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Il clima di mia figlia e il mio

Qualche giorno fa mia figlia mi ha chiesto se era vero che il 2014 è stato l’anno più caldo. Benché con il padre che si ritrova non è raro che senta parlare di cambiamenti climatici non mi aveva mai fatto una domanda specifica sui record di temperatura. Riflettendoci, mia figlia aveva solo 12 anni nel 2010, l’anno record precedente. Non è quindi strano che non ne avesse parlato e forse non ne era nemmeno a conoscenza.
La domanda di mia figlia mi ha spinto a confrontare il clima vissuto da lei rispetto ai miei primi sedici anni. Non mi era mai capitato di farlo e nonostante siano anni che mi interesso di clima, non l’avevo mai vista in questi termini. Devo ammettere che questo punto di vista “personale” mi ha sorpreso.

 

Mia figlia ha vissuto in un clima globale in media 0,57 °C più caldo rispetto a me. Per confronto, la differenza fra mio padre e me è stata quasi nulla, solo -0,02 °C. Io ho vissuto un solo anno record, il 1973 più caldo di soli 0,.01 °C rispetto al record precedente ventinove anni prima; lei ne ha vissuti già quattro (1998, 2005, 2010 e 2014). Il mio anno più caldo è stato 0,24 °C al di sotto del suo anno più freddo e la differenza fra il mio più freddo e il suo più caldo è stata di 0,87 °C. Il mio clima trentennale è stato sostanzialmente stabile mentre il suo si riscalda ad un ritmo di 0,17 °C ogni decennio.

 

 

 

 

Sappiamo bene che il pianeta sta accumulando energia principalmente a causa delle nostre emissioni in generale e di CO2 in particolare. Il mondo di mia figlia emette circa il doppio di CO2 rispetto al mio e anche la velocità con cui aumenta è quasi raddoppiata.

 

 

 

 

Siamo fortunati che circa la metà viene assorbita dagli oceani e dalla biosfera, ma l’altra metà resta in atmosfera e la concentrazione aumenta.
La media per me è stata 326 ppm, per mia figlia 382 ppm, cioé 56 ppm in più. Il peggio è che aumenta sempre più rapidamente, il tasso medio di aumento sui 17 anni è raddoppiato da circa 1 a 2 ppm/anno.

 

 

 

L’accumulo di energia dovuto alle attività antropiche si manifesta in modo palese sul contenuto di calore oceanico (OHC). Il mondo di mia figlia ha 18 x 1022 Joule di energia in più negli oceani. E’ un numero enorme, equivalente a due anni di tutta l’energia solare che arriva sulla Terra o all’energia necessaria a sollevare l’acqua di tutti gli oceani di un metro. Anche in questo caso, il peggio è che oggi è in crescita di quasi 1022 Joule ogni anno mentre ai miei tempi aveva appena iniziato ad aumentare.

 

 

Immagino che non sorprenda nessuno il fatto che l’aumento di temperatura e l’accumulo di calore negli oceani si riflettano su vari altri aspetti dell’ambiente, dei quali il più ovvio è forse il ghiaccio marino, soggetto direttamente sia agli influssi oceanici che atmosferici. Il mondo di mia figlia è un mondo con un’estensione minima dei ghiacci marini ridotta sia nell’Artico che nell’Antartico. Il primo, in continua decrescita, ha perso tre milioni di chilometri quadrati, ovvero il 30% della sua estensione. Il secondo, ultimamente stabile o in leggera crescita, circa due milioni. In totale, il mondo di mia figlia ha mezza Europa in meno di ghiaccio.

 

 

Più a portata di mano troviamo la riduzione e la scomparsa dei ghiacciai montani. Mia figlia, ma probabilmente anche io, vedrà la scomparsa degli ultimi 27 ghiacciai attualmente presenti dei circa 150 originari del Glacier National Park negli USA. Globalmente, nei miei primi 16 anni ho visto una perdita cumulata di spessore di 1,3 m, mia figlia ne ha visti 10 m.

 

 

 

 

 

Non credo possa sorprendere che la “riserva di ghiaccio” del pianeta, i ghiacciai groenlandesi e antartici, abbia subito una sorte analoga. E così il mondo di mia figlia ha 9 mila miliardi di tonnellate di ghiaccio in meno. E mentre io ho visto perdere in media circa 100 miliardi di tonnellate di ghiaccio l’anno, lei ne ha visti perdere più del triplo.

 

 

 

Lei potrebbe pensare che il problema del ghiaccio ai poli è secondario per noi umani dato che non abitiamo sui ghiacciai groenlandesi o tanto meno antartici, ma non è così. Potrei farle osservare diverse cose sul ruolo dei poli per il nostro clima, ma la più immediata è che a causa del riscaldamento degli oceani e dello scioglimento dei ghiacci, rispetto ai miei primi sedici anni il livello del mare è cresciuto in media di circa 7,5 cm e la velocità con cui sale è passata da 2 a 3 mm/anno.

 

 

Molti altri aspetti del mondo di mia figlia sono diversi da quelli che ho conosciuto io alla sua età e non solo nel mondo fisico. Le alterazioni climatiche si portano dietro conseguenze anche nel mondo animale e vegetale, è tutto l’ecosistema ad essere cambiato e prevedibilmente continuerà a farlo ancora per parecchio tempo. Non sarà un mondo migliore o peggiore in sé, climi più estremi di quello che l’aspetta sono esistiti in passato. Ma la rapidità del cambiamento che stiamo causando, l’inerzia a rispondere alla sfida che dimostriamo e la scarsa capacità di adattamento delle nostre società rischiano di rendere il mondo che l’aspetta decisamente meno adatto al modo di vivere che gli uomini hanno costruito faticosamente nel corso dei secoli.

 

Testo di Riccardo Reitano, ispirato da Matilde Reitano

45 responses so far

45 Responses to “Il clima di mia figlia e il mio”

  1. Antonello Pasinion Mar 9th 2015 at 15:09

    Grazie mille per il bel post.
    Mi pare molto chiarificante vedere le cose in questa maniera!
    Antonello

  2. Guido Dalla Casaon Mar 9th 2015 at 17:14

    Il tutto sta procedendo con legge esponenziale, come dalle proiezioni di 40 anni fa, quando c’è stata “l’ultima chiamata” della Terra: nessuno ha risposto. Ora un collasso del sistema economico è divenuta una speranza (!!!).

