Riscaldamento globale: quale impatto su El Niño e La Niña?
El Niño e La Niña sono due dei fenomeni climatici naturali in grado di influenzare la temperatura media globale del nostro pianeta. Ma come cambieranno con il riscaldamento globale e che impatti avranno?
Il termine El Niño è stato per molti secoli utilizzato dai pescatori del Sud America per descrivere una corrente oceanica calda che scorre periodicamente lungo la costa dell'Ecuador e del Perù e che riduce drasticamente la pesca locale ogni qual volta si ripresenta. I climatologi hanno in seguito identificato tale fenomeno con un particolare periodico riscaldamento delle acque superficiali tropicali dell'Oceano Pacifico centrale e orientale. El Niño non influenza solamente le temperature superficiali del mare e quindi le correnti oceaniche, ma causa anche fluttuazioni su scala globale della pressione atmosferica nelle zone equatoriali del Pacifico (da cui il nome El Niño-Southern Oscillation o, in breve, ENSO), nonché una significativa riduzione dei venti prevalenti in quelle regioni, gli alisei. El Niño ha anche un grande impatto sulla distribuzione delle precipitazioni nel Pacifico tropicale e subtropicale.
Esiste anche una fase fredda di ENSO, chiamata La Niña. Al contrario di El Niño, questa si presenta quando la superficie del Pacifico tropicale orientale subisce un significativo raffreddamento rispetto alle condizioni medie e contemporaneamente le temperature del mare nell’Australia settentrionale diventano particolarmente calde. (altro…)
Il termine El Niño è stato per molti secoli utilizzato dai pescatori del Sud America per descrivere una corrente oceanica calda che scorre periodicamente lungo la costa dell'Ecuador e del Perù e che riduce drasticamente la pesca locale ogni qual volta si ripresenta. I climatologi hanno in seguito identificato tale fenomeno con un particolare periodico riscaldamento delle acque superficiali tropicali dell'Oceano Pacifico centrale e orientale. El Niño non influenza solamente le temperature superficiali del mare e quindi le correnti oceaniche, ma causa anche fluttuazioni su scala globale della pressione atmosferica nelle zone equatoriali del Pacifico (da cui il nome El Niño-Southern Oscillation o, in breve, ENSO), nonché una significativa riduzione dei venti prevalenti in quelle regioni, gli alisei. El Niño ha anche un grande impatto sulla distribuzione delle precipitazioni nel Pacifico tropicale e subtropicale.
Esiste anche una fase fredda di ENSO, chiamata La Niña. Al contrario di El Niño, questa si presenta quando la superficie del Pacifico tropicale orientale subisce un significativo raffreddamento rispetto alle condizioni medie e contemporaneamente le temperature del mare nell’Australia settentrionale diventano particolarmente calde. (altro…) Alcuni risultati dalla COP19 di Varsavia
Le negoziazioni della COP19 hanno portato alcuni risultati importanti (l’istituzione di un meccanismo contro la deforestazione e un passo in avanti sul processo per definire i risarcimenti a chi subisce gli impatti del clima) ma un nulla di fatto su molte altre decisioni necessarie.
La Conferenza della Parti (COP) della Convenzione Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) di Varsavia si è chiusa nella serata di sabato 23 novembre, dopo 30 ore di negoziato ininterrotto e a tratti concitato.
La negoziazione per un nuovo accordo sul clima è ormai lunga, estenuante, con tanti fronti diversi, scarsamente coordinati tra loro e in cui il valore legalmente vincolante delle decisioni è continuamente rimesso in discussione.
Questa Conferenza di Varsavia ha compreso molti diverse sessioni della UNFCCC:
La Conferenza della Parti (COP) della Convenzione Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) di Varsavia si è chiusa nella serata di sabato 23 novembre, dopo 30 ore di negoziato ininterrotto e a tratti concitato.
La negoziazione per un nuovo accordo sul clima è ormai lunga, estenuante, con tanti fronti diversi, scarsamente coordinati tra loro e in cui il valore legalmente vincolante delle decisioni è continuamente rimesso in discussione.
