Notizie e approfondimenti sul clima che cambiaPosts RSS Comments RSS

Archive for the 'Negazionisti' Category

Plutone, un errore del 22600% e la calotta polare riformata

Per chi segue da tempo la nascita e l’evolversi delle argomentazioni negazioniste sul clima, la seduta del Senato della Repubblica Italiana del 1° aprile 2009 costituisce un evento d’indubbio interesse. Come per un esperto di epidemie la diffusione della pandemia è al tempo stesso un motivo di preoccupazione ed un’occasione per aumentare le conoscenze scientifiche sulla malattia, vedere condensati in interventi di pochi minuti anni e anni di discorsi negazionisti è motivo da un lato di sconforto, e dall’altro di svago.
Perché c’è da dire che il testo della mozione (si trova qui, è il terzo dall’inizio), e i discorsi che l’hanno sostenuta nell’aula del Senato da parte dei Senatori Possa, Malan e Fruttero sono a loro modo delle rarità: è difficile trovare, in altri testi o interventi orali, un’insieme di corbellerie sui cambiamenti climatici così esteso e variegato. Al confronto, sbiadisce il ricordo del convegno del 3 marzo scorso a Roma.
Negli interventi (il video si trova qui) si trovano citati e omaggiati quasi tutti i principali negazionisti climatici italiani, alcuni per sbagli addirittura di otto anni fa.
C’è Zichichi: “le previsioni dei modelli basati sull’effetto serra sono poco attendibili, perché ignorano le leggi della termodinamica” e “l’«equazione clima» non è in funzione solo della temperatura, ma dell’energia complessiva che circola sul pianeta in tutte le sue forme”.
Ci sono i cicli di Ortolani: “Le variazioni climatiche, nella storia del nostro pianeta, sono documentate dall’analisi stratigrafica delle successioni rocciose… il clima è sempre cambiato e le variazioni climatiche sono avvenute ciclicamente con il succedersi di periodi caldi e di periodi freddi e i cicli non hanno avuto durata ed ampiezza omogenee. Così le modificazioni tipo effetto serra si sono già verificate con durate di circa 150 – 200 anni…”.
C’è il cavallo di battaglia di Battaglia, Guidi, Gerelli, ecc: “Evidenze sperimentali suggeriscono invece una forte correlazione tra cambiamenti climatici e attività solare”.
C’è un classico di Mariani: “La CO2 non è un inquinante”.
C’è l’argomento principe di Georgiadis: “Si è dimostrato che se le misurazioni vengono fatte nelle aree urbane mostrano un innalzamento della temperatura, se fatte al di fuori mostrano che la temperatura tende alla stabilità“ (Teo, se non ti citavo mi sa che ti offendevi.. ;-))
C’è  persino un Battaglia d’antan, con l’errore della confusione fra la emissioni di Carbonio e quelle di CO2, a cui si somma un ulteriore errore di unità di misura: “L’applicazione integrale degli impegni di Kyoto ridurrebbe i 6 milioni di megatonnellate di CO2 prodotti all’anno a 5.850.000 megatonnellate”.
Ci sono poi i presunti errori dell’hockey-Stick (mostrati confrontando il grafico di Mann del 1999 con quello dell’IPCC del 1990!), la temperatura che da 10 anni non aumenta, Marte e Plutone che si scaldano, il livello dell’acqua negli oceani che non sta aumentando a ritmo preoccupante.
Manca, e su questo penso sia il caso di far partire una commissione d’inchiesta, la Groenlandia- Terra-Verde e i Vigneti-in-inghilterra-erano-tanti-nel-medioevo.

immagine Plutone

Se dovessi scegliere un podio d’onore delle bestialità negazioniste pronunciate, direi:

Terzo posto
Sarebbero da ricordare anche gli studi astronomici che dimostrano che da Marte a Plutone, praticamente in quasi tutto il sistema solare, si registrano aumenti di temperatura difficilmente causati dalle emissioni prodotte dalle attività umane sulla terra (Senatore Malan).
Il Senatore deve ricorrere ad altri pianeti, anche non del sistema solare come Plutone, per sostenere che l’uomo non è responsabile dei cambiamenti climatici. Per capire quanto tali pianeti siano simili alla Terra, si tenga conto che Marte non ha nuvole e non ha un campo magnetico, mentre Plutone ha un anno solare della durata di 280 anni terrestri.

Secondo posto
L’applicazione integrale degli impegni di Kyoto ridurrebbe i 6 milioni di megatonnellate di CO2 prodotti all’anno a 5.850.000 megatonnellate. Capite dunque quanto poco inciderebbe (Senatore Fluttero)
Secondo il Quarto Rapporto dell’IPCC le emissioni annue globali di CO2 nel periodo 2000–2005 sono state pari a circa 26500 megatonnellate. L’errore commesso è, quindi, solo del 22600%, ossia le emissioni effettive sono 226 volte inferiore a quanto detto dal Senatore.

Primo posto
Negli scorsi mesi si è riformata la calotta polare artica nella stessa estensione di venti o trenta anni fa (Senatore Possa).
Il Senatore confonde la variazione stagionale con quella su scala decennale: se si confrontano gli stessi mesi estivi, la diminuzione della calotta polare artica è stata di circa il 37 %: da 7.4 milioni di kmq (media 1979-1989) a 4.7 milioni di kmq (2008).

Ora, si può discutere di tutto, dalle isole di calore ai costi del Protocollo di Kyoto. Ma sostenere che non ci siano problemi per la calotta polare artica, è davvero difficile.
L’incredibile affermazione fornisce però una chiave per capire quale può essere la strategia per affrontare il problema del riscaldamento globale: dichiararlo risolto con una mozione votata da un’assemblea parlamentare.
In effetti, viste come stanno le cose, verrebbe voglia di votare a favore.

Testo di: Stefano Caserini, con un contributo di Claudio Cassardo

207 responses so far

Il metodo Battaglia, ovvero dell’autoreferenzialità

La maggior parte dell’intervento del Prof. Franco Battaglia al convegno dello scorso 3 marzo non ha riguardato il tema dei cambiamenti climatici, ma quello dell’energia. Come si può ascoltare nella registrazione audio che abbiamo trovato qui e qui, Battaglia ha spiegato le sue ricette per la produzione economica di energia e per far fronte al problema del picco del petrolio. La tesi da lui sostenuta, come in occasione passate, è l’inutilità del risparmio energetico, dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, e la necessità di affidarsi interamente all’energia prodotta attraverso la fissione nucleare.
Alcune frasi sintomatiche sono “Di uranio come combustibile nucleare ce n’è per 10.000 anni…“, “Obama, il nuovo presidente degli Stati Uniti vuole creare nuovi posti di lavoro nel settore del fotovoltaici e dell’eolico e fa un grosso errore…” e “Non è la produzione di energia che crea posti di lavoro ma il consumo di energia”
Senza entrare troppo nel merito, che ci porterebbe fuori dall’obiettivo di questo blog, sorprende ancora la lontananza delle tesi di Battaglia da quanto proposto dal resto della comunità scientifica, come era avvenuto per le tesi sulle responsabilità umana sulle variazioni climatiche (vedi il post precedente). La stragrande maggioranza degli studi proposti nella letteratura scientifica propongono una risposta al problema climatico ed energetico formata da diverse strategie e tecnologie, in cui l’efficienza energetica e le energie rinnovabili giocano un ruolo importante: “Portfolio of options”, si dice in inglese. Ci sono intere riviste scientifiche che ne parlano, con ricerche che durano anni e alla fine sono pubblicate in lavori complessi ed interessanti, come ad esempio i famosi lavori di Pacala e Socolow, questo lavoro europeo, o la sintesi dell’IPCC.

