Le tesi dell’inattivismo climatico – parte III: il nostro contributo è piccolo

Un altro classico del discorso inattivista sul clima consiste nel definire poco importanti le riduzioni delle emissioni italiane o europee, in quanto sarebbero solo una piccola quota delle emissioni globali. Generalmente si cita il contributo percentuale alle emissioni globali dell’Europa, altre volte quello dell’Italia, per dire che la loro riduzione darebbe scarsi benefici al clima del pianeta. Mettendo questi contributi in contrapposizione a quelli della Cina o di altri paesi. Altre volte si cita quale sarebbe la riduzione nelle temperature globali se solo l’Europa, o l’Italia, riducessero le emissioni, stupendosi del fatto che la riduzione sarebbe piccola.
È un argomento molto usato da Chicco Testa o sul Corriere della Sera. Ad esempio, nell’articolo di Amminiti e Pratesi già discusso nei precedenti post si è scritto: “le ricadute a livello mondiale sull’inquinamento ambientale sono abbastanza limitate, le emissioni europee pesano attorno al 7% e d’altra parte, se l’Italia eliminasse le fonti fossili la riduzione di anidride carbonica a livello globale si attesterebbe attorno allo 0,15%. Un risultato limitato, per non dire trascurabile”.
A parte che definire genericamente “inquinamento ambientale” le conseguenze delle emissioni di gas climalteranti è quantomeno sintomo di una scarsa conoscenza del tema, si tratta di un tipico esempio di benaltrismo.
Se si accettasse l’argomentazione che non dobbiamo curarci delle emissioni europee o italiane di gas serra perché ci sono altri emettitori più importanti, sarebbero allora tanto più insignificanti le azioni di tutte le Regioni, dei Comuni, delle aziende, delle persone in ogni parte del mondo: nessuno da solo ha cambiato il clima del pianeta; nessuno da solo lo può cambiare. Ma lo sforzo collettivo, le azioni dal basso sono una componente cruciale della lotta al cambiamento climatico. Che, ricordiamolo sempre,
(altro…)Le tesi dell’inattivismo climatico – parte II: e allora la Cina?
Una delle tesi più frequenti dell’inattivismo climatico è il riferimento ad un presunto disimpegno della Cina sulle politiche climatiche: tesi smentita dalla realtà, dato che il paese sta affrontando una drastica e complessa transizione del settore energetico e ambisce ad assumere la leadership della lotta ai cambiamenti climatici nel nuovo ordine mondiale che si sta definendo.
Negli ultimi tempi ha preso piede nella retorica dell’inattivismo climatico un argomento che appare efficace, quello secondo cui la Cina continua a costruire centrali a carbone e vende le rinnovabili all’Europa. Generalmente l’argomento è usato per sostenere l’inutilità degli impegni europei o italiani sulla transizione energetica.

La realtà è diversa. È proprio in Cina che le energie rinnovabili solare e eolica stanno crescendo più velocemente, e non sono pochi gli impianti a carbone che sono stati dismessi o la cui costruzione prevista è stata abbandonata (si veda al riguardo i dati del Global Coal Plant Tracker). La costruzione di nuovi impianti nel 2024 va contestualizzata in un trend complessivo di riduzione dell’utilizzo del carbone come fonte energetica, che – per quanto possa superficialmente apparire paradossale - è associata ad iniziative “cautelative” delle province locali per tutelare la stabilità della rete e al momento sembra più probabile che si tratti dell'ultima ondata prima del lento ma progressivo phase-out del fossile. Va considerato inoltre il crescente utilizzo del carbone per la produzione di combustibili sintetici e sostanze chimiche, che potrebbe in parte compensare, in termini di emissioni di CO2, il minor utilizzo del carbone per la generazione d’energia.
La dinamica della transizione dal fossile alle rinnovabili del settore della generazione d’energia in Cina è complessa e non esente da insidie e sinergie tecnico-economiche, oggetto di studio da parte dei ricercatori di settore. Come si vede anche nella figura seguente, la nuova energia prodotta in Cina nel 2025 è stata soprattutto solare e eolica, con importanti riduzioni dell’energia prodotta col carbone.
(altro…)Le tesi dell’inattivismo climatico – parte I: gli impatti dell’energia solare e eolica
Sul sito del Corriere della Sera sono state riproposte molte tesi tipiche dell’inattivismo climatico, che hanno l’obiettivo di rallentare la transizione energetica. Pubblichiamo qui la prima parte di una serie di post che hanno l’obiettivo di confutare queste argomentazioni, partendo da quella secondo cui gli impianti di energia rinnovabile, e in particolare di solare fotovoltaica e eolica, avrebbero forti impatti ambientali, o che non sarebbero convenienti da un punto di vista ambientale. Una tesi basata su esagerazioni, distorsioni e a volte sostenuta con argomenti stravaganti.

