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La transizione energetica a Piazzapulita: l’inattivismo fra errori, falsità e brum-brum (prima parte)

Due puntate della trasmissione Piazzapulita hanno mostrato come le difficoltà della transizione energetica siano anche dovute al ritardo culturale del giornalismo italiano, all’incapacità di costruire un racconto e un dibattito su un tema complesso che non sia caratterizzato da confusione, approssimazione e una quantità davvero eccessiva di fake news. E viziato da un frame inattivista.

 

La prima delle due puntate della trasmissione Piazzapulita che ha affrontato il tema della transizione energetica (23 settembre, si può rivedere qui), ha avuto come ospite il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, ed è stata caratterizzata da alcune informazioni utili agli spettatori, condite con una quantità molto elevata di errori e vere e proprie bufale. Prima di esaminarli, riportando le affermazioni e le necessarie correzioni, è però necessario valutare il modo con cui è stato introdotto il tema della transizione ecologica.

 

Un contesto negativo

La trasmissione ha iniziato ad occuparsi di cambiamenti climatici dopo 16’30’’ dall’inizio: dopo aver mostrato dati definiti “sconvolgenti” sull’aumento della CO2, la diminuzione del ghiaccio marino artico e il riscaldamento dell’oceano, il conduttore Corrado Formigli ha spiegato il contesto: “questioni che toccano le nostre vite, ma non soltanto quelle dei nostri figli, iniziano a toccare quelle dei lavoratori, degli operai… La transizione ecologica necessaria porterà degli sconvolgimenti… stasera proveremo a raccontarveli… torneremo dagli operai della GKN… capiremo come la crisi dell’auto sia strettamente connessa alle scelte legate alla transizione ecologica”.

La transizione ecologica è quindi stata introdotta con un frame negativo, come qualcosa che sconvolgerà – negativamente – le nostre vite: il legame con la vicenda GKN ha collegato la transizione con i licenziamenti di massa dei lavoratori.

Già questo primo legame è ingiustificato: i licenziamenti alla GKN non sono stati dovuti alla transizione ecologica, ma ad una politica di delocalizzazione in Polonia della produzione, un comportamento antisindacale e – secondo le parole del ministro Cingolani – ad “un furto” della finanza che “se non è sana, è un cancro”.

È vero che a livello generale ci sarà un problema di riconversione dei posti di lavoro legati alla dismissione del sistema dei combustibili fossili, che, se non risolto, porterà alla perdita degli stessi, ma i licenziamenti GKN sono stati dovuti ad altro.

E’ da notare che in questa introduzione – come nel resto della puntata – non si è mai parlato dei tanti benefici della transizione ecologica, ad esempio il miglioramento della qualità dell’aria o la minore dipendenza dalle importazioni dall’estero di combustibili fossili. Perché se è altamente probabile che la necessità di cambiare infrastrutture e tipologie di produzione con la transizione ecologica porterà anche perdite di posti di lavoro, nel complesso secondo quanto numerose analisi prevedono, il saldo potrà essere positivo (si veda a fianco l’analisi dell’IEA nel rapporto Net Zero by 2050 ).

 

La situazione sta precipitando

Formigli (19.16): “La situazione sta precipitando molto più velocemente di quanto gli scienziati avessero previsto”

Cingolani “Direi di sì”

Gli andamenti delle temperature globali che si stanno registrando sono ben all’interno delle proiezioni realizzate dagli scienziati. No, la situazione è grave, gravissima, ma non “sta precipitando”, ed è grave che un ministro confermi uno scenario di questo tipo; che non trova fondamento – ad esempio – negli scenari presenti nell’ultimo rapporto IPCC.

 

La CO2 “piatta” negli ultimi 2 milioni di anni

Cingolani (19.25): “Quando diceva nel cartello iniziale la più alta concentrazione di anidride carbonica da due milioni di anni, specificherei che per il milione novecentomila eccetera si è rimasti piatti con 280 particelle di CO2 per milione, negli ultimi 150 anni c’è stata l’esplosione

No, le concentrazioni di CO2 sono state “piatte” solo negli ultimi 12.000 anni; in precedenza hanno oscillato molto, ad esempio fra circa 160 e 340 ppm fra 800.0000 e 12.000 anni fa (si veda a fianco la figura 5.2 dal rapporto IPCC-AR5-WG1).

