Notizie e approfondimenti sul clima che cambiaPosts RSS Comments RSS

Archive for the 'Mitigazione' Category

L’Italia in ritardo sulla diffusione delle auto elettriche

In molti paesi europei la mobilità elettrica si sta diffondendo più velocemente che in Italia, a causa di scelte politiche più lungimiranti. Se si aggiunge l’insufficienza della promozione anche delle altre forme di mobilità sostenibile (trasporto pubblico, mobilità non motorizzata, ecc.) appare a rischio il raggiungimento degli obiettivi sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti già assunti dall’Italia in sede europea.

 

Rifornimento elettrico auto elettricaPartiamo dai dati. L’Italia nel 2021 ha emesso 417,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, di cui l’80% imputabili alla sola CO2, il 15% al metano e il resto ad altri gas serra. Pur in presenza di oltre un terzo del territorio a bosco (37%), gli assorbimenti forestali sono stati modesti, -27 Mt CO2eq, e di conseguenza le emissioni nette sono pari a 390 Mt CO2eq, ovvero 6,6 t CO2eq pro capite. Le emissioni dovute ai soli trasporti sono state pari a 102 milioni di tonnellate (il 24% del totale), due terzi delle quali sono da imputare alle autovetture, per lo più private.

In effetti gli italiani possiedono e usano moltissime, troppe auto: con una popolazione inferiore ai 59 milioni di abitanti, e in calo di circa 180mila unità ogni anno, le auto immatricolate a fine 2022 erano ben 39,2 milioni, in sostanza una per ogni patentato. I motivi sono o dovrebbero essere piuttosto chiari: la cattiva qualità e palese insufficienza dei trasporti pubblici urbani e metropolitani, la grande dispersione dei residenti in una miriade di centri abitati per lo più medi e piccoli, cattive politiche urbanistiche che hanno portato alla costruzione di aree residenziali, lavorative e commerciali in zone dove il trasporto pubblico non arriva, o fornisce un servizio assolutamente insufficiente, talvolta persino con l’eliminazione o interruzione di ferrovie locali. Continue Reading »

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Il Rapporto di Sintesi del Sesto Rapporto di valutazione dell’IPCC

È stato pubblicato la scorsa settimana il Rapporto di Sintesi del Sesto Rapporto IPCC. Si tratta del volume finale del sesto ciclo di valutazione, iniziato nel febbraio 2021 con il rapporto del Primo Gruppo di Valutazione (la scienza del clima), proseguito nel febbraio 2022 con il rapporto del Secondo Gruppo di lavoro (le conseguenze ambientali e socioeconomiche dei cambiamenti climatici) e quindi nell’aprile 2022 con il rapporto del Terzo Gruppo di lavoro (le strategie di mitigazione).

Il rapporto di sintesi è quindi un distillato dei tre volumi. Un rapporto di 85 pagine, con un Sommario per i Decisori Politici di 36 pagine, che può essere considerato quindi la summa di quanto la comunità scientifica ritiene importante e meritevole di attenzione da parte dei decisori politici sul tema del cambiamento climatico e delle azioni per contrastarlo.
Sia il Rapporto di Sintesi che il suo Sommario sono composti da 4 sezioni:
Sezione 1: Introduzione
Sezione 2: Stato attuale e tendenze
Sezione 3: Futuri climatici e di sviluppo a lungo termine
Sezione 4: Risposte a breve termine al clima che cambia.

Le 18 figure del Rapporto e le 7 figure del Sommario (disponibili qui in alta risoluzione) costituiscono uno straordinario e accurato concentrato di informazioni.

C’è davvero l’imbarazzo della scelta fra le tantissime informazioni presenti nel rapporto.
Scegliamo qui quattro figure particolarmente riuscite.

La prima deriva dal riquadro c della figura SPM1, che mostra i cambiamenti osservati (1900-2020) e previsti (2021-2100) nella temperatura superficiale globale (rispetto al 1850-1900), e mostra come il clima è già cambiato e cambierà nel corso della vita di tre generazioni rappresentative (nati nel 1950, 1980 e 2020). Continue Reading »

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Rimozione della CO2 dall’atmosfera, dove siamo e dove stiamo andando?