  3. stephon Mar 9th 2015 at 23:12

    Bravo Riccardo, davvero un bel post ricco di riflessioni. L’ho segnalato a Luca Mercalli, magari fa da spunto ulteriore nella sua trasmissione…

  4. Gianni Tizianoon Mar 10th 2015 at 04:13

    Bell’articolo.

  5. Federicoon Mar 10th 2015 at 07:10

    Post assai semplice quanto efficace…complimenti a… l’ispiratrice!

  6. albertoon Mar 10th 2015 at 09:41

    I negazionisti saranno molto soddisfatti da queste considerazioni in un clima spiritualmente atarassico.
    Infatti se il mondo mediamente più caldo che ci aspetta (almeno per le previsioni dei climatologi, secondo gli autonominatisi scettici nemmeno quello, dato che nella sfera dei cristallo dei loro eccelsi scienziati tipo Abdussamatov si vede chiaramente una imminente seconda piccola era glaciale) non sarà né migliore né peggiore in sé di quello degli ultimi 10mila anni
    non ci sono motivazioni razionali per spendere migliaia di miliardi dollari sovvertendo la tecnologia ed i modi di produzione e scambio globali per provare ad influenzare/mitigare il cambiamento climatico.
    Figlie, figli e nipotame si daranno da fare per adattarsi (arrabattarsi?) alle nuove condizioni.

    Certo se la visione generale di un mondo né migliore né peggiore in sé poi si traduce in un aumento significativo di rischi come quelli dettagliatamente mostrati qua
    http://www.skepticalscience.com/summary-climate-change-impacts.html
    ho paura che a figli, figlie e discendenza lasceremo in eredità qualche problemuccio da risolvere
    e magari qualcuno che non sarà nemmeno risolvibile.

  7. Paolo da Genovaon Mar 10th 2015 at 11:09

    Il giorno che finiremo “a bagno” non sarà per l’innalzamento del livello dei mari, che anche nella peggiore delle ipotesi richiederà secoli. Finiremo “a bagno” molto prima, perché saremo un mondo di vecchi, dove pochi lavoreranno e molti (fra cui io) saranno in pensione (almeno spero) e bisognosi di cure. E questo succederà perché avremo vissuto convinti che il maggior pericolo per noi fosse l’aumento dell’anidride carbonica, dovuto all’aumento della popolazione, e che quindi generare figli fosse quasi una “colpa ambientale”, perché faceva aumetare la temperatura, sciogliere i ghiacci, ecc.

  8. homoereticuson Mar 10th 2015 at 11:29

    @ paolo

    dia retta, legga un po’ più di scienza e un po’ meno Cascioli.

    e cmq, di che si preoccupa? lei avrà sicuramente provveduto a generare, no? qualcuno glielo ha forse impedito? … si trova sicuramente in una botte di ferro

  9. Paolo da Genovaon Mar 10th 2015 at 12:04

    @ Homoereticus

    Non mi do arie da scienziato, che non sono, quanto ho scritto mi è dettato dal buon senso e dall’attualità italiana, e comunque non capisco perché la scienza lo smentirebbe.

  10. luigion Mar 10th 2015 at 12:44

    Peccato che il 2014 non è assolutamente certo che sia l’anno più caldo. Anche se tutti continuano a raccontarlo. Per la Nasa che sia il più caldo ha solo il 38% di possibilità, come dire che per il 62% non è vero. Il Met non lo afferma neppure, più cauto. Questa non è una corretta informazione.

  11. albertoon Mar 10th 2015 at 13:04

    @luigi: meno male che ci sei tu a fornire “corrette” informazioni (tra l’ altro non hai linkato nessuna fonte controllabile del tuo 38) le quali, però, sono un pochetto lacunose
    oltre che con vistosi errori (il 100 -38=62% è una tua deduzione erronea che mostra solo quanto poco tu ne capisca di analisi probabilistiche).
    Se vuoi provare a capire un poco di più cosa significhino queste, puoi leggere qua

    http://www.ncdc.noaa.gov/sotc/global/2014/13/supplemental/page-1

    e seguire i dettagli al metodo usato per produrre i seguenti risultati riguardo alle anomalie delle T superficiali registrate nel 2014:

    • 48.0% di probabilità che sia il più caldo mai registrato
    • 90.4% che sia uno dei 5 più caldi
    • 99.2% che sai uno dei 10 più caldi
    • 100.0% che sia uno dei 20 più caldi
    • 100.0% che sia stato più caldo della media del XX secolo
    • 100.0% che sia stato più caldo della media delle T 1981-2010

    Sempre salvo errori od omissioni.

  12. stephon Mar 10th 2015 at 15:11

    @Paolo e luigi
    avanti così…
    il buon senso garante e la scienza sprezzante…

  13. Paolo da Genovaon Mar 10th 2015 at 15:58

    @ Steph

    Per favore, vorrei capire cosa c’è sbagliato nel mio ragionamento, dato che non mi pare proprio di aver disprezzato la scienza. Sto solo dicendo che mi sembra ridicolo preoccuparsi del futuro dei nostri figli in un remoto futuro causa cambiamento climatico, quando il futuro dei nostri figli è messo in pericolo OGGI dal fatto che siamo una società di vecchi, almeno in Occidente. L’aumento della spesa in sanità e pensioni (e di conseguenza delle tasse) non è una mia fisima. Parlo così anche perché vivo a Genova, la città più vecchia d’Italia, e da poco la nostra facoltà di Economia ha pubblicato pure uno studio sul fatto che, se l’Italia ha prospettive economiche così così, Genova ha prospettive economiche negative, proprio perché è vecchia. Detto questo, al diavolo la lotta all’anidride carbonica, se questo significa lotta all’aumento della popolazione, perché OGGI abbiamo il problema esattamente contrario, almeno in Occidente. Viva la scienza, quando serve a risolvere i problemi con nuove tecnologie, per vivere TUTTI meglio e più a lungo. Abbasso la scienza, quando si mette al servizio dei Paesi ricchi per tenere ancora sotto il tallone i Paesi poveri, supportando ONU, IPCC, ecc.