Questa Conferenza di Varsavia ha compreso molti diverse sessioni della UNFCCC:
- 19° sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione UNFCCC (COP 19)
- 9° sessione del Meeting delle Parti del Protocollo di Kyoto (CMP 9)
- 39° sessione del Organo sussidiario di supporto scientifico e tecnico (Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice - SBSTA 39)
- 39° sessione dell’ Organo sussidiario per l’attuazione della Convenzione (Subsidiary Body for Implementation - SBI 39)
- Terza parte della seconda sessione del gruppo di lavoro sulla Piattaforma di Durban (Ad Hoc Working Group on the Durban Platform for Enhanced Action - ADP 2) (altro…)
La COP di Varsavia e lo scoglio dell’equità
La Conferenza delle Parti (COP) della convenzione ONU sui cambiamenti climatici, in corso da 10 giorni a Varsavia, rappresenta un altro appuntamento importante nel lungo e faticoso cammino verso un nuovo accordo sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti.
La Conferenza è ancora in corso e il dibattito è ancora aperto sui temi principali delle negoziazioni, che possono essere riassunti nei seguenti:
- - impegni di riduzione per il periodo 2013-2020;
- - procedura per definire gli impegni nel periodo 2020-2050;
- - azioni per l’adattamento;
- - loss and damage;
- - impegni finanziari (per mitigazione, adattamento e danni residui).
Il ritiro dei ghiacci del Kilimanjaro: regola o eccezione?
I ghiacci del Kilimanjaro si stanno ritirando, come del resto tutti i ghiacciai alle medie e basse latitudini. Tuttavia lo studio dei processi che causano questa contrazione ha messo in luce nuovi e interessanti meccanismi. Ma, anche in questo caso, il riscaldamento globale sembra guidare questi processi.
É possibile che un ghiacciaio esposto ad una temperature dell’aria costantemente inferiore a 0 °C possa ritirarsi? La risposta è certamente sì e forse il caso più eclatante è quello della calotta di ghiaccio del Kilimanjaro (5895 m, Tanzania), il monte ed il vulcano più elevato d’Africa.

Fig. 1: I margini verticali di un settore della calotta di ghiaccio del Kilimanjaro
Secondo le osservazioni disponibili, la calotta sommitale del Kilimanjaro si sta ritirando a partire almeno dal 1912 e, ad oggi, ha perso circa l’85% della superficie originaria. Nonostante sulla sommità di questo vulcano la temperatura media dell’aria sia -7 °C, gli ultimi rimasugli della calotta glaciale continuano a ritirarsi inesorabilmente e la loro scomparsa è prevista tra il 2020 ed 2040. (altro…)L’interpretatore creativo della BBC
La scelta del titolo di un articolo è importante perché, indipendentemente da cosa il lettore leggerà davvero, il titolo resterà impresso. Non sorprende quindi che Paul Hudson, nel suo blog sul sito della BBC, abbia usato un titolo pensato per attirare l'attenzione: “Real risk of a Maunder Minimum 'Little Ice Age' says leading scientist“. Parla di un eminente scienziato che mette in guardia dal rischio di una "Piccola Era Glaciale", decisamente un ribaltamento rispetto alla prospettiva di un riscaldamento globale in atto e (facilmente) prevedibile per il prossimo futuro.
Nell'articolo Hudson parla dell'attività solare e del suo possibile prossimo minimo e, sempre citando lo scienziato, conclude facendo riferimento alle profonde implicazioni che questo avrebbe sulle scelte di politica energetica. (altro…) Lo strano caso del giornalista che non sa leggere
Abbiamo già avuto modo di mostrare su Climalteranti come, sul tema dei cambiamenti climatici, l’aderenza degli articoli di Danilo Taino alla realtà sia un optional.
L’11 ottobre su Sette, il magazine del Corriere della Sera, ne troviamo un’altra prova. “Lo strano caso dell’effetto serra” ripropone già nel sottotitolo la falsità già scritta in precedenza dallo stesso Taino, secondo cui “Dal 1998 la temperatura media della Terra non aumenta” (in realtà l’aumento c’è, è solo un po’ inferiore all’aumento dei decenni precedenti). Segue un’altra affermazione “Ma perché gli organismi preposti a tenerla sotto controllo mantengono toni allarmistici?”, che smentisce quanto sostenuto dallo stesso Taino in un articolo precedente, ossia che l’ultimo rapporto dell’IPCC abbia ridimensionato l’allarme per il clima globale, rispetto al precedente Quarto Rapporto. (altro…) Perché le precipitazioni saranno più intense nella regione Euro-Mediterranea
Nel precedente post abbiamo visto come nella zona Euro-Mediterranea i modelli utilizzati da numerosi centri di ricerca prevedono in uno scenario ad alte emissioni l’aumento della frequenza e entità degli eventi di precipitazioni molto intense, rappresentate dallo “stiramento” della coda della distribuzione della precipitazione.
