DisinformazioneErroriEsagerazioniTemperature

Gli errori gravi di un giornalista pignolo

Il clima è sempre cambiato” è uno degli slogan più utilizzati per minimizzare le preoccupazioni per l’attuale riscaldamento globale e per quello previsto per i prossimi decenni e secoli. La magnificazione di episodi di riscaldamento del clima del passato è generalmente basata su miti e leggende metropolitane, sull’amplificazione di variazioni climatiche avvenute realmente, ma di entità inferiori a quanto sostenuto e spesso a carattere locale, non globale, oppure ancora su cambiamenti più vistosi, avvenuti realmente ma in epoche così remote nelle quali erano presenti sul pianeta solo i progenitori dell’Homo sapiens. Tipico di questi casi è il riscaldamento verificatosi durante il cosiddetto “periodo caldo medioevale”, uno dei cavalli di battaglia del “Clima è sempre cambiato”, la cui entità (qualche decimo di grado rispetto alla media dello scorso secolo) ed estensione (prevalentemente l’emisfero nord) è stata delineata dalla paleoclimatologia, con margini di incertezza ormai ben definiti. La letteratura sull’argomento è ampia e il Quarto Rapporto dell’IPPCC ci ha dedicato una delle “Frequently Asked Question”, in cui a pag. 114 si ribadisce che non ci sono evidenze di temperature globali più elevate delle attuali nel corso di tutto l’Olocene (gli ultimi 11600 anni). (altro…)
CostiDisinformazioneGiornaliTitoli

Un caso di disinformazione di Tuttoscienze

Il titolo della pagina 28 di TuttoScienze apparsa su La Stampa di mercoledì 1 luglio 2009, “Principio di precauzione? Mai più”, desta nel lettore un senso di stupore e induce a chiedersi quali nuove importanti scoperte siano state fatte per motivarlo. A noi, invece, che conosciamo il clima giornalistico italiano del periodo, sorgono spontanei alcuni dubbi sulla consistenza degli argomenti che seguiranno. Man mano che ci addentriamo nella lettura dell'articolo, i dubbi si concretizzano, e comprendiamo di essere di fronte ad una di quelle operazioni di disinformazione a mezzo stampa che fanno ritenere a molti lettori che non ci sia modo di ricavare informazioni serie ed utili dalla lettura della scienza e degli scienziati, perché le valutazione che essa ed essi esprimono cambiano radicalmente da un anno all’altro, quando va bene, o addirittura da un giorno all’altro, in casi come questo. L’elemento più negativo in questa pagina, che spiega il nostro giudizio di operazione di disinformazione, è la titolazione, assolutamente ingiustificata rispetto al contenuto dei due articoli, non solo per quanto riguarda la già citata apertura di pagina, ma anche per quello del secondo pezzo (“Tutti sbagliati i calcoli sui gas serra”). Non sappiamo se tali titoli siano dettati dall’obiettivo di stupire, e per questa via “accalappiare” a buon prezzo dei lettori altrimenti riluttanti a sorbirsi la lettura di articoli a carattere scientifico, o da un preconcetto “ideologico” del responsabile dell’inserto:  certo è che il risultato sarebbe addirittura ridicolo, se non fosse per i danni che questa disinformazione scientifica causa. (altro…)
Inventario emissioniMeccanismi flessibiliProtocollo di Kyoto

A rischio il Registro nazionale delle emissioni e delle quote di emissione del Protocollo di Kyoto?

Già in un precedente post ci eravamo occupati del Protocollo di Kyoto e della sua implementazione in Italia.  Il governo italiano ha più volte mostrato le proprie perplessità circa l’attuazione di politiche orientate alla riduzione delle emissioni di gas serra. In diverse occasioni non ha mancato di palesare il proprio scetticismo sul tema dei cambiamenti climatici e sull’opportunità di affrontare i costi, ritenuti troppo alti, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati a livello europeo: i) riduzione nel 2020 del 20% delle emissioni di gas ad effetto serra rispetto al 1990 e ii) sviluppo delle fonti rinnovabili in misura del 20% sul totale dei consumi finali di energia nel 2020. Le posizioni del Governo Italiano sono cambiate negli ultimi mesi, anche sotto la spinta dell’Unione Europea e degli Usa di Barack Obama. Tanto che il Ministro dell' Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo, alla vigilia dell’apertura dei lavori del comitato esecutivo del Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) a Venezia, ha affermato l’importanza e l’urgenza di stabilire, a livello nazionale, azioni pratiche da cui ottenere risultati utili. (altro…)
DibattitoEmission tradingEmissioniNegoziazioniPolitiche

G8 e MEF concordano sui 2 gradi: la palla passa a Copenaghen

Si sono chiusi il 10 luglio all'Aquila i tre giorni di lavoro del G8, che includevano nella giornata di giovedì anche il MEF (Major Economy Forum), incontro voluto da Barack Obama per raccogliere intorno al tavolo i 16 paesi responsabili di più dell'80% delle emissioni mondiali di CO2.