 

Immagazzinare l’energia

Formigli (21.35) “Il sole e il vento producono energia che non si può immagazzinare: quando non c’è il vento e non c’è il sole si spreca l’energia, se non la usi subito quell’energia si spreca”

L’energia si può immagazzinare, eccome, come si sta già facendo in tante parti del mondo (qui un’analisi degli attuali costi). E lo sviluppo di sistemi di accumulo dell’energia sarà una grande occasione per creare posti di lavoro.

 

Ancora… il nucleare

Cingolani: “Se ci sarà la crescita, il vento e il sole non ce la faranno mai: allora abbiamo bisogno del gas oppure del nucleare

Il ministro sembra ignorare che la Commissione europea, nonché gli scenari per ora comunicati a Bruxelles dai ministeri italiani, prevedono un forte sviluppo di energia eolica e solare, in grado di far fronte ai consumi energetici previsti anche in condizioni di aumento del PIL. E se non ce la facessero le rinnovabili, è ancora più improbabile che ce la possa fare il nucleare, che costa di più e richiede molti anni per la sua costruzione. Gli scenari disponibili non prevedono che il nucleare possa dare un contributo significativo alla produzione di elettricità in Italia nei prossimi 20 anni, quando di fatto dovrà realizzarsi la quasi completa decarbonizzazione del sistema elettrico italiano ed europeo.

 

La cattura naturale… dal mare

Al minuto 30.45 va in onda uno scambio un po’ surreale, in cui il ministro e il giornalista fanno a gara a chi la spara più grossa:

Cingolani: “La terza arma che abbiamo per la transizione ecologica è la cattura naturale: lo stato di salute dei terreni, del fogliame del verde e dei mari ci garantisce un’ottima cattura dell’anidride carbonica, come è sempre stato nell’equilibrio del pianeta

Formigli “E quindi dobbiamo tenere i mari puliti perché questi catturano con i loro microrganismi l’anidride carbonica”

Cingolani: “Però non eludo la domanda: se ricoprissimo il pianeta di alberi, come era prima che Sapiens si riproducesse ai nostri livelli, non arriveremmo comunque ad avere ?sufficientemente intrappolamento? perché oggi siamo 8 miliardi, mentre in passato eravamo meno di un miliardo, e poi oggi siamo energivori”

C’è davvero da mettersi le mani nei capelli. È vero che le foreste assorbono CO2, e che questo assorbimento potrebbe essere aumentato con nuove piantumazioni; ma le foreste potranno ri-assorbire il carbonio perso con la deforestazione, e purtroppo solo una piccola parte del carbonio fossile emesso in atmosfera dalla combustione dei fossili.

L’assorbimento dei mari non può certo essere un pilastro della transizione energetica: è un processo naturale che determina l’acidificazione del mare; inoltre l’aumento delle temperature globali tende anche a ridurre questo assorbimento. Che il ministro della transizione ecologica indichi come una delle principali armi per la transizione un processo naturale che non esiste negli scenari italiani ed europei è certo molto più grave di quanto dice il conduttore, che straparla di fantomatici microrganismi che starebbero meglio con i “mari puliti”.

 

 

L’auto elettrica mi sta sul gozzo

Che a Formigli l’auto elettrica non piaccia, si era già capito dopo il min. 26.26, quando aveva detto “prima di addentrarci sulle auto elettriche, mi sta qua questa questione” (portandosi il dito alla gola); ora (31.30) Formigli introduce il tema dell’auto elettrica, che secondo tutti gli studi del settore è destinata a prendere il sopravvento in tutto il mondo nei prossimi anni, con queste parole:

Ci stanno bombardando con questa cosa delle auto elettriche, sembra che se non ti compri l’auto elettrica non sei nessuno, se ti compri un’auto benzina e diesel sei un mezzo criminale, io mi tengo la macchina nascosta in garage, mi vergogno a uscire con l’auto a benzina, perché ormai c’è riprovazione sociale”.