Questa proiezioni sono consistenti con l’aumento della capacità dell’atmosfera di trattenere acqua, definito dall’equazione di Clausius–Clapeyron. Questa relazione permette di stabilire la quantità di acqua che può essere presente in un volume d’aria in funzione dal valore di temperatura, ed è particolarmente rilevante per gli eventi intensi di precipitazione (Tebaldi et al. 2006, Giorgi et al. 2011), quelli che più di tutti tendono a svuotare la colonna d’acqua disponibile in atmosfera (Allen and Ingram 2002, Allan and Soden 2008). Secondo l’equazione di Clausius-Clapeyron, per ogni aumento di temperatura di 1oC, l’atmosfera aumenta la propria capacità di trattenere acqua del 7%.
Nel lavoro presentato nel precedente post, la differenza tra il 99mo percentile ed il 90mo percentile (99p-90p) della precipitazione giornaliera ottenuta dalle simulazioni CMIP5 viene utilizzata per quantificare le potenziali variazioni nella larghezza della parte destra della distribuzione di precipitazione (ovvero del range di valori che possono essere attribuiti ad un evento di precipitazione intensa) in uno scenario di clima futuro per la fine del ventunesimo secolo. (altro…) In futuro precipitazioni più intense nella regione Euro-Mediterranea
Secondo i modelli matematici, nella regione Euro-Mediterranea col procedere del surriscaldamento globale in un potenziale scenario ad alte emissioni aumenterà l’intensità delle precipitazioni e la frequenza degli eventi di precipitazioni molto intense.
In un lavoro pubblicato sulla rivista Journal of Climate, con alcuni colleghi ho studiato come possono variare gli eventi di precipitazione intensa in un clima più caldo sulla regione Euro-Mediterranea.
La ricerca ha utilizzato i risultati ottenuti da 20 modelli climatici (vedi elenco in appendice in fondo al post) partecipanti al quinto Coupled Model Intercomparison Project (CMIP5, Meehl and Bony 2012, Taylor et al. 2012), gli stessi modelli utilizzati nella stesura del quinto Assessment Report (AR5) dell’IPCC.
I cambiamenti associati alle precipitazioni intense sono stati valutati mediante il confronto dei risultati ottenuti durante l’ultimo quarantennio del ventunesimo secolo (2061-2100) e il periodo storico (1966-2005) assumendo come scenario di clima futuro l’RCP8.5 (Representative Concentration Pathway 8.5), Riahi et al. 2011). (altro…)
In un lavoro pubblicato sulla rivista Journal of Climate, con alcuni colleghi ho studiato come possono variare gli eventi di precipitazione intensa in un clima più caldo sulla regione Euro-Mediterranea.
La ricerca ha utilizzato i risultati ottenuti da 20 modelli climatici (vedi elenco in appendice in fondo al post) partecipanti al quinto Coupled Model Intercomparison Project (CMIP5, Meehl and Bony 2012, Taylor et al. 2012), gli stessi modelli utilizzati nella stesura del quinto Assessment Report (AR5) dell’IPCC.
I cambiamenti associati alle precipitazioni intense sono stati valutati mediante il confronto dei risultati ottenuti durante l’ultimo quarantennio del ventunesimo secolo (2061-2100) e il periodo storico (1966-2005) assumendo come scenario di clima futuro l’RCP8.5 (Representative Concentration Pathway 8.5), Riahi et al. 2011). (altro…) “2052”, ritorno al (grigio) futuro
Un nuovo meditato scenario di Jørgen Randers sul futuro che ci aspetta se i decisori non decidono e prevale l’inerzia.
Mentre l’IPCC analizza, commenta e riassume tutte le posizioni espresse su riviste scientifiche e assimilabili, necessariamente giungendo a posizioni intermedie di consenso, singoli esperti, basandosi sulla loro storia, possono proporre scenari che ritengono a loro avviso i più probabili.
