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Il nuovo catasto dei ghiacciai Italiani: le superfici glaciali diminuite del 40% dagli anni ottanta ad oggi

È finalmente ultimato il nuovo Catasto dei ghiacciai italiani, realizzato dal gruppo di glaciologia dell’Università Statale di Milano, diretto dal Prof. Claudio Smiraglia nell’ambito di un progetto condotto in collaborazione con l’associazione EvK2CNR e con il patrocinio del Comitato Glaciologico Italiano, con il supporto di Sanpellegrino-Levissima. I dati sono stati raccolti tramite analisi di ortofoto ad alta risoluzione (2007-2011), grazie anche alla collaborazione di regioni e province. La preparazione del catasto è iniziata nel 2012 ed integra dati raccolti nel corso di un decennio (Diolaiuti et al., 2011; D’Agata et al., 2012; Diolaiuti et al., 2012a, 2012b).

Il confronto con i dati dei catasti precedenti del 1962 e 1984, pur tenendo conto della notevole differenza nelle metodologie di raccolta dati, fornisce risultati interessanti, soprattutto a livello di tendenza.

La superficie dei ghiacciai italiani è passata dai 519 km2 del 1962, ai 609 km2 del 1984, agli attuali 368 km2, pari al 40% in meno rispetto all’ultimo catasto. Contemporaneamente, il numero dei ghiacciai è passato oggi a 900, contro 824 nel 1962 e 1381 nel 1984. L’aumento netto negli ultimi 50 anni è dovuto all’intensa frammentazione che ha ridotto sistemi glaciali complessi a in singoli ghiacciai più piccoli.

In gran parte i ghiacciai italiani risultano essere di piccole dimensioni, con un valore areale medio di 0,4 km2. Un dato rilevante, poiché le ridotte dimensioni espongono i ghiacciai a ulteriori fenomeni di fusione, crescenti in maniera esponenziale in risposta all’innalzamento delle temperature medie annuali (Diolaiuti et al. 2012a). In Figura 1 si mostra per i singoli ghiacciai Lombardi (divisi nei sei maggiori gruppi glaciali) la diminuzione (perdita) della superficie coperta di ghiaccio nel periodo 1991-2003, divisa per l’area iniziale (ossia nel 1991) A0, o perdita proporzionale DA/A0. Come si osserva, tanto maggiore è l’area iniziale A0, tanto più piccola è la perdita proporzionale DA/A0. A testimoniare come ghiacciai di dimensioni inferiori soffrano maggiormente (ossia perdendo proporzionalmente più area) i cambiamenti climatici.

La tipologia dei ghiacciai censiti comprende i) ghiacciai montani (62%, ghiacciai di medie dimensioni collocati sui versanti montuosi a quote elevate, caratterizzati dalla mancanza di una lingua che fluisce lungo una valle, ii) glacio-nevati (35%, forme iniziali o terminali dell’evoluzione di un ghiacciaio, di dimensioni limitate, solitamente inferiori a 0,05 km2 e privi di movimento) e iii) ghiacciai vallivi (3%, con un vasto bacino di accumulo nella zona superiore e una lingua che scende a bassa quota nella zona inferiore).

Figura 1. Perdita areale proporzionale DA/A0 dei ghiacciai lombardi nel periodo 1991-2003 in relazione alla dimensione iniziale (in: Diolaiuti et al. 2012a). Si riportano i dati raggruppati secondo i sei maggiori gruppi glaciali lombardi (Spluga, Bernina, Piazzi, Ortles, Adamello e Orobie).


Il più vasto ghiacciaio Italiano non è più quello dei Forni, come indicato nel precedente catasto del 1984, ma il ghiacciaio del complesso Adamello-Mandrone, che grazie a rilievi geofisici si è scoperto essere un corpo glaciale unitario, benché in fase di intenso ritiro (Frassoni et al., 2001;Maragno et al., 2009; Ranzi et al, 2010; Bocchiola e Diolaiuti, 2010, Figura 2).

I motivi dell’intenso ritiro glaciale rilevato si possono ricondurre all’aumento delle temperature negli ultimi quarant’anni, alla diminuzione del numero di nevicate, ed alla riduzione dalla copertura nivale, in termini di spessore e durata (Bianchi Janetti et al., 2008; Bocchiola e Diolaiuti, 2010, Soncini e Bocchiola, 2011, Figure 2 e 3).

L’influenza dunque del riscaldamento globale sulla dinamica dei ghiacciai italiani è assodata e misurabile ed il recesso glaciale è in linea con quanto osservato in diverse aree a livello mondiale.

