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Cosa aspettarsi dall’imminente Rapporto speciale dell’IPCC su 1,5 gradi di riscaldamento globale?

L’8 ottobre sarà pubblicato il Rapporto Speciale dell’IPCC sul “Riscaldamento globale di 1,5 °C”, il testo più importante dell’anno per quanto riguarda la scienza del clima e le azioni di riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Facciamo il punto sulle principali questioni su cui il testo potrebbe fare luce.

 

Lunedì 8 ottobre 2018 sarà ufficialmente dato alle stampe e distribuito gratuitamente in Internet  “Global Warming 1.5 °C”, un Rapporto speciale dell’IPCC

“sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali e i relativi percorsi delle emissioni di gas climalteranti, nel contesto di rafforzare la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico, dello sviluppo sostenibile e degli sforzi per sradicare la povertà”.

Prodotto dai più competenti scienziati che, nelle diverse discipline, si occupano di cambiamenti climatici in tutti i loro aspetti (mitigazione, adattamento, politiche economiche e sociali, ecc.), il Rapporto  sintetizza la recente letteratura scientifica a beneficio dei decisori politici, economici e sociali.

Perché è tanto importante? In una battuta, perché quando il prossimo rapporto “ordinario” dell’IPCC vedrà la luce (nel 2023), è probabile che sarà già stato esaurito il “carbon budget” per mantenere le temperature medie globali al di sotto di 1,5 °C. Una delle questioni affrontate dal rapporto è infatti quante emissioni di gas serra è possibile aggiungere prima che questo accada, in quanti anni questo potrebbe accadere, e se e come potrebbe essere possibile evitarlo.

Ma vediamo più ordinatamente le cinque questioni che potrebbero ricevere dal Rapporto una più solida analisi.

1) Che cosa vuol dire un mondo più caldo di 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali?

Oggi l’incremento delle temperature globali rispetto ai livelli pre-industriali è pari circa a 1°C. Via via che emettiamo gas climalteranti, impegniamo il pianeta ad un aumento della temperatura media mondiale sostanzialmente lineare con il totale cumulato delle emissioni. Già oggi vediamo effetti devastanti del riscaldamento globale in fatto di siccità, crisi alimentari, tensioni geopolitiche e maggiore gravità degli uragani. Quali saranno la conseguenza nel breve e medio termine di un mondo più caldo di oggi? In quali regioni si avranno degli effetti differenziati rispetto alla media mondiale? E quindi: quali azioni di adattamento posso essere intraprese? Quali hanno effettivamente una probabilità di essere intraprese, dati gli esistenti vincoli economici, cognitivi, emotivi e di potere?

2) Quali sono le conseguenze sul lungo periodo del non rispettare l’obiettivo di +1,5 °C (o +2 °C)

Negli ultimi anni numerosi articoli scientifici hanno segnalato la gravità delle conseguenze sul lungo periodo (prossimi secoli e millenni) del riscaldamento globale, per la possibilità di destabilizzazione delle calotte glaciali ai poli (in particolare Groenlandia e Penisola Ovest Antartica). Quale è il “Sea level rise committment”, ossia l’inevitabile aumento del livello del mare, derivante dagli attuali livelli di gas serra nell’atmosfera e dai livelli collegati a diversi scenari di temperature? Quante terre emerse potrebbero essere sommerse dai mari? Quanti milioni di persone dovranno spostarsi e trovare una nuova casa?

3) Che cosa occorre fare per limitare a “solo” +1,5 °C il riscaldamento climatico?

Se la comunità degli esperti dell’adattamento vede l’approssimarsi della soglia +1,5 °C solo come un punto di passaggio imminente dalle temperature attuali (che in alcuni Paesi sono comunque ben superiori di 1,5 °C alle medie passate) verso temperature ancora più elevate (2, 3, 4, 5 gradi), nella comunità che si occupa di mitigazione si tende a vedere +1,5 °C come un obiettivo forse troppo ambizioso, da cogliere con tecnologie straordinarie e non ancora disponibili. Di quali tecnologie e con che rapidità di innovazione, diffusione e trasferimento internazionale abbiamo bisogno per non superare +1,5 °C? Stabilizzare le temperature significa azzerare le emissioni nette: quando (al più tardi) questo può avvenire per rimanere dentro il “carbon budget”, cioè il totale cumulato di emissioni cui corrisponde quell’incremento di temperatura? E se si supera questo limite, ci sono metodi che potrebbero riportare la temperatura giù a quel livello, con quella che viene chiamato in inglese una “traiettoria di over-shooting”? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di una simile traiettoria? Inoltre: vi è simmetria – oppure no – tra le quantità di emissioni che servono per riscaldare e quelle che “per sottrazione” consentirebbero una riduzione delle temperature? Come è andata negli ultimi anni la ricerca e sviluppo di tecnologie a “emissioni negative” e che impatto avrebbe una loro estensione ad ampia scala?

