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Archive for Aprile, 2016

Le conseguenze dell’Accordo

Prendere sul serio gli obiettivi dell’Accordo di Parigi comporta intraprendere enormi azioni di riduzione delle emissioni in tutti i settori, con una velocità e radicalità senza paragoni col passato.

C’è un clima di generale contentezza per il grandissimo numero di paesi (175) che ha firmato l’Accordo di Parigi, per i 15 che l’hanno già ratificato e per le importanti dichiarazioni sulla volontà di fare entrare in vigore l’Accordo entro il 2016. “Saremo protagonisti”, ha detto il primo ministro italiano; “L’Italia e l’Europa ci sono, da protagoniste” ha twittato il Ministro dell’Ambiente. Buone notizie, indubbiamente.

Il linguaggio enfatico e generico di alcuni interventi, gli errori presenti su alcuni articoli, l’ascolto in alcune trasmissione televisive delle già sentite formule “Bisogna tener conto della situazione congiunturale”, “passare alla rinnovabili è estremamente gravoso e ora non è il momento, non possiamo farlo così velocemente”, fa pensare che a molti non sia chiaro cosa significhi prendere sul serio e implementare l’Accordo di Parigi.

Proviamo quindi a spiegarlo in 5 passaggi, basandoci sui numeri presenti in un articolo pubblicato circa un anno fa da Rogelj et al. su Nature Climate Change, Energy system transformations for limiting end-of-century warming to below 1.5 °C (l’articolo per i non abbonati è a pagamento, ma una sintesi si trova qui o in questa analisi di Climate Analytics). Continue Reading »

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Il record di firme per l’Accordo di Parigi

Un numero record di Stati il 22 aprile avvierà le procedure per la ratifica dell’Accordo di Parigi, già ratificato da 8 Stati, per lo più membri di AOSIS, la coalizione dei piccoli Stati insulari.

 

Oltre 154 Paesi hanno annunciato l’intenzione di sottoscrivere l’Accordo di Parigi già il primo giorno in cui questo sarà legalmente possibile, il 22 aprile 2016. Con la firma dei Capi di Stato o di Governo, i rispettivi Paesi si vincolano a non mettere in atto azioni che contrastino con l’Accordo e ad iniziare o proseguire le procedure interne necessarie alla sua ratifica.

Si tratta di un numero record di Paesi (qui l’elenco), sia rispetto al Protocollo di Kyoto che rispetto ad altri trattati internazionali sulle più diverse tematiche (diritti umani fondamentali, diritti di donne e bambini, non-proliferazione nucleare, ecc.).

Il Protocollo di Kyoto, il principale strumento internazionale per la riduzione delle emissioni in vigore fino ad oggi, era stato firmato il 16 marzo 1998 – primo giorno di apertura alla firma – soltanto da 6 Paesi. Nell’intero primo anno aveva ottenuto 84 firme. Ci erano poi voluti sette anni prima che entrasse in vigore. Continue Reading »

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Perché votare SÌ al referendum del 17 aprile

L’Accordo di Parigi si basa su un incremento sistematico dell’ambizione nella riduzione delle emissioni. In questo contesto, porre limiti allo sfruttamento di gas e petrolio in Adriatico diventa un modo per iniziare ad implementarlo. Climalteranti suggerisce di votare Sì al referendum del 17 aprile, per segnalare chiaramente l’urgenza di rottamare il modello energetico basato sui combustibili fossili. Una scelta strategica per una nazione come l’Italia, ricca di sole e di mare, con un turismo da salvaguardare e promuovere. 

Abbiamo già raccontato in passato come  molti scienziati, dopo aver individuato le cause dei cambiamenti climatici (principalmente le emissioni da fonti energetiche fossili e la deforestazione), dopo aver previsto le mutazioni del sistema climatico, dopo aver mostrato le possibilità di opzioni alternative ed averle discusse, sentono di non fare abbastanza per il clima.

Abbiamo visto gli allarmi degli scienziati trattati con sufficienza ed accantonati dal dibattito politico, intriso di attendismi e disinteresse. “Non sono uno scienziato, ma non credo che ci sia un problema climatico”, “il clima è sempre cambiato/ gli scienziati non sono del tutto sicuri”, sono ritornelli sentiti ormai troppo.

Ora il voto referendario sulle concessioni petrolifere entro le 12 miglia dalla costa pone una scelta secca, che riguarda anche le politiche climatiche ed energetiche dei prossimi anni.

Qui sotto sono riportate le ragioni per cui il Comitato Scientifico di Climalteranti ritiene che sia necessario votare Sì. Continue Reading »

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10 buone notizie sul cambiamento climatico

Capita spesso, alla fine di una conferenza sui cambiamenti climatici, la richiesta di raccontare qualcosa di positivo, che possa infondere speranza e ottimismo sul futuro. Sembra emergere da una spinta liberatoria: e basta con le cattive notizie! Per questo porta sollievo, sui volti compaiono sorrisi, sguardi partecipi. 

In questi tempi in cui l’ottimismo spesso nasconde narcisismo o paura di affrontare la complessità del mondo, la richiesta si scontra con un sospetto motivato, che lo sguardo fiducioso verso il futuro sia un modo per sfuggire alla realtà, all’accettazione della gravità della situazione. 

Col tempo mi sono accorto che la domanda di positività arriva soprattutto dai giovani, da chi non ha intenzione di sfuggire alle proprie responsabilità; arriva perché chi cerca una via d’uscita ne ha bisogno per trovare nuove motivazioni ed energie. In fondo, la spinta per un cambiamento non può derivare solo dal riconoscere una minaccia, un pericolo, ma dal riuscire a scorgere un altro futuro possibile. La minaccia senza la speranza in una via d’uscita ha effetti ridotti e controproducenti: porta a un pessimismo cupo che rende difficile la scoperta, l’analisi e il sostegno alle alternative possibili. Porta alla logica dell’emergenza, e nell’emergenza prevalgono le soluzioni spicce, spesso non le migliori.

Ho provato dunque a raccogliere gli aspetti positivi che si possono intravedere nella complicatissima e maledettamente grave faccenda del riscaldamento globale; sul lato delle evidenze scientifiche sulla situazione attuale e gli scenari futuri, su quanto si sta facendo o si potrebbe fare nei prossimi anni per contrastarlo. 

Fatti che possano essere catalogati fra le buone notizie. Continue Reading »

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