Iniziamo con questo testo una serie di post su uno dei temi di grande interesse e di frontiera nella lotta al cambiamento climatico; un tema di cui ancora poco si conosce in Italia, nonostante una produzione scientifica rilevante e cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni.

 

Nelle scorse settimane varie testate e siti web (tra cui Bbc, Economist, Nature e Carbon Brief) hanno riportato i risultati di un rapporto coordinato dall’Università di Oxford, intitolato “State of Carbon Dioxide Removal (CDR)” e dedicato alle strategie di rimozione di CO2 dall’atmosfera.

La CDR consiste nel catturare la CO2 dall’atmosfera e stoccarla in modo duraturo sul/nel suolo, nell’oceano, in formazioni geologiche o in prodotti. Il rapporto fornisce una definizione precisa di cosa sia e cosa non sia CDR, ad esempio distinguendo la CDR da altre tecniche che catturano e stoccano CO2, ma prendendola dai fumi di combustione dei combustibili fossili (CCS), e precisa l’importanza che la cattura sia seguita da uno stoccaggio duraturo. Basandosi anche su altri rapporti e rassegne già pubblicate in letteratura (ad esempio dal Sesto Rapporto IPCC – terzo gruppo di lavoro, o dalle National Academies of Sciences, Engineering & Medicine USA), nonché su più di duecento fra le migliaia di pubblicazioni ormai uscite sul tema (di particolare importanza questa review in tre parti pubblicata su Environmental Research Letters nel 2018 di Minx et al e Fuss et al, Nemet et al), il rapporto fornisce una panoramica chiara, autorevole e aggiornata sul tema CDR, utile per coloro che vogliono capire quale ruolo potrà giocare per il raggiungimento degli obiettivi climatici.

Il rapporto dell’Università di Oxford è Continue Reading »

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Se anche il Club Alpino Italiano si schiera contro le rinnovabili

È incredibile constatare come ancora nel 2022 ci siano enormi sacche di resistenza allo sviluppo delle energie rinnovabili, che sono la via maestra (non l’unica, certo) per provare ad affrontare la crisi climatica, consentendo di ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili. Fino a che sono limitate al chiacchiericcio dei social o ad articoli sulle ben note testate giornalistiche che negano i cambiamenti climatici, si può parlare di qualcosa di fisiologico, quantomeno in Italia, dove sembriamo essere ancora molto indietro nel dibattito pubblico sul riscaldamento globale; ma quando arrivano da enti autorevoli da cui non te lo aspetti, allora fanno un po’ più di impressione. Perché si tratta pur sempre di contesti molto rispettati, all’interno dei quali le opinioni hanno un peso sicuramente superiore nell’indirizzare l’opinione pubblica.

Tra questi ultimi dobbiamo purtroppo annoverare anche il CAI – Club Alpino Italiano, che in alcune ultime uscite sul proprio organo di stampa, Montagne360, ha fornito chiare e inequivocabili evidenze del proprio orientamento su questo tema. Partiamo dall’editoriale dello scorso febbraio 2022, a firma del Presidente uscente Vincenzo Torti, dal titolo “No all’eli-montagna: una sfida nella sfida”

Ebbene, dopo una sacrosanta condanna senza appello Continue Reading »

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Alla ricerca di motivi di speranza nel terzo volume del sesto rapporto IPCC

È stato pubblicato il 4 aprile il terzo volume del Sesto rapporto IPCC, che si occupa della mitigazione del cambiamento climatico, ossia “l’intervento umano per ridurre le emissioni o potenziare gli assorbimenti di gas serra”.

Come per i precedenti rapporti del primo e secondo gruppo di lavoro (commentati su Climalteranti qui e qui), anche questo volume costituisce una sintesi di decine di migliaia di articoli scientifici già pubblicati nella letteratura, e fornisce un quadro dettagliato di tantissimi aspetti delle azioni già avviate o possibili contro il surriscaldamento globale.