Climalteranti ha quindi chiesto spiegazioni al Prof. Battaglia, in una breve intervista effettuata al termine del convegno del 3 marzo, il cui video è disponibile qui.
L’intervista merita di essere vista perché contiene la spiegazione di quello che potremmo chiamare il ”metodo Battaglia” per la produzione di una pubblicazione scientifica, che non si basa sul sottoporre le proprie tesi alle forche caudine della peer review, ma nel pubblicare un libretto per una casa editrice sconosciuta, con la prefazione di una personalità politica, e attendere che qualcuno prima o poi lo critichi.
Battaglia afferma di essere pronto a ritirare il libretto qualora qualcuno avanzasse delle critiche; le critiche sono arrivate, ma il prof. Battaglia non le ha forse viste.

In altre parole, mentre il metodo standard per una pubblicazione scientifica è:
1)    Si propone il lavoro ad una rivista scientifica del settore, dotata di sistemi di peer-review;
2)    Si risponde alle eventuali osservazioni pervenute durante la revisione;
3)    Si risottopone il lavoro che, se viene ritenuto valido, viene pubblicato
il metodo Battaglia è, invece:
1)    Si cerca una casa editrice sconosciuta per pubblicare la propria tesi;
2)    Si chiede ad una personalità politica di fama di scrivere una prefazione;
3)    Dopo la pubblicazione si evita di rispondere alle stroncature affermando che non ci sono critiche.

L’intervista contiene, poi, almeno due passaggi spassosi.
Il primo quando Battaglia risponde all’osservazione che “non si tratta di una pubblicazione scientifica” affermando “è una pubblicazione scientifica… perché l’ho scritta io…”.
Il secondo contiene la spiegazione del motivo della mancanza di pubblicazioni scientifiche del Prof. Battaglia sull’argomento in questione (energia), già mostrata sul tema del clima: gli argomenti delle strategie energetiche sono… “troppo semplici”.. “banali” ! Lui pubblica su argomenti di meccanica quantistica, che sono difficili, mica su questioni “semplici” come le strategie energetiche. La cosa strana è che nessuno lo invita a parlare di meccanica quantistica, mentre riesce a farsi passare come esperto di energia e di clima.
Certo che sono mattacchioni gli studiosi che pubblicano le loro analisi sulle strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici su Energy, su Energy policy o su Climate policy, e che perdono tempo a pubblicare testi scientifici su questi temi, quando tutto è… così banale!

Guarda l’intervista realizzata da Climalteranti qui .

A cura di Stefano Caserini, con contributi di Claudio Cassardo, Paolo Gabrielli, Daniele Pernigotti, Marina Vitullo.

21 responses so far

Un convegno sul clima senza climatologi /2: il chiacchierone del clima

Il secondo relatore al convegno dello scorso 3 marzo è stato il Prof. Franco Battaglia, che ha presentato il libretto “La natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima”. L’intervento, di cui abbiamo trovato l’audio qui, è stato un condensato delle solite tesi negazioniste, la cui stroncatura è disponibile da più di due mesi.
Il Prof. Franco Battaglia non è certo un nome nuovo per il nostro sito. Dopo l’assegnazione del Premio “A qualcuno piace caldo 2007”, anche nel 2008 e 2009 non ha deluso le aspettative ed ha proseguito con articoli e interviste mirate a combattere quello che da anni definisce “il bluff del riscaldamento globale”. L’ultimo articolo è stato pubblicato in prima pagina su un quotidiano a tiratura nazionale l’8 gennaio 2009 “Io fisico controcorrente vi spiego il bluff del riscaldamento globale”. Dopo l’attacco iniziale “Scrivere proprio oggi sulla colossale balla del riscaldamento globale è, come s’usa dire, come sparare sulla croce rossa”, il Prof. Battaglia espone una rassegna di argomentazioni trite e ritrite, incurante delle stroncature già ricevute (si veda qui) e poi conclude con un finale in cui fa un appello per contrastare il nuovo corso della politica europea su clima e energia.
Anche al convegno del 3 marzo il Prof. Battaglia ha definito una “congettura”, una “isteria da caldo” la preoccupazione relativa al riscaldamento globale. È difficile che vi siano vie di mezzo, per chi usa queste “argomentazioni”: o il Prof. Battaglia ha capito tutto, oppure ha capito poco o nulla.

Ma quanto è attendibile il Prof. Battaglia in ambito climatologico?