Non è strano quindi che dal min. 32’10’’ inizi un servizio, introdotto con le parole “noi abbiamo cercato di capire cosa c’è dietro queste macchine elettriche che comunque costano un sacco di soldi” in cui la giornalista Chiara Proietti prova ad andare da Roma a Reggio Calabria con un’autovettura elettrica, impiegandoci… 52 ore!

L’assurdità di questo servizio fantozziano è stata spiegata su Vaielettrico, a cui rimandiamo per i dettagli: partire con la carica al 65% per un viaggio in una delle tratte peggio servite a livello nazionale, significa non conoscere le nozioni più basilari per muoversi con un’auto elettrica, e non volerle imparare prima o durante il tragitto. Il servizio è realizzato nei dettagli per far sembrare l’auto elettrica un giocattolo inaffidabile, con affermazioni come “mi rincuora aver scoperto che la batteria regge bene… aumentando la velocità la carica della batteria inizia a precipitare… per risparmiare energia stacco il cellulare dalla ricarica… l’angoscia di rimanere a piedi… stavo per rimanere a piedi con l’auto elettrica” (risposta del casellante: “io l’auto elettrica non me la sono comprata”): insomma pura fiction, non un’inchiesta ma una “pubblicità regresso” contro la mobilità elettrica.

Non è quindi sorprendente che in un paio di giorni sia arrivata una smentita direttamente sul campo, quando un neofita dell’auto elettrica affiancato da una persona esperta dell’uso di un’auto elettrica ha impiegato sullo stesso percorso solo 9 h e 43 minuiti.

Al ritorno in studio (30.05) arriva la (finta) domanda di Formigli al ministro: “mi devo comprare un’auto elettrica o un’auto Euro 6?” Un ministro preparato avrebbe potuto rispondere che si trattava di un servizio fazioso, o almeno che già in molte realtà si può comprare e usare un’auto elettrica caricandiola senza problemi nei viaggi quotidiani; Cingolani ha invece risposto dicendo che “ci vuole tempo” perché le infrastrutture non sono pronte… passando quindi a spiegare i benefici delle auto Euro6: ciao ciao auto elettrica!

 

 

L’auto del futuro

Il servizio successivo è dal salone della mobilità di Monaco, in cui si parla di auto elettriche avveniristiche senza volante, di forma stranissima, tutte a guida autonoma. Nel test alla guida di un’auto elettrica sono mostrati i vantaggi (poco rumore, vantaggi ambientali), ma subito anche i problemi per le aziende della componentistica per il fatto che le auto elettriche hanno meno componenti dei motori a scoppio (e tutta la filiera è in mano ai cinesi!). Anche questo è stato smentito da un recente studio del Boston Consulting Group, che dimostra come i livelli occupazionali siano sostanzialmente analoghi.

 

PM10… CO2… è lo stesso…

A questo punto la giornalista dice che ora si vuole occupare dei 12 milioni di auto super-inquinanti. Si passa quindi ad un servizio in cui si confrontano le emissioni delle auto Euro3 e Euro6 diesel.

Al ritorno in studio (45.43) Corrado Formigli commette un altro errore di quelli da vergognarsi: “Ministro eccoli qua, questo sono due filtri Euro3, questo è un filtro Euro6. Già se avessimo una macchina Euro6 termica avremmo un abbattimento enorme del CO2, eh? Questa è la morale della favola… esistono fasi intermedie”.

Risposta di Cingolani: “Si chiama transizione però è chiaro che la strada verso l’elettrico imboccata è irreversibile”.

