Sull’affidabilità dei modelli /1: GCM e modelli statistici
La polemica incentrata sulla presunta incapacità dei modelli di circolazione generale dell’atmosfera (GCM o, se accoppiati atmosfera-oceano, AOGCM) di simulare il clima non accenna a smorzarsi, stando almeno a quanto si legge in diversi forum e blog a tema climatico. Anche Climalteranti ha riportato in due post di poco tempo fa commenti ad alcune posizione espresse, da esempio, dal prof. Nicola Scafetta sul tema. Ritornano tra l’altro vecchie discussioni, ad esempio sul ruolo del forcing solare quale causa principale o quasi del riscaldamento globale (GW); discussioni che parevano superate già da diverso tempo. Non entrerò assolutamente nei dettagli di questa discussione in quanto mi sembra sia abbastanza consolidato il fatto (dare un occhio alla figura 34 riportata qui sotto, estratta dall’articolo di Joanna D. Haigh: “The Sun and the Earth’s Climate”), che il riscaldamento della prima metà del secolo 20mo possa essere in qualche modo collegabile all’aumento del forcing solare, mentre non si comprende come il forcing solare possa spiegare l’aumento dall’inizio degli anni ’80, dove invece l’unico segnale avente la stessa tendenza è appunto il trend dei gas serra (si confronti la riga tratteggiata rossa che mostra le emissioni di gas serra con la fascia grigia che rappresenta l’andamento dell’anomalia della temperatura media del pianeta).
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COP15: luci, ombre …e bufale
L’accordo di Copenhagen del 18 dicembre 2009 rappresenta sicuramente una delusione per quanti avevano posto grandi aspettative nella COP15, la quindicesima sessione della Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici.
I 13 giorni di negoziati intensi, le centinaia di conferenze, discorsi ufficiali e conferenze stampa, le tante mostre e le numerose manifestazioni sono stati un momento indubbiamente importante per la storia delle politiche sui cambiamenti climatici.
Il materiale prodotto dalla COP15 è imponente, sia per le decisioni ufficiali (www.unfcc.int), che per gli atti delle conferenze (ad esempio qui e qui sia per i tantissimi video in cui si possono rivedere molti passaggi fondamentali della COP. (altro…)
Il materiale prodotto dalla COP15 è imponente, sia per le decisioni ufficiali (www.unfcc.int), che per gli atti delle conferenze (ad esempio qui e qui sia per i tantissimi video in cui si possono rivedere molti passaggi fondamentali della COP. (altro…) E’ la volta di Radio Maria: le vie della disinformazione sono infinite
A non sapere che si tratta di missionari, verrebbe da immaginarseli tutti schierati davanti alla CNN pronti a stappare una bottiglia di spumante per ogni segnale di possibile fallimento del summit di Copenhagen.
Mi riferisco alla redazione di AsiaNews, l'agenzia del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) nata nel 1986 e specializzata sull'Asia: pubblicano una rivista, gestiscono un sito internet e curano una rubrica informativa su Radio Maria; dovrebbero occuparsi di “società, culture e religioni” ma da questa estate hanno iniziato ad interessarsi anche alle tematiche climatiche, tanto è vero che lo scorso 7 dicembre si sono dedicati in grande stile all’apertura della COP15, dedicandole sia una trasmissione radiofonica sia un articolo sul sito.
Rispetto all’articolo la trasmissione radiofonica era molto più ricca di dettagli e di acute asserzioni ad ampia portata, ma il tono e il senso dell'intervento è in ogni caso ben rappresentato da quanto si può ancora leggere sul sito, a partire dal titolo: "Apre la Conferenza di Copenhagen sul clima, fra business e manipolazioni". Quello che inizia come un tranquillo articolo di cronaca internazionale si trasforma molto rapidamente in un allarmato resoconto di come a Copenhagen i grandi della terra stiano iniziando a mercanteggiare sulla pelle dei Paesi in via di sviluppo... proprio quello sviluppo che potrebbe proprio essere frenato dai tagli alle emissioni di CO2. (altro…) Assegnato il premio “A qualcuno piace caldo” 2008
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13 dicembre 2009, festa di S.Lucia, patrona dei non vedenti e degli oculisti. In seguito alla votazione effettuata nei mesi scorsi, i vincitori del premio “A qualcuno piace caldo” per l’anno 2008 sono risultati Antonio Gaspari e Riccardo Cascioli, giornalisti di Avvenire e Il Timone, presidenti rispettivamente del Cespas (Centro Europeo di Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo) e del movimento Cristiani per l’ambiente, che si sono aggiudicati il premio grazie al libro “Che tempo farà. Falsi allarmismi e menzogne sul clima”. Il premio inviato dal Comitato Scientifico ad ognuno dei vincitori è una copia del Sommario per i decisori politici del Primo Volume del IV Rapporto IPCC..
