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2019: tanto per cambiare, ancora un anno sul podio

Come ogni anno, diamo uno sguardo alle temperature medie globali dell’anno appena terminato guardando i dati grezzi e “grigliati” NCEP/NCAR. Anche il 2019 non ha battuto il record del 2016, anno di forte fase positiva di El Niño, ma non vi è andato molto distante – questione di decimi – risultando al secondo posto (scalzando il 2017), e probabilmente si classificherà tra il secondo e il terzo posto negli elenchi dei vari database internazionali con cui siamo soliti confrontare i valori. Il valore di anomalia, +0,57 °C rispetto al periodo 1981-2010, supera ancora +1 °C rispetto all’inizio del secolo. Inutile concludere che quanto ripetuto ormai da quasi un decennio a commento di questi post risulta sempre più attuale: il riscaldamento globale avanza, in modo inequivocabile.

E in Italia… un altro primo posto!

 

Per poter parlare di temperature servono dati, dettagliati e affidabili. Il nostro riferimento per i dati delle temperature è sempre il database NCEP/NCAR che, dopo l’indisponibilità dell’anno scorso dovuta allo “shut-down” negli USA, continua a mettere a disposizione il proprio database (da quest’anno, tuttavia, i dati sono forniti soltanto in formato Netcdf e non più in formato testo). I dati delle temperature sono in seguito espressi come differenza (anomalia) rispetto alla media del periodo 1981-2010. Da notare che questo periodo è stato più caldo di almeno 0.6 °C rispetto al periodo pre-industriale (1850-1900), per cui se si volessero confrontare i valori in seguito esposti con quelli considerati ai fini degli obiettivi delle politiche sul clima (es. “ben sotto i 2 °C”), bisognerebbe aggiungere tale valore.

 

La prima notizia è che, per il terzo anno consecutivo, l’anno appena trascorso non è risultato il più caldo dall’inizio dell’epoca delle misure strumentali (che di solito si fa coincidere con il 1880). Ma non c’è da esultare troppo, perché – secondo il database NCEP/NCAR – il 2019 si piazza al secondo posto, con un’anomalia termica di 0,57 °C (inferiore al valore sensazionale di 0,67 °C del 2016, ma davanti ai 0,51 °C del 2017, che quindi viene scalzato dalla seconda posizione).

L’indice del fenomeno ENSO (la nota teleconnessione tra oceano e atmosfera) è rimasto positivo durante i primi sei mesi dell’anno, pur senza raggiungere i valori molto alti del 2015-16, per poi diminuire fino a valori quasi nulli nella seconda parte dell’anno (si veda qui), e quindi si può dire che ha contribuito soltanto in minima parte ai valori alti dell’anomalia termica (si vedano anche i nostri articoli al riguardo, qui e qui).

Il dato che abbiamo ottenuto viene sostanzialmente confermato (pur se con qualche discrepanza) anche da quelli proiettati usando i dati ufficiali dei due database GISS e HADCRU (vedi Tabella 1), nei quali, onde ottenere la media annua riportandola al riferimento comune del periodo 1981-2010, sono stati usati solo i valori di anomalia dei primi undici mesi del 2019, dal momento che quello di dicembre sarà disponibile soltanto più avanti, dopo le opportune verifiche (sottolineiamo qui che i dati che usiamo noi sono invece dati grezzi e non verificati).

Anno NCEP/NCAR globale NCEP/NCAR Italia GISS globale HADCRU globale
2015 0,46 0,88 0,48 0,47
2016 0,67 0,68 0,59 0,50
2017 0,51 0,50 0,50 0,38
2018 0,40 0,97 0,43 0,30
2019 0,57 1,00 0,55 0,42

Tabella 1: Anomalie di temperatura media globale (in °C) degli ultimi anni riferite al periodo 1981-2010 per i database NCEP/NCAR (seconda colonna), nuovo database GISS (quarta colonna) e HADCRU (ultima colonna). Per questi ultimi due database, il valore riporta la media annua calcolata usando soltanto i primi undici mesi dell’anno. Per confronto, la terza colonna riporta le anomalie di temperatura media globale riferite ad un “rettangolo” di globo terrestre contenente l’Italia.