L’articolo pubblicato sulla rubrica “Opinioni” del Corriere della Sera del 10 settembre 2025, a firma di Massimo Ammaniti e Francesco Pratesi, rappresenta un ottimo esempio della narrazione “inattivista” sul clima, che diffonde informazioni false e tesi infondate sulla transizione energetica.
Come già argomentato in precedenti post, l’inattivismo climatico è molto diverso dal negazionismo: infatti, gli autori scrivono in apertura “ridurre le emissioni inquinanti che danneggiano l’ambiente è oggi una sfida indispensabile, anche perché gli effetti del cambiamento climatico sono davanti agli occhi di tutti: ondate di calore, siccità, eventi estremi di fronte ai quali è impossibile continuare a sottovalutarli e addirittura a negarli” e che “è necessario che l’Europa e l’Italia si impegnino a trovare soluzioni adeguate dal momento che le strade intraprese fino ad ora non sembrano le più efficaci e sostenibili”. Il problema è che, dopo l’affermazione dell’importanza della lotta alla crisi climatica, nel discorso inattivista arrivano i “ma”, i “tuttavia”, i “però”; a cui seguono tesi che di fatto arrivano a contestare quanto si sta facendo per contrastare la crisi climatica. Senza di fatto proporre alternative concrete, se non generici appelli a fare meglio o retoriche aspirazioni benaltriste.
(altro…)Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA
Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima.
La pubblicazione del DOE è volta a sostenere la recente iniziativa dell’EPA (Environmental Protection Agency) per ribaltare la “Endangerment Finding” del 2009, ossia il riconoscimento ufficiale da parte dell’EPA che la CO₂ e altri gas serra rappresentano una minaccia per la salute e il benessere pubblico, e che ha costituito la base legale per tutte le successive politiche federali di mitigazione del cambiamento climatico negli Stati Uniti. Il rapporto del DOE rappresenta quindi il tentativo di giustificare, dal punto di vista scientifico, l’abbandono di qualsiasi politica di contenimento delle emissioni climalteranti, usando vecchi argomenti del negazionismo climatico degli ultimi 20 anni, come i presunti benefici della CO₂ per l’agricoltura, l’incertezza dei modelli climatici e le presunte esagerazioni dei danni stimati per i (altro…) Tira un gran brutto vento
L'Italia ha un grosso problema con l'energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023 e maggio 2025 il fotovoltaico in Italia è passato da 30,3 a 39,5 GW, con un incremento di ben 9,2 GW in 18 mesi, nello stesso periodo l'eolico è passato da 12,3 a 13,3 GW, con un incremento di un solo GW.
Un aspetto che potrebbe spiegare questa differenza è che l’installazione di fotovoltaico è più semplice, perché può fare affidamento anche sulle iniziative di singoli cittadini e piccole imprese, sui tetti di abitazioni, edifici produttivi e commerciali; cosa che con l’eolico è pressoché impossibile. In realtà l’incremento più massiccio del fotovoltaico negli ultimi diciotto mesi non è dovuto alla miriade di piccoli impianti domestici, bensì alla costruzione di grossi impianti a terra e su molti siti industriali e commerciali (si vedano i dati qui).
Il punto è che la transizione energetica non si può fare solo col sole. L'energia del vento è indispensabile, e in un sistema elettrico rinnovabile ne serve molta, in particolare per compensare il calo invernale del solare nelle stagioni più fredde e buie, nonché di notte. Per esempio, (altro…) Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica

La storia del clima in Italia
Raccontare in un solo libro la storia del clima, dalla fine dell’ultima glaciazione (circa 15.000 anni fa) fino ai giorni nostri, per di più in una nazione climaticamente variegata quale è l’Italia (pensiamo alle notevoli differenze, ad esempio, tra il clima alpino e quello siciliano) era un’impresa ardua. Luca Mercalli ci è riuscito con il saggio Breve storia del clima in Italia (Einaudi), in cui è riuscito a raccontare tutte le vicende importanti dell’evoluzione del clima nel nostro paese, unendo la ricostruzione scientifica del clima alle vicende della storia umana e del nostro paese. Nel libro non si trovano tabelle, mappe e grafici, come negli atlanti climatici o nei saggi scientifici, ma ci sono i dati, le riflessioni e citazioni, spiegazioni scientifiche sul perché delle variazioni climatiche e una miriade di riferimenti storici e documentali di vario tipo.
La breve storia del clima in Italia, che poi così breve non è, è un viaggio di 200 pagine che per la prima volta permette di seguire in modo coerente come è variato in queste migliaia di anni il clima in Italia. A dispetto della crescente importanza degli studi climatici nell’epoca moderna, fino a oggi non esisteva un compendio che parlasse della storia climatica del nostro paese nella sua totalità e nell’intero periodo della civiltà umana.
In passato Mercalli ha scritto innumerevoli testi di climatologia editi dalla Società Meteorologica Italiana e riferiti a singole località, vallate, e regioni, soprattutto nella regione alpina e padana, con ricostruzioni climatiche spesso ultracentenarie e basate sull’analisi delle misure disponibili. In altri testi invece si è dedicato alla divulgazione del problema dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze, come ha fatto del resto in tante trasmissioni televisive e in molte centinaia di conferenze in tutta Italia. In questo saggio, ha combinato le due competenze ed esperienze.
(altro…) Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea
Il clima come bene comune
Sicuramente l’enciclica Laudato ha avuto risonanza mondiale, ha richiamato l’attenzione pubblica sulla crisi climatica, e ha avuto molta importanza nel mondo cattolico, portando alla nascita di numerose associazioni e movimenti che si sono richiamati a questa enciclica, come “Laudato Si’ - Un'alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale”, il Laudato Si’ Movement e il Laudato Si’ Generation in Australia.
Con la Laudato Si’ la chiesa cattolica ha riconosciuto interamente i risultati della comunità scientifica e la rilevanza della questione climatica, spazzando via le correnti negazioniste sul clima presenti anche nella chiesa cattolica (si veda il capitolo “Clima Teo Con” di A qualcuno piace caldo”).
Come mostrato dai passaggi in seguito riportati, l’Enciclica è entrata nel dettaglio della scienza del clima, del ciclo del carbonio, degli impatti attesi e delle conseguenze sociali degli stessi, collegando la crisi climatica alla giustizia sociale e alla solidarietà intergenerazionale.
(altro…) L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima
Sul sito ISPRA è altresì disponibile (altro…)
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte III: il nostro contributo è piccolo
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte II: e allora la Cina?
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte I: gli impatti dell’energia solare e eolica
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La storia del clima in Italia
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