Uno dei modi che la comunità scientifica internazionale usa per misurare il credito di cui gode uno scienziato è quella di valutare la sua produzione scientifica. Siamo andati quindi a cercare le pubblicazioni scientifiche del Prof. Franco Battaglia.
***
E’ necessario però fare innanzitutto due premesse riguardo cosa sono e dove si possono trovare le pubblicazioni scientifiche e come si può valutare oggettivamente la produzione scientifica complessiva di uno scienziato. Una pubblicazione scientifica è sostanzialmente un articolo che appare su una rivista qualificata che, prima di essere pubblicato, viene sottoposto  ad un processo di revisione affidato a scienziati competenti del ramo, ossia ad una peer review. La base dati di riferimento delle pubblicazioni è l’ISI Web of Knowledge (contiene solo riviste ISI, ossia le riviste internazionali più qualificate, in cui il materiale pubblicato è stato verificato). In questo database è presente anche una stima dell’ ”impact factor” di ogni rivista che, pur presentando ancora molti punti critici, indica la rilevanza della rivista stessa. La base dati di Google Scholar include invece anche pubblicazioni a carattere divulgativo (congressi, riviste, libri…), non sempre sottoposte a processi di peer-review. Tuttavia questo database può essere comunque idoneo per avere un’idea generale della produzione scientifica di uno scienziato con il grosso vantaggio di essere accessibile a tutti.
***
Per valutare l’autorità scientifica acquisita da uno scienziato durante il corso della sua carriera,
sono stati proposti diversi “indici”, come quello di Hirsch che si può calcolare mediante il database di ISI Web of Knowledge oppure utilizzando Google Scholar. Questi sistemi di valutazione sono diventati piuttosto popolari e, pur presentando diverse limitazioni, (discusse ad esempio qui), sono largamente accettati come misure sintetiche e oggettive della rilevanza e della quantità dei contributi scientifici. L’indice di Hirsch (h-index), sintetizza sostanzialmente la produttività scientifica di uno scienziato (numero di pubblicazioni) e l’impatto dei suoi articoli nella comunità scientifica (numero di citazioni). In breve un ricercatore ha un h-index pari a h se h dei suoi articoli sono stati citati ciascuno almeno h volte. Sembra difficile ma non lo è: richiamando il nome di un autore su Scholar Google (per Tizio Caio ad esempio: “author: t-caio” oppure “author: tizio-caio”) si ottengono le sue pubblicazioni elencate in ordine di rilevanza sulla base del numero di citazioni ottenute. Per ottenere l’h-index si procede dunque a contare le pubblicazioni fino a che queste non risultano pari o superiori al numero delle citazioni: questo numero è l’h-index.
L’h-index varia molto soprattutto in funzione degli anni di carriera e del successo di uno scienziato e può andare da circa 30-40 per scienziati che hanno acquisito un’indiscussa autorità e fama nel loro settore fino a qualche punto per i ricercatori all’inizio della loro carriera. Ma non solo…
***
Secondo il data base di Scholar Google, a partire dal 1982 il Prof. Franco Battaglia avrebbe pubblicato 16 articoli (ringraziamo anticipatamente chi volesse eventualmente segnalarcene di ulteriori) su riviste scientifiche ISI, l’ultimo dei quali nel 2004, con una media di circa un articolo ogni due anni. Nessuno di questi lavori è stato pubblicato su riviste che trattano temi legati in qualche modo all’ambiente e tanto meno alla climatologia. La sua produzione scientifica riguarda per lo più argomenti di chimica fisica teorica. Professionalmente, il Prof. Battaglia non sembra dunque essersi mai occupato di climatologia, meteorologia o di discipline affini alla fenomenologia dei problemi ambientali o alle politiche di risanamento.
Considerando dunque unicamente i suoi  16 articoli di chimica fisica, questi sono stati pubblicati su riviste con un impact factor medio di 2.2 e solo raramente sono stati citati su altre pubblicazioni scientifiche. Infatti, l’h-index totalizzato dal Prof. Battaglia dopo quasi 30 anni di carriera è pari a 3 ovvero unicamente 3 dei suoi articoli sono stati citati almeno 3 o più volte da altri autori. Tuttavia, sulle tematiche relative a clima ed energia, nonostante un’ampissima raccolta di articoli sui quotidiani, il Prof. Franco Battaglia non avrebbe neppure una pubblicazione scientifica ISI, e il suo h-index in questo settore sarebbe dunque pari a zero.
***
In conclusione, è importante chiarire che non si vuole qui insinuare che solo chi ha pubblicazioni scientifiche ad hoc può discutere di cambiamenti climatici e di politiche ambientali in quanto tutti hanno ovviamente il diritto di presentare i loro argomenti, indipendentemente dall’autorità acquisita nella comunità scientifica. Tuttavia sarebbe opportuno che chi è estraneo alla climatologia o più in generale alle tematiche ambientali fosse più cauto nell’accusare il resto della comunità scientifica di essere una banda di visionari. Sarebbe infine anche auspicabile che i mass media verificassero l’attendibilità della loro fonte prima di presentarla come un luminare di questo o quel settore o che almeno evidenziassero il carattere strettamente personale di alcune opinioni che non rientrano in un contesto di un più ampio e rigoroso dibattito scientifico.

A cura di Paolo Gabrielli, con contributi di Stefano Caserini, Claudio Della Volpe e Daniele Pernigotti

Articoli peer reviewed ISI del dott. Franco Battaglia

47 responses so far

Un convegno sul clima senza climatologi /1 – Il supermondo e l’Hiroshima culturale.

Il 3 marzo scorso si è svolto a Roma il convegno “Cambiamenti climatici e ambiente politico”, presentato nello scorso post a cui è seguito un acceso dibattito. Il dibattito è stato vivace anche nel blog di Antonello Pasini a seguito di un interessante e condivisibile post.
Ci sarà tutto il tempo per entrare nel merito delle tesi negazioniste riproposte anche in questa occasione romana.
Per iniziare segnaliamo l’audio dell’intervento introduttivo del Presidente della sessione scientifica, il Prof. Antonino Zichichi, che abbiamo trovato su YouTube.

foto prof Zichichi

Si tratta di 5 parti (link a ogni parte: Parte 1, Parte 2, Parte 3, Parte 4, Parte 5) di circa 5 minuti ognuna.
L’ascolto è divertente, e pur se alcune assurdità e frottole sono già state raccontate dallo stesso Zichichi, altre sono effettivamente originali.
Non ci sembra il caso di fare commenti se non fornire due informazioni.
La prima è che abbiamo verificato che non si tratta di una delle imitazioni del Prof. Zichichi da parte del comico Maurizio Crozza (esempio), ma proprio dell’intervento originale.
La seconda è che l’intervento è stato applaudito e nessuno dei successivi relatori ha avanzato alcuna perplessità o critica; se ne deduce che l’intervento è stato proprio preso sul serio (come si può leggere qui e qui).

Per invogliare all’ascolto abbiamo estratto alcune frasi, che di diritto vanno ad aggiungersi al catalogo delle “Zichicche” e che riproponiamo qui di seguito:

Parte 1:inizio
Grazie Presidente, io sono molto lieto di essere qui in quanto viviamo un momento che passerà nella storia del mondo: tra 2 o 3 secoli scriveranno di noi. E’ la prima volta che argomenti di natura non scientifica vengono portati come previsioni scientifiche…

Parte 1: min. 3.58
Se fosse vero quello che dicono gli specialisti dell’IPCC, io dovrei dire “Non c’e’ bisogno di fare esperimenti, sappiamo tutto, esiste il supermondo e vi spiego perché… ”

Parte 1: min. 4.24
…e infatti potrebbe darsi che al Centro Europeo di Ginevra, contrariamente a tutto quello che si dice, non venga scoperto il supermondo. E’ già successo 7 volte nella storia della scienza galileiana, l’ultima volta nel 1947, quando Enrico Fermi disse ai suoi collaboratori di Chicago: “Ragazzi forse – era molto prudente Fermi – abbiamo stavolta veramente capito tutto”.

Parte 2: min. 2.31
Questa matematica ha 2 punti di riferimento: uno è la nostra fisica, fondamentale , con la quale io sto lavorando al Cern, l’altro è invece la meteorologia.
Se noi siamo costretti a fare esperimenti per verificare se sono vere le nostre previsioni, come fanno questi signori a prevedere la fine del mondo, insomma, quasi… al punto da costringere tutti i capi di governo, incluso la più potente nazione del mondo, la più democratica e libera, gli Stati Uniti d’America, e il loro Presidente, a prendere decisioni che non sono corroborate da una struttura scientifica tale da permettere di prendere decisioni che costano miliardi di euro. Se noi scopriamo che non c’è il supermondo, questo non costa nulla alla società civile. Non c’è, e c’è un’altra cosa. Ma non abbiamo speso cento 200 3000 di miliardi di dollari, migliaia di miliardi di dollari di cui stiamo parlando. E questa è la parte matematica. Poi c’è la parte sperimentale…

Parte 3: min. 0.24
[Parlando della formazione delle nubi]… ancora oggi il fenomeno non è capito e nessuno può dire a me che lui lo sa, perché io lo incastro subito: non è vero. La NASA infatti ha lanciato 2 satelliti, adesso si chiama…[non comprensibile…] per studiare la formazione delle nuvole, come conseguenza di questo dibattito che la NASA prende seriamente. Quindi prima che l’uomo si mettesse in testa di capire come si formano le nuvole si fanno previsioni su che cosa? Sull’atmosfera!