 

L’analisi delle anomalie termiche globali del 2019 mese per mese (tabella 2, tutte espresse rispetto al periodo di riferimento 1981-2010), mostra come tutti i mesi dell’anno siano risultati più caldi rispetto alla media globale, in maniera quasi omogenea, ma con il secondo semestre lievemente più caldo del primo. In particolare, marzo e ottobre si sono distinti come i mesi con l’anomalia maggiore (0,68 °C), seguiti dai 0,67 °C di dicembre, mentre gennaio è risultato il mese meno caldo, con un’anomalia (sempre positiva) di “soli” 0,34 °C. A livello stagionale, autunno e primavera hanno mostrato le anomalie maggiori.

Mese del 2019 Anomalia termica globale (°C) Anomalia termica sull’Italia (°C)
Gennaio 0,34 -0,97
Febbraio 0,46 1,02
Marzo 0,68 1,16
Aprile 0,64 0,46
Maggio 0,53 -1,97
Giugno 0,50 2,68
Luglio 0,52 1,71
Agosto 0,56 1,73
Settembre 0,62 1,53
Ottobre 0,68 1,51
Novembre 0,58 1,21
Dicembre 0,67 2,01
Anno 2019 0,57 1,00

Tabella 2: Anomalie di temperatura media (in °C) riferite al periodo 1981-2010 (database NCEP/NCAR) e relative all’intero globo terrestre (seconda colonna) e al “rettangolo” contenente l’Italia (terza colonna).

 

L’anomalia a scala globale

A livello globale l’anomalia del 2019 nel suo complesso (Figura 1) si è manifestata con i massimi più pronunciati alle latitudini altissime del Mar Glaciale Artico, e in particolare in prossimità dell’Alaska (+6 °C di anomalia) e sulla Groenlandia (>+3 °C), sull’Europa centrorientale (quasi +3 °C di anomalia), sulla Siberia (+2 °C), su buona parte del Pacifico settentrionale e meridionale a latitudini medio-alte (>+1 °C), sulla quasi totalità dell’Antartide (con punte di +4 °C), sull’Oceania >1 °C), sull’America centrale e sull’Africa (+1 °C). Le anomalie negative si sono verificate sul nord America (-1 °C tra USA e Canada), sugli oceani meridionali alle basse latitudini, sul nord Atlantico a sud della Groenlandia e ad est degli USA, e sul Pacifico centrale tra l’Indonesia e il sud America, quasi sempre zone ristrette con valori modesti e superiori a -1 °C.

Figura 1: anomalie termiche dell’anno 2019 a scala globale (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

La stagione invernale 2018-2019 (dal 1° dicembre 2018 al 28 febbraio 2019 – Figura 2) mostra le anomalie massime sopra il circolo polare artico, a nord della Scandinavia, con valori fino a +9 °C, e valori ragguardevoli anche tra Alaska e Canada nordoccidentale, gran parte dell’Antartide, Oceania, e anomalie positive su Europa, Siberia, Africa centromeridionale, America centrale. Le anomalie negative riguardano una cospicua parte di Canada e Stati Uniti, Argentina, Mongolia e parte della Cina, e una porzione di Antartide (con minimi di circa -4 °C). Globalmente il valore è positivo ed è causato dai valori cospicui sulla terraferma, mentre gli oceani, pur presentando valori medi globalmente positivi, mostrano aree con anomalie sia positive che negative (ma le prime prevalgono sulle seconde).