Jørgen Randers ha tutte le carte in regole per proporre, nel suo ultimo libro “2052”, uno scenario complessivo, globale e regionale, degli andamenti economici e sociali: un terzo di vita passato da ricercatore, un terzo da policymaker, ed un terzo nel mondo del business.
Sulla scorta di questa esperienza Randers sostiene che i decisori che contano oggi trascurano i cambiamenti climatici e fanno poco o nulla: nei migliori dei casi citano retoricamente il problema, a volte indicono qualche esperimento pilota, ma non si passa davvero a quella trasformazione epocale che la sfida richiederebbe. E quindi che succederà? PIL sempre al centro delle policy, crescita affaticata dall’esaurimento progressivo delle risorse più a buon mercato e, novità rilevante, costi rapidamente crescenti a causa del mancato adattamento Gli investimenti per la mitigazione crescono troppo lentamente e aumentano quelli necessitati, a valle degli eventi climatici estremi. Insomma: tante nuove ricostruzioni di città dopo gli alluvioni, dopo le frane, dopo gli uragani, ecc. (altro…)
Mentre l’IPCC analizza, commenta e riassume tutte le posizioni espresse su riviste scientifiche e assimilabili, necessariamente giungendo a posizioni intermedie di consenso, singoli esperti, basandosi sulla loro storia, possono proporre scenari che ritengono a loro avviso i più probabili.
Jørgen Randers ha tutte le carte in regole per proporre, nel suo ultimo libro “2052”, uno scenario complessivo, globale e regionale, degli andamenti economici e sociali: un terzo di vita passato da ricercatore, un terzo da policymaker, ed un terzo nel mondo del business.
Sulla scorta di questa esperienza Randers sostiene che i decisori che contano oggi trascurano i cambiamenti climatici e fanno poco o nulla: nei migliori dei casi citano retoricamente il problema, a volte indicono qualche esperimento pilota, ma non si passa davvero a quella trasformazione epocale che la sfida richiederebbe. E quindi che succederà? PIL sempre al centro delle policy, crescita affaticata dall’esaurimento progressivo delle risorse più a buon mercato e, novità rilevante, costi rapidamente crescenti a causa del mancato adattamento Gli investimenti per la mitigazione crescono troppo lentamente e aumentano quelli necessitati, a valle degli eventi climatici estremi. Insomma: tante nuove ricostruzioni di città dopo gli alluvioni, dopo le frane, dopo gli uragani, ecc. (altro…) La disinformazione sul clima di Danilo Taino
L’articolo pubblicato sul Corriere 8 giorni prima dell’uscita del Quinto rapporto IPCC, basato su “indiscrezioni trapelate” descriveva un’inesistente ridimensionamento del problema ipotizzando una possibile revisione sulle politiche globali riguardanti emissioni climalteranti. In realtà era basato su dati sbagliati e affermazioni false.
Fra gli errori commessi nel commentare l’uscita del Quinto rapporto IPCC (che sarà presentato a Milano il 10 ottobre), quelli di Daino Taino nel suo articolo del 19 settembre sul Corriere della Sera sono stati numerosi. Otto giorni prima dell’uscita del rapporto stesso, ha commentato una presunta “bozza che si discuterà a Stoccolma”. Ora che il primo volume del Quinto Rapporto IPCC è stato pubblicato si può verificare che quasi tutte le tesi sostenute da Taino erano false, a partire da quella secondo cui esso avrebbe “significativamente attenuato” “l’allarme sollevato dal documento IPCC precedente”.
Scrive Taino: “La cosa più interessante del documento - quasi duemila pagine riassunte in un estratto di una trentina - sono le previsioni sull'aumento della temperatura futura: secondo le indiscrezioni, il ridimensionamento contenuto nel documento è, rispetto al 2007, non enorme ma sufficiente a cambiare sostanzialmente le conseguenze a cui si arriva”.
Quale sarà questo “ridimensionamento”?