Figura 2. Anomalie di temperatura invernali, primaverili ed estive, DTJFM, DTAMJ and DTJAS, variazione relativa di spessore nivale primaverile DHS1/E[HS1], e variazione areale relativa DA/A0 nel gruppo Adamello. (in: Diolaiuti et al. 2012a).

Figura 3. Area di copertura glaciale (Ag) in Val D’Aosta nel periodo 1975-2005, precipitazione P in marzo, temperatura T in giugno, numero di eventi di precipitazione nivale superiore a 10 cm in marzo NS10, durata in giorni della copertura nivale in giugno DS (in: Diolaiuti et al., 2012b).

 

Rispetto ai precedenti catasti, si osserva un rilevante incremento della copertura detritica, in particolare sulle lingue vallive, ossia le aree alle quote inferiori ove si verifica il massimo dell’ablazione glaciale (ossia, il fenomeno per cui il volume di ghiaccio diminuisce, in parte trasformandosi in acqua di fusione, in parte sublimando allo stato di vapore acqueo in atmosfera).

Tale dinamica potrebbe comportare un effetto di retroazione positivo, poiché una copertura detritica significativa può rallentare la fusione glaciale (Bocchiola et al., 2010; Brock et al., 2010).

Nel contesto, complessivamente dominato da regresso, l’incremento della copertura detritica superficiale potrebbe ridurre i ritmi di ritiro, almeno inizialmente, mentre l’incremento di polveri naturali o antropiche potrebbe accelerarli. La variabilità meteo-climatica, se si manifestasse con inverni molto nevosi ed estati fresche ed umide, potrebbe favorire periodi di rallentamento di questa attuale fase negativa, ma non un’inversione di tendenza complessiva.

A fine estate 2013 e 2014, ad esempio, la riduzione di spessore di molti ghiacciai italiani è stata minore rispetto a quella registrata negli anni precedenti, a causa delle forti nevicate degli inverni 2012-2013 e 2013-2014.

Tuttavia, per avere una vera e propria inversione di tendenza, dovrebbe verificarsi una successione, almeno decennale, di queste caratteristiche meteo-climatiche, come quella verificatasi nel periodo 1965-1985.

Recenti studi dedicati alla valutazione delle potenziali evoluzione futura dei ghiacciai Alpini in scenari di cambiamento climatico indicano forti potenziali riduzioni delle coperture glaciali (Garavaglia et al., 2014) in risposta a forti aumenti di temperatura, tanto maggiori quanto più intenso sarà il riscaldamento (i.e. secondo di diversi scenari RCP).

Si osservi che le dinamiche di ritiro glaciale, oltre a ridurre le riserve d’acqua disponibili a scopi di utilizzo potabile e idroelettrico, comportano una rilevante modifica dell’ambiente ed ecosistema alpino, cambiano la morfologia delle aree prima glacializzate, i deflussi fluviali in alta quota e la distribuzione degli specchi d’acqua naturali (Salerno et al., 2014).

La fase di ritiro glaciale in risposta al cambiamento climatico comporta quindi un’alterazione dell’ambiente montano e dei suoi ecosistemi, della distribuzione della risorsa idrica, e della risorsa turistica delle aree di montagna.

La constatazione che tale tendenza potrebbe verosimilmente perdurare nel tempo (e accelerarsi quando il contributo della copertura detritica venisse meno) rende necessaria la rapida valutazione ed implementazione di strategie di adattamento nei vari comparti, sia nei territori immediatamente interessati sia nella vasta area regionale e interregionale dove gli impatti tenderanno ad espandersi.

Ad esempio il verificarsi di una carenza di acqua potabile e per l’uso agricolo rappresenta un problema per città e pianura, non solo chi vive le montagne.

 

Bibliografia

1) Bianchi Janetti, E., Bocchiola, D., Rosso, R., Clima e risorsa idrica nivale sull’Adamello, Neve e Valanghe, 63,66-73, 2008.

2) Bocchiola, D., Diolaiuti, G. Evidence of climate change within the Adamello Glacier of Italy, Theor. App. Climat., 100, 3-4, 351-369, 2010.

3) Bocchiola, D., Mihalcea, C., Diolaiuti, G., Mosconi, B., Smiraglia, C., Rosso, R., Flow prediction in high altitude ungauged catchments: a case study in the Italian Alps (Pantano Basin, Adamello Group), Advances in Water Resources, 33, 1224-1234, 2010.

4) Brock, B.W., Mihalcea, C., Kirkbride, M.P., Diolaiuti, G., Cutler, M.E.J., Smiraglia, C., Meteorology and surface energy fluxes in the 2005-2007 ablation seasons at the Miage debris covered glacier, Mont Blanc Massif, Italian Alps. Journal Of Geophysical Research, 115, D09106, doi:10.1029/2009JD013224, 2010.