Il nuovo impegno a contenere entro i 2°C l'innalzamento della temperatura

Il documento finale del G8 ribadisce l'importanza di mantenere l'innalzamento della temperatura sotto i 2°C attraverso una riduzione sostanziale delle emissioni a livello globale, riconoscendo di fatto la soglia che la comunità scientifica ritiene non debba essere superata.

Si tratta di un passo importante in direzione della Conferenza di Copenhagen di dicembre dell'UNFCCC, che viene ribadito essere il tavolo di negoziazione principale. La portata dell'impegno sembra però essere sfuggita a una buona parte dei media nazionali, che in molti casi non hanno saputo leggere l'esito del G8 e del MEF all'interno del processo negoziale di Copenhagen, così come è ormai universalmente riconosciuto, dopo il cambio di direzione degli USA, con Obama. (altro…)

ComunicazioneDibattitoErroriEsagerazioniRadioRetorica

Il 1912.. praticamente ieri

Le argomentazioni negazioniste sul clima sono a volte complesse e richiedono spiegazioni interessanti ma un po’ impegnative (un esempio in questa traduzione di Realclimate). Altre volte sono semplici e già sentite, ma lasciano comunque molto amaro in bocca. . È il caso dell’ultima performance di Giuliano Ferrara, che dai microfoni di Radio24, nella sua trasmissione del 29 aprile “Parliamone con l’elefante”, ha imbastito una puntata sui cambiamenti climatici a tratti interessante, ma in generale estremamente carente dal punto di vista scientifico. Dall’audio della trasmissione o dalla trascrizione (grazie a Maurizio Morabito) si può notare come dal dialogo con Franco Prodi e Fulco Pratesi, ospiti del programma, siano emerse, a fianco di alcune tesi anche di buon senso, una serie notevole di affermazioni fuorvianti e prive di alcun fondamento scientifico.

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Soliti – sbagliati - argomenti Franco Prodi ha riproposto le sue tesi sulla debolezza delle “previsioni climatiche”, già discusse in un precedente post di Climalteranti. Anche le tesi negazioniste di Pietro Vietti, giornalista de Il Foglio, diretto dallo stesso Ferrara, sono già state sentite e confutate, ad esempio “sono 10 anni che le temperature non aumentano” (vedi qui) e “L’Antartide sono anni che sta crescendo e l’Artico in questi giorni ha raggiunto un’estensione, la maggiore degli ultimi dieci anni” (vedi qui) . Sul fatto che gli ambientalisti e gli scienziati del clima hanno di colpo sostituito subdolamente il termine "riscaldamento globale" col nuovo termine “cambiamenti climatici” (perché "visto che il tempo cambia da sempre ci azzeccano sia che la temperatura aumenti che diminuisca...) basterebbe guardare come si chiamano l’organismo scientifico internazionale e la Convenzione dell’ONU che da più di 15 anni stanno cercando di affrontare questo problema. (altro…)
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Ancora lontano un secondo accordo sul Clima

