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Archive for Settembre, 2020

I fondi europei per la ripresa post Covid-19 e le politiche sul clima

La decisione del 21 luglio scorso dei Capi di Stato degli Stati Membri UE sull’allocazione dei fondi per la ripresa fornisce degli strumenti che consentirebbero una ripresa verde, ma la partita dell’azione contro i cambiamenti climatici sarà da giocare in casa

Ursula von der Leyen

Il 21 luglio 2020 sono state adottate da parte del Consiglio europeo delle conclusioni su Next Generation EU ed il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP). Ma come è stata affrontata la dimensione ambientale e l’azione per la lotta ai cambiamenti climatici nelle decisioni sulle risorse per la ripresa?  

La decisione del 21 luglio scorso dei Capi di Stato degli Stati Membri UE sull’allocazione dei fondi per la ripresa fornisce degli strumenti che consentirebbero una ripresa verde, ma la partita dell’azione contro i cambiamenti climatici sarà da giocare in casa

Il 21 luglio 2020 sono state adottate da parte del Consiglio europeo delle conclusioni su Next Generation EU ed il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP). Ma come è stata affrontata la dimensione ambientale e l’azione per la lotta ai cambiamenti climatici nelle decisioni sulle risorse per la ripresa?  

Lo strumento Next Generation EU fornisce 750 miliardi di euro aggiuntivi a disposizione degli Stati Membri, rinforzando in parte i programmi ed i canali esistenti e previsti nel QFP 2021-27 per 77.5 miliardi di euro, e per la maggior parte confluendo in un Fondo per la Ripresa e la Resilienza (672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 miliardi a fondo perduto e 360 miliardi in prestiti), che sarà istituito entro gennaio 2021. Il QFP 2021-27, anch’esso dettagliato nelle conclusioni del Consiglio di luglio, è dotato invece di 1 074,3 miliardi di euro. Le risorse aggiuntive dello strumento Next Generation EU, quindi, sono allocate attraverso i canali esistenti e secondo le regole e le condizionalità rilevanti a ciascun programma (Attraverso React-EU, Orizzonte Europa, InvestEU, Sviluppo Rurale, Fondo per la transizione giusta e RescEU), nonché attraverso il Fondo per la Ripresa e la Resilienza, i cui criteri di allocazione saranno chiari nel relativo regolamento futuro. Per il momento, non sono presenti nella proposta di istituzione del Fondo criteri di allocazione specificamente di carattere ambientale.

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Campati per aria

Pubblichiamo una presentazione del libro “Campati per aria” (eléuthera, Milano, 2020), scritta dall’autore, Mauro Van Aken. Una riflessione su come tradurre i sentimenti di paralisi, di paura e i dinieghi sociali della crisi climatica in desideri di cambiamento. Discernere i molteplici aspetti sociali, culturali ed emotivi del “tempo che cambia” è un passo generativo sempre più importante.

 

La crisi climatica ridefinisce oggi socialmente le dimensioni del tempo, e di agibilità del futuro: è la prima volta che una generazione, i “nuovi venuti” come li chiamava Hannah Arendt, in altri tempi di crisi, si trova di fronte a scenari catastrofici, ad una profonda incertezza, ad una difficoltà ad immaginare il proprio futuro. E ciò proprio perché sappiamo dell’impatto dei gas climalteranti della nostra produzione fossile, così a fondamento delle nostre idee di modernità, degli utilizzi di energie e del mondo così come lo conosciamo nel contesto delle società industrializzate e dell’economia del carbonio. È uno scontro intergenerazionale latente e potente che sta dietro al “How did you dare?!” di G. Thunberg, rivolto alle Nazioni Unite, lanciato verso una generazione che ha beneficiato, e dato per scontato, le libertà dell’economia del carbonio: quella di pensarsi libera, “fuori” da limiti ambientali. E sappiamo anche come tradurre l’economia del carbonio in un’economia fondata sulle rinnovabili, ma ciò richiede un radicale cambiamento sociale e politico che stenta ad avviarsi a causa della mancanza di un governo transnazionale su una questione planetaria, un bene comune di nuova scala che rimane un “male comune” (Beck, 2017).

Di queste urgenze e della necessità di discernimento, questo blog è stato importante portavoce negli anni, rivelando anche la necessità di un’alleanza, anche inedita, tra saperi. Vorrei qui sintetizzare, alcuni aspetti che rendono la crisi climatica una questione sociale e culturale: non solo nelle conseguenze, come amplificatore delle diseguaglianze nel sud del mondo, di cui storicamente l’antropologia culturale si è occupata a partire anche dai conflitti ambientali, la perdita di autonomia e la crescente competizione nella gestione delle risorse. Ma culturali sono anche gli ostacoli che rendono difficile fare della crisi climatica una dimensione pubblica a “casa nostra”: culturali sono anche le risorse necessarie per tradurre i dinieghi di fronte a questo “impensabile” (Ghosh, 2016) in desideri sociali di cambiamento. Continue Reading »

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Konrad Steffen, una vita per i ghiacci della Groenlandia

Il grande glaciologo svizzero, conosciuto soprattutto per le sue ricerche in Artico, ha di recente perso la vita cadendo in un crepaccio nei pressi dello Swiss Camp, la stazione da lui creata per monitorare i ghiacci polari. Climalteranti vuole qui ricordarlo come esempio di grande dedizione alla ricerca anche in condizioni estreme e come fonte di ispirazione per gli scienziati del clima.

 

L’8 agosto 2020 Konrad Steffen, uno dei più importanti e preparati studiosi dei ghiacci della Groenlandia, è caduto in un crepaccio vicino alla stazione di monitoraggio che aveva creato e gestito per trent’anni. Era l’ultima missione che avrebbe fatto allo Swiss Camp, condotta allo scopo di dismettere il campo, perché anche quella parte di piattaforma della Groenlandia stava cedendo. Già i crepacci avevano danneggiato la postazione ed in uno di questi crepacci è caduto il grande scienziato, pur molto esperto di sicurezza.

 

Una tragedia che fa riflettere, su come gli impatti del cambiamento climatico rendano più difficile anche la ricerca scientifica, in particolare per chi studia i ghiacci del pianeta, polari o continentali.

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