Notizie e approfondimenti sul clima che cambiaPosts RSS Comments RSS

Archive for the 'Agricoltura' Category

Il consumo di carne, i cambiamenti climatici e la salute

Gli allevamenti animali, e il consumo di carne e di altri derivati animali, sono da tempo considerati una fonte importanti di gas serra, e quindi fra le cause dei cambiamenti climatici.
Non è facile attribuire un valore preciso al contributo della produzione della carne alle emissioni totali di gas serra, perché le assunzioni metodologiche possono portare a valori diversi. Si possono infatti considerare diversi passaggi della filiera di produzione (ad esempio anche il trasporto e la conservazione della carne) e molti dati necessari sono spesso incerti.
Gli allevamenti sono associati alle emissioni di anidride carbonica, di protossido d’azoto, di metano prodotto dalla digestione enterica dei ruminanti.  Per essere conteggiate complessivamente in termini di CO2 equivalente si possono usare diversi Global Warming Potential, che possono essere riferiti a diversi orizzonti temporali in cui considerare l’effetto totale climalterante (per convenzione si usa 100 anni ma è, appunto, una convenzione).
Assunzioni estreme su alcuni dati possono portare a stime poco credibili, come quella contenuta nel documentario Cowspiracy, in cui tramite diverse ipotesi molto discutibili si arriva ad attribuire agli allevamenti il 51% delle emissioni globali, addirittura più di quelle dovute ai combustibili fossili. Una stima più realistica fornita dal capitolo 11 del Quinto Rapporto IPCC – WG3 e da interessanti rapporti FAO (Tackling Climate Change Through Livestock, Livestock’s Long Shadow e Livestock – Environment interactions: Issues and options), è pari al 15%, e l’intero settore AFOLU (Agriculture, Forestry, and Other Land Use) secondo l’IPCC contribuisce al 24% delle emissioni climalteranti globali. Continue Reading »

5 responses so far

Cambiamento climatico e sicurezza alimentare: il caso del riso in pianura padana

Il cambiamento climatico può ridurre la produzione agricola ed aumentare consumo d’acqua relativo sul pianeta, mettendo a rischio la sicurezza alimentare. Dopo il mais nel cremonese ed un caso studio in Nepal, ritorniamo in Italia per mostrare come le modifiche del clima futuro potranno colpire la produzione del riso in pianura padana.

Il 5° rapporto IPCC sottolinea (AR5, WGII, Capitolo 7) come la sicurezza alimentare sia a rischio per il cambiamento climatico in atto: «In assenza di (strategie di, ndr) adattamento, un aumento delle temperature di circa +1°C sopra ai valori pre-industriali è atteso avere un impatto negativo sulla resa dei prodotti più importanti (grano, riso, mais) sia nelle regioni tropicali sia nelle regioni temperate». Continue Reading »

One response so far

Cambiamento climatico e conflitti globali: c’è un nesso causale?

Studi recenti indicano che in fase di cambiamento climatico si verificano maggiori conflitti tra gli Stati, per la terra, l’uso delle risorse, per l’acqua dei grandi fiumi. C’è un nesso causale? Gli scienziati dibattono, ma se così fosse, l’umanità avrebbe un motivo in più per contrastare il riscaldamento globale.

 

Diversi articoli recenti su autorevoli organi di stampa e riviste internazionali (The Guardian, 2014; RTCC; 2014; HUFFPOST-GREEN, 2014; BBC News, 2013; Scientific American, 2009) e nazionali (LIMES, 2014; Repubblica, 2014) indicano il cambiamento climatico come con-causa sostanziale di conflitti a livello mondiale. Variazioni della temperature e delle precipitazioni, riportano tali articoli, sono correlati ad incrementi locali dei comportamenti violenti, ed ad un aumento dei conflitti transnazionali e delle guerre. Il cambiamento climatico influenza l’economia, specialmente in paesi fortemente agricoli variando i raccolti ed il costo delle derrate (vedi: RIO+20, sicurezza alimentare e cambiamento climatico). Variazioni della situazione economica e della ricchezza possono influenzare il comportamento delle popolazioni, e lo sviluppo di movimenti violenti. Il global warming sarebbe dunque da contrastare anche per l’effetto nefasto sui conflitti a scala globale. Continue Reading »

3 responses so far

Cambiamento climatico e sicurezza alimentare. 2) Il bacino dell’ Indrawati, Himalaya.

