È incredibile constatare come ancora nel 2022 ci siano enormi sacche di resistenza allo sviluppo delle energie rinnovabili, che sono la via maestra (non l’unica, certo) per provare ad affrontare la crisi climatica, consentendo di ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili. Fino a che sono limitate al chiacchiericcio dei social o ad articoli sulle ben note testate giornalistiche che negano i cambiamenti climatici, si può parlare di qualcosa di fisiologico, quantomeno in Italia, dove sembriamo essere ancora molto indietro nel dibattito pubblico sul riscaldamento globale; ma quando arrivano da enti autorevoli da cui non te lo aspetti, allora fanno un po’ più di impressione. Perché si tratta pur sempre di contesti molto rispettati, all’interno dei quali le opinioni hanno un peso sicuramente superiore nell’indirizzare l’opinione pubblica.
Tra questi ultimi dobbiamo purtroppo annoverare anche il CAI – Club Alpino Italiano, che in alcune ultime uscite sul proprio organo di stampa, Montagne360, ha fornito chiare e inequivocabili evidenze del proprio orientamento su questo tema. Partiamo dall’editoriale dello scorso febbraio 2022, a firma del Presidente uscente Vincenzo Torti, dal titolo “No all’eli-montagna: una sfida nella sfida”
Da più di un mese ormai è in corso l’invasione russa dell’Ucraina, con il suo portato di atrocità e vittime, sempre più spesso civili. Una guerra che è stata e continua a essere finanziata dai combustibili fossili, gas e petrolio in primis: secondo una ricerca pubblicata recentemente, solo dal 2014, cioè dall’annessione della Crimea, nove compagnie legate ai combustibili fossili hanno versato alla Russia quasi 16 miliardi di dollari tra tasse e canoni. Il 60% delle esportazioni russe è costituito da combustibili fossili (gas, petrolio e anche carbone), che generano un flusso di entrate imponente, quantificabile nell’ordine dei 250/300 miliardi di dollari all’anno. Soldi che arrivano in larga parte dai paesi europei, che quindi hanno finanziato e finanziano la corsa al riarmo e le operazioni militari. Se la Georgia importa dalla Russia solo il 6% del gas che consuma, Moldavia, Macedonia del Nord e Bosnia Erzegovina dipendono al 100%. Nel mezzo, paesi come la Germania, che supera di poco il 45%, e l’Italia, che è appena dietro a circa il 41%.
In questo contesto, acquista ancora più importanza Che cosa è l’energia rinnovabile oggi(Edizioni Ambiente, 19 euro), l’ultimo libro di Gianni Silvestrini. Silvestrini da oltre quarant’anni si occupa di rinnovabili ed efficienza energetica e nelle circa 200 pagine di questo libro ha condensato la sua esperienza e capacità di visione per raccontare le trasformazioni del settore energetico, in Italia e nel resto del mondo. E indicare un percorso per quella decarbonizzazione sempre più indispensabile, grazie al quale il nostro paese potrebbe liberarsi quasi completamente dalla dipendenza dai combustibili fossili. Continue Reading »
L’energia torna al centro del dibattito sulla mitigazione del cambiamento climatico. Mentre gli Accordi di Cancún, per molti versi positivi, evitavano di menzionare la parola “energia” (dedicando invece 51 occorrenze alla parola “foreste” ed i suoi composti), un nuovo rapporto dell’IPCC torna a sollecitare i governi a promuovere le energie rinnovabili come via maestra per la riduzione delle emissioni.
Le energie rinnovabili sono molto importanti per la mitigazione dei cambiamenti climatici: senza le rinnovabili “il costo della mitigazione crescerebbe e basse concentrazioni di gas climalteranti in atmosfera non potrebbero essere raggiunte” (pag. 1160, capitolo 10).
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Figura 1 – Emissioni CO2 dalla produzione di energia da fonti rinnovabili e non rinnovabili (pag. 165)
Le rinnovabili non hanno limiti tecnici globali: l’irradiamento solare e il vento non pongono limiti fisici alla copertura dell’intero fabbisogno energetico mondiale.
I fattori infrastrutturali (trasporto, smart grid, connessioni con la mobilità elettrica), valoriali (percezione della pubblica opinione comune ed imprenditoriale) ed economici (costi, investimenti, remuneratività) possono essere gestiti con apposite politiche, col dialogo sociale, con l’esercizio di una leadership diffusa. Continue Reading »
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