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Dicembre 2008 e gennaio 2009: eccezionali veramente?

Sintesi: l’analisi a scala globale dei dati relativi al bimestre dicembre ’08-gennaio ’09 appena trascorso mostra che tale periodo non può essere considerato eccezionale non solo dal punto di vista climatico (in quanto una singola stagione non dice nulla sul clima), ma neppure da quello meteorologico, in quanto le anomalie termiche e pluviometriche riscontrate hanno riguardato soltanto una piccola porzione del territorio nazionale (peraltro compatibili con quelle verificatesi negli anni precedenti) mentre a livello globale l’anomalia termica e’ addirittura stata positiva.

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Fa freddo. È questo il commento un po’ generale che imperversa ormai dall’inizio di dicembre. Ma non vorrei qui ripetere per l’ennesima volta quale sia la differenza tra tempo meteorologico e clima (concetto già ribadito più volte nei post precedenti), quanto piuttosto insistere sul fatto che occorre sempre analizzare i dati nella loro globalità, non in singole stazioni. Infatti, se anche l’inverno 2008-09 avesse fatto registrare in qualche stazione italiana, o anche, al limite, in tutta Italia, i valori minimi di temperatura delle serie storiche (cosa che, come vedremo, non è vera), non si potrebbe comunque parlare di cambiamento del clima, ma solo di un evento o di una serie di eventi, al limite insoliti; inoltre, analizzando la situazione globale, si scoprirebbe che questo evento probabilmente è bilanciato da una altrettanto significativa anomalia calda in altre zone del mondo.
Il mio obbiettivo è quindi quello di rispondere alla domanda: “quest’anno è stato freddo o no?” facendo chiarezza ed esaminando i dati disponibili.
Non essendo ancora terminato l’inverno (che meteorologicamente finisce a fine febbraio), possiamo commentare i primi due mesi dell’inverno meteorologico 2008-2009 usando le mappe meteorologiche che ho creato utilizzando i dati messi a disposizione dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) su questo sito. È un giochino interessante e chiunque può divertirsi facendosi la propria climatologia: si possono visualizzare una ventina di variabili sulla porzione del globo terrestre che più interessa, alla risoluzione spaziale di 2.5 gradi in longitudine e latitudine (cioè circa 125 Km alle nostre latitudini, non sufficiente per i dettagli locali ma sufficiente per gli andamenti generali), e si può calcolare l’anomalia della grandezza considerata, cioè la differenza fra il valore registrato in un certo periodo e il valore medio su un periodo di riferimento. NOAA ha scelto come periodo di riferimento il 1968-1996, che è un po’ diverso dal trentennio abitualmente scelto come riferimento 1961-90 (volendo, con un po’ di tempo in più si può scegliere il periodo che si vuole) ma le differenze non sono poi così significative. Ho quindi creato i grafici delle anomalie di temperatura e precipitazione relative agli ultimi due mesi di dicembre 2008 e gennaio 2009 confrontandoli con le medie.
Cominciamo a vedere la mappa che riporta le anomalie a scala globale (Fig. 1 – i colori blu e rosso scuro evidenziano, come nei rubinetti, le zone rispettivamente con anomalia negativa e positiva).

T superf dic08-gen09

Figura 1 – Anomalia di temperatura superficiale sul globo terrestre 1 Dicembre 2008 – 30 Gennaio 2009 rispetto al periodo di riferimento 1968-1996. Grafico generato dalle informazioni NOAA.