  14. giorgioon Mar 10th 2015 at 16:22

    Paolo,
    nessuno dice che si debbano ignorare tutti gli altri problemi. L’aumento delle temperature è uno dei tanti problemi che rischiano di rovinare la vita delle future generazioni, e anche di quella attuale, visto che le avvisaglie si vedono già da tempo. Essendo questo un sito che si occupa dei cambiamenti climatici, è ovvio che qui si parli e ci preoccupi degli effetti e della lotta al global warming. Per parlare degli altri problemi visita altri siti.

  15. oca sapienson Mar 10th 2015 at 19:43

    Paolo da Genova,
    Non ho capito bene il suo ragionamento, mi scusi.

    Perché la lotta alla CO2 significa limitare le nascite? E’ un afrodisiaco?

    non mi pare proprio di aver disprezzato la scienza (…) Abbasso la scienza, quando si mette al servizio dei Paesi ricchi per tenere ancora sotto il tallone i Paesi poveri, supportando ONU, IPCC, ecc.

    Quali paesi poveri sarebbero tenuti sotto il tallone dall’IPCC ecc. ? Gli Stati Uniti sono gli unici a non voler ratificare la convenzione dell’Onu sul clima, lei dice che è un paese povero?

    Riccardo,
    bello, e ottimo spunto di conversazione.

  16. Riccardo Reitanoon Mar 10th 2015 at 22:38

    C’è chi sostiene che nella comunicazione della scienza dei cambiamenti climatici gli scienziati dovrebbero anche andare sul personale e chi invece sostiene il contrario. Io ho sempre avuto una propensione per la posizione dei secondi, anche se alla luce di questo post si potrebbe pensare il contrario.
    Ma in questo caso l’impietoso confronto intergenerazionale potrebbe servire a rendere meglio l’idea della rapidità con cui i cambiamenti stanno avvenendo e che è necessario guardare un po’ più lontano di come siamo abituati a fare; un lontano che non lo è poi così tanto, nè spazialmente nè temporalmente.
    Mi fa piacere che sia stato apprezzato, l’ispiratrice ne sarà di certo contenta 🙂

  17. Silvioon Mar 11th 2015 at 02:22

    Buonasera dott. Reitano,
    mi considero una persona estremamente ignorante in materia di cambiamenti climatici globali e mi astengo pertanto dal prendere e sostenere una posizione in merito (cosa che suggerirei di fare anche a qualche commentatore).

    Nel Suo articolo, racconta la storia di un padre ed una figlia di Homo Sapiens; ma dal punto di vista di due generazioni di Pinus Longaeva (5000anni di vita media l’uno) la storia sarebbe alquanto diversa. Il padre avrebbe visto l’Europa e gli USA completamente in glaciazione.

    Voglio dire: se scelgo due generazioni di osservatori che hanno apprezzato un delta termico molto più elevato e nonostante questo sono ancora vivi e vegeti, non cambia forse la morale della Sua storia assumendo un connotato ottimistico e positivo? La storia di un padre ed una figlia di Pinus che hanno visto il mondo cambiare (dal loro punto di vista molto velocemente) ma nonostante tutto ciò hanno portato avanti la loro specie?

    Grazie,
    S.

  18. Antonioon Mar 11th 2015 at 07:48

    @ Silvio

    Lei ha colto il punto: se fossimo dei Pinus Longeva ci preoccupremmo (forse*) meno del cambiamento climatico; ma come 7,3 Mld di esseri umani dobbiamo preoccuparci assai…

    * non sono esprto di impatti, pero’ ritengo che in un pianeta con 4°C in pù (di media) anche il Pinus Longeva qualche problemuccio ce l’avrebbe. Per le altre specie rimando al libro che mi sono letto dopo la vostra recensione https://www.climalteranti.it/2014/12/30/la-sesta-estinzione-di-massa/, davvero bello

  19. Riccardo Reitanoon Mar 11th 2015 at 11:29

    Silvio
    è vero, la prospettiva varia a seconda della longevità e della capacità di adattamento delle specie. Ma il mio primo e più immediato interesse sono gli uomini. Di più, il loro benessere prima ancora della sopravvivenza come specie che non mi sembra in discussione, quanto meno non in un arco di tempo prevedibile.
    Un mio amico ha provato a far crescere un albero di limone in Inghilterra. C’è riuscito ma non si può certo parlare di una bella pianta rigogliosa e in buona salute nonostante le infinite cure che le vengono prestate. In questo sta una differenza sostanziale. Sappiamo ad esempio che l’areale delle piante si sposta seguendo i mutamenti del clima. In una zona al limite dell’areale, divenuta invivibile, i giovani alberi non riuscirano più a crescere rigogliosi fino a sparire del tutto; altri alberi crescerranno invece rigogliosi altrove. Trasportiamolo in termini umani, significherebbe non vedere arrivare a maturità i nostri giovani, anche se per altri giovani altrove le condizioni sono propizie.
    Anche senza estremizzare, questa prospettiva è inaccettabile. Per la nostra specie anche il semplice malessere di un singolo conta. La siccità degli anni ’30 negli USA, quando centinaia di migliaia di persone negli USA dovettero migrare, è stata una tragedia. Ed era una paese ricco e tecnologicamente avanzato. Allarghiamo lo sguardo ad altre aree del pianeta e sarà facile immaginare una catastrofe umanitaria anche se, per dire, in Groenlandia potranno coltivare gli agrumi.

  20. Paolo da Genovaon Mar 11th 2015 at 12:39

    @ Ocasapiens

    “Perché la lotta alla CO2 significa limitare le nascite?”
    Più persone = più consumatori = più CO2.
    Non ho inventato io questa equivalenza.

    “Quali paesi poveri sarebbero tenuti sotto il tallone dall’IPCC ecc.?”
    Le conferenze sul clima sono organizzate dal IPCC, giusto?
    E cosa sono le conferenze sul clima, se non conferenze economiche?
    E cosa sono gli “aiuti” ai paesi poveri, se non commesse alle industrie dei paesi ricchi?