Parte 3: min. 1.24
In un articolo di Geoscience è venuto fuori che è stato scoperto che la circolazione oceanica, io non voglio entrare in dettaglio sennò ci perdiamo, ma, l’oceano, grande quantità d’acqua, che ha quello che chiamano tapis roulant, un affare che circola e che va in superficie, a sud dell’oceano, e quindi sono acque calde. Queste acque calde, per circa 10 anni, salendo verso il nord si inabissavano, senza che nessuno ne capisse il motivo. Da dieci anni a questa parte questo inabissamento non è più avvenuto. Ecco perché la temperatura mostra segni di aumentare. Nell’ultimo inverno hanno ricominciato a precipitare dentro, ad riinabissarsi. Se questo fenomeno continua, vedete che il global warming sparisce, perché questo innalzamento di queste correnti oceaniche non è capito. Questo per dire un dettaglio dei numerosi dettagli…

Parte 3: min. 3.30
Nel motore atmosferico, qual è l’incidenza delle attività umane? E’ un tema sul quale si sono impegnate parecchie persone. Tra queste quello che io rispetto molto e’ Freeman Dayson, un grande fisico teorico,  che è stato con noi in diverse occasioni. E non c’è bisogno di grandi dettagli, per scoprire che sul motore meteorologico, l’incidenza delle attività umane, è inferiore al 10%. Ma diciamo in 10,  in verità è il 5-6%. E il 90 dove lo mettiamo? Io vado in banca: ho il 6 % delle azioni e comando sugli altri ?

Parte 4: min. 0.20
L’anidride carbonica non va demonizzata, è cibo per le piante, e l’effetto serra non va demonizzato. Questo è quanto Enrico Fermi chiamava Hiroshima culturale.

Parte 4: min. 2.10
L’alleanza tra scienza e forze politiche responsabili è l’unica via per uscire da questo stato di Hiroshima culturale. Siamo in piena Hiroshima culturale.

Parte 4: min. 2.40
L’IPCC è nata ad Erice, quanto era segretario generale della WMO, un nigeriano, che, per nostra fortuna era anche fisico, in gamba, professore al MIT. Ed io dissi a questo mio collega, ci conoscevamo come colleghi a Ginevra, visto che tu sei segretario generale, cerca di portare un po’ di scienza in questa attività, lui venne per 3 anni ad Erice e si entusiasmò del rigore che noi portiamo nei nostri seminari e mi invitò ad aprire il congresso mondiale della WMO, e in quella occasione, 1985…1986…, presentai dal punto di vista scientifico gli stessi argomenti di adesso… adesso sono aggiornati…

Parte 4: min. 3.52
Perché la scienza ha credibilità? Perché se dice…. come nasce la credibilità scientifica? Con Galileo e Newton, e la famosa cometa se non appariva come previsto da Newton, invece esplode l’interesse verso la scienza. La credibilità scientifica rischia di essere compromessa… ecco perché c’è bisogno di una forza politica responsabile.

Parte 4: min. 4.30
Quando si dice che ci sono 2500 scienziati del clima. Non è vero, non esistono 2500 scienziati del clima… infatti .. basta vedere i nomi di questi signori…

A cura di Stefano Caserini, Marina Vitullo, Daniele Pernigotti, Simone Casadei, Aldo Pozzoli, Cluadio Cassardo

77 responses so far

Per un dialogo corretto fra scienza e decisori politici: no ai convegni sul clima senza climatologi

Nonostante l’ormai schiacciante evidenza scientifica sulla rilevanza del problema dei cambiamenti climatici e sulle responsabilità umane e senza curarsi del fecondo e aperto dibattito che anima ormai da tempo le migliori università di tutto il mondo, fra cui Stanford, Princeton e Berkeley, su costi e benefici della lotta contro i cambiamenti climatici, in Italia continuano a fiorire le occasioni pubbliche e gli articoli della stampa con cui si cerca di mettere in discussione l’esistenza del riscaldamento del pianeta, il ruolo delle attività umane o la convenienza di azioni di mitigazione.

Ultima in ordine di tempo è stata la notizia (falsa), apparsa a gennaio su molti quotidiani nazionali, di una fase di forte espansione della calotta polare e dei ghiacci alpini. Nonostante l’inconsistenza di queste notizie emerga di solito dopo pochi giorni, preoccupa come queste false informazioni, così come altre posizioni non supportate da dati oggettivi e credibili, arrivino ad essere veicolate ai rappresentanti politici nazionali come se fossero la “verità scientifica” sul clima.

Sono questi i contorni dell’incontro che si terrà il 3 marzo a Roma ed al quale  parteciperanno in una tavola rotonda i Presidenti ed importanti rappresentanti delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato.
È curioso che il panel di relatori chiamati a intervenire nella “sessione scientifica” non includa veri esperti della tematica climatica ma sia caratterizzato da una assoluta e ampiamente documentata faziosità e ostinazione nel negare sistematicamente, contro ogni evidenza scientifica, l’esistenza dei cambiamenti climatici e la loro rilevante componente antropica.
Con una strategia ormai largamente sperimentata, fra i relatori, che si alterneranno nell’incontro organizzato a Roma, sono presenti sì scienziati e docenti universitari ma tutti fondamentalmente privi di una specifica competenza scientifica sulla materia dei cambiamenti climatici: come se non bastasse, salvo alcune eccezioni, i professori e gli scienziati del convegno di Roma sono sostanzialmente privi di pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali non solo sulle tematiche climatiche ma più in generale su quelle ambientali. In quanto tali risultano niente di più che semplici opinionisti, non più autorevoli di un climatologo che pontifica sullo stato di risanamento dei conti pubblici italiani o sulla cura migliore del tumore al cervello.

