Climalteranti on Mar 25th 2013 Eventi estremi
Una volta chiarita la catena di responsabilità nella gestione dei rischi posti dai cambiamenti climatici, quali sono gli anelli sui quali operare per tener conto dell’aggravamento dei rischi di eventi estremi?
A nostro avviso, gli anelli cruciali sono il primo, le conoscenze scientifiche, e l’ultimo, il trasferimento delle informazioni.
Servirà dare più impulso alla ricerca scientifica per comprendere quali siano i processi fisici che vengono mal simulati e colmare le lacune dei modelli di previsione. In tempo di crisi economica, in Italia gli investimenti per la ricerca sono i primi ad essere tagliati, ma speriamo in un’inversione di tendenza, visti i rischi che si corrono a rimanere nell’ignoranza.
C’è tanto da lavorare sui sistemi della comunicazione, soprattutto per chiudere quell’ultimo miglio della catena che raggiunge i cittadini, i quali devono e dovranno diventare più consapevoli delle condizioni di rischio nel proprio territorio e quali sono i piani di messa in sicurezza e della Protezione civile. Sono informazioni che devono pretendere dai propri amministratori.
Oggi, il più delle volte, la gente ritiene poco probabili gli eventi estremi e la percezione di questo rischio è piuttosto debole. Quando diventeranno più frequenti, per effetto dei cambiamenti climatici, potrebbero provocare un senso di panico, di ansia sociale. E l’ansia non aiuta certo a compiere azioni razionali.
Però sottovalutare i rischi può avere conseguenze tragiche. Come trovare un giusto equilibrio tra l’ottimismo ingiustificato [nota 1] e uno stato d’ansia perenne? Continue Reading »
Climalteranti on Mar 19th 2013 Convegni
Climalteranti saluta con soddisfazione la costituzione della Società Italiana per le Scienze del Clima (SISC), un passo in avanti della comunità scientifica italiana per meglio collaborare e far conoscere il risultato dei propri lavori.
Come si può leggere sul sito www.sisclima.it, la SISC si propone “come punto di incontro tra gli scienziati dei diversi settori disciplinari che utilizzano le informazioni climatiche per le proprie ricerche: dai climatologi ai fisici e chimici, dai geografi agli agronomi, dagli economisti agli scienziati politici, a tutti gli studiosi che si occupano di scienze legate al clima e alle loro applicazioni” e “vuole contribuire al progresso scientifico e all’innovazione delle scienze climatiche in Italia promuovendo la convergenza delle discipline e la multidisciplinarietà delle ricerche”.
Uno dei primi appuntamenti della SISC sarà la Prima Conferenza Annuale che si svolgerà a Lecce il 23 e 24 settembre 2013, con il titolo “I cambiamenti climatici e le loro implicazioni sui servizi ecosistemici e la società”. Per due giorni esperti italiani provenienti dalle diverse discipline si confronteranno per analizzare gli avanzamenti conseguiti nelle scienze del clima, fare il punto della ricerca sulle implicazioni dei cambiamenti climatici sui servizi ecosistemici, così come sulle politiche climatiche e le conseguenti valutazioni economiche.
Tutte le informazioni sulla Prima Conferenza Annuale SISC sono disponibili alla pagina web www.sisclima.it/conference20133.
Per tutto quello che c’è da sapere sulla Società Italiana per le Scienze del Clima, invitiamo a visitare il sito web ufficiale
Climalteranti on Mar 7th 2013 Protocollo di Kyoto
Come possiamo affrontare le crescenti condizioni di rischio poste dai cambiamenti climatici? chiedevamo alla fine della prima parte.
Prima di rispondere, conviene descrivere l’attuale “catena” della responsabilità per la gestione di questi eventi, e chi sono i suoi protagonisti. La “catena”ha molti attori che usano strumenti diversi di monitoraggio, di previsione, di gestione delle allerte, di comunicazione dei rischi alle popolazioni. Ci sono i meteorologi, gli idrologi, i geologi, i “protettori civili”, i comunicatori del rischio. In fondo ci sono poi gli amministratori (prefetti, sindaci…) e quindi i cittadini.
Il tema è la mitigazione del rischio da alluvione, causata da eventi meteorologici avversi, soprattutto da quelli intensi e di breve durata.
Per ridurre questi rischi è necessario operare in due diverse modalità strettamente interconnesse: una opera nel “tempo differito”, l’altra nel “tempo reale”.
La prima attiene al mondo dei “pianificatori” territoriali: le Autorità dei Bacini (o Distretti) Fluviali, ad esempio, che per conto dello Stato e assieme alle Regioni devono ridefinire i “Piani di Assetto Idrogeologico” (PAI). Queste attività devono essere svolte in ottemperanza a precise norme dello Stato, ad esempio alla recente legge di recepimento (qui), della Direttiva 2007/60 sulle alluvioni dove si fa esplicito riferimento anche ai possibili impatti dei cambiamenti climatici. Si legge infatti che “…le alluvioni sono fenomeni naturali impossibili da prevenire. Tuttavia alcune attività umane (come la crescita degli insediamenti umani e l’incremento delle attività economiche nelle pianure alluvionali, nonché la riduzione della naturale capacità di ritenzione idrica del suolo a causa dei suoi vari usi) e i cambiamenti climatici contribuiscono ad aumentarne la probabilità di accadimento e ad aggravarne gli impatti negativi.” Continue Reading »