Beh, sicuramente non si può dire che, a scala globale, sia stato un bimestre freddo. Ci sono, è vero, dei minimi (Antartide, Stati Uniti, Cile), ma anche dei massimi, in particolare sulle regioni del Polo Nord, nei pressi delle isole Svalbard (fino a 12 °C!). Facendo uno zoom sull’emisfero Nord (Fig. 2), si notano delle ampie zone con anomalie positive sull’Africa, sulle zone polari, sul Pacifico, e due piccole aree al centro degli Stati Uniti e sull’Ungheria, mentre sono presenti alcune zone di anomalia negativa sul Canada e sugli Stati Uniti orientali, nei pressi dell’Alaska, e in altre quattro piccole zone distribuite tra Europa, Africa settentrionale e Asia. Come chiunque può vedere, l’estensione delle aree con anomalia positiva è nettamente maggiore di quelle con anomalia negativa, per cui si può dire che, per quanto riguarda l’emisfero nord, il bimestre considerato è stato più caldo della norma.

T emisfero Nord dic08-gen09

Figura 2 – Anomalia di temperatura superficiale sull’emisfero Nord nel periodo 1 Dicembre 2008 – 30 Gennaio 2009 rispetto al periodo di riferimento 1968-1996. Grafico generato dalle informazioni NOAA.

I dettagli sulla zona europea (Fig. 3) e sull’Italia (Fig. 4) riportano un numero maggiore di isolinee e mostrano una zona con anomalie negative di temperatura con i minimi sulla Francia centrale e sul Marocco estesa dalla Germania meridionale fino all’Africa nord-occidentale, e che lambisce anche l’Italia nordoccidentale. Il resto dell’Italia si trova in una zona intermedia che confina con un’area molto ampia di anomalie termiche positive che si estende dal Mediterraneo orientale verso nord.

T superf europa dic08-gen09

Figura 3 – Anomalia di temperatura superficiale sull’Europa nel periodo 1 Dicembre 2008 – 30 Gennaio 2009 rispetto al periodo di riferimento 1968-1996. Grafico generato dalle informazioni NOAA.

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Figura 4 – Anomalia di temperatura superficiale sull’Italia nel periodo 1 Dicembre 2008 – 30 Gennaio 2009 rispetto al periodo di riferimento 1968-1996. Grafico generato dalle informazioni NOAA.

Dunque, si è effettivamente registrata un’anomalia di temperatura lievemente negativa su una parte del territorio nazionale, del resto confermata anche dall’analisi condotta dal Centro Nazionale di Meteorologia e Climatologia Aeronautica sul Bollettino Climatico di Gennaio 2009. Quanto è significativo questo dato? Per rispondere a questa domanda, ho generato le mappe relative alle anomalie di temperatura sul territorio nazionale e sulle aree limitrofe relative agli ultimi 12 periodi invernali dicembre-gennaio (reperibili su questo sito). La loro analisi mostra chiaramente che questo bimestre non è stato né l’unico né il più freddo nel periodo considerato. Se è vero, infatti, che ci sono stati dei bimestri nettamente più caldi (1997-98, 2000-01, e il famigerato 2006-07), è anche vero che non mancano gli anni con anomalie negative (1998-99 solo sul sud Italia, 1999-2000, 2001-2, 2003-4, 2004-5 solo sul nord Italia, e poi il bimestre 2005-6, molto più freddo su tutto il territorio nazionale rispetto a quello attuale).
Per un maggiore dettaglio su una singola località, tra tutte le possibili scegliamo Torino, un po’ perché ci abito, ma soprattutto perché, grazie all’encomiabile meticolosità ventennale di Luca Mercalli e Gennaro Di Napoli, culminato nel libro “Il clima di Torino” (un’enciclopedia di oltre 900 pagine, disponibile su questo sito della Società Meteorologica Italiana) appena pubblicato, sono disponibili i dati di temperatura dal 1753, di pioggia giornaliera dal 1802 e di neve cumulata giornaliera dal 1787 (quest’ultima è la serie più lunga al mondo), tutte omogeneizzate, e le analisi su tali dati. Paragonando la temperatura invernale a Torino con la media relativa al periodo 1961-90 (Fig. 5), si osserva come sostanzialmente si sia verificata una leggera anomalia negativa, pari rispettivamente a –0.4°C per le minime ed a –0.7°C per le massime, dovuta principalmente alle irruzioni fredde dei primi 12 giorni di dicembre e da Natale all’11 gennaio.