“Sei anni fa, l'Ipcc sosteneva che l'aumento di lungo periodo (qualche secolo) di oltre due gradi della temperatura sarebbe stato «probabile» e che un aumento sopra 1,5 gradi «molto probabile». La bozza del documento che si discuterà a Stoccolma sostiene invece che è «estremamente probabile» un aumento di oltre un grado e «probabile» una crescita sopra gli 1,5 gradi centigradi rispetto alle temperature precedenti la rivoluzione industriale. Se invece che al lungo periodo si guardano i prossimi 70 anni, il documento in discussione parla di un aumento «probabile» tra uno e 2,5 gradi ed «estremamente improbabile» sopra i tre gradi: nel 2007 si dava per «molto probabile» una crescita tra uno e tre gradi”.
Le frasi sono parecchio confuse, ma in sostanza secondo Taino sarebbe giudicato oggi “probabile” quello che nel 2007 si giudicava come “molto probabile”. (altro…)
Fra gli errori commessi nel commentare l’uscita del Quinto rapporto IPCC (che sarà presentato a Milano il 10 ottobre), quelli di Daino Taino nel suo articolo del 19 settembre sul Corriere della Sera sono stati numerosi. Otto giorni prima dell’uscita del rapporto stesso, ha commentato una presunta “bozza che si discuterà a Stoccolma”. Ora che il primo volume del Quinto Rapporto IPCC è stato pubblicato si può verificare che quasi tutte le tesi sostenute da Taino erano false, a partire da quella secondo cui esso avrebbe “significativamente attenuato” “l’allarme sollevato dal documento IPCC precedente”.
Scrive Taino: “La cosa più interessante del documento - quasi duemila pagine riassunte in un estratto di una trentina - sono le previsioni sull'aumento della temperatura futura: secondo le indiscrezioni, il ridimensionamento contenuto nel documento è, rispetto al 2007, non enorme ma sufficiente a cambiare sostanzialmente le conseguenze a cui si arriva”.
Quale sarà questo “ridimensionamento”?
“Sei anni fa, l'Ipcc sosteneva che l'aumento di lungo periodo (qualche secolo) di oltre due gradi della temperatura sarebbe stato «probabile» e che un aumento sopra 1,5 gradi «molto probabile». La bozza del documento che si discuterà a Stoccolma sostiene invece che è «estremamente probabile» un aumento di oltre un grado e «probabile» una crescita sopra gli 1,5 gradi centigradi rispetto alle temperature precedenti la rivoluzione industriale. Se invece che al lungo periodo si guardano i prossimi 70 anni, il documento in discussione parla di un aumento «probabile» tra uno e 2,5 gradi ed «estremamente improbabile» sopra i tre gradi: nel 2007 si dava per «molto probabile» una crescita tra uno e tre gradi”.
Le frasi sono parecchio confuse, ma in sostanza secondo Taino sarebbe giudicato oggi “probabile” quello che nel 2007 si giudicava come “molto probabile”. (altro…)
Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati
Una guida realizzata nell’ambito del progetto europeo NoPlanetB fornisce utili suggerimenti su come sensibilizzare sul cambiamento chi oggi lo considera un tema secondario. Diversi segnali suggeriscono come negli ultimi anni la scienza in generale sia stata messa sempre più in discussione, sia da parte dell’opinione pubblica che da alcuni settori politici e mediatici, sulla scia di una generale messa in discussione di alcuni valori ai quali eravamo abituati, fra cui inclusione, democrazia, un ruolo super partes delle istituzioni pubbliche....
100% di elettricità rinnovabile è possibile
Un rapporto mostra in 40 punti come la decarbonizzazione del sistema elettrico solo con energia rinnovabile non solo sia possibile, ma può essere realizzata in diversi modi, caratterizzati da alcuni elementi comuni. È stato recentemente presentato Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, promosso dalla Rete 100% Rinnovabili, preparato e sottoscritto da 25 docenti e ricercatori italiani, che mostra come sia possibile e conveniente decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili. Il documento discute le leve...
Il manuale di psicologia climatica: una guida per affrontare l’impatto psicologico della crisi climatica ed ecologica
Negli ultimi anni, la crisi climatica ed ecologica è passata da questione scientifica e politica ad una vera e propria emergenza di salute pubblica. L’aumento degli eventi estremi e delle loro conseguenze disastrose ha effetti su scala globale, con gravi ripercussioni sulla salute fisica (Filippini et al., 2024) e mentale (IPCC, 2022; Charlson et al., 2021: Cianconi et al. 2023). Il Manuale Oltre all’aumento di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress e la depressione maggiore dopo eventi...
