Una sfida difficile ma non rinviabile

Copertina del libro "La sfida climatica" di aAntonello Pasini

Pochi mesi fa, nella primavera 2025, il fisico Antonello Pasini, ricercatore Cnr e noto divulgatore, oltre che animatore del comitato La Scienza al Voto, ha dato alle stampe un agile volumetto di 163 pagine intitolato “La sfida climatica. Dalla scienza alla politica: ragioni per il cambiamento” (Codice Edizioni, 2025, 18€).

Nel libro l’autore affronta, in ogni capitolo e in rapida sequenza, le diverse sfaccettature della sfida complessa che ci troviamo a fronteggiare: nel primo capitolo si discute della sfida scientifica e conoscitiva, nel secondo di quella filosofica e della visione del mondo, nel terzo di quella comunicativa, con alcune proposte e soluzioni, e nel quarto di quella politica. Un quinto capitolo, infine, è dedicato alla sfida forse più difficile, quella delle azioni da intraprendere per fronteggiare la crisi climatica.

Il tema scientifico occupa buona parte del libro, 64 pagine in cui Pasini affronta il difficile compito di riassumere la questione climatica odierna in termini comprensibili a chiunque, presentando una panoramica rigorosa e accessibile del fenomeno del cambiamento climatico, smontando luoghi comuni (“Il clima è sempre cambiato”, “Siamo troppo piccoli per influenzare il clima”) e sottolineando l’importanza di una solida conoscenza scientifica come base per le azioni. Non si tratta però di un’esposizione di tipo didattico, quanto piuttosto di una discussione di alcuni aspetti controversi, come per esempio il tema dell’attribuzione degli eventi estremi cui assistiamo con sempre maggior frequenza (ultima in Italia l’alluvione e la frana in Friuli del 17 novembre 2025); eventi attribuiti sempre più spesso non al caso, ma alle responsabilità di “Homo fossilis”, emettitore di enormi quantità di carbonio estratto dal sottosuolo e incessantemente bruciato in motori, caldaie e forni.

Nel capitolo “filosofico” (virgolette dell’autore) si affronta molto brevemente un tema in effetti enorme, quello del rapporto tra umanità e natura; o, meglio, della visione che l’uomo ha di se stesso come “dominatore del creato”, da sostituire con un approccio antitetico, dato che, come scrive Pasini, “i cambiamenti climatici ci mostrano un mondo diverso da quello che per lungo tempo abbiamo immaginato. Per adattarci a questo nuovo mondo, avremo bisogno di rivedere il nostro rapporto con gli ecosistemi, con gli esseri che li abitano e con i fenomeni inanimati che li pervadono. Avremo bisogno di un cambiamento filosofico, che parte e si intreccia con la conoscenza scientifica”. Si tratta di un programma davvero vasto che non sembra facile da perseguire, visto che in quasi ogni angolo del mondo già ai bambini si inculca il concetto che profitto e soldi sono le cose che più contano nella vita. In ogni caso, la tematica del cambio di paradigma filosofico si intreccia con quella  della comunicazione, anch’essa vastissima, che viene affrontata nel terzo capitolo.

Qui Pasini tocca diverse corde care ai frequentatori di Climalteranti, per esempio la diffusione sempre più pervasiva di disinformazione scientifica sul clima, in particolare sul web e sui social media, lo spazio sempre molto limitato e frammentario che i media più tradizionali dedicano alla questione climatica, la polarizzazione delle opinioni, che tende a prevalere persino sula formazione scientifica dei cittadini e che impedisce di rendersi conto della fondatezza fattuale delle opinioni altrui. Su questa tematica cruciale Pasini produce tre proposte di azione, la prima consiste nel “far parlare i due emisferi cerebrali” ovvero comunicare sia alla sfera razionale che a quella emotiva delle persone, contaminando la comunicazione scientifica con altri linguaggi, per esempio arte musica o teatro, insistere con i media perché si eviti il termine “maltempo” quando si descrivono eventi estremi causati dal nuovo clima, e anzi si faccia sempre menzione della causa primaria di ciò che sta accadendo, ovvero l’emissione continua di enormi quantità di carbonio fossile in atmosfera, infine comunicare la scienza del clima, insieme ai suoi metodi, senza tensioni muscolari ma “rispettando i valori di tutti” e condividendo le angosce e preoccupazioni che ognuno di noi prova quando si confronta col presente e col futuro.

Più in generale il libro si mostra anche come una sorta di sintetica spiegazione di quanto Pasini stesso stia cercando di fare, al di là delle sue importanti ricerche, per arrivare a istituzionalizzare in Italia il rapporto tra politica e scienza del clima. Come si diceva all’inizio, infatti, da ormai sette anni l’autore anima un gruppo piuttosto folto di studiosi denominato collettivamente comitato La scienza al voto, che ha prodotto, in particolare prima delle più importanti tornate elettorali, diversi “manifesti” e petizioni alla politica perché prenda sul serio, e in modo trasversale, la questione climatica, basandosi sulle risultanze scientifiche; e non affidandosi a primo che capita, purché dica quel che il politico di turno desidera sentirsi dire.

Più di recente Pasini ha promosso la creazione anche in Italia di un comitato consultivo permanente e ufficiale, denominato CSCA (Consiglio scientifico clima e ambiente), composto da studiosi selezionati non dalla politica ma dal mondo scientifico stesso, in ottemperanza alla recente Legge europea sul clima, che propugna l’istituzione di queste strutture sia a scala europea che nazionale.

Tornando al libro, va detto che, nonostante la sua brevità, risulta impegnativo per il lettore, dato che affronta diverse questioni complesse: dalla scienza alla comunicazione, alla politica, fino all’azione pratica. Il suo punto di forza è la capacità di Pasini di unire il rigore scientifico alla chiarezza divulgativa, offrendo un percorso che va dall’analisi dei processi in atto allo sviluppo di possibili soluzioni. Non si limita a gridare all’allarme, ma costruisce un ragionamento robusto che chiama in causa scienziati, cittadini e politici, evidenziando che l’unica incertezza non è più la crisi in sé, ma la nostra risposta. È una lettura essenziale per acquisire una maggiore consapevolezza della portata trasversale della crisi climatica e delle azioni urgenti che tutti siamo chiamati a compiere, individualmente e collettivamente. Potrà quindi essere apprezzato anche dagli “esperti” dei diversi rami perché possano ragionare “out of the box” e cogliere questioni di cui di solito non si occupano. Sicuramente una sfida anche questa, per riprendere il titolo.

Testo di Vittorio Marletto e Claudio Cassardo

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