T Torino

Figura 5 – Andamento delle temperature minime e massime giornaliere rilevate a Torino nel periodo 1 novembre 2008 – 16 febbraio 2009 paragonate con i valori medi relativi al trentennio 1961-1990. Dati forniti dalla Società Meteorologica Italiana, elaborazioni a cura di Daniele Cat Berro e Luca Mercalli.

La stima provvisoria della temperatura media a Torino relativa al trimestre invernale (dicembre-febbraio) è di 3.3°C (manca però metà febbraio), simile all’inverno 2005-06 (3.4 °C) ed inferiore alla media 1961-90 (3.8 °C), come si può vedere nella Fig. 6.

T Torino inverno

Figura 6 – Andamento delle temperature medie del trimestre invernale dicembre-febbraio durante l’intero arco delle misure relative alla serie storica di Torino. Dati forniti dalla Società Meteorologica Italiana, elaborazioni a cura di Daniele Cat Berro e Luca Mercalli.

E per quanto riguarda le precipitazioni, che cosa si può dire? Analizzando i grafici delle anomalie del rateo di precipitazione (in mm/giorno) sull’Italia (Fig. 7), si nota l’evidente area di anomalia positiva (colore blu) che coinvolge l’intero territorio nazionale nell’ultimo bimestre, con un picco evidente sulle regioni meridionali italiane: il 2008-09 è stato effettivamente un bimestre abbastanza piovoso (o nevoso, in certe zone).

Piogge Italia

Figura 7 – Anomalia di rateo di precipitazione (mm/giorno) sull’Italia nel periodo 1 Dicembre 2008 – 30 Gennaio 2009 rispetto al periodo di riferimento 1968-1996. Grafico generato dalle informazioni NOAA.

Ma il confronto con gli altri 12 bimestri invernali riportati su questo sito per gli ultimi 12 bimestri invernali dicembre-gennaio mostra che, sulle regioni meridionali italiane, anomalie simili si sono verificate anche in altri anni (in particolare nei quattro inverni consecutivi dal 2002-3 al 2005-6, e nel 2007-8), mentre per quanto riguarda il nord Italia le anomalie positive sono state effettivamente molto più rare.
A Torino, in particolare (Fig. 8), dal 1° novembre al 20 febbraio, si sono accumulati ben 518.7 mm, dovuti principalmente ai due eventi di inizio novembre (120 mm) e metà dicembre (211 mm), e tale quantitativo rappresenta il record di tutta la serie per quanto riguarda il periodo novembre-febbraio (il record precedente fu registrato nel lontano 1825-26, con 509.4 mm).

Pioggia e  neve Torino 08-09

Figura 8 – Precipitazioni (pioggia e neve fusa) giornaliere accumulate nel periodo novembre 2008 – febbraio 2009 registrate a Torino: confronto con la media del trentennio 1961-90 e con il massimo quadrimestrale precedente. Dati forniti dalla Società Meteorologica Italiana, elaborazioni a cura di Daniele Cat Berro e Luca Mercalli.

Le temperature più rigide e le precipitazioni più abbondanti a Torino hanno avuto come conseguenza un incremento notevole del numero e dell’intensità delle nevicate: a fronte di una media di 7.2 giorni con nevicate nel periodo 1961-90, nel 2008-09 si è visto nevicare in 14 giornate (Fig. 9), valore nettamente inferiore al massimo storico di 30 episodi del 1837 (ma in tale epoca si stava uscendo dalla Piccola Età Glaciale), ma nettamente superiore a quelli degli ultimi anni (era dal 1986 che non nevicava così frequentemente: 16 giorni).

giorni neve Torino

Figura 9 – Giorni con nevicate nel periodo novembre 2008 – febbraio 2009 a Torino e quantitativo di neve accumulata giornaliera. Dati forniti dalla Società Meteorologica Italiana, elaborazioni a cura di Daniele Cat Berro e Luca Mercalli.