Spicca, invece, l’assoluta mancanza di contraddittorio e di rappresentanza di quei pur numerosi climatologi italiani (come Filippo Giorgi, Antonio Navarra e molti altri ancora) che si sono guadagnati con serietà, dedizione e impegno, un ruolo di rilievo nella comunità scientifica internazionale e che contano decine di pubblicazioni scientifiche anche di grande importanza sul tema, nonché  la collaborazione proprio con quell’IPCC del quale ora, in questo incontro, si vuole minare la credibilità.
Il documento a supporto delle tesi negazioniste, che sarà presentato come punto centrale del tavolo del 3 marzo a Roma (“La natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima”), è già stato stroncato dalla comunità scientifica di tutto il mondo. Questo perché propone tesi non sostenute da dati affidabili ed in secondo luogo perché è stato creato con la collaborazione di scienziati non specializzati nello studio dei cambiamenti climatici.
La stroncatura del documento è da mesi disponibile su Realclimate, uno dei blog internazionali più autorevoli sulle tematiche climatiche, la cui traduzione è disponibile da dicembre sul sito Climalteranti.it. Il rapporto succitato ha otto capitoli; cinque di questi hanno titoli che sono semplicemente falsi. I rimanenti tre capitoli pongono domande fuorvianti e in malafede, se non semplicemente disoneste, cui gli autori forniscono “risposte” basate su una letteratura scadente e selezionata in modo da evitare accuratamente tutte le pubblicazioni successive che contraddicono le tesi precostituite.
Il rapporto è stato pubblicato dall’Heartland Institute, una nota organizzazione politica di stampo negazionista che in passato ha ricevuto finanziamenti dalle compagnie petrolifere, per il NIPCC (Nongovernmental International Panel on Climate Change), una sigla che richiama in modo ingannevole il panel scientifico dell’ONU e sembra essere stata creata proprio per generare confusione nell’opinione pubblica. L’NIPCC, lungi dall’essere connesso ad alcun progetto delle Nazioni Unite, è stato invece istituito includendo scienziati di scarsa competenza sulle tematiche climatiche. Nella stesura di questo rapporto non è stato previsto alcun processo di controllo e di verifica da parte del resto della comunità scientifica.  Da notare che decine di scienziati inseriti nell’elenco degli estensori del rapporto hanno negato la loro partecipazione a questo gruppo e hanno espresso tesi opposte a quelle sostenute nel volume.

L’unico italiano presente nell’NIPCC, che illustrerà il volume nel convegno del 3 marzo, è un docente universitario, il Prof. Franco Battaglia, già vincitore del Premio “A qualcuno piace caldo 2007” . Costui non ha al suo attivo alcuna pubblicazione scientifica ISI (quelle riconosciute a livello internazionale) non solo nel settore delle climatologia, ma anche più in generale in quello ambientale; autore di alcune pubblicazioni di fisica-chimica teorica di scarsa rilevanza, è conosciuto solo come autore di articoli su un quotidiano nazionale, di nessun valore scientifico.
L’unico relatore indicato come “climatologo”, Guido Guidi,  non è uno scienziato impegnato in ricerche sui cambiamenti climatici, bensì un maggiore dell’Aeronautica militare che si occupa di previsioni del tempo a medio termine. Guidi pubblica su un blog tesi spesso senza fondamento scientifico sul tema dei cambiamenti climatici (ad esempio, l’ultimo granchio preso si trova qui).

Come cittadini italiani e ricercatori impegnati a divulgare in modo corretto la problematica dei cambiamenti climatici intendiamo ribadire quanto segue:
•    Il documento scientifico che sarà presentato nel convegno di Roma del 3 marzo nei locali della Camera dei Deputati è privo di fondamento scientifico ed è stato elaborato in modo fazioso e non trasparente;
•    I dati scientifici disponibili a livello internazionale sono incontrovertibili nell’individuare un preoccupante riscaldamento del pianeta e nel riconoscere in questo un ruolo centrale dell’uomo;
•    Il dibattito scientifico sui cambiamenti climatici deve restare un dibattito aperto, e non deve essere portato avanti senza il coinvolgimento di chi davvero studia davvero la climatologia e si confronta in ambito scientifico a livello internazionale;
•    È grave presentare al mondo politico italiano uno spaccato non rappresentativo, anzi distorto,  di quello che pensa la comunità scientifica su questi temi, quando invece la comunità scientifica internazionale è fondamentalmente unanime sulla valutazione delle cause (antropiche) come sull’entità del problema e sulla necessità di intraprendere rapidamente delle drastiche misure correttive per la riduzione dei gas climalteranti.

Il Comitato Editoriale di Climalteranti.it

144 responses so far

Dalla neve all’era glaciale – parte 2

La raffica di articoli e di servizi televisivi che hanno mal commentato il freddo e la neve dei primi giorni del 2009 non hanno sorpreso quanti da anni analizzano il modo in cui i mezzi di comunicazione si occupano di clima.
Altre volte, in altri mesi invernali un po’ freddi, era successa la stessa cosa. Ad esempio il freddo (anche allora nella norma) del gennaio 2003 porto’ ad un titolo “Non è ancora tempo di terra bruciata”, e le vignette sulla neve e il global warming non mancarono.

Gli articoli che sono stati pubblicati però contenevano alcune informazioni che attiravano l’attenzione perché più precise, legate a fatti clamorosi: il recupero dei ghiacci artici e l’avanzata dei ghiacci alpini.
Oltre all’articolo de La Stampa, già commentato in un precedente post , anche il Corriere della Sera ha lanciato la notizia, con un articolo del 6 gennaio a firma Franco Foresta Martin e il titolo a grandi caratteri: “E i ghiacciai non si ritirano più «L’ effetto serra sembra svanito»” .
Se fosse stata vera, questa del ritiro dei ghiacciai e della scomparsa dell’effetto serra sarebbe stata davvero una clamorosa smentita di diversi decenni di scienza del clima.
Ma non è così, si è trattato invece di una clamorosa bufala.
I dati dei ghiacciai sono in netta ed inequivocabile diminuzione in tutto il mondo, ed in particolare nell’arco Alpino. Se ne parla nell’ultima traduzione di Realclimate disponibile su Climalteranti.it 

Una ricerca effettuata nell’ambito del Progetto Kyoto Lombardia ha concluso che “i ghiacciai lombardi stanno subendo una riduzione di forte entità per lunghezza, superficie e per volume, da circa un secolo e mezzo, che negli ultimi due decenni potrebbe essere definita un vero e proprio “collasso””.
Se nella scienza del clima ci sono ancora punti incerti, non riguardano il ritiro dei ghiacciai. Sono dati così evidenti da essere difficilmente confutabili; d’altronde, sarebbe difficile spiegare che in un pianeta più caldo i ghiacci crescono.

Per spiegare come è nata e si è sviluppata questa ennesima bufala dell’aumento dei ghiacciai, si possono individuare quattro attori:
1.    Un ricercatore
2.    Un blog
3.    Un giornalista
4.    Un redattore – titolista

1) La fonte prima della notizia è stato il glaciologo Bill Chapman del centro di ricerche sul clima artico dell’ Università dell’ Illinois. Come ha fatto notare con grande precisione il Prof. Claudio della Volpe in un bel saggio intitolato “Ghiaccio Agghiacciante” pubblicato sul sito di ASPO-Italia, Chapman ha presentato in modo impreciso i dati, senza chiarire la differenza fra le due diverse serie di dati che descrivono l’estensione del ghiaccio marino artico, derivanti da sensori differenti e quindi non confrontabili. Per i dettagli si veda qui.
2) I dati sono stati interpretati in modo ulteriormente errato in un blog in cui si pubblicano spesso interventi negazionisti. Il curatore del blog, Michael Ascher, ha selezionato in modo arbitrario due punti della serie storica (sbagliata) dei ghiacci marini globali, per evidenziare una tendenza che non c’è.
3) Pur se di gente che sui blog scrive cose infondate o inesatte sul clima ce n’è parecchia (uno dei miei preferiti è www.meteolive.it, qui ne riportiamo un esempio) ), alcuni giornalisti italiani hanno dato spazio alla tesi di Archer, l’hanno amplificata grazie a imprecisioni e ad una generale confusione sul tema. Si è passati dal ghiaccio marino totale (che comunque non è tornato ai livelli del 1979) ai “ghiacci artici” (che sono in nettissima diminuzione). Il termine “marino” è scomparso quindi si è iniziato a parlare in generale di “ghiacci” e di “ghiacciai”, con riferimenti anche ai ghiacciai lombardi (pur se, come detto, anche loro sono in netto ritiro in particolare negli ultimi 30 anni). Non è solo l’abituale cura a rendere “più sexy” la notizia: si tratta proprio di fraintendimenti e di invenzioni.
4) I titolisti hanno, al solito, messo il carico: arriva l’era glaciale, il problema dell’effetto serra è svanito, i ghiacci non si ritirano. “L’effetto serra è svanito”, è messo tra virgolette nel titolo principale, ma nell’articolo non si trova chi sarebbe l’autore di tale affermazione.