I rapporti dell’IPCC non sostengono alcuna specifica opzione di mitigazione, ma mostrano il potenziale (le possibilità di riduzione delle emissioni climalteranti), i pro, i contro, le barriere e i co-benefici delle diverse azioni, sia nel breve che nel lungo termine, per diversi obiettivi di contenimento del riscaldamento globale.

Le 64 pagine del Sommario per i decisori politici contengono molti messaggi chiave (indicati nel sommario in grassetto), sostenuti da altre affermazioni riassuntive, che cercano di condensare le circa 2913 pagine del rapporto integrale. Come tipico dei rapporti IPCC, alle affermazioni è assegnato un grado di “confidenza”, ossia “la robustezza di una conclusione, basata sul tipo, sulla quantità, qualità e coerenza delle evidenze disponibili prove (ad es. comprensione meccanicistica, teoria, dati, modelli, giudizio di esperti) e sul grado di concordanza di più linee di evidenza”.

Il sommario per i decisori politici è diviso in 5 parti:

  1. Introduzione e contesto
  2. Sviluppi recenti e attuali tendenze
  3. Trasformazioni sistemiche per limitare il riscaldamento globale
  4. Legami tra mitigazione, adattamento e sviluppo sostenibile
  5. Rafforzare la risposta contro il cambiamento climatico

 

Dalla lettura del rapporto e del sommario (quest’ultimo raccomandato in particolare ai decisori politici a cui è indirizzato), numerosi sono i messaggi chiave a cui gli scienziati che hanno scritto il rapporto attribuiscono “alta confidenza”. Non sono messaggi particolarmente nuovi, ma hanno il valore aggiuntivo di rappresentare il punto di consenso di una grandissima parte degli esperti del settore.

Non sorprenderà quindi che dal rapporto emerga la preoccupazione che da tempo raccontiamo su Climalteranti: siamo molto in ritardo nel ridurre le emissioni di gas serra, e se non si agisce rapidamente gli obiettivi più ambiziosi di mitigazione decisi con l’accordo di Parigi non saranno più raggiungibili.

Fra i tanti messaggi importanti, ne propongo tre (fra parentesi il paragrafo del sommario in cui si possono reperire):

 

“Senza azioni di mitigazione urgenti, efficaci ed eque, il cambiamento climatico minaccia sempre più la salute e i mezzi di sussistenza delle persone in tutto il mondo, la salute degli ecosistemi e la biodiversità. Esistono sia sinergie che compromessi tra l’azione per il clima e il perseguimento di altri obiettivi di sviluppo sostenibile. Un’azione per il clima accelerata ed equa per mitigare e adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici è fondamentale per lo sviluppo sostenibile.” (D.1.1)

 

“Percorsi di mitigazione ambiziosi implicano cambiamenti ampi e talvolta dirompenti nell’attuale struttura economica, con conseguenze distributive significative, all’interno e tra i paesi. L’equità rimane un elemento centrale nel negoziato sul clima delle Nazioni Unite, nonostante i cambiamenti nella differenziazione tra stati nel tempo e le sfide nella valutazione delle quote eque. Le conseguenze distributive all’interno e tra i paesi includono lo spostamento di redditi e l’occupazione durante la transizione, dalle attività ad alte emissioni a quelle a basse emissioni. Sebbene alcuni posti di lavoro possano essere persi, lo sviluppo a basse emissioni può anche aprire maggiori opportunità per migliorare le competenze e creare più posti di lavoro durevoli, con differenze tra paesi e settori. Politiche integrate possono migliorare la capacità di considerare temi come l’equità, l’uguaglianza di genere e la giustizia”. (D.3.2) Continue Reading »

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WorldClimaps, uno strumento per accrescere la consapevolezza sui cambiamenti climatici

Pubblichiamo la presentazione di WorldClimaps, un nuovo strumento creato per far conoscere le conseguenze del cambiamento climatico, e le azioni di risposta avviate, in tutto il mondo. Prevede la possibilità per tutti di partecipare, fornendo informazioni.