Premio “A qualcuno piace caldo” 2008 Antonio Gaspari e Riccardo Cascioli
“Per avere scritto e pubblicato il libro “Che tempo farà. Falsi allarmismi e menzogne sul clima” (Edizioni Piemme), senza dubbio uno dei peggiori libri in circolazione in Italia sul tema dei cambiamenti climatici, una sgangherata e livorosa invettiva contro “l’allarmismo” per i cambiamenti climatici, contro l’Ipcc, i principali climatologi e il mondo ambientalista, nonché per i tanti errori e la superficialità con cui il problema dei cambiamenti climatici è affrontato nel libro”.
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Guarda qui gli altri candidati (altro…)Come evitare una brutta figura…
Da giorni ormai i principali modelli meteorologici previsionali alla scala sinottica (GFS, ECMWF, UKMO, GEM, NOGAPS, JMA consultabili qui) prefigurano scenari invernali su tutta l’Europa: con buona probabilità a partire da sabato la progressiva espansione di un’area
anticiclonica sulle Isole Britanniche e a seguire sul Mare del Nord, sulla Scandinavia occidentale, l’Islanda e infine sulla Groenlandia, orienterà le correnti a tutte le quote dai quadranti orientali favorendo la discesa sul vecchio continente di aria di matrice artica continentale, molto fredda. La prossima settimana sarà dunque caratterizzata con buona probabilità da un calo termico significativo e nevicate possibili sulla maggior parte del territorio europeo, localmente anche sulle coste del Mediterraneo.
anticiclonica sulle Isole Britanniche e a seguire sul Mare del Nord, sulla Scandinavia occidentale, l’Islanda e infine sulla Groenlandia, orienterà le correnti a tutte le quote dai quadranti orientali favorendo la discesa sul vecchio continente di aria di matrice artica continentale, molto fredda. La prossima settimana sarà dunque caratterizzata con buona probabilità da un calo termico significativo e nevicate possibili sulla maggior parte del territorio europeo, localmente anche sulle coste del Mediterraneo.
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Temperature al suolo previste in Europa durante le prime ore della mattina di lunedì 14 dicembre (modello GFS).
Possibili temperature minime negative in doppia cifra nelle zone interne continentali, specialmente ove si verificheranno rasserenamenti notturni a seguito dell’irruzione di aria artica, percezione del freddo accentuata dai moderati venti orientali. Il Nord Italia probabilmente risentirà di questa prima irruzione orientale dell’inverno 2009-2010 con nevicate possibili in Pianura Padana a partire da lunedì, sensibile calo termico già da domenica. Ancor più accentuato il freddo a Copenhagen, ove non si escludono nevicate significative proprio nei giorni finali della Conferenza sul Clima. (altro…)Il punto di non ritorno del clima
Nei cartoni animati, il Vilcoyote passa spesso un “punto di non ritorno”, ovvero si trova a oltrepassare l’orlo di un precipizio. Poi, continua a camminare per un po’ sul nulla finché non se ne accorge e solo allora precipita nel vuoto. Potrebbe darsi che qualcosa di simile stia capitando anche a noi con il clima terrestre. Ovvero potremmo essere vicini – o addirittura aver passato senza accorgercene– una soglia climatica che ci potrebbe portare a un rapido e incontrollabile riscaldamento globale.