Il cambiamento climatico può impattare la produzione agricola ed il consumo d’acqua sul pianeta, mettendo a rischio la sicurezza alimentare. Si mostra qui il secondo di due casi di studio esemplari in Europa ed Asia, dove le modifiche del clima futuro potranno portare ad effetti rilevanti sulla produzione agricola e sul consumo di acqua nella prima metà del secolo.

 

Nonostante la grande distanza e le differenza climatiche e topografiche, una potenziale evoluzione comune unisce Europa ed Asia, ed il cambiamento climatico potrebbe giocare un ruolo fondamentale.

Palazzoli et al. (2014;in review) hanno studiato l’impatto di potenziali cambiamenti climatici sull’agricoltura non irrigua nel bacino del fiume Indrawati, Nepal (Figura 1), utilizzando il modello SWAT. Il fiume ha origine nella fascia nevosa dell’Himalaya (a 5854 m slm) ed il territorio presenta una conformazione montuosa, con qualche zona pianeggiante in cui viene svolta l’attività agricola. Cereali come il riso, grano (frumento), il mais e il miglio sono le colture predominanti e l’economia agricola si base sulla vendita del raccolto (cash crop). Il riso è la coltura principale della regione, ma anche la coltivazione di frumento e mais è diffusa nel territorio. La complessa topografia del Nepal lo rende suscettibile agli effetti del cambiamento climatico, a fronte anche di una scarsa capacità di adattamento (Bhatt et al., 2013). Secondo studi recenti (WWF, 2012) il bacino dell’Indrawati si può considerare un’area povera in termini idrici, con rilevanti difficoltà di accesso all’acqua per via della topografia complessa e delle scarse politiche di supporto del governo. L’indice di povertà idrica, atto a misurare la possibilità di accesso all’acqua è valutato in quest’area pari a WPI = 52.5/100, mediamente povero. A titolo di esempio, secondo studi specifici condotti a livello nazionale su 147 paesi (Lawrence et al., 2002), valori estremi (massimo, minimo) dell’indice WPI sono stati valutati per la Finlandia (WPI = 77) ed Haiti (WPI = 35). L’Italia (WPI = 61) è classificata al 52° posto, mentre il Nepal (WPI = 54) è all’89° posto. Continue Reading »

Commenti disabilitati su Cambiamento climatico e sicurezza alimentare. 2) Il bacino dell’ Indrawati, Himalaya.

Cambiamento climatico e sicurezza alimentare. 1) Il caso del mais in pianura padana.

Il cambiamento climatico può ridurre la produzione agricola ed aumentare consumo d’acqua relativo sul pianeta, mettendo a rischio la sicurezza alimentare. Si mostra qui il primo di due casi di studio esemplari, in Europa ed Asia, dove le modifiche del clima futuro potranno portare ad effetti rilevanti nella prima metà del secolo.

 

Il cambiamento climatico mette a rischio la sicurezza alimentare del pianeta. Dopo il vertice RIO+20, con il documento “Il futuro che vogliamo”, che sottolineava l’importanza capitale di un’agricoltura sostenibile per migliorare la sicurezza alimentare (food security) a scala globale, anche il 5° rapporto IPCC sottolinea (AR5, WGII, Capitolo 7) come la sicurezza alimentare sia a rischio per il cambiamento climatico in atto:

Gli effetti del cambiamento climatico sulle coltivazioni e sulla sicurezza alimentare sono evidenti in molte regioni del mondo (confidenza elevata). Gli impatti negativi delle tendenza climatiche sono stati più comuni degli impatti positivi. Tendenze positive sono visibili in alcune regioni ad elevata latitudine (confidenza elevata. Dall’ AR4 (ad oggi, ndr), ci sono stati diversi periodi di crescita rapida dei prezzi del cibo e dei cereali a seguito di eventi climatici estremi in regioni chiave per la produzione, a indicare una sensibilità dei mercati agli eventi estremi del clima, tra i vari fattori. Diversi di tali eventi sono diventati più probabili come risultato delle emissioni antropiche (confidenza media)”. Continue Reading »