5) Diolaiuti, G., Maragno, D., D’Agata, C., Smiraglia, C., Bocchiola, D., Glacier retreat and climate change: Documenting the last 50 years of Alpine glacier history from area and geometry changes of Dosdè Piazzi glaciers (Lombardy Alps, Italy), Progress in Physical Geography, 35(2), 161-182, 2011.

6) Diolaiuti, G., Bocchiola, D., D’agata, C., Smiraglia, C., Evidence of climate change impact upon glaciers’ recession within the Italian alps: the case of Lombardy glaciers, Theoretical and Applied Climatology, 109(3-4), 429-445, 2012a.

7) Diolaiuti, G., Bocchiola, D., Vagliasindi, M., D’agata, C., Smiraglia, C., The 1975-2005 glacier changes in Aosta Valley (Italy) and the relations with climate evolution, PPG, 36(6), 764-785, 2012b.

8 ) D’Agata, C., Bocchiola, D., Maragno, D., Smiraglia, C., Diolaiuti, G., Glacier shrinkage driven by climate change during half century (1954-2007) in the Ortles-Cevedale group (Stelvio national park, Lombardy, Italian Alps), Theor. Appl. Climatology, 2012.

9) Frassoni, A., Rossi GC., Tamburini A., Studio del ghiacciaio dell’Adamello mediante indagini georadar, Geogr. Fis. Dinam. Quat., Suppl. V, 77-84, 2001.

10) Garavaglia, R., Marzorati, A., Confortola, G., Bocchiola, D., Cola, G., Manzata, E., Senese, A., Smiraglia, C., Diolaiuti, G., Evoluzione del ghiacciaio dei Forni, Neve e Valanghe, 81, 60-67, 2014.

11) Levissima. Mappa dei ghiacciai Italiani.

12) Maragno, D., Diolaiuti, G., D’Agata, C., Mihalcea, C., Bocchiola, D., Bianchi Janetti, E., Riccardi, A., Smiraglia, C., New evidence from Italy (Adamello Group, Lombardy) for analysing the ongoing decline of Alpine glaciers, Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria, GFDQ, 32, 31-39, 2009.

13) Ranzi R., Grossi G., Gitti A., Taschner S., Energy and mass balance of the Mandrone glacier

(Adamello, Central Alps), Geogr. Fis. Dinam. Quat. 33, 2010, 45-60

14) Salerno, F, Gambelli, S., Viviano, G., Thakuri, S., Guyennon, N., D’Agata, C. Diolaiuti, G., Smiraglia, C., Stefani, F., Bocchiola, D., Tartari, G., High alpine ponds shift upwards as average temperatures increase: a case study of the Ortles-Cevedale mountain group (southern Alps, Italy) over the last 50 years, Global and Planetary Change, 120, 81-91, 2014.

15) Soncini, A., Bocchiola, D., Assessment of future snowfall regimes within the Italian Alps using general circulation models, Cold Regions Science and Technology, 68(3), 113-123, 2011.

 

Testo di Claudio Smiraglia, Daniele Bocchiola, Guglielmina Diolaiuti

Foto iniziale: Ghiacciaio dei Forni (SO), lingua di ablazione. Foto: Daniele Bocchiola, 2009.

3 responses so far

3 Responses to “Il nuovo catasto dei ghiacciai Italiani: le superfici glaciali diminuite del 40% dagli anni ottanta ad oggi”

  1. Valentinoon Ott 22nd 2014 at 09:49

    Magnifico articolo! Aggiungo solo, in linea con le conclusioni, questo documento sui fiumi alpini

    http://awsassets.panda.org/downloads/wwf_study_save_the_alpine_rivers__c__wwf_2014_1.pdf

    ed il commento in italiano

    http://www.wwf.it/news/notizie/?11300

    solo l’11% dei fiumi alpini è ancora ecologicamente intatto. Si tratta per lo più di piccoli corsi d’acqua, per la maggior parte minacciati dallo sviluppo di piccoli impianti idroelettrici”. Si tratta di risultati che pesano, se pensiamo che in Europa sono 14 milioni le persone che utilizzano l’acqua delle Alpi per gli usi domestici e per produrre energia.

  2. […] presentato il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, di cui abbiamo dato notizia in un precedente post su Climalteranti. Oltre agli interventi orali, per lo più presentati da dottorandi e giovani ricercatori come […]

  3. Giulioon Mag 22nd 2015 at 06:55

    grazie per la sintesi. Quindi alla fine di questo secolo di ghiacci sulle Alpi non ce ne saranno mica tanti mi sembra di aver capito… peccato.. mi piacevano

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