Figura 2: anomalie termiche dell’inverno 2018-2019 a scala globale (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

In primavera (marzo-maggio) 2019 (Figura 3), la maggior parte della superficie terrestre mostra anomalie positive, con i valori maggiori in Artide (oltre 6 °C a nord dell’Alaska e 5 °C in Groenlandia) e antartiche (picchi tra +4 °C e +5 °c nelle aree costiere a sud del sud America), e ancora quasi tutta l’Australia. Le anomalie negative si verificano in poche zone, tra cui spiccano gli USA (ricordate le dichiarazioni di Trump?), l’Europa occidentale (di cui parleremo meglio dopo), l’Africa occidentale e qualche zona in Antartide. L’anomalia globale è ancora positiva.


Figura 3: anomalie termiche della primavera 2019 a scala globale (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

Anche l’estate (giugno-agosto) 2019 (Figura 4) mostra un’evidente prevalenza di valori positivi, con i massimi sulla penisola antartica (+8 °C). Tra le poche aree ad anomalia negativa troviamo il Canada centrale, qualche nazione in Africa, la Russia non siberiana, e la porzione di mare circumantartico atlantica.


Figura 4: anomalie termiche dell’estate 2019 a scala globale (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

Infine, l’autunno (settembre-novembre) 2019 (Figura 5) evidenzia nuovamente anomalie molto positive sulle zone artiche (fino a oltre 14 °C subito a nord dell’Alaska), sulla Groenlandia, sull’Europa centrale, Asia centrale e Antartide, e rare aree con anomalia negativa sugli USA, il Pakistan, e lungo il mare circumantartico, con valori abbastanza esigui.


Figura 5: anomalie termiche dell’autunno 2019 a scala globale (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

L’Italia e l’Europa

Nelle tabelle 1 e 2, a titolo di paragone, sono state riportate le anomalie annuali (Tab. 1) e mensili (Tab. 2) relative all’Italia (al fine di derivare l’anomalia media sull’Italia, dal momento che i dati usati hanno una risoluzione di 2,5° in latitudine e longitudine, è stato considerato il rettangolo di mondo compreso tra le latitudini 35°N e 47,5°N e le longitudini 7,5°E e 17,5°E).

Tali anomalie evidenziano come, a differenza di quanto sia avvenuto a livello globale, il 2019 spodesta dal primo posto il 2018, il precedente anno più caldo, per qualche centesimo di grado. La differenza è all’interno dell’incertezza della stima, per cui si può parlare di ex aequo.

Le anomalie maggiori sono state registrate sui settori orientali della penisola e sul nordovest (Figura 6). A livello mensile, nonostante due mesi sotto media (gennaio e maggio, quest’ultimo con un’anomalia negativa di quasi -2 °C), in due mesi (giugno con ben 2,68 °C, e dicembre con 2,01 °C, valore ragguardevole dal momento che dicembre è mese soggetto alle inversioni termiche notturne) sono state registrate anomalie positive superiori a 2 °C, e in sette degli altri otto mesi anomalie positive e superiori (spesso largamente) a 1 °C.

Guardando i valori delle anomalie mensili, è curioso che il mese con anomalia minore sia stato maggio (-1,97 °C) e quello con anomalia maggiore giugno (+2,68 °C). Ricordiamo che le anomalie sono espresse rispetto al periodo di riferimento 1981-2010.

Figura 6: anomalie termiche dell’anno 2019 a scala europea (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

Il confronto tra i dati relativi all’Italia e quelli globali mostra come i primi manifestino oscillazioni di temperatura più marcate rispetto ai secondi, con massimi e minimi non allineati, ma questo è del tutto normale, considerando l’esiguità della superficie ricoperta dall’Italia rispetto a quella terrestre. Tuttavia, sono proprio i dati nazionali quelli che guidano le nostre sensazioni, e non vi è da stupirsi neppure se, in alcuni mesi, esse appaiano anche in controtendenza rispetto alle medie globali.