Il manto totale depositatosi in città nel trimestre dicembre-febbraio è stato di 66 cm (di cui 32 cm tra il 6 e l’8 gennaio), valore nettamente superiore alla media 1961-90 (28 cm) ed ai valori tipici degli ultimi anni (quando in ben tre casi – nel 1988-89, 1989-90 e 2006-07 – non nevicò affatto in città: si veda la Fig. 10).

neve Torino

Figura 10 – Neve fresca accumulata nell’anno idrologico registrata presso gli osservatori della serie storica di Torino dal 1787 a oggi. Dati forniti dalla Società Meteorologica Italiana, elaborazioni a cura di Daniele Cat Berro e Luca Mercalli.

L’analisi appena condotta, sia pure parziale poiché la stagione non è ancora terminata, mostra comunque che il bimestre appena trascorso non può essere considerato eccezionale non solo dal punto di vista climatico (in quanto una singola stagione non dice nulla sul clima), ma neppure da quello meteorologico, in quanto le anomalie riscontrate sono compatibili con quelle verificatesi negli anni precedenti.
L’Italia settentrionale, ed in particolare quella nordoccidentale, ha registrato temperature leggermente inferiori alla norma e precipitazioni superiori alla norma, almeno per quanto riguarda gli ultimi 12 bimestri invernali, fatto che ha comportato un incremento nel numero delle nevicate anche a quote di pianura. I valori termici registrati in Italia nordoccidentale nello scorso inverno si sono avvicinati alle medie relative al periodo di riferimento 1961-90 e, forse proprio per questo motivo, sono state percepite come insolitamente fredde se paragonate con quelle registrate negli ultimi inverni. L’Italia meridionale ha invece registrato sia temperature sia, soprattutto, precipitazioni superiori alla norma, cosa peraltro già verificatasi frequentemente negli ultimi 12 anni.

Testo di: Claudio Cassardo

13 responses so far

13 Responses to “Dicembre 2008 e gennaio 2009: eccezionali veramente?”

  1. Paolo Gabriellion Feb 22nd 2009 at 22:19

    Grazie Claudio e complimenti per il post molto chiaro e esaustivo.

    Pensavo che potrebbe essere interessante cercare di inquadrare questo inverno e quelli passati anche nell’ambito delle grandi strutture atmosferiche del nostro pianeta e delle loro “teleconnessioni”.

    Da una parte il ruolo dell’Oscillazione Nord Atlantica (NAO) nel condizionare gli andamenti meteorologici invernali dell’Europa sembra essere ampiamente riconosciuto. Può essere così interessante vedere come durante questo inverno ai minimi più importanti della NAO corrispondano abbastanza bene gli eventi nevosi principali sul Nord Italia (http://www.cpc.noaa.gov/products/precip/CWlink/pna/nao_index.html).

    Dall’altra si tende ad attribuire al fenomeno della Nina un condizionamento importante a livello globale durante l’anno 2008. Probabilmente la relazione tra l’Oscillazione del Pacifico Meridionale (ENSO) e gli andamenti meteorologici in Europa e’ molto meno ovvia. Tuttavia, dando un’occhiata alla serie storica dell’ ENSO (http://www.cdc.noaa.gov/enso/enso.mei_index.html) potrebbe sembrare che gli inverni piu’ umidi (eventualmente nevosi) dell’Italia settentrionale siano associata al fenomeno della Nina mentre gli inverni piu’ secchi al fenomeno del Nino.

    Probabilmente alla fine la correlazione (se esiste ed e’ significativa) rimane comunque debole, tuttavia mi chiedo quale parte della variabilità della NAO e delle precipitazioni invernali sul nord Italia può essere eventualmente spiegata in termini della variabilità dell’ENSO.

