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Le risposte degli scienziati – prima parte: le prove del riscaldamento globale

Pubblichiamo in questo e nei prossimi due post la traduzione delle risposte degli scienziati ad alcune affermazioni sul tema della scienza del clima avvenute nell’audizione presso lo U.S. House Committee on Science, Space, and Technology, che si è tenuta lo scorso 29 marzo, sul tema “Climate Science: Assumptions, Policy Implications, and the Scientific Method“

In questa audizione sono stati chiamati a partecipare solo quattro “testimoni” che non possono essere considerati rappresentativi di tutti i settori di studio necessari per comprendere un ambito tanto vasto quanto le scienze del clima.

Il network di scienziati Climate Feedback ha perciò chiesto a ricercatori che pubblicano regolarmente sui temi oggetto dell’audizione di fornire un parere sulla validità delle testimonianze, in modo da fornire un quadro più ampio e significativo dello stato della conoscenza scientifica.

Le citazioni degli interventi sono indicate in corsivo fra parentesi quadre, e per ognuna è indicato l’autore; il testo integrale dei commenti è disponibile qui.

[“È un fatto che il clima della Terra si sia complessivamente riscaldato almeno per tutto il secolo scorso. Tuttavia, non sappiamo quanto le attività umane abbiano contribuito a questo riscaldamento e gli scienziati non concordano se le emissioni di gas serra di origine antropica siano la causa principale del riscaldamento recente rispetto alle cause naturali.”]

Judith Curry

James Renwick, Professore, Victoria University di Wellington:

Gran parte di questa dichiarazione è fuorviante. Come riportato nell’ultimo rapporto IPCC, sono disponibili stime numeriche molto affidabili del contributo umano al riscaldamento. Secondo l’AR5 dell’IPCC “è estremamente probabile che l’influenza umana sia stata la causa dominante del riscaldamento osservato a partire dalla metà del XX secolo”.

Gavin Schmidt, Direttore del NASA Goddard Institute for Space Studies:

Le prove del riscaldamento dell’ultimo secolo sono in effetti schiaccianti. L’asserzione di Curry secondo cui nessuno può attribuire il riscaldamento alle attività umane non è una descrizione valida dello stato delle conoscenze. Ci sono in verità svariati studi che usano impronte (fingerprints) statistiche o basate sui modelli e a grandissima maggioranza indicano una prevalenza delle attività umane rispetto alle forzanti naturali o alla variabilità interna. Per gli ultimi decenni (a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso) i dati sono ancora più chiari – tutto il riscaldamento è stato effettivamente causato dalle attività umane con solo un 10% di incertezza riconducibile alla variabilità naturale. È chiaro che si può trovare qualcosa su cui obiettare in queste affermazioni, ma il disaccordo in assenza di risultati quantitativi non vale granché. Curiosamente, il paper* che secondo Curry indicherebbe una bassa sensitività presuppone che tutto il riscaldamento sia di origine antropica [si veda questo post per ulteriori informazioni].

* Lewis and Curry (2015), The implications for climate sensitivity of AR5 forcing and heat uptake estimates, Climate Dynamics

Timothy Osborn, Professore, University of East Anglia, e Direttore del Research, Climatic Research Unit:

È sbagliato: le valutazioni sulle cause del riscaldamento recente indicano costantemente che i gas serra ne sono la causa principale. Queste valutazioni tengono in considerazione altre forzanti climatiche, tra cui gli effetti naturali (i più importanti tra i quali, su scala decennale, sono le variazioni dell’attività solare e in quella dei vulcani) e gli aerosol di origine umana. Tuttavia, negli ultimi decenni l’effetto più probabile di queste e di altre forzanti avrebbe dovuto essere un raffreddamento globale. Di conseguenza, gli scienziati concordano che il riscaldamento osservato sia dovuto alle emissioni umane di gas serra.

[“E anche l’IPCC dice più della metà. Significa dal 51 al 99%. È un intervallo ampio […] Non so quanto sia umano vs. naturale, penso ci sia un grande margine di incertezza molto difficile da sbrogliare.”]

Judith Curry

Timothy Osborn, Professore, University of East Anglia, e Direttore del Research, Climatic Research Unit:

Secondo Judith Curry la valutazione dell’IPCC indicherebbe un intervallo dal 51 al 99%. È sbagliato. Primo,  esso supera  il 99% perché le influenze naturali potrebbero aver compensato parte del riscaldamento causato dalle attività umane. Secondo, perché indica una probabilità uniforme all’interno dell’intervallo quando invece è poco probabile che il contributo sia vicino ai margini dell’intervallo (cioè inferiore al 51% del riscaldamento osservato o una volta e mezza il riscaldamento osservato).

 

Traduzione di Diego Tavazzi

PS

Sul tema  delle temperature globali, segnaliamo

Global temperature evolution: recent trends and some pitfalls” di  Stefan Rahmstorf, Grant Foster e Niamh Cahill, pubblicato recentemente su Environmental Research Letters. L’articolo è accompagnato da un video molto chiaro di Rahmstorf che, assieme al seguente grafico, mette l’ennesima pietra tombale sulla tesi (errata) su cui si è discusso in passato: la presunta “pausa” o “iato” del riscaldamento globale nel XXI secolo.