  21. albertoon Mar 11th 2015 at 12:59

    Chissà di quale immaginaria limitazione delle nascite stiamo parlando.
    Il tasso di crescita dell’ umanità è di oltre l’1% anno
    ossia ben più di una nuova Italia (che tra l’ altro con i suoi 60 milioni di abitanti è al massimo di (sovra)popolazione mai raggiunto) in più ogni anno che passa.

    Anche il tasso di crescita delle emissioni umane di GHG non è stato minimamente intaccato dal profluvio di parole e documenti prodotti dalle varie conferenze (che di economico ad essere un poco cattivelli in fondo hanno soprattutto il costo del biglietto aereo dei partecipanti). Siamo intorno al 2% anno, dovute soprattutto allo sviluppo economico delle ex Nazioni in via di sviluppo (Cina in testa) ce ormai sono potenze di prima grandezza ed anche al fatto che le Nazioni sviluppate come quelle europee hanno sì diminuito un pochetto le proprie emissioni negli ultimi 20-25 anni, ma in maniera insufficiente e soprattutto delocalizzando le fabbriche più inquinanti all’ estero.

  22. Silvioon Mar 11th 2015 at 13:21

    Gentilissimo dott. Reitano,
    la capacità di adattamento della specie Homo Sapiens (per la qualei Lei ha un particolare interesse) è straordinariamente rapida poichè muta per prove-ed-errori culturali e NON genetici. Una pianta o un animale può impiegare millenni a sviluppare un meccanismo per proteggersi dal caldo o dal freddo. Per contro, in meno di 100 anni – 3/4 generazioni – l’uomo ha tirato gasdotti e linee elettriche, inventato caloriferi e condizionatori, (oltre che a reti informative e mezzi di trasporto inter-continentali). Il risultato? La temperatura nelle nostre case è perennemente fissa a 20 gradi – a differenza di quella dei nostri trisnonni (che avevano fondamentalmente il nostro stesso codice genetico ma un diverso progresso tecnologico).

    Sono esageratamente ottimista circa le capacità di adattamento dell’Homo Sapiens e della sua capacità di superare gli ostacoli climatici (e non solo) sviluppando culture e tecnologie ad hoc. E’ verosimile che tutte le specie animali e vegetali con le quali l’Homo Sapiens vive in simbiosi (Triticum, Zea Mais, Bos Taurus, Gallus Domesticus,…) continueranno ad essere aiutate dall’Homo Sapiens stesso mantenendo vivo il rapporto simbiotico che dura da millenni (pollai, recinti, semine, irrigature, e relative tecnologie).

    Il mio intervento riguarda unicamente l’ottimismo ed il pessimismo. Non ho la più vaga competenza per stabilire con che ritmo stia cambiando il clima, in quale direzione, e con quale tasso. Fortunatamente è acceso un dibattito, alcuni Homo Sapiens, come Lei effettuano ricerche e si confrontano con altri colleghi; questo scambio dialettico nel corso del tempo è la via maestra che permetterà i cambiamenti culturali e tecnologici che permetteranno all’Homo Sapiens di andare egregiamente avanti.

    Per questo ringrazio Lei e climalteranti.it;
    continuate a cercare!

    Cordialmente,
    S.

  23. giorgioon Mar 11th 2015 at 16:19

    Paolo,
    limitare le nascite è un rimedio di cui si parla da tempo, ma non per limitare la CO2, ma perché il nostro ormai sovrasfruttato pianeta non riesce più a produrre risorse sufficienti per tutti. Ovviamente la tua equazione è esatta, ma, almeno io, non ho mai sentito tale soluzione nell’ambito della lotta al global warming.
    Per quanto riguarda gli aiuti ai paesi poveri, effettivamente essi sono un business per le industrie dei paesi ricchi, ma così è stato da sempre, per la lotta alla fame, alla mortalità e così via, non è di certo una cosa inventata dall’IPCC, che ha sempre parlato di soluzioni globali senza distinguere paesi ricchi e paesi poveri. Casomai sono gli stessi paesi ricchi a non voler concedere il necessario ai paesi poveri, o sono i paesi (ex)poveri a non voler frenare o modificare il loro trend economico,ed è questo che frena la lotta al global warming.

  24. oca sapienson Mar 11th 2015 at 17:03

    Paolo da Genova
    Più persone = più consumatori = più CO2. Non ho inventato io questa equivalenza.

    L’equivalenza è smentita dal fatto che il tasso di natalità è diminuito di più nei paesi con i consumi più elevati.

    Le conferenze sul clima sono organizzate dal IPCC, giusto?
    Falso, l’IPCC organizza una valutazione delle ricerche uscite sulle riviste scientifiche e la sua pubblicazione.

    E cosa sono le conferenze sul clima, se non conferenze economiche?
    Alcune sono economiche, la maggior parte sono tecniche, scientifiche e politiche (accordi regionali e bilaterali).

    E cosa sono gli “aiuti” ai paesi poveri, se non commesse alle industrie dei paesi ricchi?

    Dipende dagli aiuti. I fondi per l’energia solare, la riafforestazione o la costruzione di argini non mi sembrano giovare alle industrie dei paesi ricchi.

  25. Riccardo Reitanoon Mar 11th 2015 at 19:50

    Silvio
    come dicevo nel testo, finora la specie Homo Sapiens, tanto osannata per l’intelligenza e le capacità tecnologiche, non ha dimostrato di prendere in grande considerazione nè gli effetti dei cambiameti climatici nè le necessità di adattamento. Noi di climalteranti, gli scienziati del clima e tanti altri siamo invece preoccupati, non tanto per la mancaza di capacità ma per l’inerzia imperante.
    Mi permetto di farle notare che una buona parte dell’opinione pubblica (per non parlare dei decisori) si dichiara ancora incerta sul problema e sulle soluzioni. Lei stesso parla ancora di un inesistente scambio dialettico in corso quando il problema è stato posto chiaramente già da parecchio tempo senza sortire ancora alcuna azione decisiva. E sempre lei parla di “aiuto” alle specie animali e vegetali quando, ad oggi, significa energia dalle fonti che aggravano il problema avvitandoci in una spirale perversa.
    Nel frattempo il tempo scorre e le soluzioni diventano più difficili e costose. Ecco, questo post voleva mettere in risalto proprio il fattore tempo, questione sulla quale lei stesso si dichiara incompetente, rapportandolo ad una scala squisitamente umana. Il mio auspicio è che possa far riflettere persone che la pensano come lei e spingerle ad affidarsi un po’ meno al potere taumaturgico del genio tecnologico della specie umana. La tecnologia può risolvere o creare problemi, dipende da come la si usa.