  2. Antenoreon Feb 23rd 2009 at 10:32

    Grazie per il post, interessante.
    Mi sembra che le legende delle prime 4 figure contengano degli errori sulle date del periodo, ossia c’è sritto che il periodo è 1998-99, 2000-2001 eccetera ma se non capito male si riferiscono al 2008-2009. Si capisce lo stesso ma è meglio correggerlo, no?
    Cordiali saluti

  3. Redazione Climalterantion Feb 23rd 2009 at 12:32

    @ Antenore

    Abbiamo provveduto alle correzioni. La ringraziamo per l’utile segnalazione.

    La Redazione di Climalteranti.it

  4. Marcello C.on Feb 23rd 2009 at 17:41

    Per le temperature ok, per la neve non ho capito bene.
    Dalla figura 8 sembra che la quantità caduta quest’anno è stata eccezionale.
    Dalla figura 10 invece sembrerebbe di no. Ma se non ho capito male quello della figura 10 è il totale di tutto l’anno. Quindi per essere eccezionale da qui alla fine dell’inverno dovrebbero venire giù da 40 a 80 cm, dico bene ?
    Ma questi grafici valgono solo per Torino o è una cosa più generale dell’italia ?
    Grazie

  5. Luca lombrosoon Feb 23rd 2009 at 17:43

    La situazione Modenese conferma i dati esposti nel post, con alcune differenze dovute alle minori nevicate e minor presenza del suolo e alla circolazione a grande scala, che ha spesso “favorito” il nordovest per quanto riguarda le precipitazioni rispetto al nordest. A differenza dell’inverno 2003/04 e in parte quello successivo infatti non vi è mai stata la perfetta “depressione tirrenica nevosa”, anche se almeno rispetto alle ultime due stagioni si è vista un po’ più neve.
    Numeri alla mano comunque non si rivela nessuna eccezionalità e neppure anomalia nel freddo: all’osservatorio di Modena, http://www.ossgeo.unimore.it abbiamo rilevato:
    Temperatura media di dicembre: +5.2°C, Valore medio 1971-2000 3.9°C
    Gennaio: +3.2°C, perfettamente nella media 1971-2000, anzi appena sopra (3.0°C)
    Febbraio finora +6.3°C rispetto ai 5.1°C CLINo
    Nevicate: complessivi 27 cm, appena sopra la media (24 cm), da notare che la media del trentennio di fine XIX secolo era quasi doppia!

    altri dati interessanti il giorno più freddo, si fa perdire, ha segnato appena una minima di -4.2°C presso l’osservatorio, che è in ambiente urbano, ma anche in aperta campagna non si sono registrati valori particolari, per esempio a migliarina di Carpi dove ho una stazione personale in zona di campagna, a fianco di un frutteto, la minima assoluta è -6.3°C, valori più che frequenti per entrambe le stagioni.

    forse il fatto stesso che freddo e neve fanno notizie, è una “prova indiretta” del global warming.

  6. Maurizio Morabitoon Feb 24th 2009 at 02:20

    Non e’ un po’ sospetto che la stragrande maggioranza delle anomalie (positive, e negative) avvengano in posti cosi’ remoti?

    Mi chiedo anche: dal punto di vista metereologico, da dove viene quell’aria piu’ calda del solito? Cosa e’ successo esattamente sulla Novaja Zemlya fra dicembre e gennaio per arrivare ad un’anomalia di +12C?