Scenari climatici tra decarbonizzazione spinta e punti di non ritorno
Lo scorso 2 dicembre 2024 si è svolto presso il Politecnico di Milano l’evento “Scenari climatici tra decarbonizzazione spinta e punti di non ritorno”. L’evento è stato organizzato in collaborazione con climalteranti.it, dal cui comitato scientifico provengono numerosi dei relatori intervenuti. Nel seguito è riportata una sintesi di alcuni interventi. La registrazione dell’evento è disponibile qui, mentre le slide presentate dai relatori durante la conferenza sono scaricabili qui. Segnali di ottimismo in tempi bui L’intervento iniziale di Mario Grosso...
Il clamoroso e preoccupante record delle temperature medie globali nel 2024
Le consuete analisi di inizio anno sui dati della NOAA/NCEP e, per confronto, su quelle relative ad altri tre database climatici, concordano sul fatto che, per il secondo anno consecutivo (ma come anche successo nel 2019 e nel 2020), l’anno appena trascorso è risultato il più caldo da quando si misurano le temperature. L’aumento di temperatura di +1,54 °C rispetto al periodo preindustriale è un dato molto preoccupante, ma ancora non implica il superamento del limite previsto dell’accordo di Parigi....
L’auto termica green di Francesco Giavazzi non esiste
Fra gli autori delle panzane che inquinano il dibattito sulla transizione energetica, si è aggiunto lo storico editorialista del Corriere della Sera Francesco Giavazzi, che in un editoriale del 28 dicembre 2024 ha sostenuto una tesi facilmente confutabile, la presunta esistenza di auto a combustione interna in grado di emettere poche decine di grammi di CO2 per km, ossia l’80-90% in meno di quelle oggi circolanti. Il contesto è un articolo intitolato “Le scelte (utili) sui conti” in cui lo...
Il fuoco amico, una forma di inattivismo climatico: 2/ l’opposizione alle auto elettriche
Le emissioni di CO2 dai trasporti sono le uniche ad essere sostanzialmente aumentate in Europa nel periodo 1990-2022 (+26%). Il contributo del trasporto su strada è oggi pari al 70% delle emissioni da trasporto, e all’interno di quest’ultimo il peso delle automobili è pari al 60% (dettagli e infografiche disponibili qua). In Italia un quarto delle emissioni è dovuto ai trasporti, e le automobili italiane emettono circa 60 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, una cifra pari alle emissioni...
Finanziamenti e meccanismi di supporto all’azione climatica: alcuni risultati della COP29
Moltiplicati per tre gli impegni finanziari dei paesi sviluppati per favorire l’azione sul clima, menzionati le migliaia di miliardi a cui si dovrà arrivare, approvate le basi dei meccanismi di mercato e di trasferimento internazionali dei crediti, lanciato il miglioramento della nuova piattaforma per i meccanismi non di mercato: avanzamenti utili ed importanti. In attesa del rilancio degli impegni nazionali previsto nel 2025. La COP29 che si è svolta a Baku dall’11 al 24 novembre è stata una COP...
Cerchiamo di metterci in tempo le mani
La catastrofica alluvione che ha colpito la zona di Valencia ha costretto molti mezzi di informazione ad occuparsi del legame fra riscaldamento globale e l’aumento dell’intensità degli eventi estremi di precipitazione. Come noto, si tratta di un legame da tempo messo in luce dai climatologi (si veda ad esempio il libro Tempeste di James Hansen, pubblicato nel 2008), evidenziato chiaramente nella letteratura scientifica, e ben riassunto dall’ultimo rapporto IPCC, come già discusso qui. In diverse trasmissioni televisive (ad esempio qui...
Il fuoco amico, una forma di inattivismo climatico: 1/ l’opposizione alle energie rinnovabili
Climalteranti ha sempre contrastato il negazionismo climatico, sia confutando le argomentazioni più fallaci sulle cause del riscaldamento globale in corso, sia contrastando chi vuole ritardare l’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici. Negli ultimi tempi però sta emergendo, anche tra persone attivamente schierate a favore della tutela dell’ambiente, una tendenza verso sforzi inadeguati, in grado di indebolire la già insufficiente lotta alla crisi climatica; il che costituisce una minaccia probabilmente ancora più subdola, una forma di vero e proprio “inattivismo climatico”....