 

Il cambiamento climatico influenza tutti noi e ogni aspetto della nostra vita. Influenza gli ecosistemi, le nostre infrastrutture, la nostra salute, il nostro sistema economico e la sicurezza globale. Sta mutando il pianeta per come è conosciuto e lo sta facendo ad una velocità maggiore di quanto sia mai avvenuto precedentemente. Si tratta di un problema reale che va affrontato.

Per poter reagire al cambiamento, è di fondamentale importanza comprendere ed individuare le sue reali cause e conseguenze. Conosciamo le conseguenze fisiche e dirette del cambiamento: riscaldamento dell’atmosfera e degli oceani, scioglimento dei ghiacci, aumento del livello del mare. Ma quali sono le conseguenze indirette? In che modo questi avvenimenti globali vanno ad influenzare la nostra vita, il nostro sistema economico e sociale? Perché facciamo così fatica a vederle e perché è di massima urgenza reagire al cambiamento? Continue Reading »

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Return of the river: l’epopea del fiume Elwha e delle sue dighe

Ambientato nello stato di Washington, USA, il documentario racconta l’epopea del fiume Elwha, imbrigliato da impianti idroelettrici fin dai primi del ‘900 e il lavoro di scienziati, politici e comunità locali per restituirlo alla condizione originale. Interessante per riflettere sui conflitti fra i diritti umani, la salvaguardia dell’ambiente e il necessario aumento della produzione di energia rinnovabile.

Il film Return of the River segue per quattro anni il progetto di rimozione di due impianti idroelettrici (dam removal) sul fiume Elwha, iniziato nel 2011 con l’abbattimento della diga di Elwha e terminato nel 2014, con quello della diga del Glines Canyon. Prodotto da Sarah Hurt, per la regia di John Gussman e Jessica Plumb, è ora disponibile in HD e può essere acquistato in DVD o affittato per la visione singola.

La storia. Il fiume Elwha è situato nel Parco della Olympic Peninsula, nello stato di Washington, pochi km a nord di Seattle. Nel tardo ‘800, la conquista dell’ovest e la necessità di legna per costruzione e di energia spinse i coloni americani ad occupare l’area della penisola, di fatto invadendo l’habitat della tribù indiana degli Elwha Klallan, stanziali del posto. Già nel 1910 la costruzione della diga di Elwha (seguita nel 1926 dalla diga di Glines Canyon) portò alla regimazione del fiume, con il successivo utilizzo delle acque per scopi idroelettrici. Le dighe portarono ad un rapido sviluppo della popolazione locale, ma il prezzo ambientale e sociale da pagare fu da subito chiaro. Gli sbarramenti fluviali bloccarono le migrazioni dei salmoni, interruppero il flusso di sedimenti e legna, oltre a provocare la sommersione di abitazioni e siti sacri per le tribù locali.   Continue Reading »

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Le conseguenze dell’Accordo

Prendere sul serio gli obiettivi dell’Accordo di Parigi comporta intraprendere enormi azioni di riduzione delle emissioni in tutti i settori, con una velocità e radicalità senza paragoni col passato.

C’è un clima di generale contentezza per il grandissimo numero di paesi (175) che ha firmato l’Accordo di Parigi, per i 15 che l’hanno già ratificato e per le importanti dichiarazioni sulla volontà di fare entrare in vigore l’Accordo entro il 2016. “Saremo protagonisti”, ha detto il primo ministro italiano; “L’Italia e l’Europa ci sono, da protagoniste” ha twittato il Ministro dell’Ambiente. Buone notizie, indubbiamente.

Il linguaggio enfatico e generico di alcuni interventi, gli errori presenti su alcuni articoli, l’ascolto in alcune trasmissione televisive delle già sentite formule “Bisogna tener conto della situazione congiunturale”, “passare alla rinnovabili è estremamente gravoso e ora non è il momento, non possiamo farlo così velocemente”, fa pensare che a molti non sia chiaro cosa significhi prendere sul serio e implementare l’Accordo di Parigi.

