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Chiuso il capitolo Copenhagen. Ora si guarda a Cancun

Ci sono voluti sei mesi per riuscire ad ammettere il fallimento della Conferenza di Copenhagen e per decidere di voltare pagina in direzione di un nuovo accordo sul clima. Alla fine però al Climate Talks di Bonn (31 maggio-11 giugno), primo vero incontro negoziale dell’UNFCCC dopo la COP15 di dicembre, sono stati tutti d’accordo a riconoscere che le modalità con cui è stata gestita la Conferenza e sviluppato l’Accordo di Copenhagen hanno messo in crisi il processo multilaterale e fatto vacillare il clima di fiducia tra i paesi che partecipano al processo dell’UNFCCC.

L’ammissione è arrivata anche dal cinese Qingtai Yu, il rappresentante della delegazione più attiva nella creazione del percorso parallelo che ha portato pochi capi di stato e di governo a sviluppare autonomamente un documento per poi cercare di imporlo alla plenaria.
Chiuso il capitolo Copenhagen, bisogna adesso rimboccarsi le maniche per la costruzione di un nuovo accordo che si spera possa arrivare già a Cancun,nel prossimo dicembre, o piu’probabilmente in Sudafrica nel 2011.

Raccogliendo le opinioni dei negoziatori a Bonn si ha l’impressione che si sia cambiato marcia, con un approccio costruttivo ed aperto all’ascolto reciproco che sembrava impensabile anche solo fino allo scorso aprile, quando ci si è riuniti per definire l’agenda di lavoro per il 2010.
Probabilmente ciò è legato anche la consapevolezza dell’immensa delusione a livello mondiale per l’esito della Conferenza di Copenhagen, con un’opinione pubblica in cui ormai crescono i dubbi sul significato di un processo che si dimostra incapace a produrre risultati all’altezza della sfida in gioco.

E forse c’è stato bisogno del fallimento di dicembre per sperare in un prossimo successo, visto che, come sostiene il rappresentante delle Isole Salomon Collin Beck, “a volte c’è bisogno di attraversare una crisi profonda per comprendere appieno i propri errori”.

La cosa certa è che il tema del cambiamento climatico rimarrà in futuro al centro dell’agenda dei governi di tutto il mondo, vista la decisione di avere anche a Cancun un altro “high level”, in cui parteciperanno i capi di stato e di governo.
Sul versante del Protocollo di Kyoto  (che scadra’nel 2012) si è deciso di realizzare un workshop nel prossimo incontro di agosto a Bonn, per discutere delle metodologie con cui dovrebbero essere calcolati i possibili impegni di riduzione per i paesi ricchi. Uno degli aspetti piu’discusssi a Bonn e’ legato alla complessa e controversa contabilizzazione degli assorbimenti e delle emissioni di CO2 da parte delle foreste in questi paesi  (il cosiddetto ”LULUCF”), la cui risoluzione e’ ritenuta un prerequisito per la negoziazione dei futuri impegni di riduzione.

Dato il forte impatto che le regole LULUCF possono avere sul bilancio di gas serra di alcuni paesi ricchi, finche’ tali regole non saranno chiare gli impegni di riduzione di questi paesi resteranno altrettanto vaghi.  Su questo argomento, l’incontro di Bonn ha fatto registrate una crescente attenzione da parte dei paesi sviluppati, che legittimamente hanno chiesto maggiore trasparenza nel LULUCF e regole che siano comparabili  a quelle che, parallelamente, si stanno discutendo per il REDD (il meccanismo di incentivi per stimolare la riduzione della deforestazione nei paesi in via di sviluppo).  Le foreste hanno occupato largo spazio anche fuori dalle stanze negoziali, con le associazioni ambientaliste che accusavano i paesi ricchi di voler nascondere un aumento delle emissioni.

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Secondo Yvo de Boer, Segretario esecutivo uscente a fine giugno dell’UNFCCC, Bonn registra anche l’apertura di nuovo fronte di discussione relativo all’agricoltura, destinata ad avere maggiore centralità in futuro.
L’avanzamento più importante si è probabilmente avuto nel fronte del LCA (Long term Cooperative Action under the UNFCCC), gruppo che raccoglie anche i paesi non aderenti al protocollo di Kyoto e quindi anche gli USA.

Il Chair ha proposto un nuovo documento di sole 21 pagine, denominato “Non paper” a partire da quanto predisposto prima dell’incontro danese e di alcuni elementi centrali dell’Accordo di Copenhagen. Molti paesi in via di sviluppo hanno evidenziato nel corso della plenaria il loro malcontento per alcuni passaggi specifici di questo documento e alla fine si è condiviso di chiederne una revisione da discutere nel prossimo incontro di agosto.