Pur se un articolo di Repubblica e gli intereventi di Luca Mercalli a “Che tempo che fa” hanno contrastato la bufala con i grandi numeri dei loro lettori e ascoltatori, da colloqui con studenti e conoscenti mi sembra sia rimasta nell’opinione pubblica la sensazione generale che l’allarme per il problema del riscaldamento globale non sia molto fondato, che gli scienziati che avevano in passato lanciato l’allarme non siano molto affidabili; o almeno che il mondo della scienza sia diviso.
Come si dividono i torti in questa riuscita azione di disinformazione?
Sarà perché a me più vicino, il ricercatore dell’Università dell’Illinois”, fra tutti, mi sembra quello meno responsabile. Se non ha altro perché, inondato di email, ha smentito le affermazioni che gli erano state attribuite.
Chi non ha smentito è stato invece il Corriere della Sera. Che il 12 gennaio ha pubblicato a pag. 23 un breve articolo, non firmato, intitolato “Meno ghiacci? L’effetto serra non c’entra”, in cui ha confermato e ha rilanciato la bufala.
Questa volta partendo da un’articolo pubblicato su Nature Geoscience, in cui gli autori proponevano una stima diversa (ed inferiore a quelle precedenti) del futuro rateo di fusione dei ghiacci della Groenlandia, si è passati ad assolvere l’effetto serra per la diminuzione di tutti i “ghiacci”.
Finale dell’articolo ”Un risultato sulla stessa linea di quello annunciato dal Centro di ricerche sull’Artico dell’Università dell’Illinois, secondo cui i ghiacci artici hanno avuto una crescita rapidissima negli ultimi mesi del 2008 e il loro livello è tornato ad essere pari a quello registrato nel 1979”.
In effetti, due bufale possono essere sulla stessa linea. Ma c’è da sperare che qualcuno prima o poi informi i giornalisti del Corriere della Sera che tutti gli anni c’è una crescita rapida dei ghiacci dell’Artico, e sempre succede negli ultimi mesi dell’anno (e nei primi del successivo): in due periodi dell’anno chiamati “autunno” e “inverno”.

Testo di: Stefano Caserini

14 responses so far

Dalla neve all’era glaciale – parte 1

L’arrivo del freddo e della neve dell’inverno ha portato anche quest’anno ad articoli in cui si afferma un rallentamento del riscaldamento del pianeta, o l’interruzione dell’aumento delle temperature  e l’inizio di un’era glaciale.
Non sono tesi nuove, e dell’infondatezza dell’allarme per il raffreddamento globale se ne è già parlato su Climalteranti.it (qui e qui).
Un recente post di Realclimate, disponibile  tradotto in italiano qui, chiarisce molte cose sull’attuale andamento delle temperature, su cui ritorneremo in futuro.

Fra gli articoli pubblicati in questi giorni, i due più incredibili sono stati pubblicati sue due fra i quotidiani italiani più letti: il Corriere della Sera “E i ghiacciai non si ritirano più «L’ effetto serra sembra svanito»” e La Stampa “Una piccola era glaciale come nel 1600”.
L’analisi di questi articoli è complessa perchè contengono una quantità di inesattezze, di errori, di mistificazioni da record, a cui si stenta a credere. La cosa che colpisce è che i due giornalisti, rispettivamente Francesco Saverio Alonzo e Franco Foresta Martin, abbiano pubblicato tesi infondate e confuse senza quel minimo di verifiche di attendibilità che avrebbe permesso di evitare tali brutte figure. I titolisti, poi, hanno ulteriormente esagerato.

In questa prima parte sarà esaminato l’articolo de La Stampa, un’intervista a Fred Goldberg, del Polar club svedese.
All’inizio si trova la frase “il pack si scioglie durante i mesi estivi, ma la scorsa primavera ricopriva mezzo diminuzione estensione dei ghiacci articimilione di chilometri quadrati in piú rispetto al 2007”. È una frase che non ha molto senso perchè non è possibile confrontare l’estensione dei ghiacci della “primavera” del 2008 con quella del 2007.
Il confronto fra le due primavere non avrebbe significato, perché, come detto, il pack si scioglie al polo nord nei mesi estivi e raggiunge il minimo in settembre.
Forse Goldman intendeva proporre un confronto fra i due minimi estivi. In effetti nel minimo del 2008 i ghiacci sono stati di circa mezzo milione di chilometri quadrati più estesi rispetto al minimo del 2007. Ma solo perché il minimo del 2007 è stato assolutamente eccezionale. Se si guarda il trend degli ultimi 30 anni, confrontato con le previsioni dei modelli, si vede che anche il dato del 2008 è preoccupante, non c’è stato un vero recupero e si è ampiamente al di sotto dell’andamento previsto negli anni precedenti.

I glaciologi hanno studiato attentamente i perchè del minimo del 2007 e nel recente convegno dell’AGU a San Francisco, nelle sessioni dedicate alla Criosfera c’è anche stato un approfondito dibattito sulle differenze nelle cause dei due minimi, sui trend, molto preoccupanti per il futuro del pack, chiamato anche ghiaccio marino artico (si vedano ad esempio gli abstract di sessione 1, sessione 2 e sessione 3).
Gli scienziati che studiano il ghiaccio marino artico ritengono il trend di diminuzione del ghiaccio marino artico inequivocabile, e probabile la scomparsa estiva del ghiaccio marino artico entro il 2030.
Alla domanda del giornalista “Esistono prove concrete di questa «ripresa » dei ghiacci anche al Polo Nord, dopo che rapporti nello stesso senso sono giunti dall’Antartide?”, la risposta data da Goldberg è fenomenale: “Sì, lo spessore dei ghiacci creò gravi problemi a una spedizione svedese che, a bordo del rompighiaccio Oden, non riuscì a forzare il pack a Nord della Groenlandia ed un’altra spedizione diretta alle isole a Nord delle Svalbard dovette desistere”.
Le “prove concrete” sarebbero i problemi dati ad un paio di spedizioni in alcuni imprecisati periodi in posti delineati in modo generico.
Si tratta di argomenti non scientifici, che hanno a che fare con notizie imprecisate e basate su impressioni, non su dati.
Non sorprende quindi che se si fa una ricerca si scopre che Fred Goldberg è un esperto di tecnologie per le saldature che si interessa di clima dal 2004, organizzando convegni e facendo dei viaggi ai poli.
L’articolo prosegue con altre tesi ugualmente infondate, con l’attribuzione alla corrente “La Nina” una ciclicità più o meno trentennale (non è così, vedi qui), il classico del “3.500 anni fa, il clima globale del nostro pianeta era superiore di 3 gradi a quello attuale” (molto poco probabile, vedi fig 2 qui) o che “ora ci attendono annate fredde colpa del Sole che non è mai stato cosí calmo come adesso”; fino alla conclusione che ha portato al titolo dell’articolo “fra non molto entreremo in una breve era glaciale, come quella che si verificò verso la metà del 1600”.
Niente paura: l’era glaciale sarà “breve”, durerà solo un paio di secoli…