Ora, chi si è documentato anche solo un poco dovrebbe sapere che PM10 e CO2 sono due inquinanti molto diversi, e mentre l’Euro6 diesel riduce le emissioni di PM10 e NOx rispetto ad un Euro3, per il CO2 è molto diverso: le riduzioni non ci sono o sono minime, perché dipendono principalmente dal peso e dalla dimensione dell’autovettura e dalle caratteristiche del motore, quali cilindrata e potenza. Come del resto si vedeva nel grafico mostrato nel servizio (figura a fianco) che illustrava a sinistra il confronto indicativo tra le emissioni di inquinanti gassosi regolamentati (CO, HC+NOx, NOx) le emissioni di particolato totale (PM) e particelle (PN) al centro e quelle di CO2 nelle ultime barre a destra.

In conclusione, “la morale della favola” di cui parla Formigli è una mistificazione, una fake news come si dice oggi. L’obiettivo era sostenere che l’auto elettrica in Italia è troppo complicata e che per fare bene all’ambiente è meglio comprare un Euro6 diesel; se i dati non permettono di sostenerlo, devono essere inventati o travisati. 

 

Perché?

Ma come è possibile che uno dei migliori conduttori televisivi italiani sia incorso in un tale disastro? Potrebbero essere motivi personali, la sua passione smodata per le auto veloci, il suo essere un accanito spettatore di programmi che parlano di auto e motori e il suo sogno non realizzato di fare il pilota (di cui si è parlato in un’intervista  nel gennaio 2015 a Un Giorno Da Pecora)?

Rimandiamo questo punto a dopo il racconto della seconda puntata.

 

 

 

Testo di Stefano Caserini, con contributi di Sylvie Coyaud, Simone Casadei e Mario Grosso.

5 responses so far

5 Responses to “La transizione energetica a Piazzapulita: l’inattivismo fra errori, falsità e brum-brum (prima parte)”

  1. Armandoon Ott 6th 2021 at 18:21

    Non so se conoscete Stefano Mancuso, uno studioso delle piante che ha scritto diversi libri sull’argomento.
    In una conferenza pubblica tenuta a Milano ha affermato che l’eccesso di anidride carbonica nell’atmosfera può essere rimosso piantando nuovi alberi, per la precisione mille miliardi.
    Ha un fondamento questa tesi, secondo voi?

  2. Stefano Caserinion Ott 6th 2021 at 19:20

    No, non ha fondamento.
    Qui una valida spiegazione https://www.nature.com/articles/nclimate1804

    PS
    questo commento sarebbe da mettere in un post in cui si parla di foreste (ce ne sono diversi pubblicati, https://www.climalteranti.it/category/foreste/), non nell’ultimo post che è pubblicato (vedi https://www.climalteranti.it/netiquette/). Questa volta rimane, la prossima volta sarà rimosso.

  3. Armandoon Ott 7th 2021 at 12:03

    A me non sembra che la mia domanda sia così OT.
    Se prima c’era il negazionismo, oggi e domani ci sarà la cacofonia di voci se è meglio fare questo o quello. L’obiettivo è il medesimo. Fare il meno possibile e quel poco andrà a favore delle lobbies meglio piazzate.
    Pretendere che giornalisti come Formigli possano fare informazione al riguardo è un’utopia, visto che non ci sono riusciti su argomenti infinitamente più semplici.

    PS. Dall’abstract dell’articolo non si capisce quale sia la tesi dell’autore, per cui sulla base di quello è difficile capire chi ha ragione. Cercherò di documentarmi altrove.

  4. […] ecologica, il 30 settembre, ha iniziato ad affrontare il tema dopo 2h 15’ 40’’. Come nella prima puntata, l’introduzione propone un frame negativo, se non […]

  5. […] Ma non vanno dimenticati i fattori culturali e di resistenza al cambiamento, che paiono particolarmente radicati in un Paese come l’Italia, dalle antiche tradizioni motoristiche. E naturalmente la cassa di risonanza dei social, dove si tende ad ingigantire qualsiasi problematica che possa riguardare le auto elettriche, per non parlare delle fake news orchestrate ad arte, anche di trasmissioni televisive in prima serata. […]

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