  26. Guido Dalla Casaon Mar 11th 2015 at 21:22

    In realtà nessuno fa niente perchè la sostanza è: La crescita economica è una terribile patologia della Terra, va fermata al più presto. Se qualcuno “di potere” dice una cosa simile, perde la sedia dopo un giorno. Quindi ecco cosa faremo: niente. La Terra provvederà. Consiglio vivamente la lettura di un libro recente, rapido e scorrevole: Stephen Emmott – “Dieci miliardi” (Feltrinelli, 2014). L’Autore non è un filosofo ambientalista, ma un Professore dell’Università di Oxford.

  27. Silvioon Mar 11th 2015 at 22:03

    Gentilissimo dott. Reitano,
    a mio avviso credo ci siano tre piani del discorso.

    Il primo piano è strettamente scientifico e riguarda l’osservazione oggettiva del clima, delle temperature e dell tasso di aumento o diminuzione delle stesse; su questo piano ho il buon senso di non pronunciarmi a riguardo. La maggioranza della comunità scientifica si è espressa nel senso di un rapido global warming. Tuttavia il criterio di maggioranza non è di per sè garanzia di verità (Galileo); per giudicare dovrei entrare nel merito, ma non avendo gli strumenti per farlo accetto la tesi più comune.

    Il secondo piano, anch’esso scientifico, è l’identificazione delle cause che hanno portato a tale cambiamento. Non posso che notare una forte correlazione tra una certa tipologia di persone ed un certo “compiacimento” nel pensare che sia stato l’uomo il responsabile di un mutamento in negativo; credo che questo sia legato alla propriocezione degli individui ed una certa trasposizione del peccato originale in chiave moderna. Nonostante questa osservazione di natura psicologica, non ho gli strumenti per potermi esprimere nemmeno su questo secondo punto. La maggioranza della comunità scientifica sostiene che sia stato proprio l’uomo a causare il global warming; ed è quindi molto probabile che sia così.

    Il terzo piano è il futuro. Accettiamo pure il global warming improvviso e la responsabilità dell’uomo: dobbiamo essere allarmati oppure felici? è un male o un bene? da quale punto di vista? con quale sistema di valori? Senza un essere pensante che attribuisce significati e giudizi, valori e disvalori tutto è male e tutto è bene allo stesso tempo. Qua tutti possono esprimersi, ed è proprio per questo che lo scienziato, per distinguersi, dovrebbe esimersi dal pronunciarsi. In certi momenti della vita del nostro pianeta sono state improvvisamente prodotte quantità enormi di rifiuti tossici che hanno completamente stravolto il pianeta; l’ O2 è stato tra questi; ma è stato anche un’opportunità. Qualsiasi sia la Sua opinione o la Mia opinione circa questo terzo piano sarà comunque il risultato dei nostri sistemi di valori, della nostra prudenzialità o propensione al rischio, del nostro ottimismo o pessimismo. Personalmente ritengo che ogni minaccia è un’opportunità, ogni rifiuto è una risorsa.

    S.

  28. Paolo da Genovaon Mar 12th 2015 at 08:43

    @ Ocasapiens

    Se l’equivalenza non vale, personalmente me ne rallegro, ma da fonti ambientaliste ho sempre letto che vale. E in effetti ha una sua logica (sebbene anti-umana), in quanto sicuramente vale: più consumi = più emissioni. I paesi ricchi, pur avendo bassa natalità, aumentano/aumentavano le emissioni, perché i loro cittadini aumentano/aumentavano i consumi. La crisi economica dei paesi ricchi ha cambiato poco la natalità e molto i consumi.

    Quanto alle conferenze sul clima, io non sono economista, non sono scienziato, leggo solo i giornali, ma mi pare evidente che nessuno controlla il clima, e che il clima è preso a pretesto di un dibattito politico per spartirsi risorse, investimenti, organi di controllo, e non è un bel vedere. Perché oltre a decidere sulla nostra testa quello che vogliono, i potenti della Terra dicono pure di farlo per il nostro bene, e questa mi pare la massima presa per i fondelli.

  29. oca sapienson Mar 12th 2015 at 13:23

    Paolo da Genova,
    quali fonti ambientaliste? Quelle che conosco (ero nel Com. nazionale del WWF) collegano tutte le emissioni ai consumi proprio perché i paesi con il maggior tasso di natalità sono quelli con consumi ed emissioni al minimo.

    Non so quali giornali legga lei, per ora mi risulta che le conferenze politiche sul clima non abbiano spartito alcun potere, i paesi poveri restano i più penalizzati e danneggiati dalle emissioni dei paesi ricchi, e da quelle crescenti di Cina e India.

    i potenti della terra
    in prima fila quelli europei – non solo per quanto riguarda il clima – che vengono eletti proprio perché “decidano per il nostro bene”. Quale soluzione alternativa propone a questa “presa per i fondelli”?

    Silvio (in risposta a Riccardo Reitano)
    non ho gli strumenti per potermi esprimere nemmeno su questo secondo punto.
    Oh bella. In Italia non s’impara a scuola che i gas serra hanno un effetto serra, altrimenti la temperatura media del pianeta sarebbe di -15° C?

    Qua tutti possono esprimersi, ed è proprio per questo che lo scienziato, per distinguersi, dovrebbe esimersi dal pronunciarsi.
    Oh bella, bis. Da quando la libertà di espressione è un diritto umano riservato ai cittadini non competenti? Un oncologo ha il dovere di non pronunciarsi sul nesso causale tra amianto e tumore al polmone? Un climatologo su quello tra fusione dei ghiacciai e innalzamento del livello del mare?