Testo di: Stefano Caserini

22 responses so far

Assegnato il Premio “A qualcuno piace caldo” per l’anno 2007

In seguito alla votazione online, Il Premio A qualcuno piace caldo” 2007 è assegnato al Prof. Franco Battaglia, che si è aggiudicato il 45 % dei voti. Nettamente staccati il secondo e terzo classificato, rispettivamente Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno Leoni (25 % dei voti) e il quotidiano “Il Foglio” (15 %).

 

Il Premio annuale è assegnato alla persona o all’organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici con l’intento di impedire, posticipare o rallentare le azioni di mitigazione contro i cambiamenti climatici.

Il Premio scelto dal Comitato editoriale per l’anno 2007 è una copia originale del Primo Volume del IV Rapporto IPCC, che sarà spedito al vincitore.

13 dicembre 2008
Il Comitato Editoriale di Climalteranti.it

Vincitore 2007

Prof. Franco Battaglia

“Per la vastissima produzione negazionista, che ha riguardato
articoli su quotidiani, riviste e interventi in radio e in televisione,
con una serie incredibile di affermazioni clamorose quanto infondate,
senza il minimo tentativo di confronto e dialogo
con la comunità scientifica nazionale ed internazionale”.

.

Piccola bibliografia negazionista di Franco Battaglia:
Battaglia F. (2007a) Notizie false e ambiguità scientifiche. Il Giornale, 7 febbraio.
Battaglia F. (2007b) Perché è inutile risparmiare energia. Il Giornale, 15 febbraio.
Battaglia F. (2007c) L’Europa non conosce le leggi della fisica. Il Giornale, 11 marzo.
Battaglia F. (2007d) Terra con la febbre? La colpa é il sole. Il Giornale, 7 aprile.
Battaglia F. (2007e) È immotivato preoccuparsi per l’effetto serra antropogenico (ESA). Ingegneria Ambientale, Anno XXXVI, n. 4, 142-146.
Battaglia F. (2007f) Intervento in “Porta a Porta” del 2 maggio.
Battaglia F. (2007g) Siccità. Ma la colpa non è dell’uomo. Il Giornale, 5 maggio.
Battaglia F. (2007h) Dall’allarme siccità alle alluvioni. I fondi per l’emergenza? Sprecati. Il Giornale, 8 giugno.
Battaglia F. (2007i) La caccia all’estate del caldo record è solamente un bluff. Il Giornale, 18 agosto.
Battaglia F. (2007j) Ultima ora! I ghiacciai si stanno sciogliendo da diciottomila anni. Intervista a Il Foglio, 13 settembre.
Battaglia F. (2007k) Il fallimento di Kyoto si trasferisce a Bali. Il Giornale, 4 dicembre.
Battaglia F. (2007m) Replica di Franco Battaglia a Stefano Caserini. Ingegneria Ambientale, XXXVI, XII, 591-593.
I testi sono reperibili da qui.

Da “A qualcuno piace caldo”, capitolo “Clima di Battaglia”
…Seguire l’elenco delle sparate e delle cantonate prese da Battaglia è impegnativo. Avendo conquistato un poco di notorietà per le sue posizioni negazioniste, Battaglia si è trovato nella necessità di alimentare il suo personaggio, con affermazioni via via più incredibili e senza compromessi.
Nei suoi scritti del 2007 si trovano affermazioni come “la temperatura media globale oggi è più alta di 150 anni fa; semplicemente, non è la CO2 la causa di questo aumento” (Battaglia, 2007e).
Oppure che è “semplice” identificare nel Sole il responsabile del riscaldamento globale, che è “facile” spiegare gli aumenti di CO2 del passato, che vi sono evidenze storiche “inconfutabili” sulle maggiori temperature del passato, che l’ipotesi di un’interferenza antropogenica nell’effetto serra del pianeta si è “rivelata totalmente priva di ogni fondamento”, è “impossibile”, l’”uomo non c’entra proprio nulla”.
Nel novembre del 2007, dopo l’uscita dell’intero IV rapporto dell’IPCC, scrive ancora “le attività umane e, in particolare, le emissioni antropiche di CO2, non hanno, sul clima, alcuna influenza” (Battaglia, 2007i).
Ne consegue che gli scienziati mondiali non solo non hanno capito nulla, ma sono dei mistificatori e dei sognatori: il riscaldamento globale antropogenico è “il più colossale falso del secolo” (Battaglia, 2007k), “la più grande mistificazione degli ultimi 15 anni”, “la congettura antropogenica del riscaldamento globale dovrebbe essere oggi considerata pura speculazione metafisica sconfessata dai fatti reali” (Battaglia, 2007d; 2007x).

Leggi il paragrafo da “A qualcuno piace caldo”

14 responses so far

Il riscaldamento globale si è fermato nel 1998?

E due. Oggi è arrivata la seconda mail di un amico che mi dice: ma che succede a Beppe Caravita ?
Ecco un pezzo della mail: “Beppe Caravita… ha sviluppato un certo scetticismo sul global warming (vedi ad esempio qui e anche qui). Come sappiamo, non è il solo, ma lo scetticismo ideologico alla Battaglia lo capisco facilmente, mentre quello che vedo emergere in persone dallo spirito libero (come Beppe o altri), vorrei capirlo meglio”.

Beppe Caravita, giornalista del Sole 24 ore e autore del blog Network Games, l’ho conosciuto ad un seminario sul clima rivolto ai giornalisti, organizzato dal “Kyoto Desk” della Regione Lombardia.

Un seminario riuscito, anche se non molto partecipato, ma che ricordo per tre fatti che mi stupirono.
Il primo fu che a Sergio Castellari, con me fra i relatori, qualcuno rubò il libro “Verdi fuori, rossi dentro” di Franco Battaglia e Renato Angelo Ricci. Libro che a Sergio avevano regalato e che aveva portato per mostrarmelo… lasciato sul tavolo dei relatori durante la pausa pranzo.. al ritorno.. sparito ! Incredibile.
Il secondo fatto strano fu che i giornalisti intervenuti avevano mostrato un’opinione per la loro categoria molto peggiore di quella che io avevo, e che non era granchè (vedi qui)
Il terzo fatto è che contrariamente alle mie aspettative, Caravita si era mostrato più preoccupato di me per il global warming. Se non ricordo male (nel caso, chiedo scusa) Caravita si diceva molto molto preoccupato per i possibili “tipping point” del sistema climatico… diceva che non ci aveva dormito la notte… e aveva scritto di questo sul suo blog.
Andai a leggere sul suo blog (qui e qui): i toni erano in effetti preoccupati. D’altronde, i motivi ci sono: il tema dei tipping point è molto serio: alcuni articoli scientifici (come questo di Rahmstorf et al.) che hanno inquadrato il tema hanno aggiunto preoccupazione per la crisi climatica, pur se è chiaro che l’unico tipping point che sarà superato nei prossimi decenni sarà quello del ghiaccio marino artico.

