Notizie e approfondimenti sul clima che cambiaPosts RSS Comments RSS

Archive for Giugno, 2020

Un piano fuori dal tempo

Pubblichiamo un’analisi del documento “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022” per quanto riguarda il tema dell’azione sul clima. In sintesi: un documento deludente che, al di là di qualche giusta misura, assegna un ruolo marginale al tema del cambiamento climatico, disperso in un insieme di tante proposte in cui non si affronta il punto cruciale di come conciliare le molte iniziative infrastrutturali con il nuovo contesto dell’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050.

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Negli scorsi giorni è stato presentato  al Presidente del Consiglio del Ministri e agli Stati Generali, e in seguito molto discusso, il documento “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022”, redatto da un comitato di esperti in materia economica e sociale guidati dal manager Vittorio Colao. Il documento è composto da un rapporto di circa 50 pagine e da un elenco di 102 schede in 117 pagine, e contiene raccomandazioni relative a iniziative atte a facilitare e a rafforzare la fase di rilancio post epidemia Covid-19.

Come scritto nella Premessa, il rapporto ha effettuato una “selezione dei temi da trattare. Sono stati conseguentemente esclusi dalle riflessioni del Comitato interventi che riguardano aree già presidiate da altri comitati, quale ad esempio la Scuola, nonché riforme che richiedono tempi significativi di elaborazione e un alto grado di competenze specialistiche”. L’obiettivo dell’insieme delle iniziative proposte dal Comitato è quello di “accelerare lo sviluppo del Paese e di migliorare la sua sostenibilità economica, sociale e ambientale, in linea con l’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e con gli obiettivi strategici definiti dall’Unione europea”. Agganciata a questo riferimento agli obiettivi strategici dell’Unione Europea c’è la comunicazione della Commissione “Il momento dell’Europa: riparare i danni e preparare il futuro per la prossima generazione”. Continue Reading »

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Il futuro visto dal passato: Guy Callendar e il riscaldamento globale

È il 1938, la concentrazione di CO2 in atmosfera è di circa 310 ppm e il mondo è molto prossimo all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, quando Guy Stewart Callendar, ingegnere e inventore inglese, esperto di propulsione a vapore e tecnologo del vapore per la British Electrical and Allied Industries Research Association, pubblica “The artificial production of carbon dioxide and its influence on temperature” (La produzione artificiale di biossido di carbonio e i suoi effetti sulla temperatura), sul Quarterly Journal of the Royal Meteorological Society [1]. Climalteranti si è occupata del 75° anniversario del lavoro di Callendar qui.

L’articolo di Callendar risulterà fondamentale per un fatto semplice, ma rivoluzionario: fu il primo lavoro a descrivere un incremento di temperatura al suolo nei 50 anni precedenti e a collegarlo all’incremento di biossido di carbonio in atmosfera da uso di combustibili fossili. Il lavoro includeva anche interessanti proiezioni nel futuro (incluso il nostro presente) dell’andamento della concentrazione di biossido di carbonio in atmosfera e del conseguente incremento nelle temperature superficiali.

Ma a che punto era la consapevolezza del riscaldamento globale, nel 1938? All’inizio del Novecento le caratteristiche radiative dei gas scaldati dalla luce solare e il legame fisico tra incremento del biossido di carbonio in atmosfera e incremento di temperature superficiali erano già stati scoperti e ampiamente documentati, ma la portata, l’intensità e le implicazioni di tali scoperte non erano ancora state del tutto comprese e accettate dalla comunità scientifica.

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Attribuire singoli eventi estremi al cambiamento climatico: complesso ma possibile

Gli eventi climatici estremi  (precipitazioni molto intense, ondate di calore, siccità prolungate, ecc.) sono uno degli aspetti della scienza del clima che ottiene maggior risalto negli organi di informazione, in parte per i loro impatti immediati ed evidenti ed in parte perché solitamente circoscritti nello spazio e nel tempo, e quindi adatti al formato di un articolo o servizio che si focalizzi su di un singolo fatto di cronaca.

Da un punto di vista scientifico, lo studio degli estremi climatici è un campo estremamente attivo, e si potrebbero scrivere libri sul tema – cosa che infatti è stata ripetutamente fatta. Gran parte di questo lavoro rimane “nascosto” agli occhi dei non addetti ai lavori, poiché pubblicato in riviste di settore ed in termini molto tecnici. Un aspetto che però spesso traspare anche negli articoli di informazione è quello dell’attribuzione degli estremi al cambiamento climatico. La questione è spesso formulata nei seguenti termini: “possiamo ascrivere l’evento estremo recentemente avvenuto al cambiamento climatico?”.

Il tema è indubbiamente complesso.

Attribuire cambiamenti lenti, sistematici ed a grande scala, quali il riscaldamento globale, ad una causa precisa è relativamente facile. Per esempio, possiamo affermare che la probabilità (più precisamente la likelihood, o verosimiglianza(*)) che il riscaldamento globale sia principalmente dovuto alle attività umane è superiore al 95%

Attribuire cambiamenti nella frequenza o caratteristiche di una data categoria di eventi estremi, è anche questo fattibile, seppur non sempre semplice, e può essere motivato su basi statistiche, fisiche e mediante l’uso di modelli numerici. Per esempio, possiamo attribuire al cambiamento climatico una maggiore frequenza di ondate di calore particolarmente estreme (tema toccato in passato da Climalteranti qui). L’attribuzione di variazioni negli estremi di precipitazione è più complessa, ma in ogni caso fattibile (e.g. vedere qui per uno dei primi studi a riguardo). Continue Reading »

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