  30. stephon Mar 12th 2015 at 14:08

    Silvio
    Tuttavia il criterio di maggioranza non è di per sè garanzia di verità
    Direi piuttosto che garanzia di provvisoria non falsità, nella scienza, sia il criterio di concordanza e consenso all’interno della comunità scientifica di riferimento (expertise).
    Le ricordo, casomai lo avesse dimenticato, che:
    1) ogni singola teoria scientifica tende, nel tempo, ad aumentare la sua approvazione fino a raggiungere un livello di consenso, oppure viene gradualmente abbandonata. Il consenso, nella scienza, implica una consilienza e una preponderanza di evidenze atte a dare la migliore spiegazione possibile di ciò che è sempre ritenuto provvisoriamente non falso;
    2) la democrazia si misura nel grado di fiducia che noi concediamo a una persona (o ad un gruppo di persone) sulla scorta delle competenze che quella persona (o gruppo di persone) ha nella materia in questione;
    3) la ricerca della verità scientifica (se così si può dire) passa necessariamente dai punti 1 e 2, non si scappa.

    Paolo
    Per favore, vorrei capire cosa c’è sbagliato nel mio ragionamento, dato che non mi pare proprio di aver disprezzato la scienza
    Disprezzo lo usavo per rispondere a luigi.
    Sto solo dicendo che mi sembra ridicolo preoccuparsi del futuro dei nostri figli in un remoto futuro causa cambiamento climatico, quando il futuro dei nostri figli è messo in pericolo OGGI…etc etc…
    Non pensa che l’articolo di Riccardo sia da leggere anche e soprattutto in chiave metaforica? In ogni caso: non so quanti anni abbia lei, ma quando la figlia di Riccardo avrà l’età del padre potrebbe vivere in un clima nel quale centinaia di milioni di persone saranno state costrette a spostarsi da coste nel frattempo inondate o a rischio di sommersione, prevalentemente in paesi nei quali oggi la vita non è agiata come da noi. Certo, poi magari potrebbe anche dirmi che a lei del futuro di quelle persone importa un razzo. Ci mancherebbe, libero di importargliene o meno.
    Detto questo, al diavolo la lotta all’anidride carbonica, se questo significa lotta all’aumento della popolazione
    Mi sfugge il nesso logico
    Abbasso la scienza, quando si mette al servizio dei Paesi ricchi per tenere ancora sotto il tallone i Paesi poveri, supportando ONU, IPCC, ecc. (…) Le conferenze sul clima sono organizzate dal IPCC, giusto?
    Sbagliato. Vedo che non sa nemmeno cosa sia e cosa faccia l’IPCC. Si informi, prima di schiacciare tasti sulla tastiera.

  31. marcosclarandison Mar 12th 2015 at 15:09

    A tutti i commentatori che continuano a dubitare della potenza del cambiamento climatico, della urgentissima necessità di contrasto e di adattamento ad esso,
    e che oltretutto filosofeggiano ostentando tronfia ignoranza della materia in questione,vorrei solo invitarli ad osservare e ricordare quello che nell’anno in corso accadrà.Tanto per alcuni il passato è passato, quindi va scordato.

    E naturalmente, ma ciò richiede un talento ed una applicazione dello stesso davvero tenace, a guardare se i prossimi eventi siano soltanto fatti di ordinaria meteorologia
    oppure qualcosa che a ben vedere sono almeno sintomi, se non prove, che “qualcosa è cambiato”.

    Abbiamo cambiato il clima della Terra.
    Ora è il Clima della Terra che cambierà noi.

    Per me è ormai un dogma, e come certi fanatici religiosi, non lo cambio per nessun’altra fede al mondo.

    Naturalmente mi sono convertito dopo anni di studi “biblici”, mica per aver partecipato ad un meeting in una città balneare in mezzo ad una folla osannante.

    E chissà come mai molti fatti mi confortano inquesta mia incrollabile fede.
    🙂 sorrido per contenere l’iquietudine.

    Marco Sclarandis

  32. albertoon Mar 12th 2015 at 15:45

    Qua si può vedere la distribuzione nazionale delle emissioni con dati al 2009;
    ad oggi il totale è un buon 15% superiore rispetto all’ unico anno in cui sono diminuite (dello 0.3%) causa recessione economica globale.
    http://image.guardian.co.uk/sys-files/Guardian/documents/2011/02/10/CarbonWeb.pdf

    Come è facile verificare non c’è in genere relazione tra crescita demografica e crescita delle emissioni nelle singole Nazioni. Ad esempio gli USA che sono un paese in crescita di popolazione (smentendo il luogo comune che ciò non accade nei paesi ricchi) stanno diminuendo (nel corso di 10-20 anni) le emissioni (certo partendo da valori pro-capite altissimi) mentre in Europa la diminuzione è avvenuta con relativa stabilità demografica, al contrario di quanto è successo in Cina (emissioni schizzate in alto con demografia poco mossa a seguito politica del figlio unico).

    La relazione è invece solida, piaccia o meno, con la crescita dei consumi globali
    vuoi per crescita demografica vuoi per crescita economica, come pure per entrambe.
    Il motivo è semplice, tutto l’ apparato produttivo dell’ umanità si basa a grande maggioranza (> 80%) come fonte di energia primaria sui combustibili fossili (e ci vorranno decenni per arrivare sotto il 50%).

    Naturalmente il sistema chimico-fisico del clima terrestre reagisce “ciecamente” alle emissioni complessive. A questo riguardo non importa la fonte delle emissioni, data anche l’ ottima miscelazione assicurata dalla circolazione atmosferica.
    Se veniamo ai fatti, rimane che le emissioni di gas serra, con l’ eccezione del 2009, crescono, anno dopo anno (conferenza dopo conferenza) come cresce anno dopo anno la popolazione globale e la produzione/consumo di fonti materiali ed energetiche
    con i rischi ed i problemi (detti “opportunità”dai panglossiani) connessi.

    Certo gli stessi fatti possono produrre reazioni diverse in ognuno di noi (inquietudine, comunicatività, frustrazione, indifferenza, indignazione rassegnazione, combattività…)
    ma per lo meno ci si informi su quali siano i fatti accertati (o meglio accertabili, come sempre si dovrebbe fare in un approccio scientifico)
    e non si spacci per tali opinioni di per sé (ossia in astratto) legittime.