http://unfccc.int/files/inc/graphics/image/jpeg/sb30_1_650.jpgSi è chiusa il 12 giugno una importante sessione della Convenzione sui cambiamenti climatici dell’ONU, tenutasi a Bonn. Il resoconto dei 15 giorni di negoziazione non è semplice, e la quantità di decisioni prese è disponibile sul sito della Conferenza di Bonn dell’UNFCCC, o si può leggere dall’Earth Negotiations Bulletin, un bollettino autorevole e tempestivo sulle negoziazioni internazionali realizzato dall’International Institute for Sustainable Development (il link a tutti i servizi dell’IISD sul clima è disponibile nella nuova sezione “link” di Climalteranti) In italiano è disponibile una ampia sintesi dei risultati della conferenza nell'Edizione Speciale della Newsletter del Focal Point IPCC per l'Italia, interamente dedicata ai principali risultati inerenti la conferenza di Bonn. Anche se il segretario dell’UNFCCC Yvo de Boer ha parlato nella conferenza stampa finale di “importanti avanzamenti” e di “segnali incoraggianti”, chi ha partecipato alla conferenza non ha potuto notare chiari segni di preoccupazione e di malcontento per lo stato delle negoziazioni, in seguito raccontati. Ancora lontani da una visione condivisa Visto che giugno è il mese degli esami, non ha stupito vedere distribuire le pagelle al termine dell’incontro di Bonn dell’UNFCCC. In gioco c’è la preparazione della conferenza di Copenhagen di dicembre, destinata a dare un futuro al Protocollo di Kyoto dopo il 2012, ed a consegnarle è stata l’ONG Friends of the Earth International. Bocciati tutti i paesi sviluppati: la Ue che dorme in classe, l’Australia considerata un’alunna pigra, il Canada accusato di non comprendere la differenza tra discutere del Protocollo di Kyoto e puntare alla sua eliminazione, gli USA per il loro comportamento considerato ancora irresponsabile nonostante le innegabili responsabilità storiche e il Giappone chiamato a ripetere in matematica visto il misero target di riduzione delle emissioni proposto per il 2020. Secondo l’ONG ambientalista passano l’esame solo i paesi in via di sviluppo, che dimostrano una sempre maggiore consapevolezza della gravità del problema da affrontare a livello internazionale, anche perché in ampie aree del pianeta sono spesso costretti a toccare con mano gli impatti causati dai cambiamenti climatici. A Bonn gli USA sono arrivati a chiedere la creazione di un nuovo Trattato a Copenhagen, per evitare di essere costretti a mettere in discussione il loro storico rifiuto ad aderire al Protocollo di Kyoto. In realtà l’aspetto formale di creare un nuovo accordo o di modificare il Protocollo già esistente sembra essere un problema di secondo ordine, visto che si è ancora lontani dal trovare una visione condivisa sulla sostanza dell’accordo. Le diverse posizioni in gioco sono raccolte in un documento di oltre 200 pagine che al momento è una semplice raccolta dei diversi orientamenti. “Sommando anche tutti i giorni di negoziazione che ci separano da Copenhagen”, sottolinea il Capo delegazione dell’Unione europea, Artur Runge-Metzer, “dovremmo riuscire a discutere e revisionare ben 8 pagine al giorno. È evidente che è necessario un cambio di velocità e di approccio nei prossimi incontri”. La proposta brasiliana Il vero nodo della questione restano però gli impegni di riduzione delle emissioni per i paesi sviluppati rispetto al 2020, dove l’ipotesi di un accordo resta per il momento solo una possibilità remota. Voci informali provenienti dai gruppi di lavoro chiusi raccontano del tentativo della Russia di voler impedire l’inserimento di ogni possibile numero nella bozza di revisione del Protocollo di Kyoto, cercando di fatto l’affossamento della negoziazione sul Kyoto II. Ci hanno però pensato 37 paesi in via di sviluppo, guidati dal Brasile ma che comprendono anche Cina e Sudafrica, a presentare un documento contenente le ipotesi di riduzione per tutti i Paesi sviluppati. La presentazione di numeri concreti di riduzione delle emissioni era di fatto essenziale, perché in caso contrario non ci sarebbero più stati i tempi tecnici previsti dall’UNFCCC per arrivare ad una loro trattativa in visione della Conferenza di Copenhagen. La novità di Bonn è che i paesi in via di sviluppo hanno iniziato a manifestare la loro disponibilità ad intraprendere azioni concrete per invertire i propri processi di sviluppo a favore di percorsi a minore contenuto di carbonio. L’incontro tedesco ha visto anche i lavori dei due Organismi sussidiari, il SBI (Subsidiary Body for Implementation) deputato a verificare lo stato di attuazione della Convenzione sui cambiamenti climatici  ed il SBSTA (Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice) che fornisce una sorta di supporto scientifico diretto ai lavori dell’UNFCCC. Non si è ancora spenta la delusione per i pochi passi avanti compiuti a Bonn, che l’attenzione si sposta già al prossimo incontro internazionale rappresentato dal G8 e dal MEF (Major Economies Forum) a L’Aquila. L’Italia e il Consiglio Artico A riguardo è curioso osservare il comportamento schizofrenico del governo italiano in merito alla situazione dei ghiacci artici. Da una parte ha dato parere favorevole alla nota mozione approvata dal Senato in Aprile in cui si metteva in discussione il grave stato di salute dei ghiacci artici, prendendo spunto dalla famosa bufala apparsa sui giornali a gennaio di quest’anno. http://arctic-council.org/imagearchive/caseimage_slideshowpicture_hjul03.jpg Dall’altra, il Ministro Frattini ha fatto una dichiarazione di senso completamente diverso, in occasione dell’incontro del Consiglio Artico a fine aprile, Consiglio che raccoglie le 6 nazioni che si affacciano al Polo nord, a cui si aggiungono in  qualità di osservatori altri paesi fra cui Italia, Cina e altri paesi europei. In quella occasione, davanti alla presentazione di dati sempre più preoccupanti sulla fusione dei ghiacci artici, Frattini ha preso atto della gravità del problema ed ha promesso di portare l’istanza sul tavolo del G8 di luglio. Bisognerà adesso stare a vedere se tale promessa sarà mantenuta, visto le ancora scarse notizie che trapelano sull’incontro, tanto che a meno di un mese dalla data prevista non è ancora stato ufficializzato se il MEF si sarebbe tenuto all’interno dei 3 giorni del G8 o in coda ad esso. Curioso che nel frattempo il Canada abbia già trasmesso alla stampa le informazioni per le richieste di accredito del G8 che si terrà nello stato americano nel 2010.