Proviamo quindi a spiegarlo in 5 passaggi, basandoci sui numeri presenti in un articolo pubblicato circa un anno fa da Rogelj et al. su Nature Climate Change, Energy system transformations for limiting end-of-century warming to below 1.5 °C (l’articolo per i non abbonati è a pagamento, ma una sintesi si trova qui o in questa analisi di Climate Analytics). Continue Reading »

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La sostanza dell’Accordo di Parigi

Dopo anni di attesa e tra centinaia di alternative testuali, nella COP21 è stato approvato un testo che costituisce un nuovo importante accordo multilaterale sul clima, di cui proviamo a commentare alcuni punti salienti.

L’Accordo di Parigi approvato il 12 dicembre 2015 nella XXI sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione sul clima è un importate passo in avanti in un percorso ancora molto lungo e accidentato per contrastare il surriscaldamento globale. Ora si conosce qualcosa in più di questo percorso: sia la destinazione finale (molto ambiziosa) sia alcune tappe importanti previste per il futuro (la periodica rivisitazione del divario tra obiettivi ed azioni intraprese, con l’obiettivo di implementazioni di azioni sempre più ambiziose).

Letto insieme agli impegni già assunti dai Paesi e considerato come tassello dei più complessivi Obiettivi universali di sviluppo sostenibile, l’Accordo delinea il contesto di profondi cambiamenti strutturali ai sistemi energetici, trasportistici, infrastrutturali di tutti i paesi. Assorbe e rilancia impegni specifici della società civile, del settore privato, delle istituzioni finanziarie. Continue Reading »

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Mitigare è possibile, ma va fatto presto e in profondità

È stata pubblicato in questi giorni il Terzo Volume del Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’IPCC, dedicato alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti, detta “mitigazione”. Come detto in un precedente post, è un grande lavoro con numerosi importanti aspetti che meritano di essere commentati, come fatto in questo primo post.

 

Senza politiche più efficaci le emissioni crescono

Come indicato nella Sintesi: “Tra il 2000 al 2010, le emissioni di gas climalteranti sono cresciute di circa una gigatonnellata di CO2 equivalente all’anno. La crisi economica globale 2007-2008 ha ridotto le emissioni solo temporaneamente”. il mondo, nonostante tutte le politiche finora messe in campo, non si è avviato su un sentiero sistematico di riduzione.

 

“Gli scenari di base, che non comprendono mitigazione aggiuntiva, portano la temperatura media globale tra i 3,7°C e i 4,8° C in più nel 2100 rispetto ai livelli pre-industriali”, sforando l’obiettivo internazionale di 2°C condiviso nell’Accordo di Copenhagen e poi negli Accordi di Cancún (e a maggior ragione l’obiettivo di massimo 1,5°C chiesto dai paesi AOSIS che aspettavano appunto questo Quinto rapporto dell’IPCC per rivedere l’obiettivo nel 2015).

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Non ci sono pasti gratis, ma non è un pasto costoso

Cover WGIII AR5

È stato pubblicato il terzo volume del Quinto Rapporto IPCC, sulla mitigazione dei cambiamenti climatici.

Il Sommario per i decisori Politici è disponibile on line qui, mentre il rapporto completo sarà disponibile da domani qui.

Come spiegato dal comunicato del Focal Point IPCC Italia, questo volume presenta una analisi della recente letteratura scientifica pubblicata sugli gli aspetti tecnico-scientifici, ambientali, economici e sociali della mitigazione dei cambiamenti climatici, nonché sui rischi e le implicazioni sociali associate alle diverse politiche globali e nazionali di mitigazione per i più importanti settori (energia, trasporti, edilizia, industria, agricoltura foreste, insediamenti umani e infrastrutture).

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Il nuovo obiettivo europeo al 2030: -40% di emissioni di gas serra

La Commissione europea ha approvato una proposta di riduzione del 40% delle emissioni di gas climalteranti entro il 2030 (rispetto al 1990), un passo necessario per una credibile azione per contrastare il riscaldamento globale

Secondo la Comunicazione ufficiale della Commissione europea del 22 gennaio 2014, l’Unione Europea è ormai già molto vicina a raggiungere gli obiettivi del 2020 di riduzione delle emissioni (-20%) e di utilizzo delle energie rinnovabili (20% sul totale dell’energia prodotta). Si tratta di obiettivi che, a suo tempo, avevano destato molte polemiche, nonché la contrarietà di una parte del mondo politico e industriale italiano.

