatisti” a negare la grande verita’ scientifica comunemente accettata dei non-cambioclimatisti?
    Se cosi’ fosse si dovrebbe suggerire all’autore di quella lista (se fosse ancora vivo) di aggiungere un settimo punto.

  21. Maurizio Morabitoon Mar 16th 2009 at 02:24

    @NoWayOut

    Ti ho solo mostrato come quei bei punti che hai indicato, se si applicano a chi crede nell’Intelligent Design, purtroppo si applicano anche a chi crede nei cambiamenti climatici di origine antropogenica. E quello si’, dovrebbe far riflettere.

    Sono francamente esterrefatto su quanto lavoro di retorica viene impiegato (non dico, qui) per portare avanti il cambioclimatismo, da parte di persone che ripetono di avere una scienza molto solida dalla propria parte e poi si impelagano in dati tenuti segreti, insulti a pie’ sospinto, rifiuti di condividere il codice usato nei propri programmi di analisi, dichiarazioni di lesa maesta’, fino ad arrivare a mascherate pure e semplici ai limiti dell’etica professionale.

    Mi si perdoni l’ardire della comparazione, ma nessuno ma proprio nessuno dei “darwinisti” e’ mai sceso a sotterfugi del genere, specie e soprattutto quando “sfidato” da questo o quel fautore dell'”Intelligent Design”. Finanche all’epoca di Velikovsky e delle polemiche un po’ troppo accese di Sagan, e’ sempre stato il lato “scientifico” ad essere aperto, disponibile, non-segreto, etc etc. Per motivi che ognuno si puo’ spiegare, tutto cio’ non succede in campo climatico.

  22. Antonioon Mar 16th 2009 at 08:07

    @Morabito
    – Sull’innalzamento dei mari: lo hai letto, il rapporto IPCC del 2007? O e’ gia’ tutta acqua passata? E poi…Wöppelmann, chi era costui?
    – Sull’essere climatologo…ho detto “un ricercatore che scrive di clima”

    ???
    Se vuoi giocare dimmelo che non ti rispondo più e ti dico che hai ragione e sei un genio.
    In caso contrario, ossia se invece vuoi discutere, fai meno lo spiritoso e

    1) dammi i riferimenti completi per i MOLTI studi che secondo te danno “valori molto inferiori” di innalzamento del mare.
    Io l’AR4 l’ho letto, se rispondi cosi’ mi sa che non l’hai letto tu…, e ti fidi di quelli che dicono che aveva abbassato le previsioni di innalzamento del mare rispetto all’AR3. Aspetto.

    2) leggi bene quello che scrivono gli altri: tu avevi scritto: …o che un ricercatore che scrive come primo autore di clima su riviste peer-reviewed di clima NON e’ un climatologo
    E io ti ho spiegato che NON è condizione sufficiente scrivere su una rivista di clima per essere climatologi
    Quindi non capisco perché ora tiri indietro le parole.
    Ora scrivi: …ti occupi di clima al punto che ti fanno scrivere di clima su una rivista di clima con climatologi come peer reviewers, cos’altra funzione stai espletando se non quella del climatologo???
    Non mi sembra difficile da capire. Se sei un meteorologo, geologo, economista o psicologo e scrivi di biologia su una rivista di clima rimani biologo, geologo, economista o psicologo, stai solo espletando la funzione di uno studioso che scrive su una rivista di un settore a lui vicino. Capita molto spesso, nessuno per questo si spaccia per quello che non è, è una cosa del tutto normale.
    Non capisco perché ti perdi su un punto cosi’ semplice.

  23. NoWayOuton Mar 16th 2009 at 10:43

    @Morabito

    Temo ti sia sfuggito un punto essenziale in quello che ho scritto. Parlavo di nuove teorie che godono di ampio consenso e i sei punti citati sono quelli usati progressivamente dalla retorica negazionista. Applicarli al contrario e’ un evidente non senso.