  33. Riccardo Reitanoon Mar 14th 2015 at 15:21

    Piccole buone notizie per rassicurare i più pessimisti. Nel 2014 a fronte di una crescita economica globale del 3% le emissioni di CO2 non sono aumentate. La Cina, il grande accusato, ha ridotto l’uso del carbone del 2.9% e le emissioni dell’1% con una crescita economica del 7.4%. I paesi OCSE sono cresciuti del 7% mentre le emissioni sono scese del 4%.
    In altre parole, sembra che stiamo imboccando la strada dello sganciamento delle emissioni dalla crescita economica, smentendo con i fatti i profeti di sventura dell’inevitabilità del collasso economico causato dalla riduzione delle emissioni. Si può fare.

  34. albertoon Mar 16th 2015 at 12:35

    La notizia delle stime preliminare dell’ IEA pe le emissioni al 2014 dovute al settore energetico (responsabile di gran parte di quelle globali, ma non tutte dato che al 2011 queste erano oltre le 45 GtCO2eq) non è male, seppur non molto significativa.
    Infatti l’ aspetto ironico della sua ottimistica valutazione è che il comportamento “scettico” che giustamente considera irrazionale chi considera gli andamenti a breve e non il trend complessivo delle T superficiali globali , si ripresenta tal quale ora in chi non valuta il trend delle emissioni globali ma solo il dato di un anno.
    Il trend complessivo si può vedere ad esempio qua nel Global Carbon Budget
    http://cdiac.ornl.gov/GCP/

    Riguardo al caso particolare (ma molto importante essendo la prima nazione in questo campo) delle emissioni cinesi, sarebbe il caso di porvi un po’ di attenzione, al di là degli aspetti emotivi, ottimistici o pessimistici che siano.
    http://dotearth.blogs.nytimes.com/2015/02/18/a-look-behind-the-headlines-on-chinas-coal-trends/?emc=edit_tnt_20150218&nlid=38021197&tntemail0=y&_r=0
    “…the amount of new coal energy added to the China grid last year exceeded new solar energy by 17 times, new wind energy by more than 4 times, and even new hydro by more than 3 times. And, despite having more than 30 new nuclear reactors under construction, China’s new nuclear capability was still a fraction of new coal energy.”
    “…total China coal use fell in 2014 for the first time by about 2.5 percent. However … Half of China coal use is outside of the power sector, especially in heavy industry…Second, overall demand growth in the power sector reached a decade low but is expected to resume. Finally, 2014 was an exceptional hydro output year for China. The short-term blip does not undermine the general trend of continued upward trend in coal deployment in China’s power sector, which represents a growing share of China’s energy use.”

  35. Riccardo Reitanoon Mar 16th 2015 at 16:39

    alberto
    capirei la sua tirata se avessi parlato di una inversione di tendenza della Cina per una prima volta in 5 anni oppure di un problema risolto. Qui si parla più modestamente di un non aumento, dell’intero globo e di una prima volta in 40 anni. Ho anche fatto precedere “piccole” a “buone notizie”.
    Ultima cosa, mi sorprende e mi dispiace che lei mi associ all’irrazionalità di chi usa un trend non significativo per fare affermazioni lapidarie sull’inesistenza dell’AGW per aver cautamente evidenziato un dato positivo.

    P.S. il 30 degli anni del trend di temperatura non è un numero magico valido sempre e comunque, dipende dal fenomeno e dal “rumore” della serie.

  36. Paolo da Genovaon Mar 17th 2015 at 12:11

    @ Steph e Ocasapiens

    Non conosco la burocrazia ONU, so solo che il buon IPCC deve dire “per statuto” che il clima cambia per colpa dell’uomo, pena la sua manifesta inutilità. Riguardo agli atolli che saranno inondati fra alcuni secoli, nel peggiore dei casi, che non sono abitati da centinaia di milioni di persone e che, nel dubbio, intanto investono nel turismo (e fanno bene), mi si dice che io, che non faccio loro alcun male, sono cattivo e me ne frego. Vorrei allora sapere cosa concretamente fa chi è buono e non se ne frega. Credo faccia tanto quanto me, ma posso sempre sbagliare.

    La sovrappopolazione, a livello nazional-popolare, è legata al peggio (rifiuti, inquinamento, deforestazione, ecc.), mica solo alla CO2:
    http://www.ecoblog.it/post/142914/scala-mercalli-ambiente-prima-serata-sabato-raitre

    Infine riguardo ai potenti della Terra, vorrei solo che, quando mettono una tassa, la chiamino tassa e non “contributo ambientale”, quando una nevicata ferma il Paese, si prendano le loro responsabilità senza scaricarle sui soliti cambiamenti climatici, ecc.

  37. albertoon Mar 17th 2015 at 12:58

    @Riccardo: non so perché lei considera una “tirata” l’ inquadrare la stima preliminare delle emissioni globali del settore energetico nel 2014 in un contesto più ampio, soprattutto temporalmente.
    Sui trend (pluridecennali) ha ragione, dipendono dal “fenomeno”, solo che quelli globali, legati all’ attività concreta di 7 miliardi di individui oltre ad influenzare (ed in molti casi devastare) gli ecosistemi del pianeta ed il clima hanno un’ enorme inerzia, che viene sottovalutata da tutti quelli che credono in buona fede che sia facile sganciarsi in tempi brevi (ossi anni e non svariati decenni) dalla innegabile dipendenza dell’ umanità dalle fonti fossili.

    @Paolo: guarda che cercare di evitare rischi concreti non significa esser buoni.
    Su quelli che chiami “potenti” della Terra ti segnalo che fin ora sul cambiamento climatico si sono manifestati apertamente “impotenti”.
    Riguardo alle tasse, non ne esistono di globali, ma ogni nazione ha le sue, con scopi ed utilizzi “locali”.