Vediamo comunque i due mesi con le anomalie (in valore assoluto) maggiori che hanno caratterizzato il 2019 in Italia ed Europa (sempre ricordando che il database contiene dati su punti griglia equispaziati di 2,5° in latitudine e longitudine, in linea di massima assimilabili a 250 km circa, e quindi non è in grado di rappresentare anomalie a scala più piccola).

Figura 7: anomalie termiche del mese di maggio 2019 a scala europea (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

Nel mese di maggio (Figura 7) si è registrata l’anomalia minima, con -1,97 °C; dalla figura si può notare come l’isolinea dei -2 °C abbia coinvolto praticamente l’intero territorio nazionale, fatta eccezione per parte del nordovest e le due isole maggiori, e come i settori orientali siano risultati quelli con anomalia più negativa. Si può anche notare come, a livello europeo, l’anomalia negativa abbia coinvolto tutto il settore dell’Europa sudoccidentale e la quasi totalità del bacino del Mediterraneo, ma non la penisola iberica, mentre l’Europa orientale e parte della Scandinavia hanno risentito di anomalie positive.

Figura 8: anomalie termiche del mese di giugno 2019 a scala europea (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

A un solo mese di distanza, a giugno, lo scenario mostrato dalla Figura 8 è quasi diametralmente opposto: l’intera Europa è avvolta dall’isoterma 0 °C (parliamo sempre di anomalie), ad eccezione della metà occidentale della penisola iberica e di quasi tutta la Gran Bretagna, con massimi fino a +4,5-5 °C su Polonia e Ucraina. L’Italia nordorientale è all’interno dell’isoterma +4 °C, mentre le due isole maggiori sono all’esterno dell’isoterma 2 °C, e questo giustifica appieno il valore medio di 2,68 °C relativo alla media nazionale.


Figura 9: anomalie termiche del mese di dicembre 2019 a scala europea (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

Il mese appena conclusosi, dicembre (Figura 9), presenta un’anomalia su scala nazionale di 2,01 °C. Come a giugno, anche in questo caso essa è il risultato di una vistosa anomalia positiva che ricopre praticamente l’intera Europa e il bacino del Mediterraneo, con i valori massimi (oltre 6 °C) su una lingua estesa dalla Russia all’Europa orientale. Il territorio nazionale mostra un debole gradiente tra valori inferiori a +2 °C sul nordest, all’estremo sud e sulle due isole maggiori, e valori superiori altrove.

 

Conclusione

I dati e le mappe appena visti e descritti raccontano una storia purtroppo tristemente già nota ai nostri lettori affezionati, in quanto, a parte qualche peculiarità tipica di aree molto ristrette, vengono confermate le tendenze già viste in quasi tutti gli ultimi anni: il riscaldamento globale prosegue senza sosta, specialmente nell’emisfero settentrionale, e le aree prossime al circolo polare artico mostrano le anomalie positive più vistose, per quanto anche l’Antartide spesso riesce a sformare qualche anomalia positiva di rilievo.

In Italia, i dati NCEP/NCAR collocano il 2019 addirittura al primo posto, davanti al 2018 che era stato l’anno più caldo. Vedremo se le analisi usando molti più punti stazione confermeranno questo primato, ma anche se non fosse si tratterebbe pur sempre di un anno molto caldo, che confermerebbe l’ipotesi che il bacino del Mediterraneo sia particolarmente suscettibile al cambiamento climatico (e questa non è una buona notizia). Tra le peculiarità di sui si parlava, sottolineiamo quella degli USA, che sono stati in quasi tutti i mesi sotto l’effetto di anomalie negative (almeno in una loro porzione), eccezion fatta per lo stato dell’Alaska, quasi costantemente affetta da anomalie positive molto vistose. Ovviamente questo fatto ha dato corda al loro presidente per sproloquiare, confondendo tempo e clima e soprattutto dimenticando che gli USA, per quanto nazione abbastanza estesa, rappresenta pur sempre una porzione molto piccola  (circa l’1,5%) del globo terrestre.