    Sull’uso di una fastidiosa retorica posso capire il tuo punto di vista. Ma anche se penso che in linea di principio potrebbe e dovrebbe essere evitata, credo che sia in pratica un ineevitabile prezzo da pagare quando la scienza viene data in pasto ai politici e al grande pubblico. Se noti, di CO2 e di riscaldamento antropico si parla, in ambito scientifico, da trent’anni. La retorica e’ apparsa solo di recente.
    Probabilmente e’ il prezzo da pagare quando c’e’ da convincere il grande pubblico di una cosa davvero incredibile, come il fatto che tutti gli esseri viventi hanno progenitori comuni, che le malattie sono causate da qualcosa di invisibile, che i continenti si muovono o che, perche’ no, anche qualche grado di aumento di temperatura hanno effetti enormi.

    Sull’ultimo punto non sono daccordo, la guerra contro l’evoluzionismo e la genetica e’ stata combattuta a suon di menzogne e di imposizioni politiche con una ferocia davvero unica. Ed e’ anche comprensibile visto che veniva toccato anche il delicatissimo tasto delle credenze religiose. Tanto che a 150 anni di distanza e dopo che la genetica e la decodifica del DNA hanno fatto luce sul dettaglio del meccanismo di azione della selezione naturale, c’e’ ancora chi non l’accetta; non ultimo, visto che siamo in tema, il Prof. Zichichi.

  24. Stefanoon Mar 16th 2009 at 12:48

    Ri-segnalo, a proposito di retorica negazionista, questo interessantissimo articolo tratto da Slate.

    http://www.slate.com/id/2189178/entry/2189179/

  25. Luca e.on Mar 16th 2009 at 12:52

    Incredibile!!! mi hanno segnalato il vostro blog e ho datto una letta agli ultimi post. Ne rimango allibito.

    Ma siete sicuri che quello che scrivete sia vero? Da un “paio” di verifiche “dummy” mi pare di si, e questo vi fa onore, considerato il paese in cui viviamo, dove i più ignorano l’approfondimento.

    A chi mette in dubbio i “very likely” consiglio invece, la prossima volta che gli si rompe la macchina, di portarla a riparare da un falegname.

    E’ “very likely” che non riuscirà a ripararla.

    Saluti e buon lavoro.

  26. Maurizio Morabitoon Mar 16th 2009 at 16:11

    @NoWayOut

    > un inevitabile prezzo da pagare

    ma se non sentiamo altro che “appelli degli scienziati” perche’ secondo loro i politici non si muoverebbero abbastanza in fretta? dopo tutti questi anni, a me sembra la strada giusta e dimostrata per il fallimento. e no, cio’ non mi rallegra affatto.

  27. Maurizio Morabitoon Mar 16th 2009 at 17:39

    @Antonio
    > dammi i riferimenti completi per i MOLTI studi che secondo te

    Che fai adesso, ti inventi le parole? Non ho detto “molti studi”. Rileggi. Comunque visto che la bibliografia dell’AR4 non ti basta, eccoti da leggere Connolley su quanto saliranno i mari:
    http://scienceblogs.com/stoat/2009/03/sea_level_rise_1.php

    Non e’ uno scettico, stai pure tranquillo

    ———–

    Riguardo il “punto semplice”: chiunque tu sia all’anagrafe e negli archivi del tuo datore di lavore, se scrivi di CLIMA su una rivista di CLIMA e la PEER REVIEW al tuo articolo e’ fatta da CLIMATOLOGI stai evidentemente espletando la funzione di un CLIMATOLOGO.

    Ti sei mai chiesto che significa PEER in PEER REVIEW?

  28. stephon Mar 16th 2009 at 18:12

    @NoWayOut
    >”Se noti, di CO2 e di riscaldamento antropico si parla, in ambito scientifico, da trent’anni. La retorica e’ apparsa solo di recente.”