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Testo di Daniele Pernigotti, con il contributo di Stefano Caserini
DidatticaIPCCModelli Climatici

Java Climate Model: il sistema climatico a portata di click

Climalteranti presenta un’applicazione JAVA disponibile in rete in modalità download - installazione in locale o con diretta fruizione da internet. Il software è uno strumento semplice ma con notevoli potenzialità sia divulgative che analitiche, in grado di dare ad un utente interessato un’ampia disponibilità di informazioni sui cambiamenti climatici con l’ausilio di un’ottima rappresentazione grafica, numerosi riferimenti bibliografici e tecnici.

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Fra i tanti aiuti che il World Wide Web offre a chi volesse approfondire la tematica climatica, uno dei più interessanti è il Java Climate Model un software che consente un’esplorazione a 360° del sistema climatico, con approfondimenti sugli aspetti emissivi, climatici, geografici, modellistici, chimico-fisici, economici, sociali e demografici. L’utilizzo del software porta ad affrontare molti dei dati e dei parametri utilizzati dai modelli climatici, nonché gli scenari emissivi, e fornisce i risultati sui principali output dei modelli come l’aumento delle concentrazioni di CO2, l’aumento della temperatura, l’innalzamento del livello del mare. Nella versione 5 (JCM 5) l’autore del software, il ricercatore Ben Matthews, ha inserito direttamente nel programma le informazioni contenute nei rapporti IPCC, sia nel Third Assessment Report che nel più recente Fourth Assessment Report. Le applicazioni del software consentono di confrontare gli scenari SRES, ipotizzare modifiche del sistema climatico o stimare gli effetti della variazione delle emissioni di gas serra sui parametri climatici, tramite la visualizzazione di grafici interattivi e di dati tabellati, tutti referenziati e pubblicati dall’IPCC o ricavati tramite interpolazioni di questi ultimi. Figura 1: schermata iniziale del software JCM 5 (altro…)
ComunicazioneDibattito

Due Appuntamenti

Si svolgeranno questa settimana due incontri pubblici che hanno come tema le conoscenze e le incertezze sui cambiamenti climatici, il cuore dei contenuti di Climalteranti.it. Tutti i lettori sono invitati, potrebbe essere un modo diverso per confrontarsi.

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Giovedi’ 4 giugno a Parma

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Intitolato “Leggende, errori e certezze  sul clima che cambia”, il seminario scientifico ha lo scopo di discutere le conoscenze scientifiche, i problemi aperti e la capacità previsionale in merito al clima che cambia. Parteciperanno: - Prof. Antonio Navarra, Direttore del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici - Ing. Stefano Caserini, Docente di Fenomeni di Inquinamento presso il Politecnico di Milano - Prof. Giulio De Leo, Docente di Ecologia Applicata presso l'Università degli Studi di Parma Seguirà tavola rotonda con numerosi partecipanti Ore 15, Sala Aurea Camera di Commercio di Parma, Via Verdi 2.

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Venerdi’ 5 giugno a Milano

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Presentazione del libro “A qualcuno piace caldo” Parteciperanno: - Stefano Caserini, autore del libro, Politecnico di Milano - Telmo Pievani, Università di Milano Bicocca - Paolo Gabrielli, Ohio State University - Amelia Beltramini, Ordine dei giornalisti di Milano - Antonello Pasini, CNR Roma Modera l’incontro Mario Grosso, Politecnico di Milano Ore 13, Politecnico di Milano, Aula S01, Piazza Leonardo da Vinci 32.