4) Vale la pena spostare l’obiettivo internazionale a +1,5 °C oppure va confermato il “ben al di sotto dei due gradi”?

È ormai superato – perché troppo pericoloso – l’obiettivo di +2 °C introdotto alla COP15 di Copenaghen nel 2009. Ma l’Accordo di Parigi, puntando a “ben al di sotto dei due gradi”, non ha chiarito cosa si intenda con tale espressione in termini numerici; una chiarezza di cui sentono grande bisogno gli scienziati delle scienze “dure”, e chi usa modelli quantitativi. Molta letteratura recente ha cercato di stabilire se vi siano differenze apprezzabili tra +1,5 °C e +2 °C in fatto di impatti (ad esempio per la regione Mediterranea, per le medie latitudini e per i paesi caraibici, nonché specificamente sul tema della salute), e quali siano i pro e i contro dei due obiettivi. L’intera discussione appare oziosa, a qualcuno, visto che anche la piena implementazione degli attuali impegni nazionali (NDC) nell’ambito dell’accordo di Parigi porta ad un mondo tra i 2,6 e i 3,2 °C più caldo.

5) Se, come e di quanto dovrebbero essere rivisti i Contributi determinati a livello nazionale (NDC)? Che ruolo può svolgere l’IPCC in questo processo?

Questo è il primo rapporto dell’IPCC esplicitamente richiesto dalle parti negoziali dell’UNFCCC.   Ha il compito di inserirsi nel percorso che, dal Talanoa dialogue, una forma di confronto politico inclusivo, di cui abbiamo scritto in passato,  deve portare, durante la prossima COP24 di Katowice (Polonia) ad un Dialogo facilitativo che dia forma alla revisione degli impegni pre-2020. Il rapporto potrebbe indicare una percentuale media di incremento dell’ambizione (e quindi del taglio delle emissioni) o una stima della necessità complessiva di ulteriori impegni che potrebbe diventare un punto di riferimento indipendente e scientifico alla discussione negoziale.

Per molti versi, questo rapporto è un test della capacità dell’attuale management dell’IPCC di fornire supporto a quel “Global stocktaking” che, atteso ogni cinque anni per la valutazione dell’implementazione degli impegni assunti, dovrebbe fornire un feedback agli Stati per i passi successivi, ai sensi dell’art. 14 dell’Accordo.

***

Vista l’urgenza dell’azione contro il riscaldamento globale, sarà importante che la comunità scientifica nazionale, almeno in parte presente in questo Rapporto, sappia essere all’altezza della sfida, facendo sentire la propria voce nel dibattito politico e tecnico nazionale sul tema del cambiamento climatico.

Ci auguriamo altresì che i mezzi di comunicazione italiani sappiano dare l’adeguata rilevanza a questo documento, che contiene informazioni di grandissima rilevanza. La stampa estera ha già iniziato a farlo, come mostra ad esempio, questo testo della BBC.

Invitiamo quindi a seguire lunedì 8 ottobre alle ore 10 la presentazione del rapporto organizzata dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici “Cambiamenti climatici 1,5 °C: la strada per contenere il riscaldamento del Pianeta. Contenuti, numeri e prospettive del rapporto speciale dell’IPCC su climate change e innalzamento della temperatura”.

 

 

Testo di Valentino Piana e Stefano Caserini, con contributi di Sylvie Coyaud.