    In realtà, in ambito scientifico se ne parla da almeno 50 anni, e “se ne parla” è da intendersi come una proficua discussione. Altrimenti, se stiamo a quel che quei galilei pionieristici (Fourier, Tyndall, Arrhenius…) avevano scoperto, allora dobbiamo tornare al XIX secolo e non so neanche se questi all’epoca erano considerati pesci fuor d’acqua…..

    Vero invece che la retorica appare molto dopo: ma la polica (altro mito da sfatare) comincia a prenderne coscienza negli anni 60 e non dopo (come qualcuno crede). E la stampa americana? Ennesimo mito da sfatare: non recentemente (come lo stesso qualcuno fa credere) ma già 50 anni fa……

  29. NoWayOuton Mar 16th 2009 at 19:54

    @steph

    Grazie per la precisazione. La mia limitata “ricostruzione storica”, a parte i pionieri e i primi dati diretti di Mauna Loa, partiva dai modelli degli anni ’70.

    @Maurizio Morabito

    Nel momento delle grandi decisioni non sorprende che gli scienziati, come tutti gli altri, cerchino di far sentire la loro voce. In ogni caso, non dimentichiamo che e’ da filtrare per l’amplificazione dei media sempre in cerca della sensazionalita’, qualunque sia l’argomento.

    Ma estremizziamo un’attimo e proviamo a metterci nei panni di un uomo sinceramente convinto che l’AGW porti ad una catastrofe planetaria nel giro di pochi decenni. Cosa pensi che faccia se ha la possibilita’ di farsi sentire e se puo’ esercitare una certa influenza? Non dubito che in tutta coscienza di scienziato seguirebbe le orme di Robert Oppenheimer cosi’ come farebbe, credo, ognuno di noi.

    Ritengo quindi che, a meno di considerare la gran parte dei climatologi mondiali una masnada di delinquenti, possiamo in fondo comprendere le ragioni di questi annunci, per quanto possano apparire angoscianti.

  30. Antonioon Mar 17th 2009 at 00:48

    Bene Morabito, cominciamo a ragionare, vedo che hai citato il blog di William Connoley, uno che se ne intende. Infatti nel post non dice affatto che il livello del mare salirà di “valori molto inferiori” a un metro, come tu sostenevi nel tuo commento. Nel finale scrive “I’m leaning towards the historical analogue approach, which probably points to something in the 0.5m-1.5m range for the next 100 years”.
    William Connoley è un autore di Realclimate (http://www.realclimate.org/index.php?p=48), e nel post citato o in altri suoi cita un altro autore di RC, Stephan Rahmstorf (http://www.realclimate.org/index.php?p=53), che è proprio quello che ha fatto la proiezione di più di un metro di innalzamento del livello del mare.
    Insomma, mi sembra che hai toppato di brutto. Hai ragione quando dici che non hai scritto di “molte” pubblicazioni, ma hai parlato di pubblicazioni, al plurale… Come risposta alla mia domanda hai invece citato un post, un solo, che dice l’opposto di quanto sostenevi.
    Riprova sarai più fortunato… o forse è meglio che lasci perdere, sul tema dell’innalzamento del mare c’è poco da fare
    ——–
    @ Morabito
    Ti sei mai chiesto che significa PEER in PEER REVIEW?

    Guarda che sei tu che non sai come funziona una peer review. Io ho fatto diverse volte il revisore per riviste internazionali, ti spiego come funziona.
    Se un sei un meteorologo, geologo, economista o psicologo e scrivi su una rivista di clima molto probabilmente (ci sono eccezioni) il tuo paper riguarderà il campo di cui sei competente, ossia i rapporti fra qualcosa che ha a che fare con il clima e la biologia, la geologia, l’economia, la psicologia. L’editor manderà il tuo articolo a revisionare non a generici “climatologi”, ma a competenti sul tema del tuo paper, quindi saranno molto probabilmente meteorologi, geologi, economisti o psicologi.
    Se vuoi arrivare a dire che se pubblichi su una rivista peer review che ha la parola Clima nel titolo sei un climatologo, io non so no d’accordo.
    Secondo me un climatologo è qualcuno che riesce ad avere una visione sistemica, che ha competenze sugli elementi fondamentali del sistema clima, l’atmosfera, gli oceani, la criosfera, la biosfera.
    Ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensano su questo gli autori di questo blog….