Questi risultati sono tanto più significativi dal momento che l’economia europea è cresciuta di circa il 45% in termini reali dal 1990. Gli obiettivi 20-20-20 per emissioni di gas serra, le energie rinnovabili e il risparmio energetico hanno svolto un ruolo importante nell’impostazione delle strategie industriali in Europa.

Le emissioni di gas serra nel 2012 sono diminuite del 18% rispetto alle emissioni del 1990 e la citata Comunicazione della CE prevede che esse saranno ridotte del 24% entro il 2020 e del 32% entro il 2030, sulla base delle politiche già decise.

La quota di energia da fonti rinnovabili è aumentata al 13% nel 2012, in proporzione all’energia finale consumata e si prevede un ulteriore aumento al 21% entro il 2020 e del 24% entro il 2030. L’UE alla fine del 2012 ha installato circa il 44% dell’elettricità rinnovabile del mondo (escluso l’idroelettrico). L’intensità energetica dell’economia europea (l’energia per unità di PIL) si è ridotta del 24% tra il 1995 e il 2011, mentre il miglioramento da parte dell’industria è stato di circa il 30%. L’intensità di carbonio dell’economia dell’UE è diminuita del 28% tra il 1995 e il 2010. Continue Reading »

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“2052”, ritorno al (grigio) futuro

Un nuovo meditato scenario di Jørgen Randers sul futuro che ci aspetta se i decisori non decidono e prevale l’inerzia.

 

Mentre l’IPCC analizza, commenta e riassume tutte le posizioni espresse su riviste scientifiche e assimilabili, necessariamente giungendo a posizioni intermedie di consenso, singoli esperti, basandosi sulla loro storia, possono proporre scenari che ritengono a loro avviso i più probabili.

Jørgen Randers ha tutte le carte in regole per proporre, nel suo ultimo libro “2052”, uno scenario complessivo, globale e regionale, degli andamenti economici e sociali: un terzo di vita passato da ricercatore, un terzo da policymaker, ed un terzo nel mondo del business.

Sulla scorta di questa esperienza Randers sostiene che i decisori che contano oggi trascurano i cambiamenti climatici e fanno poco o nulla: nei migliori dei casi citano retoricamente il problema, a volte indicono qualche esperimento pilota, ma non si passa davvero a quella trasformazione epocale che la sfida richiederebbe. E quindi che succederà? PIL sempre al centro delle policy, crescita affaticata dall’esaurimento progressivo delle risorse più a buon mercato e, novità rilevante, costi rapidamente crescenti a causa del mancato adattamento Gli investimenti per la mitigazione crescono troppo lentamente e aumentano quelli necessitati, a valle degli eventi climatici estremi. Insomma: tante nuove ricostruzioni di città dopo gli alluvioni, dopo le frane, dopo gli uragani, ecc. Continue Reading »

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Esaurimento dei combustibili fossili, riscaldamento globale e innalzamento del livello del mare

Gli autori di uno studio da poco pubblicato su Global and Planetary Change spiegano come il progressivo esaurimento dei combustibili fossili convenzionali non sarà in grado di limitare l’aumento del livello del mare che, alla fine di questo secolo, sarà più alto di almeno 80 cm rispetto al livello del 2000 e alla fine del ventiduesimo secolo sarà compreso tra 150 e 230 cm, con gravissimi impatti in molte aree del pianeta.