5 responses so far

RIO+20, sicurezza alimentare e cambiamento climatico

 “Il futuro che vogliamo” ci ricorda che il cambiamento climatico influenza la produzione agricola nei climi temperati, mettendo a  rischio la sicurezza alimentare di milioni di persone, ma non delinea obiettivi ne strategie vincolanti per gli stati.

 

Green Economy, sicurezza alimentare e sviluppo sostenibile sono stati i temi chiave del Summit Rio +20, conclusosi una settimana fa in modo, a detta di molti, deludente. In effetti il documento finale “il futuro che vogliamo” è una raccolta di posizioni di principio, senza apparenti proposte concrete, né obiettivi ben definiti. Alcuni aspetti positivi si possono però evidenziare. Come ha fatto notare anche il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, per la prima volta in un documento ONU si è introdotto il concetto di green economy come strumento per contrastare la povertà. Questo rappresenta sicuramente un passo avanti verso uno sviluppo sociale ed economico più sostenibile. Mai come in questi ultimi anni si è avvertita infatti l’urgenza ridefinire le basi del nostro modello di crescita economica. Molte piccole comunità e aziende si stanno muovendo in questo senso, come ha mostrato la forte partecipazione al People’s Summit, il controvertice tenutosi sulle spiagge di Flamenco. La transizione verso una economia verde è un processo necessario per contrastare il rapido degrado dei nostri ecosistemi e delle risorse naturali. Continue Reading »

2 responses so far

Emissioni dall’agricoltura: attenzione alle differenze

Recentemente é stato pubblicato dal Worldwatch Institute l’articolo “Livestock and Climate Change” in cui viene analizzato l’impatto degli allevamenti animali, considerando l’intero ciclo di vita, sulle emissioni globali di gas-serra. Tale analisi attribuisce al comparto zootecnico il 51% delle emissioni globali di gas-serra.

Si tratta di una stima molto diversa da quella riportata nel rapporto FAO del 2006, in cui pure era stato messo in rilievo il contribuito del comparto zootecnico alle emissioni globali dei gas-serra: gli allevamenti di bestiame erano stati indicati come responsabili del 18% delle emissioni globali di gas serra. D’altra parte, il Fourth Assessment Report (AR4) dell’IPCC evidenza che il 14% delle emissioni globali di gas-serra sono prodotti dall’agricoltura; tale elevato contributo, riportato dall’IPCC, è certamente dovuto al peso rilevante delle emissioni dai paesi in via di sviluppo, per i quali i settori economici primari, e in primo luogo l’agricoltura, hanno una importanza primaria sia dal punto di vista economico, sia da quello delle emissioni di gas-serra (si veda figura 1).

.

A seguito della ratifica della Convenzione sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) e del relativo Protocollo di Kyoto, ogni paese membro è tenuto alla preparazione dell’inventario nazionale delle emissioni, adottando la metodologia IPCC per garantire la comparabilità delle stime tra i diversi paesi. L’inventario nazionale delle emissioni è suddiviso in 6 settori (Energia, Processi industriali, Solventi, Agricoltura , LULUCF (Land use, Land use change and Forestry), e Rifiuti); il settore Agricoltura prevede la stima delle emissioni di metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) per le seguenti categorie: fermentazione enterica [4A], gestione delle deiezioni animali [4B], suoli agricoli [4D], coltivazione delle risaie [4C] e combustione dei residui agricoli [4F]. Le emissioni di questi due gas-serra di origine agricola, vengono calcolati a partire da indicatori statistici di attività (statistiche ufficiali) e fattori di emissione, che includono le peculiarità presenti in ogni paese. Le emissioni di anidride carbonica (CO2) correlate al comparto agricolo vengono invece stimate e riportate nel settore LULUCF. Continue Reading »

14 responses so far

Translate