  31. Vincenzoon Mar 17th 2009 at 01:21

    Morabito che cita gli autori di Realclimate … tu quoque, Morabito …!

  32. Alessandroon Mar 17th 2009 at 04:50

    In riferimento al commento 993 (https://www.climalteranti.it/?p=129#comment-993)
    Per la cronaca, Connolley prevede un rialzo dei livelli del mare tra 0,5 e 1,5 metri, valori del tutto conformi alle nuove proiezioni IPCC.
    Prendiamo il valore medio (1m). Un metro! Che vuoi che sia? Cliccate sul link e fatevi un tour virtuale tra Ravenna, Ferrara e Venezia, a Shanghai e nel Bangladesh dove gli abitanti saranno lieti di cambiare le loro case per moderne piroghe.

    Buona nuotata: http://flood.firetree.net/?ll=41.3768,13.7329&m=1

  33. Paolo Gabriellion Mar 17th 2009 at 05:14

    @ Antonio
    “Secondo me un climatologo è qualcuno che riesce ad avere una visione sistemica, che ha competenze sugli elementi fondamentali del sistema clima, l’atmosfera, gli oceani, la criosfera, la biosfera. Ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensano su questo gli autori di questo blog….”

    Grazie Antonio per la bella domanda. Chi e’ un climatologo? E’ vero, fino ad ora abbiamo cercato di definire più che altro chi non e’ un climatologo. Un po’ troppo facile….

    La definizione di Antonio mi piace. Tuttavia mi sono chiesto quanti climatologi mi vengono in mente che potrebbero avere una visone chiaramente sistemica come suggerito. Sono rimasto un po’ in difficoltà. Ad esempio…

    Wally Broecker e’ probabilmente il paleoclimatologo piu’ autorevole http://en.wikipedia.org/wiki/Wallace_Smith_Broecker e penso che chiunque possa tranquillamente accettare che possa essere considerato un climatologo a tutto tondo.

    Tuttavia, anche lui ha le sue “fissazioni” e quella per cui e’ talvolta criticato e’ la sua passione per l’oceano nord-atlantico, quale vero e proprio motore del clima attraverso il famoso nastro trasportatore. Tanto che nel suo libro “The role of the ocean in climate yesterday, today and tomorrow” 2005 – Eldigio Press, Broecker non riesce proprio a dedicare neanche un paragrafo ad un fenomeno potenzialmente importante come l’El Nino Southern Oscillation (ENSO).

    Così mi vengono in mente tanti altri noti paleoclimatologi che studiano l’Antartide e che pensano che l’Antartide sia il vero motore climatico, chi studia i tropici che invece crede che sia l’ENSO il vero driver etc etc.

    Posso sicuramente sbagliarmi ma penso che una visione sistemica da parte di qualsiasi singolo climatologo sia una meta probabilmente troppo ambita e che forse questo traguardo possa essere più alla portata di un’intera comunità scientifica. Ed e’ forse per questo che esistono i rapporti di sintesi…

    Chi e’ dunque un climatologo? Secondo me e’ qualcuno che ha una competenza specifica in qualche settore della climatologia (e.g. studiosi degli isotopi stabili nei coralli, modellisti della circolazione globale, osservatori delle variazioni del livello del mare…. che pubblicano i loro risultati) con una “tensione culturale” verso una visione d’insieme come quella auspicata da Antonio.