 

Dalla fine dell’ultima glaciazione, circa 15 mila anni fa, il livello medio globale degli oceani è cresciuto di circa 130 m fino a raggiungere quello che ha caratterizzato gli ultimi 7 mila anni, un periodo dal clima relativamente stabile (si veda ad esempio questo precedente post sulla ricostruzione del livello del mare negli ultimi 2000 anni). Tuttavia, a causa del recente aumento delle temperature indotto dalle attività umane, nel corso del ventesimo secolo il livello medio globale degli oceani è aumentato di circa 17 cm (si veda figura 1), con una certa variabilità geografica tra le diverse regioni del pianeta. Sulla base di scenari “business as usual” (ovvero quelli che assumono che le future emissioni di CO2 di origine fossile continueranno ad aumentare approssimativamente con lo stesso trend attuale), l’ultimo rapporto IPCC nel 2007 ha proposto una proiezione dell’innalzamento del livello del mare nel corso del ventunesimo secolo tra 18 e 59 cm, a seconda dello scenario emissivo considerato (figura 1). Tenendo conto dei rapidi cambiamenti dinamici nelle calotte polari e nei ghiacci continentali (vedi sotto), tale innalzamento potrebbe tuttavia salire fino a 80 cm (figura 1). Di conseguenza ci si aspetta che sarà uno dei più importanti effetti del riscaldamento globale antropogenico e che i suoi impatti sugli ecosistemi terrestri e la società umana saranno tra le sue conseguenze più significative e visibili.

 

Figura 1. L’aumento del livello medio globale del mare (rispetto al 1990) osservato dal 1880 al 2009 (Church & White, 2011) e le proiezioni per il ventunesimo secolo basate sul modello semi-empirico duale (Vermeer & Rahmstorf, 2009) confrontate con quelle ottenute con i modelli climatici dell’IPCC per il rapporto del 2007 (scenari SRES). Il quarto rapporto IPCC ha anche stimato un livello massimo che include il contributo proveniente dalla fusione delle calotte polari e dei ghiacci continentali. Continue Reading »

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Come accelerare la mitigazione dei cambiamenti climatici

Esce su Amazon.it la seconda edizione di “Politiche economiche innovative per la mitigazione dei cambiamenti climatici”, aggiornata con le prime implementazioni all’estero ed in Italia. Un lavoro collettivo di oltre 30 scienziati, presentato da chi ne ha coordinato il lavoro.

Presentata inizialmente ad un side-event nel contesto del vertice di Copenhagen del 2009, questa raccolta di politiche economiche innovative per ridurre le emissioni si offre all’interesse dei policymaker di tutto il mondo. Il libro, oggi divenuto di 455 pagine, abbraccia in 33 incisivi e sintetici capitoli una larga varietà di politiche inconsuete, che mirano a modificare la struttura dei mercati, il comportamento d’impresa, le scelte dei consumatori, il modo con cui si prendono le decisioni. Tutto questo all’interno di un prospettiva di governance multi-livello, dal globale al locale, che contrasta l’elusione delle responsabilità e fornisce invece ruoli e strumenti attivabili a ciascun livello decisionale. Dopo aver raccolto l’elogio di Bill McKibben e di chi ha presieduto una sessione dei negoziati climatici globali (la COP9), il libro offre ad a decisori politici e cittadini impegnati informazioni e strumenti per agire per ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas serra.

Invece di schierarsi con gli inquinatori (e considerare quindi la mitigazione come un costo, da minimizzare tramite obiettivi poco ambiziosi, da rimandare alle calende greche, da spostare sui paesi in via di sviluppo e di cui gravare settori economici fragili e poco capaci di fare lobbying), il libro assume il punto di vista delle imprese della green economy – e quello di chi ama il pianeta e gli esseri viventi – dimostrando come si possa fare della mitigazione un fattore propulsivo di innovazione, imprenditorialità, fatturato, occupazione, introiti fiscali, stabilità finanziaria, benessere e felicità individuale e collettiva.
I contributi di psicologi, sociologi, economisti e testimoni privilegiati si complementano l’un l’altro, offrendo un menù tutto da declinare per paese e per settore di emissioni, attraverso policy packages in cui inglobare questioni di interesse ulteriore. Ad esempio durante operazioni di rigenerazione urbana  è possibile puntare a fare dei veri e propri nuovi ecoquartieri, dalle prestazioni ambientali eccellenti, sia sul piano degli edifici che degli spazi pubblici e della mobilità, ottenendo vantaggi di vivibilità e risparmi. Continue Reading »

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