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Nelle tante discussioni sul ruolo umano nel cambiamento climatico, un’obiezione abbastanza comune è che “il clima è sempre cambiato, quindi l’uomo non c’entra niente”. C’è chi va oltre. facendo notare che , nel remoto passato, ci sono stati dei periodi in cui la concentrazione di biossido di carbonio (CO2) era molto più alta dell’attuale. Già in un post precedente abbiamo visto un esempio di questo ragionamento in un’intervista a Nicola Scafetta pubblicata su “Il Giornale” del 25 ottobre 2009 dove si trova, fra le altre cose l’affermazione che “La Terra in passato, nel periodo cosiddetto Cambriano, 500 milioni d’anni fa, ha avuto già occasione di raggiungere questo presunto punto di non ritorno, quando la concentrazione di CO2 fu non 1,2 volte superiore ai livelli pre-industriali, com’è oggi, bensì 20 volte, diconsi 20, più elevata”. Ma il Cambriano era molto più caldo di oggi, circa 8 gradi in più in media, e la concentrazione di CO2 è proprio quello che ci aspetteremmo per queste temperature, tenendo presente che il sole, a quell'epoca, era un buon 6% meno intenso di oggi. (altro…)Copenhagen a portata di clic
Dal 7 al 18 dicembre 2009 si svolgerò a Copenhagen l’attesissima 15° sessione della Conferenza delle Parti ONU sui Cambiamenti Climatici, che ha l’obiettivo di definire un accordo mondiale onnicomprensivo sui cambiamenti climatici per il periodo successivo al 2012.
15000 delegati vi parteciperanno, distribuiti nelle sessioni delle negoziazioni ufficiali, nei numerosi dibattiti e nelle esposizioni, nonché negli eventi collaterali.
Con una buona connessione ad internet, anche senza recarsi nella capitale danese è possibile seguire i lavori della COP, e in seguito sono indicati alcuni indirizzi per farlo al meglio.
Tanti sono i siti con informazioni e commenti, ma i siti base sono tre. (altro…) Dalle email rubate… tre motivi per rimanere di buon umore
La vicenda delle email rubate dal server dell'Università dell'East Anglia ha suscitato un bel putiferio, portando a molti articoli sui giornali e persino a servizi televisivi.
Dall’analisi di quanto apparso sui media, nonché dai post sui blog e dalle email scambiate nelle mailing list, sembra che questi siano stati giorni fantastici fra quanti credono che il riscaldamento globale non sia un vero problema, mentre musi lunghi e un po' di nervosismo si è visto fra gli studiosi ancora preoccupati per l’evolversi della situazione climatica.
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Molto del polverone sollevato è ancora in aria (solo una parte si è posato); il materiale pubblicato è vastissimo, non tutto confermato, e una buona parte delle email trafugate non è ancora stata pubblicata. Per questi motivi è difficile arrivare a conclusioni definitive sulla credibilità del lavoro di alcuni scienziati. Per ora, si possono almeno ipotizzare tre possibili evoluzioni di questa vicenda, che descriviamo in seguito per quanto riguarda la parte che più ci interessa, ossia le conseguenze per la scienza del clima: cosa potrebbe cambiare sullo stato delle conoscenze sui cambiamenti climatici già registrati e su quelli che avverranno in futuro. (altro…)2 – Come non contestare quello che l’IPCC non scrive
Dopo il precedente post in cui è stata esaminata la tesi (sbagliata) del Prof. Nicola Scafetta di un presunto significativo contributo del sole all’aumento di CO2 negli ultimi 250 anni
(anche fino al 10 % dell'incremento registrato), in questa seconda parte sono esaminate alcune argomentazioni presenti nell’articolo–intervista al Prof. Scafetta pubblicato su Il Giornale del 25 ottobre 2009, intitolato “Se la Terra si surriscalda è tutta colpa del Sole: l’uomo non c’entra nulla" a firma Stefano Lorenzetto.
(anche fino al 10 % dell'incremento registrato), in questa seconda parte sono esaminate alcune argomentazioni presenti nell’articolo–intervista al Prof. Scafetta pubblicato su Il Giornale del 25 ottobre 2009, intitolato “Se la Terra si surriscalda è tutta colpa del Sole: l’uomo non c’entra nulla" a firma Stefano Lorenzetto.
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Secondo questo articolo l’IPCC “non avrebbe capito nulla”, i rapporti IPCC e il Protocollo di Kyoto, “sarebbero carta straccia”, le conclusioni dell’IPCC sarebbero “avventate per non dire totalmente sballate”. Come già detto, sarebbe bello se tutto fosse vero, si potrebbe davvero “vivere tutti felici e contenti”, come tutti noi vorremmo. Purtroppo, come sarà mostrato in questo e in altri post, l’articolo contiene una quantità da record di errori e fraintendimenti. (altro…)Funerale senza il morto
Prima la corsa ad annunciare in pompa magna il funerale della Conferenza di Copenhagen e poi, giusto dopo i tre giorni di rito, subito pronti ad unirsi al coro che inneggia alla sua resurrezione.