  7. Claudioon Feb 24th 2009 at 11:08

    Grazie a tutti per le utili indicazioni.
    A Paolo rispondo che le correlazioni con l’indice NAO ed eventualmente con ENSO sono effettivamente un utile suggerimento per un approfondimento dell’analisi, e magari a stagione finita proverò a vedere che cosa se ne deduce. Potrebbe anche essere un buon argomento per una tesi triennale. In effetti, una qualunque occhiata alle cumulate delle precipitazioni annuali o stagionali rivela una periodicità di qualche anno, anche se personalmente ricerche condotte in passato (mi riferisco in particolare a uno studio non pubblicato sulla pressione a Torino) mi hanno reso un po’ dubbioso, soprattutto per quanto riguarda le correlazioni con NAO.
    Per quanto riguarda l’analisi delle singole anomalie, invece, confesso di non averle ancora studiate una per una, in particolare la zona del massimo di 12°C. In linea di principio, non mi stupisce trovare dei massimi nelle zone polari, in quanto anche le simulazioni con i modelli climatici per il secolo futuro individuano le zone con i maggiori incrementi termici nelle zone prossime al polo nord. Del resto, sempre parlando a livello teorico, le zone ricoperte da ghiaccio e neve possono presentare variazioni significative dell’albedo superficiale (negative, a causa, ad esempio, di un minore innevamento) che potrebbero favorire forti feedback positivi. Nella fattispecie, tuttavia, ci potrebbe essere anche il contributo di una forzante meteorologica: è da studiare.
    Infine, il fatto che, nel bimestre considerato, le anomalie termiche abbiano coinvolto in prevalenza luoghi remoti la vedrei come una caratteristica di questo bimestre, e non con sospetto. In altre occasioni le anomalie hanno coinvolto aree più densamente popolate: ad. es. le due stagioni “calde”: le onde di calore dell’estate 2003 in Europa (http://www.ph.unito.it/%7Ecassardo/paperi/2007_characteristics_of_the_summer_heat_wave_in_piedmont_italy.pdf) o l’inverno caldo 2006-7 sempre in Europa (http://personalpages.to.infn.it/~cassardo/pensieri/2007_03_01.html).

  8. Claudio Costaon Feb 24th 2009 at 12:58

    Volevo chiedere a Paolo Gabrielli, in relazione al suo post, ma anche agli altri:

    C’è una correlazione tra AMO e PDO index e i cicli solari?

    Come sostenuto qua

    http://meteolive.leonardo.it/meteo-notizia.php?id=26665

    http://meteolive.leonardo.it/meteo-notizia.php?id=26673

    citano le ricerche di un certo Landscheidt

    http://landscheidt.auditblogs.com/papers-by-dr-theodor-landscheidt

    Risparmiatemi che era un astrologo perchè ha pubblicato su solar phisic, lo definirei meglio, come scienziato solare.
    Comunque non un climatologo.

  9. red snowon Feb 24th 2009 at 17:04

    @ Maurizio Morabito e Claudio Cassardo

    Premetto che non sono un tecnico esperto delle dinamiche meteo-climatiche dell’Artico ma, grazie ai preziosi links pubblicati nel post da Cassardo e in un post precedente da Castellari provo a lanciarmi in una semplice interpretazione dell’anomalia di T sulla Novaja Zemlya.

    Ho verificato innanzitutto la presenza di anomalie in merito a pressione al suolo e precipitazioni nel bimestre dicembre 08 e gennaio 09 ma non ho riscontrato anomalie eclatanti (link di Cassardo). In seguito, tuttavia ho plottato la Sea Surface Anomaly per il medesimo periodo e per il bimestre sopra citato ed ho trovato un’anomalia nella zona che supera i 15 °C!!! A questo punto, insospettito, ho ripreso i links che aveva postato tempo fa Castellari in merito all’estensione dei ghiacci artici ed ho realizzato confronti tra l’estensione della calotta artica nel trentennio 1968-1996 e nell’anno 2009 prendendo a riferimento il 1 gennaio, ovvero a metà del bimestre considerato.