Nel complesso, si sono registrati passi avanti su diversi aspetti tecnici del negoziato, la cui risoluzione e’un aspetto necessario, ma non sufficiente, per il raggiungimento di un accordo. Quello che ancora manca e’una forte volonta politica’, da parte di tutti, per superare le divisioni e le oggettive difficolta’ legate ad una negoziazione cosi’complessa.  Restano ancora da chiarire alcune domande di fondo, relative tra l’altro all’obbligatorieta’ o meno dei futuri impegni, alla loro ripartizione tra le maggiori economie, al crescente ma ancora incerto ruolo dei forum esterni  al lento processo negoziale dell’ONU.

La strada per un futuro accordo sul clima resta quindi ancora in salita, ma almeno adesso sembra esserci un atteggiamento piu’consapevole e costruttivo e, probabilmente, una maggiore volontà di volerla percorrere.

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PS
Un dettagliato resoconto dell’incontro di Bonn si può trovare qui
Le registrazioni video si possono vedere da qui
Molte delle presentazioni dei side event si possono scaricare da qui

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Testo di Daniele Pernigotti e Giacomo Grassi

6 responses so far

6 Responses to “Chiuso il capitolo Copenhagen. Ora si guarda a Cancun”

  1. Vincenzoon Giu 17th 2010 at 14:10

    Che fatica ‘sti negoziati.
    Apprezzo l’ottimismo, ma senza l’obbligatorieta’ o meno dei futuri impegni e senza chiarire la ripartizione tra le maggiori economie, siamo ancora nel campo delle 100 pertiche.
    Conviene dirselo ben chiaro

    E intanto il pianeta si scalda http://data.giss.nasa.gov/gistemp/paper/gistemp2010_draft0601.pdf

  2. teo georgiadison Giu 18th 2010 at 08:07

    @Vincenzo
    Grazie per l’interessante riferimento.

  3. NoWayOuton Giu 20th 2010 at 22:52

    Visto che la temperatura si e’ schiodata eccome e che (quasi) tutti sono daccordo su questo, e’ chiaro che ora ci si aspetta che sia la politica a parlare. Non e’ stato Copenhagen, forse sara’ Cancun, vedremo. Nel frattempo, in ordine sparso, si stanno muovendo (quasi) tutti, anche l'”odiata” Cina.

    Per una volta voglio fare l’avvocato del diavolo e mi/vi chiedo: ha ancora senso mantenere l’attuale struttura mastodontica dell’IPCC? Non sarebbe meglio una struttura piu’ leggera in grado di aggiornare piu’ frequentemente i rapporti? A questo aggiungerei qualche gruppo (non troppi!) tematico su singoli aspetti, tipo proiezioni e impatto regionali e possibili mitigazioni/adattamenti, tematiche in cui e’ ancora grande l’incertezza (nubi, aerosol, ghiacciai, etc.), cose del genere. Su questo si che temo l’ecessivo conformismo dell’IPCC.

  4. adminon Giu 21st 2010 at 08:18

    Abbiamo rimosso alcuni commenti fuori tema. Invitiamo i lettori a mantenere la discussione sul tema del post

  5. oca sapienson Giu 21st 2010 at 18:22

    @Daniele P.
    LULUCF? LOL!
    Notizie della rete di stazioni a terra che misurano le concentrazioni? S’è parlato di una distinzione tra climalteranti e di misure di mitigazione per i due miliardi di troppo poveri per emettere CO2 da comb. fossili? Altre domande se ci vediamo.
    Non sono sono ottimista per Cancun, ma da quanto scrivete, pare che senza star né riflettori, i lavori procedono meglio.

    @NoWayOut
    In sé la struttura dell’Ipcc è leggera, 12 persone non a tempo pieno se lavorano anche per la World Meteorological Organization, più una decina come “task force” a termine su singole questioni.
    In parte quello che lei vorrebbe c’è, i gruppi locali o tematici e i loro rapporti, gli aggiornamenti che escono sulle riviste specializzate ecc. Comunque è in corso la revisione dell’intero processo Ipcc, trova un po’ di idee qui: http://reviewipcc.interacademycouncil.net/

  6. Daniele P.on Giu 25th 2010 at 09:04

    @ocasapiens
    non ho risposte ai tuoi punti di domanda (spero di averne per le domande che mi riserverai di persona…)
    Ti confermo che un po’ meno riflettori (e un po’ più di paura che crolli tutto il palazzo UNFCCC) fa procedere meglio i lavori

    @NoWayOut
    sicuramente anche l’IPCC sta mettendo in discussione alcune possibili modifiche future. Non credo che ciò possa (e debba…) portare a modificare la logica dei rapporti, che per essere rappresentativi e completi…richiedono tutti gli anni previsti di elaborazione

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