L’unico particolare curioso della vicenda è che il paziente è sempre rimasto nel suo letto, attento a non fare gesti improvvisi e tutto concentrato a racimolare le forze per il cruciale incontro di dicembre.
Non c’è dubbio che lo sguardo pallido tradisca il momento particolarmente difficile del Protocollo di Kyoto e dell’intero processo negoziale all’interno delle Nazioni Unite, ma sicuramente è troppo presto voler pronunciarsi in modo definitivo su quale sarà il suo stato di salute a Copenhagen.
Per contro la vicenda di come è stato presentato l’esito dell’incontro dell’APEC a Singapore e del successivo incontro bilaterale USA - Cina la dice lunga sullo stato di salute dell’informazione che si occupa dei cambiamenti climatici in Italia, spesso in bilico tra pressappochismo e incompetenza.
Prendiamo ad esempio la Repubblica, in genere molto attenta agli aspetti negoziali dell’UNFCCC (il tavolo di lavoro sui cambiamenti climatici dell’ONU).
Lunedì 16 ha aperto con un titolo perentorio che non lasciava margini di interpretazione: CLIMA, LO STOP DI USA E CINA – A Copenhagen niente tagli ai gas serra.
L’articolo di Federico Rampini, conosciuto per la sua grande esperienza come sinologo più che per la conoscenza del processo negoziale sul clima, inanella una serie di errori pesanti.
Descrive il primo Ministro danese Rasmussen più o meno come un burattino costretto a saltare giù dal letto per precipitarsi alla corte dei paesi del Pacifico, solo per sentirsi notificare la decisione presa in quella sede sull’impossibilità di riuscire a firmare un Trattato a Copenhagen. (altro…)
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L’articolo di Federico Rampini, conosciuto per la sua grande esperienza come sinologo più che per la conoscenza del processo negoziale sul clima, inanella una serie di errori pesanti.
Descrive il primo Ministro danese Rasmussen più o meno come un burattino costretto a saltare giù dal letto per precipitarsi alla corte dei paesi del Pacifico, solo per sentirsi notificare la decisione presa in quella sede sull’impossibilità di riuscire a firmare un Trattato a Copenhagen. (altro…)
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte III: il nostro contributo è piccolo
Un altro classico del discorso inattivista sul clima consiste nel definire poco importanti le riduzioni delle emissioni italiane o europee, in quanto sarebbero solo una piccola quota delle emissioni globali. Generalmente si cita il contributo percentuale alle emissioni globali dell’Europa, altre volte quello dell’Italia, per dire che la loro riduzione darebbe scarsi benefici al clima del pianeta. Mettendo questi contributi in contrapposizione a quelli della Cina o di altri paesi. Altre volte si cita quale sarebbe la riduzione nelle temperature...
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte II: e allora la Cina?
Una delle tesi più frequenti dell’inattivismo climatico è il riferimento ad un presunto disimpegno della Cina sulle politiche climatiche: tesi smentita dalla realtà, dato che il paese sta affrontando una drastica e complessa transizione del settore energetico e ambisce ad assumere la leadership della lotta ai cambiamenti climatici nel nuovo ordine mondiale che si sta definendo. Negli ultimi tempi ha preso piede nella retorica dell’inattivismo climatico un argomento che appare efficace, quello secondo cui la Cina continua a costruire centrali...
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte I: gli impatti dell’energia solare e eolica
Sul sito del Corriere della Sera sono state riproposte molte tesi tipiche dell’inattivismo climatico, che hanno l’obiettivo di rallentare la transizione energetica. Pubblichiamo qui la prima parte di una serie di post che hanno l’obiettivo di confutare queste argomentazioni, partendo da quella secondo cui gli impianti di energia rinnovabile, e in particolare di solare fotovoltaica e eolica, avrebbero forti impatti ambientali, o che non sarebbero convenienti da un punto di vista ambientale. Una tesi basata su esagerazioni, distorsioni e a...
Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA
Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...
Tira un gran brutto vento
L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...
Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica
Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...
La storia del clima in Italia
È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...
Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea
Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...
Il clima come bene comune
Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...
L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima
I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...