  34. Stefano Caserinion Mar 17th 2009 at 09:41

    @ Antonio e Paolo Gabrielli

    Concordo con Paolo, sia sull’inevitabilità delle competenze specifiche che sul necessario sguardo d’insieme, di una base di saperi interdisciplinari.
    Più che fare un elenco di climatologi e non climatologi a mio parere la cosa interessante è discutere di questi saperi, degli argomenti messi in campo. Il titolo di questi post, che non vuole essere certo offensivo per nessuno, sta ad indicare la grande carenza di molti di questi saperi nel convegno di Roma. Se si legge il primo post (quello con i 130 commenti) il concetto è espresso mi sembra in modo chiaro.
    Aggiungerei, alla tensione culturale verso la visione d’insieme proposta da Paolo, il rispetto ossia la non brutale sottovalutazione delle componenti del problema climatico su cui non si hanno competenze specifiche.
    Questo molto in sintesi. Chiedo un po’ di pazienza; ci sono ancora alcune cose interessanti sul convegno del 3 marzo da vedere, potremmo fare un dibattito alla fine, valutando nel complesso gli argomenti messi in campo e quelli mancanti.
    E poi devo ancora rispondere a Teo su Pielke (ho letto due articoli, uno non mi è piaciuto ma l’altro decisamente si’, ma volevo argomentare in un post…),. … è iniziato il semestre in cui ho il corso .. e ci metto tanto a leggere tutti i commenti .. che sono spesso parecchio interessanti…

  35. NoWayOuton Mar 17th 2009 at 10:33

    Molto bello il concetto di visione sistemica anche se, a dire il vero, di un po’ difficile applicazione.
    La scienza e’ attualmente molto settorializzata e tipicamente i singoli ricercatori hanno competenze molto specifiche. In particolare nei settori, come la climatologia, con forti caretteristiche interdisciplinari e’ difficile capire in cosa possa consistere questa visione sistemica; il rischio che si corre e’ che venga riconosciuta solo ai modellisti che per il lavoro che fanno devono per forza di cose prendere in considerazione tutti gli aspetti del sistema clima.
    La grande forza della scienza sta invece propio nel riuscire a mettere assieme competenze diverse a farle dialogare in modo che ognuno possa, se crede, attingere alle competenze altrui per approfondire e/o allargare la propia visione del problema.

  36. Maurizio Morabitoon Mar 17th 2009 at 16:29

    @Vincenzo
    Quoto RealClimate si’…io non ho paura di leggere chi la pensa diversamente. E a volte (poche) sono d’accordo con loro, altre volte (molte di piu’) con Connolley, etc etc. Non sono cosi’ manicheo, io…

    @NoWayOut
    > possiamo in fondo comprendere le ragioni di questi annunci
    Potevamo comprenderle qualche anno fa. Ma e’ davvero strano che, nonostante le “urla” e le esagerazioni non abbiano portato a molto, c’e’ chi (come Joe Romm) pensa che bisogna urlare ed esagerare ancora di piu’…insomma, come nella scenetta classica dell’americano in vacanza che urla in inglese pensando che l’italiano o l’indonesiano di turno cosi’ possano capirlo meglio.
    Chi non si approccia al blog di Pielke Jr con paura o prevenzione capisce che e’ il problema che viene affrontato li’ (gli altri, lo scambiano per uno scettico)

    @Antonio
    Non staro’ qui a spiegarti la differenza fra un innalzamento del livello del mare entro il 2100 di un metro, e di 59cm. O vogliamo ragionare sul significato di “molto”?
    Connolley comunque scrive che 18cm e’ per lui implausibile, perche’ significherebbe una velocitä di innalzamento costante e uguale a quella “storica”. Ma quel 18cm viene dall’IPCC, e non se lo sono certo inventato,
    Dice anche che secondo Church, Gregory et al. siamo al momento vicino al margine superiore IPCC (59cm) *non* al di sopra.
    Sarebbe comunque utile se tu leggessi tutto prima di rispondere, perche’ il povero Connolley scrive “don’t quote me” e tu hai proceduto subito a citarlo.