6 responses so far

6 Responses to “Cosa aspettarsi dall’imminente Rapporto speciale dell’IPCC su 1,5 gradi di riscaldamento globale?”

  1. Valentino Pianaon Ott 2nd 2018 at 15:02

    Il testo è già piuttosto ricco di questioni. Ricordo ancora qualche elemento di contesto, riprendendo l’intervento iniziale del Chair of the IPCC
    http://www.ipcc.ch/pdf/session48/180930_Chair_opening_P48.pdf:

    This Special Report is unique in IPCC history as it has been prepared under the joint
    scientific leadership of all three IPCC Working Groups. Each chapter is a genuine
    piece of cross-disciplinary work, bringing together all the scientific expertise of the
    IPCC. The final draft of the report contains over 6,000 cited references.
    The expert review of the First Order Draft, from July to September 2017, attracted
    almost 13,000 comments from some 500 experts in 61 countries. The government
    and expert review of the Second Order Draft, from January to February this year,
    attracted over 25,000 comments from 570 experts and officials in 71 countries.
    Governments provided close to 4,000 comments on the Final Government Draft. So
    in all we have received 42,000 comments on the drafts of this report. Allow me to
    remind you that under the IPCC procedures, the authors must address each
    comment received in the review process.

  2. Rassegna Stampa Ottobre 2018 | CDCAon Ott 4th 2018 at 11:03

    […] dall’imminente Rapporto speciale dell’IPCC su 1,5 gradi di riscaldamento globale? Il punto su Climalteranti – Cosa c’entrano i cambiamenti climatici con gli eventi estremi dell’estate 2018. […]

  3. Stefano Caserinion Ott 8th 2018 at 09:18

    Il Rapporto è stato pubblicato online

    Qui http://report.ipcc.ch/sr15/pdf/sr15_spm_final.pdf c’è il Summary for Policymakers

    I capitoli del rapporto si scaricano da qui http://www.ipcc.ch/report/sr15/

  4. Jerryon Ott 11th 2018 at 15:52

    Come al solito ecco i soliti noti dicendo che i dati sono falsi, i modelli farlocchi etc

    http://www.climatemonitor.it/?p=49487

    Il caro Robertok06 insultando CA rea di averlo bannato, poverino….

    I modelli invece si sono dimostrati molto buoni, nonostante le calunnie continue di questo signore

    https://www.facebook.com/rahmstorf/videos/337165923512385/UzpfSTEyNjQ0NDI1MDQ6MTAyMTI1OTAwMDI0MDYwNjY/?__tn__=%2CdlC-R-R&eid=ARA4gaOECZDSkelwW7L3VdQzHsMrApmcwt1zRe3gv3ul1TZGs_bzqOnz1P0VRQcRMQPGSX-praCs3Kwe&hc_ref=ARQeenYul2Np2oATGLF1nbsUaOWSLhBrZv6bgPYnqD4rhpW5DNsfmvNMjfZCApjk79I

  5. […] anticipato in un post precedente, l’8 Ottobre è stato pubblicato on-line sul sito dell’IPCC (Comitato Intergovernativo sui […]

  6. […] IL PIANETA A +1,5 °C È stato pubblicato lunedì il rapporto “Global Warming of 1.5℃” da parte dell’Intergovernmental Panel on Climate Change. Il documento analizza le conseguenze a breve e medio termine di un innalzamento della temperatura media globale di 1,5℃ rispetto ai livelli preindustriali e le misure necessarie per limitare il riscaldamento a questo livello. Il rapporto arriva alla vigilia della COP24, che si terrà a Katowice in dicembre, e offre una revisione sistematica di tutti gli studi scientifici rilevanti in tema di riduzione delle emissioni, riscaldamento globale e delle sue conseguenze politiche ed economiche. Gli Stati che hanno sottoscritto l’accordo di Parigi si sono impegnati a fare tutto ciò che è necessario per contenere l’aumento della temperatura “ben al di sotto dei 2℃”, ma il rapporto mostra la sostanziale differenza tra un mondo a +1,5℃ e +2℃. Soprattutto il rapporto cerca di indicare di quanto dovrebbero aumentare le ambizioni dei Paesi riguardo al taglio delle emissioni per rendere raggiungibile l’obiettivo +1,5℃ e passa in rassegna le tecnologie disponibili nel concreto. [Climalteranti.it; Stefano Caserini, Sylvie Coyaud e Valentino Piana] […]

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