    Ebbene, dal link che vi riporto sotto, credo si esplichi l’arcano

    http://igloo.atmos.uiuc.edu/cgi-bin/test/print.sh?fm=01&fd=01&fy=1982&sm=01&sd=01&sy=2009

    L’immagine è riferita al 1982 ma plottando quasi tutti gli anni disponibili e ricadenti nel trentennio di rif. il confronto è pressochè analogo: la Nuova Zemlia (italianizzato) nel corso di questo inverno (secondo cui per molti c’è stata una ripresa clamorosa dei ghiacci artici!!!!) è, diciamo così, quasi rimasta un’isola…cosa che, presumo, possa avere avuto delle conseguenze dirette sulle T al suolo rilevate sull’isola rispetto agli anni ’68-96 quando l’isola (in realtà è un arcipelago) stessa era completamente circondata dai ghiacci.

    Spero di non aver scritto troppe castronerie e chiedo conferme a Cassardo/a chi vorrà dare un parere su questa ipotesi.

    Cordialmente

    Red snow

  10. Giuseppeon Feb 24th 2009 at 20:31

    @ red snow
    Secondo le la spiegazione è piu’ complessa; comunque non mi sembra cosi’ importante un’anomalia; scusate ma mi sembra che si stia finendo a parlare di Meteorologia, non dei trend di lungo periodo a scala globale.
    La cosa che mi è piaciuta del post è il grafico della serie storica della neve, in cui si vede un chiaro andamento e cosa sia la variabilità

  11. red snowon Feb 25th 2009 at 00:50

    @ Giuseppe

    Probabile che sia più complessa, infatti mi piacerebbe capirne di più ed appunto per questo ho chiesto pareri tecnici per approfondire e reitero la richiesta.

    L’anomalia sui ghiacci artici e i riferimenti alle medie ’68-’96 non mi sembrano propriamente meteorologia…

    …questo, ovviamente, tenendo sempre ben presente la differenza tra i trend di lungo periodo e il tempo meteorologico di questo inverno sul nostro paese. A tal proposito, segnalo che ormai da giorni i telegiornali riportano il recente freddo al CentroSud come un evento epocale, giorni fa un noto climatologo (Maracchi) ha scomodato paragoni con anni di gelo storico (l’85), oggi al Tg4 hanno nuovamente paragonato l’inverno 2008-2009 all’inverno 1984-1985…

    …con la disinformazione a questi livelli da parte dei mass media (e non solo) non ci si può stupire che la gente comune, i non tecnici (e anche i tecnici, ma di altri settori), confondano la meteorologia con la climatologia e temano per l’imminente era glaciale.

    Cordialmente

    Red snow

  12. Maurizio Morabitoon Feb 26th 2009 at 16:05

    Grazie a “red snow” per aver cominciato a provare a spiegare le osservazioni. Non e’ una questione di metereologia vs climatologia: se esiste un’anomalia di temperatura, deve ovviamente esistere qualche altra anomalia che ne e’ la causa.

    In questo caso il tutto potrebbe in effetti essere legato alla distribuzione dei ghiacci (almeno, e’ una spiegazione plausibile). Poi ovviamente uno dovrebbe chiedersi, cosa ci sta dietro, piu’ acque calde e quindi correnti marine che si sono modificate, e/o cambiamenti nella direzione dei venti, o chissa’ cos’altro.

    Un po’ diverso (ma non troppo) sarebbe il discorso se magari fosse tutto l’Artico in “rosso” invece che un punto in particolare.

    Se non si volessero affrontare questi problemi, andrebbero rigettate le carte in toto…troppo spesso con la scusa del “non e’ metereologia” il tutto viene lasciato fumoso e fuorviante (come, dicendo per assurdo, se la CO2 avesse deciso di arrostire principalmente i “neozemliaesi”…)

    ps che e’ successo nella Penisola Antartica? Pensavo si stesse scaldando (=avesse un’anomalia) molto grande

  13. […] con il clima). Non ci si deve stupire, del resto era già successo quasi un anno fa (si veda qui, qui e qui), ed in realtà si può dire che è stato così anche in passato (si veda ad esempio qui). […]

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