    Analogamente, dici
    > Se vuoi arrivare a dire che se pubblichi su una rivista peer
    > review che ha la parola Clima nel titolo sei un climatologo,
    > io non so no d’accordo.

    Ma una castroneria del genere io non l’ho mai scritta. Rileggi. Anzi, lo trascrivo senza maiuscole cosi’ e’ piu’ facile da leggere: se scrivi di clima su una rivista di clima e la peer review al tuo articolo e’ fatta da climatologi stai evidentemente espletando la funzione di un climatologo.

    Vedo comunque che hai deciso di passare ad altra definizione, molto piu’ pratica del patentino basato sull’impact factor per esempio, o su cosa c’e’ scritto fuori dalla porta dello studio o della stanza all’Universita’. E meno male!

    Vedo anche che Caserini ne ha approfittato per chiarire il senso di “senza climatologi” che evidentemente non significa esattamente “senza climatologi” ma “carente dal punto di vista dei saperi [climatici]”.

    E’ troppo chiedere titoloni meno ad effetto allora?

  37. NoWayOuton Mar 17th 2009 at 22:15

    @Maurizio Morabito

    Una domanda diretta e semplice, sei convinto della malafede dei climatologi quando parli di esagerazioni?

  38. Antonioon Mar 18th 2009 at 11:07

    @ Morabito Sarebbe comunque utile se tu leggessi tutto prima di rispondere, perche’ il povero Connolley scrive “don’t quote me” e tu hai proceduto subito a citarlo.

    Morabito, sei incredibile. Guarda che sei tu che hai citato Connoley. Io ho letto quello che citavi e ho visto che dice il contrario di quello che hai scritto. Ma se lo cito… mi dici che non devo citarlo.
    Qui alla stazione Termini facevano un gioco simile con un tavolino e tre bicchieri.
    Mi sembra che non vuoi capire, non rispondi alle domande che ti faccio e sposti sempre il discorso, per cui ti do gli ultimi due riferimenti e poi abbandono.
    http://scienceblogs.com/stoat/2008/09/sea_level_rise_pfeffer_et_al.php
    http://www.realclimate.org/index.php/archives/2007/03/the-ipcc-sea-level-numbers/
    Se anche così non ti è chiaro cosa dicono Connoley e l’IPCC allora non so che farci.
    Il tuo atteggiamento mi ricorda quello di Fonzie che non riusciva a dire “ho sbagliato”. Provaci, faresti una figura migliore, acquisteresti un po’ di credibilità.

    @Morabito
    “Espletare le funzioni” mi sembra che voglia dire tutto e niente. Così ci sono centinaia di migliaia di climatologi, fra cui migliaia di meteorologi, geologi, economisti o psicologi. Ma si’, forse hai ragione, in fondo siamo in Italia, il paese in cui un “Dottore” non si nega a nessuno…

    @ Gabrielli e Caserini
    Io sarei più rigido di quanto voi dite. Cioè se uno spara cazzate sesquipedali su alcuni elementi fondamentali del sistema clima, perchè su quelle cose non ha studiato o se l’ha fatto non ha capito una mazza, allora chiamarlo climatologo non mi sembra corretto. Non sarebbe meglio chiamarlo meteorologo, geologo o paleoclimatololgo?

  39. stephon Mar 19th 2009 at 16:37

    Forse può interessare, direttamente dal Congresso di Copenhagen:
    http://climatecongress.ku.dk/newsroom/congress_key_messages/

    occhio al Key Message #1: si parla, fra gli altri, anche di sea level rise. Se interessa approfondire la cosa: digitare “Konrad Steffen” + “Dorthe Dahl-Jensen”.

  40. Maurizio Morabitoon Mar 19th 2009 at 18:30

    “Con il fiato sospeso attesero che si tuonasse contro l’ennesimo convegno sul clima senza neanche un climatologo…

    http://www.radicali.it/view.php?id=139140

    …fu per questo, che morirono asfissiati”

  41. Maurizio Morabitoon Mar 19th 2009 at 18:32

    @Antonio

    > Non sarebbe meglio chiamarlo meteorologo, geologo o paleoclimatololgo?