È possibile, dunque, che Beppe Caravita abbia cambiato idea ?
Non solo per i toni usati verso uno dei più importanti istituti di ricerca sul tema climatico, il NASA Goddard Institute for Spaces Studies, di James Hansen e Gavin Smidth
(qui “…un’altra pessima figura per il Goddard Institute for Spaces Studies, di cui è direttore James Hansen, il grande sostenitore del global warming antropogenico, e consigliere scientifico di Al Gore. Francamente comincio ad essere un po’ stufo di questo gioco delle tre tavolette…. “).
Si tratta di uno dei soliti piccoli (anzi, molto piccoli) aggiustamenti delle temperature del pianeta, di cui si possono leggere le opposte posizioni su ClimateAudit.org e Realclimate.org. Un tema che mi è apparso piuttosto insignificante, tanto che il post di Realclimate non è stato tradotto in italiano.

Caravita ha dubbi sul fatto che il riscaldamento globale sia in corso (nell’ultimo post sul tema pone la domanda “ha ragione o torto chi sostiene che il global warming si è fermato dal 1998?”)
Si tratta di una domanda che ha ripetuto tante volte, anche in post precedenti mostrando anche grafici in cui si vede la CO2 che aumenta e la temperatura che non aumenta in modo simile.
È un argomento che circola in modo ossessivo fra i negazionisti, ma che è poco fondato.
Ne avevo già parlato nel mio libro (pag. 60) in cui avevo mostrato come in realtà per la serie dati del GISS, il 1998 non è più l’anno più caldo ma viene superato dal 2005. E che se si allarga lo sguardo all’andamento delle temperature negli ultimi 30 anni o degli ultimi 130 anni, la tendenza è chiara: il 1998 è solo un anno con temperature un po’ più alte di quanto avrebbero dovuto essere per assicurare una crescita regolare ed evitare fraintendimenti.

Andamento delle temperature globali dal 1977 al 2007: variazioni rispetto alla temperatura del 1998. (da Caserini, 2008)

In una delle prime traduzione di realclimate, disponibile qui, è raccontato come il fatto che la temperatura non salga in modo costante, come la CO2, è assolutamente in linea con la comprensione fisica del sistema climatico. C’è anche una figura che mostra la probabilità di un record di temperature: per avere un nuovo record di temperature c’è più del 25 % di probabilità di aspettare più di 10 anni.

Posso solo aggiungere il ricordo di quest’estate, a Bonassola. La spiaggia è stata svuotata dalle barche, i primi ombrelloni sono stati tolti: sta arrivando la mareggiata di ferragosto, dicono quelli del posto. Eppure il mare è lontano. Mi siedo sulla spiaggia a leggere, guardo le onde avanzare. Eppure non avanzano, ossia le onde sembrano non risalire la spiaggia. Ogni tanto c’è un onda più lunga, ma subito dopo molte sono piccole, inferiori alle precedenti.
E’ passato tanto tempo prima di veder da vicino la spuma della prima onda. Ma come tanti altri sono rimasto ancora al mio posto, le onde successive stavano lontane.
Dopo un po’ è arrivata l’onda che ha bagnato l’asciugamano.

Testo di: Stefano Caserini

16 responses so far

L’inutile confutazione di un allarmismo inventato

Una tecnica ormai molto sfruttata nel dibattito climatico è piuttosto semplice: consiste nel confutare delle balle spaziali, attribuendole in modo generico agli “allarmisti”, evitando di discutere dei problemi veri.

Un bell’esempio è presente nell’articolo “La terra si scalda ? Una bufala. Lo dimostra il ghiaccio del Polo “.

L’intervistato, Elio Sindoni, confuta la tesi dell’imminente (5 anni !) arrivo del mare a Cortina.

Ma chi avrà mai detto o scritto che “in capo a 5 anni il mare arriverà a Cortina” ? La notizia è nuova e anche sul web non se ne trova traccia. È molto improbabile che una tesi del genere sia stata pubblicata su una qualsiasi rivista anche lontanamente tecnico-scientifica.

Il punto è che Cortina d’Ampezzo si trova a 1200 metri sul livello del mare. La fusione completa di tutti i ghiacci dell’Artico e dell’Antardide potrebbero alzare il livello del mare di circa 70 metri, da dove potrebbe arrivare l’acqua per gli altri 1130 metri ?

La tesi è quindi palesemente infondata, per confutarla non servono i risultati del progetto EPICA , basta la geografia, o forse solo il buon senso.

Come si diceva, l’inutile confutazione di un allarmismo inventato permette di evitare di discutere dei problemi veri, delle vere questioni che potrebbero costituire un allarme.

Non solo perché è una cosa molto seria il problema dell’innalzamento del livello del mare, come se ne parla in questa traduzione di RealClimate disponibile su Climalteranti.it.

Pur se i maestri di sci di Cortina non devono temere di dover insegnare immersioni fra cinque anni, delle previsioni della copertura nevosa a Cortina nei prossimi decenni, sì, forse di questo potrebbero un poco preoccuparsi….

Testo di: Stefano Caserini

4 responses so far

L’ennesima bufala sul raffreddamento globale

Ogni tanto si diffonde la voce di un presunto prossimo raffreddamento del pianeta.
L’ultimo caso è successo a maggio 2008, ha avuto grande enfasi anche in Italia.

È possibile citare un incredibile titolo di Repubblica del 3 maggio “Clima, il contrordine, nei prossimi 10 anni fa più freddo”, nonché nell’agitato articolo di Franco Battaglia su Il Giornale.

Ne hanno parlato radio e televisione, che hanno sintetizzato (male) il lancio dell’agenzia ANSA che parlava di “10 anni di tregua da riscaldamento globale

Come si può vedere anche leggendo la traduzione italiana di Realclimate le cose non stanno proprio così.

Oppure si può vedere la spiegazione “Riscaldamento globale: un’inversione di tendenza?” sul blog di Antonello Pasini.

Gli allarmi sul raffreddamento non sono nuovi; poche settimane prima l’ANSA aveva diramato un comunicato in cui era contenuta la chicca

Contrariamente ai timori sul riscaldamento globale, la temperatura terrestre e’ rimasta stabile o e’ leggermente diminuita nell’ultimo decennio, nonostante il continuo aumento di concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, e ora la temperatura globale sta rapidamente diminuendo…”

La cosa singolare è il credito dato a questo studio da quanti generalmente usano parole di fuoco per i modelli climatici.

Insomma, ai modelli si crede solo quando prevedono il raffreddamento…

2 responses so far

« Prev

Translate