 

Testo di Claudio Cassardo

12 responses so far

12 Responses to “2019: tanto per cambiare, ancora un anno sul podio”

  1. ALESSANDRO SARAGOSAon Gen 8th 2020 at 20:22

    Non sorprendentemente è stato l’anno più caldo in Australia

    https://www.newscientist.com/article/2019-2019-was-australias-hottest-and-driest-year-on-record/

    Dicembre è anche stato il più caldo dal XIX secolo in Europa

    https://climate.copernicus.eu/climate-bulletins

    Sull’anomalia Usa, ho letto tempo fa, anche se ora non trovo il riferimento, che il Midwest è una delle aree del mondo dove l’aumento delle temperature è più sotto alla media. Questo spiega forse anche il loro amore per Trump…

  2. ALESSANDRO SARAGOSAon Gen 9th 2020 at 08:50

    In questo articolo appena uscito, una psicologa di Stanford suggerisce quale sia la migliore tattica comunicativa, quando ci si confronta con negazionisti climatici e si vuole cambiare le loro opinioni e comportamento.

    https://www.sciencedaily.com/releases/2020/01/200108160312.htm

    In sintesi, trattare con rispetto il loro punto di vista prima di inondarli di informazioni, non farli sentire in colpa per quello che sta succedendo e presentare le soluzioni come un mezzo per mantenere stabilità sociale e sicurezza, non come una sorta di punizione per l’avidità nostra o delle multinazionali.

  3. ALESSANDRO SARAGOSAon Gen 9th 2020 at 10:47

    Per i climatologi europei di Coperniucus il 2019 è stato il secondo più caldo di sempre globalmente e il più caldo in Europa (non c’è ancora il rapporto sul sito ufficiale, solo agenzie di stampa e su aggregatori di notizie)

    http://www.meteoweb.eu/2020/01/clima-copernicus-2019-2-anno-caldo-sempre-temperature-record-ultimi-5-anni/1371026/

  4. Fabio Vomieroon Gen 9th 2020 at 15:23

    Già, purtroppo, ma secondo molti scettici climatici è sempre colpa del Sole:
    https://www.spaceweatherlive.com/it/attivita-solare/ciclo-solare/cicli-solari-storici
    Infatti da questo grafico si vede molto bene la perfetta correlazione…
    Mah, contenti loro…

  5. maresciallo stefanoon Gen 14th 2020 at 11:01

    Sul podio, al primo posto, anche il riscaldamento dei mari:

    https://www.eurekalert.org/pub_releases/2020-01/ioap-row010920.php

    “…la quantità di calore immesso negli ultimi 25 anni equivale a 3,6 miliardi di esplosioni come quelle di Hiroshima…”

    tra gli autori anche M.Mann.

  6. Stefano Caserinion Gen 15th 2020 at 21:53

    è uscita anche l’analisi di Hansen sulle temperature del 2019, si legge qui http://www.columbia.edu/~jeh1/mailings/2020/20200115_Temperature2019.pdf.
    Sommario:
    Global surface temperature in 2019 was the 2nd highest in the period of instrumental measurements in the Goddard Institute for Space Studies (GISS) analysis. The rate of global warming has accelerated in the past decade. The 2019 global temperature was +1.2°C (~2.2°F) warmer than in the 1880-1920 base period; global temperature in that base period is a reasonable estimate of ‘pre-industrial’ temperature. The five warmest years in the GISS record all occur in the past five years, and the 10 warmest years are all in the 21st century. Growth rates of the greenhouse gases driving global warming are increasing, not declining.