  38. Riccardo Reitanoon Mar 17th 2015 at 14:24

    alberto
    sono daccordo sull’inerzia e non solo del clima ma anche del sistema energetico mondiale. Proprio per questo, fatte salve le crisi economiche, non è facile avere nemmeno su base annuale una stasi dell’aumento delle emissioni.
    Sul facile ottimismo di alcuni sono pure daccordo. Personalmente non nutro particolari speranze nel breve periodo ma, se proprio devo trovare una definizione, lo sono moderatamente per il medio-lungo. Per il primo spero al massimo in una tendenza nel verso giusto, un rallentamento del vertiginoso aumento delle emissioni.

  39. Riccardo Reitanoon Mar 17th 2015 at 14:29

    Paolo da Genova
    “pena la sua manifesta inutilità” dell’IPCC? E perché mai? Anche se il riscaldamento globale fosse naturale i problemi di mitigazione e adattamento sparirebbero? Forse non è noto ma è proprio questo il compito dell’IPCC, fare un “riassunto” degli studi scientifici sulle cause, prospettive future e necessità di mitigazione e adattamento.

  40. […] Il racconto di un padre che parla con la figlia dei cambiamenti climatici. Lei gli chiede se era vero che il 2014 fosse stato l’anno più caldo. La domanda spinge il padre a confrontare il clima vissuto da lei rispetto ai miei primi sedici anni. Interessante riflessione. Leggi l’articolo …. […]

  41. albertoon Mar 18th 2015 at 16:20

    @Riccardo: nulla di male ad essere speranzosi.
    Solo che la fisico-chimica dell’ atmosfera non reagisce alle speranze.
    Se le emissioni umane dei GHG (tutte, non solo la quota relativa alla sola CO2 e tra questa quella emessa dal comparto energetico) si arrestassero (ossia non subissero un rallentamento della loro crescita, ma andassero a tasso di incremento zero da oggi per sempre) il forcing radiativo (vedi linea a) continuerebbe a crescere, soprattutto a causa del continuo accumulo di CO2 in atmosfera.
    http://www.wmo.int/pages/mediacentre/press_releases/documents/1002_GHG_Bulletin.pdf

    Perché il clima si stabilizzi a valori non eccessivamente rischiosi per tutti noi (ossia intorno ai 2 gradi, valore che di per sé presenta dei rischi ma tutto sommato accettabili) serve (o meglio servirebbe) che il prima possibile le emissioni decrescano regolarmente anno dopo anno.

    Anch’ io spero che ciò avvenga (e prima è meglio è, perché con emissioni crescenti o stabili intanto il GW continua inesorabilmente), solo non vedo all’ orizzonte una duratura inversione di tendenza nelle emissioni di noi 7 miliardi e passa dell’ unica specie rimasta tra quelle discendenti dalle australopitecine (un curioso esperimento evoluzionistico avvenuto l’ “altro ieri” in tempi geologici, nell’ ambito di un ordine dei mammiferi relativamente numeroso, ossia i dei primati anche se assai meno di quelli di maggior successo come chirotteri e roditori).
    Sul lungo periodo non vorrei che avesse ragione Keynes ancor più di quanto avrebbe potuto immaginare.

  42. Riccardo Reitanoon Mar 18th 2015 at 21:47

    alberto
    lei crede che io tengo come obiettivo di arrestare le emissioni al livello attuale? Se è così che ha interpretato il mio commento si sbaglia.

  43. stephon Mar 20th 2015 at 13:44

    Paolo
    so solo che il buon IPCC deve dire “per statuto” che il clima cambia per colpa dell’uomo, pena la sua manifesta inutilità
    Invece di persistere nello schiacciare tasti a caso sulla tastiera, si informi meglio e legga (se sa l’inglese). Si renderà subito conto – forse – delle assurdità che scrive.
    The Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) is the leading international body for the assessment of climate change. It was established by the United Nations Environment Programme (UNEP) and the World Meteorological Organization (WMO) in 1988 to provide the world with a clear scientific view on the current state of knowledge in climate change and its potential environmental and socio-economic impacts.
    The IPCC is a scientific body under the auspices of the United Nations (UN). It reviews and assesses the most recent scientific, technical and socio-economic information produced worldwide relevant to the understanding of climate change. It does not conduct any research nor does it monitor climate related data or parameters.

    Riguardo agli atolli che saranno inondati fra alcuni secoli, nel peggiore dei casi, che non sono abitati da centinaia di milioni di persone
    Gli atolli no, ma moltissime coste sì, per es. nella sola Asia sudorientale. Di nuovo: si informi meglio, invece di schiacciare tasti a casi sulla tastiera.

    Alberto
    Sì, la CO2 si accumula, se le emissioni rimanessero da oggi costanti (tasso di incremento zero da oggi per sempre), la concentrazione continuerebbe ad aumentare almeno fino a che non si raggiunge un nuovo equilibrio; ma con il tempo medio di residenza della CO2 questo avviene a livelli di concentrazione più elevati. Applicando un modello tipo quello di Bern, con le emissioni attuali e con un successivo calo fino a 1/3 nel 2300 (e senza grossi feedback) salirebbe fino a ~ 600ppm . Comunque anche a me pareva che Riccardo intendesse altro, nel suo commento.

  44. Guidoon Mag 27th 2015 at 13:35

    Non esistono “tanti” problemi, perchè sono tutti strettamente interconnessi. C’è un unico problema globale. L’unico studio serio veramente sistemico-olistico era stato quello dei “limiti dello sviluppo”, anche se resta completamente antropocentrico. L’ipotesi BAU (business as usual) si sta puntualmente verificando, oltre 40 anni dopo. La popolazione e l’inquinamento continuano il loro aumento inesorabile, le risorse stanno scendendo, gli alimenti pro-capite e la produzione industriale hanno appena passato il picco e iniziato la discesa. Tutto questo significa semplicemente che molto presto succederà “qualcosa” che interromperà quelle “curve”, in altre parole dovremo gestire la fine della civiltà industriale, o addirittura la fine dell’Occidente. “Dopo” rinasceranno modelli nuovi, completamente diversi. Questo è ottimismo, perchè il mondo attuale non è certamente entusiasmante: che se ne vada…

  45. […] appaiono aridi e senza un concreto significato per le nostre vite. E così mi sono ricordato di un bellissimo post di qualche tempo fa del collega Riccardo Reitano, dove si faceva un paragone numerico tra il clima […]

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