    Grazie di aver rivelato cosi’ bene il tuo pensiero. Ogni tanto hai ragione, con te non vale proprio la pena

  42. stephon Mar 20th 2009 at 02:03

    Key Message 1: Climatic Trends

    >”Recent observations confirm that, given high rates of observed emissions, the worst-case IPCC scenario trajectories (or even worse) are being realised. For many key parameters, the climate system is already moving beyond the patterns of natural variability within which our society and economy have developed and thrived. These parameters include global mean surface temperature, sea-level rise, ocean and ice sheet dynamics, ocean acidification, and extreme climatic events. There is a significant risk that many of the trends will accelerate, leading to an increasing risk of abrupt or irreversible climatic shifts.”

    “the worst-case IPCC scenario trajectories”: dall’AR4, lo scenario peggiore prevede un incremento termico medio globale fra i 2.4 e i 6.5 gradi C (relativo al periodo 1980-1999) entro fine XXI secolo (l’ampia paletta si giustifica con il LOSU attualmente moderato – benché in forte aumento – del RF esercitato dagli aerosol e con i numerosi feedback in gioco).

    L’ultima volta che la Terra sperimentò simili temperature (circa 2-3 gradi C superiori alle attuali) fu 3 milioni di anni fa, in pieno Pliocene, un periodo con concentrazione atmosferica di CO2 grossomodo vicina ai 400 ppm (ma con condizioni di contorno diverse da quelle odierne, in primis i parametri orbitali Terra-Sole). Ai poli *molti molti* gradi, in media, più di oggi, nessun ghiacciaio continentale presente nell’emisfero nord, il mare sommergeva vaste aree costiere, essendo il livello *molti molti* metri più alto di quello odierno (Robinson et al. 2008, Dowsett 2007).

    Un incremento di 4-5 gradi C delle temperature medie globali, ci riporta dritti alle condizioni atmosferiche antecedenti le fasi glaciali/interglaciali, all’incirca 34 milioni di anni fa (Zachos et al. 2008).

    Ipotesi suggestive ed affascinanti. Consiglio la lettura del capolavoro di narrativa britannica “The drowned world” (1962) del grande J.G. Ballard, così giusto per farsi un’idea……

  43. NoWayOuton Mar 20th 2009 at 20:14

    Il post di steph mi ha fatto venire in mente un grafico sulla correlazione fra temperatura e livello del mare in un articolo di Archer e Brovkin. Guardando ai dati in una scala di tempo geologica si nota una relazione circa lineare con pendenza circa 10-20 m/°C.

    Non tacciatemi di catastrofismo, non voglio dire che il genere umano si estinguera’ per annegamento da qui a qualche decennio!! 🙂

  44. […] come era avvenuto per le tesi sulle responsabilità umana sulle variazioni climatiche (vedi il post precedente). La stragrande maggioranza degli studi proposti nella letteratura scientifica propongono una […]

  45. […] la bufala del secolo; è una tesi già proposta in passato (ad esempio innumerevoli volte dal Prof. Franco Battaglia, ed è la risposta affermativa alla domanda posta da un recente telegiornale (link file su […]

  46. […] Il motivo è che gli articoli del professore modenese su questo tema sono infarciti generalmente da errori gravi; non solo sulle basi della climatologia e delle politiche climatiche, di cui Battaglia non è tenuto ad essere documentato, essendo esperto d’altro (i pochi articoli da lui pubblicati tanti anni or sono sulle riviste scientifiche internazionali non …). […]

  47. […] con una grossolana impreparazione. La sua incompetenza in materia di energia non deve stupire: come già ricordato a proposito del clima e dell’ambiente, il professore dell’Università di Modena non partecipa a […]

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