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AbbagliArtico e AntarticoEmissioniEsagerazioniGhiacciGiornaliOffeseTitoli

Zichicche (n+1): i batteri dormiglioni

Riassunto In questo post si narra di un'altra teoria del Prof. Zichichi priva di alcun fondamento scientifico, apparsa recentemente in prima pagina su un quotidiano nazionale pur essendo stata riciclata da un articolo di 4 anni prima. Chi non fosse al corrente dell’abitudine del prof. Zichichi ad affermazioni infondate sul problema dei cambiamenti climatici, potrebbe essere portato a credere che questo articolo, presentato da un giornale nazionale in prima pagina, possa avere un qualche fondamento, qualche collegamento con il dibattito scientifico sul clima. L’articolo citato è invece un altro caso di disinformazione sul tema climatico, un'altra occasione perduta per informare correttamente su una materia che, per le sue implicazioni socio-economiche ed energetiche, è e sarà importante e cruciale per il futuro del nostro Paese.

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L’aumento della concentrazione dei gas serra in atmosfera sarebbe dovuto alla respirazione dei batteri nei ghiacciai delle calotte polari. Questa è l’ultima  teoria, senza alcun fondamento scientifico, pubblicata sulla prima pagina de Il Giornale dello scorso 23 aprile (pag. 38 “Il G8 sul clima. Vi spiego chi sta barando sui gas serra”. L’accusa è pesante:  ci sarebbe chi sta barando, chi (cioè gli scienziati di tutto il pianeta), pur sapendo come stanno davvero le cose, dice dell’altro, ingannando l’opinione pubblica e i governi di tutto il mondo. Questa teoria, è sostenuta dal Prof. Antonino Zichichi che molto si è speso negli ultimi anni per confutare con ogni mezzo le evidenze dei cambiamenti climatici. Una novità su cui imperversa il silenzio dei media Dopo una rapida spiegazione del principio delle “sorgenti” e dei “pozzi” di CO2 e di gas serra,  Zichichi arriva alla spiegazione di quello che per lui sarebbe un inganno mondiale: “Ed ecco una novità su cui imperversa il silenzio dei media. Nessuno finora aveva pensato che potessero partecipare al bilancio dei gas-serra anche le calotte polari”. (altro…)
The carbon map, cumulative emissions 1850-2011
inattivismoMitigazione

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte III: il nostro contributo è piccolo

Un altro classico del discorso inattivista sul clima consiste nel definire poco importanti le riduzioni delle emissioni italiane o europee, in quanto sarebbero solo una piccola quota delle emissioni globali. Generalmente si cita il contributo percentuale alle emissioni globali dell’Europa, altre volte quello dell’Italia, per dire che la loro riduzione darebbe scarsi benefici al clima del pianeta. Mettendo questi contributi in contrapposizione a quelli della Cina o di altri paesi. Altre volte si cita quale sarebbe la riduzione nelle temperature...
inattivismoRinnovabili

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte II: e allora la Cina?

Una delle tesi più frequenti dell’inattivismo climatico è il riferimento ad un presunto disimpegno della Cina sulle politiche climatiche: tesi smentita dalla realtà, dato che il paese sta affrontando una drastica e complessa transizione del settore energetico e ambisce ad assumere la leadership della lotta ai cambiamenti climatici nel nuovo ordine mondiale che si sta definendo. Negli ultimi tempi ha preso piede nella retorica dell’inattivismo climatico un argomento che appare efficace, quello secondo cui la Cina continua a costruire centrali...
Fossil fuel harms on the human boby
FotovoltaicoinattivismoRinnovabili

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte I: gli impatti dell’energia solare e eolica

Sul sito del Corriere della Sera sono state riproposte molte tesi tipiche dell’inattivismo climatico, che hanno l’obiettivo di rallentare la transizione energetica. Pubblichiamo qui la prima parte di una serie di post che hanno l’obiettivo di confutare queste argomentazioni, partendo da quella secondo cui gli impianti di energia rinnovabile, e in particolare di solare fotovoltaica e eolica, avrebbero forti impatti ambientali, o che non sarebbero convenienti da un punto di vista ambientale. Una tesi basata su esagerazioni, distorsioni e a...
IncertezzaNegazionismo

Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA

Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...
MitigazioneProtesteRinnovabili

Tira un gran brutto vento

L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...
Recensione

Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica

Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...
RecensioneStoriaTemperature

La storia del clima in Italia

È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...
Climalteranti.it
Appello

Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea

Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...
Religione

Il clima come bene comune

Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...
Emissioni

L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima

I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...