  7. homoereticuson Gen 16th 2020 at 08:36

    “Growth rates of the greenhouse gases driving global warming are increasing, not declining….”

    sembra che il messaggio stia cominciando a farsi strada, sia pure con qualche decennio di ritardo, anche fra le persone che contano.

    https://www.agi.it/economia/clima_blackrock_cda_progressi-6877221/news/2020-01-14/

    …”Blackrock, la più grande società d’investimento del mondo, è pronta a votare contro i consigli di amministrazione delle società di cui è azionista “se non svolgeranno progressi sufficienti in materia di informativa sulla sostenibilità e non predisporranno linee guida e piani aziendali ad essa connessi”.
    Lo ha scritto l’ad del gruppo, Larry Fink, a conclusione di una lettera pubblicata oggi sul sito dell’azienda” …

    … “I rischi collegati al cambiamento climatico cambieranno per sempre il mondo della finanza, osserva il numero uno di Blackrock. “Il cambiamento climatico è divenuto per le società un fattore determinante da prendere in considerazione nell’elaborare le strategie di lungo periodo”, ha sottolineato” …

    … ” E poiché i mercati dei capitali anticipano il rischio futuro, registreremo i cambiamenti nell’allocazione di capitali più rapidamente rispetto a quelli nel clima. In un futuro vicino – prima di quanto anticipato da molti – avrà luogo una significativa riallocazione del capitale”, prevede l’ad di Blackrock.

  8. ALESSANDRO SARAGOSAon Gen 16th 2020 at 09:47

    Anche il Noaa conferma il secondo posto del 2019, e il “titolo” di decennio più caldo dal XIX secolo del 2010-2019.

    https://www.sciencenews.org/article/2019-second-warmest-year-record-hottest-decade

    La cosa inquietante, a mio parere, è che se si va a vedere i primi mesi del 2019, l’anno sembrava dover essere piuttosto “fresco”, dopo i picchi degli anni precedenti, solo da giugno in poi ha cominciato a riscaldarsi, ma senza che ci siano stati fenomeni tipo El Nino: cosa starà succedendo? Il fatto che i mari abbiano toccato il picco di riscaldamento nel 2019, è parte della spiegazione? Si è ridotto il trasferimento di calore verso i mari profondi?

    Da notare anche come il Midwest americano sia anormalmente freddo: è una delle poche aree al mondo che non sembra risentire del cambiamento climatico e che anche per questo ci ha donato Trump…
    Mi chiedo se non sia perchè viene raffreddato dalle discese di aria artica, rese più frequenti dall’indebolimento del jet stream, forse conseguente alla perdita di ghiacci marini, senza però godere dell’effetto temperante dei mari più caldi, come avviene invece lungo le coste, specialmente orientale.

  9. stephon Gen 16th 2020 at 11:23

    homoereticus
    Anche all’imminente World Economic Forum di Davos la crisi climatica occuperà i primi cinque posti del rapporto sui rischi globali. Per la prima volta, l’ambiente è in cima alla lista dei problemi che preoccupano l’élite mondiale.
    https://www.theguardian.com/business/2020/jan/15/climate-crisis-environment-top-five-places-world-economic-forum-risks-report

  10. stephon Gen 16th 2020 at 12:50

    Alessandro
    L’impatto dell’ENSO è stimato in +0,07° per il 2019 e la serie corretta per rimuoverne l’influenza mostra chiaramente lo shift delle temperature dal 2014. Difficile dedurne le cause, su un periodo così corto la variabilità interna gioca ancora un ruolo preponderante. Per es. il nord Pacifico continua ad essere molto anomalo e riflette uno shift nel 2° modo di variabilità (NPGO, in questo portale è il mode #4 dei 6 principali modi di variabilità delle SST globali) sovrapposto al trend crescente di lungo termine.
    Tuttavia, è comunque una spia di qualcosa che sta succedendo.

  11. Valentinoon Gen 27th 2020 at 13:00

    Ulteriore sintesi dell’anno 2019, the warmest year without a major El Niño event:

    https://www.carbonbrief.org/state-of-the-climate-how-the-world-warmed-in-2019

  12. […] di dicembre 2020 (+0,24 °C) con quella più accentuata del dicembre 2019 (+0,67 °C – vedi qui) per avere un’ulteriore conferma del ruolo del ciclo […]

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