6 responses so far

6 Responses to “Le risposte degli scienziati – prima parte: le prove del riscaldamento globale”

  1. Roboon Apr 30th 2017 at 16:38

    Scusate l’ingenuità della domanda ma per un non addetto ai lavori é difficile capire. Ora uno dei più grandi sforzi scientifici collettivi, l’IPCC, reputa altamente probabile la prevalenza di un effetto antropico nel GW. Tra i negazionisti ci sono prezzolati (in calo mi parrebbe, perché ora il mercato tira anche da questa parte), falsi esperti autodefinitesi tali (ingegneri, metereologi, fisici di altre branche, etc.), qualche anziano indarlito e almeno uno affetto dalla sindrome di Galileo (se non ricordo male, effetto dei raggi cosmici sulle nubi) che non accetta che le sue ipotesi alternative siano state vagliate e scartate. Ma la Curry non mi pare rientri in nessuna di queste categorie.
    Io comprendo che ci siano diverse valutazioni su come/quanto spingere il pedale dell’acceleratore verso un sistema non climalterante perché si entra in un ambito in cui é difficile misurare con precisione costi e benefici ma lo scetticismo di base della Curry mi pare non aggiunga più nulla: è come se un biologo evoluzionista contestasse l’intero costrutto delle teorie darwiniane partendo da zone ancora parzialmente in ombra. Tra l’altro la sua narrazione é anche linfa per qualche complottista.
    Ma ci è o ci fa? E spt perché?

  2. Stefano Caserinion Mag 2nd 2017 at 09:02

    @ Rebo
    @ Ma ci è o ci fa? E spt perché?

    Per rispondere adeguatamente alla sua domanda bisognerebbe conoscere personalmente queste persone. Spesso dietro a questo tipo di comportamenti c’è l’esibizionismo, il narcisismo, la ricerca di visibilità che può arrivare dal cantare fuori dal coro. Altre volte è il prendere parte ad una battaglia ideologica, volta a difendere a tutti i costi l’attuale concezione dello sviluppo e della produzione, o una visione religiosa dell’uomo e della natura.
    Non è affatto facile capire il perchè dei comportamenti umani, spesso ci sono più motivi a spingere a negare la scienza del clima.
    Su questo blog preferiamo limitarci a mettere in evidenza quanto le loro affermazioni sogno sbagliate; il perché lo fanno in fondo è secondario.

  3. albertoon Mag 9th 2017 at 13:44

    D’ accordo continuare metodicamente a ribattere alle post-verità dei seminatori di dubbi, nonostante ciò comporti il lasciare in gran parte l’ iniziativa ad essi.
    Solo, imo, sarebbe anche utile valutare con attenzione commenti allarmati (o allarmistici?) come il seguente da parte di chi non è minimamente negazionista anche se appare piuttosto catastrofista.
    https://www.vox.com/2016/10/4/13118594/2-degrees-no-more-fossil-fuels

  4. Stefano Caserinion Mag 9th 2017 at 18:50

    Concordo, questo tema è cruciale, ce ne occuperemo di più in futuro
    qualcosa abbiamo già scritto sul tema, ad esempio qui https://www.climalteranti.it/2016/04/30/le-conseguenze-dellaccordo/
    o, dello stesso Roberts, qui
    https://www.climalteranti.it/2015/06/02/la-verita-non-detta-sul-cambiamento-climatico/

    Le suggerisco sullo stesso tema, questa roadmap appena uscita
    http://science.sciencemag.org/content/355/6331/1269.full

    Saluti, SC

  5. albertoon Mag 11th 2017 at 08:19

    Ringrazio. L’ articolo di Roberts me lo ricordo e la situazione dopo altri 2 anni mi pare che gli dia purtroppo ragione.
    Invece non riesco ad accedere all’ articolo sulla road map per quanto ne ho visti di simili i quali teoricamente funzionano ma non vivendo l’ umanità in mondo platonico in pratica non superano le obiezioni ragionate di Roberts e si situano nel mondo delle possibilità, per non dire delle speranze.

  6. Valentino Pianaon Lug 16th 2017 at 18:09

    Ragionare solo di medie non basta più. Per capire i danni e mettere in campo misure adeguate di adattamento, occorre guardare ai massimi e a quanto tempo dura il superamento di soglie critiche per piante ed ecosistemi.

    Es. in Spagna si è appena superato il massimo storico:
    Nuevo récord absoluto de calor en España: 47,3ºC
    http://www.lavanguardia.com/natural/20170714/424108437493/ola-de-calor-record-temperatura-maxima-espana-montoro-cordoba.html

    A Torino:
    http://www.meteo.it/giornale/caldo-record-a-torino-mai-temperature-cosi-elevate-dal-1858-12409.shtml.

    Un esempio di effetto:
    There is a strong positive association between maximum temperature and mortality (r= 0.83, P-value<0.01), also observed a negative and weak but significant association between minimum temperatures and mortality. The results obtained from simulation show increased temperature in the next decades in Mashhad and a 1 °C increase in maximum temperature is associated with a 4.27% (95%CI: 0.91, 7.00) increase in Cardiovascular disease mortality.

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5395536/

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