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Perché si è sgonfiato il Climategate /1 – Il trucco che non c’era

In questo primo post si mostra come la notizia diffusa in seguito allo scandalo "Climategate", secondo cui i dati del clima erano stati "truccati", fosse infondata. Sono passati 5 mesi da quando, il 20 novembre 2009, scoppiò in tutto il mondo il "Climategate". Come si ricorderà, il furto dai server di un'università inglese di migliaia di email private, scambiate in un decennio da alcuni fra i più importanti scienziati del clima, suscitò un putiferio, fece gridare allo scandalo, chiamato in seguito con molta enfasi "Climategate". Già in quei giorni avevamo scritto che, sulla base di quanto si poteva leggere, era estremamente improbabile che ci fosse della sostanza scientifica in quella vicenda, e che la ritenevamo "un'altra delle polemiche senza vera sostanza, utili per illuderci ancora un po' che possiamo non preoccuparci del riscaldamento globale". La maggior parte dei giornali e delle televisioni italiane, nonché molti blog che si occupano di clima, scrissero articoli molto diversi, dando per buone molte delle favole raccontate dalla grancassa negazionista italiana e straniera. Con calma, esaminando le carte, si può ora dire che avevamo visto giusto, e avevano visto sbagliato quanti avevano anteposto ai fatti e alle risultanze scientifiche la propria volontà di non credere alla crisi climatica. È ormai chiaro, come mostreremo in questo e in altro post, come le email avessero spiegazioni del tutto innocue, che non prevedevano l'alterazione dei dati della scienza del clima e ancor di più non mettevano in discussione l'onestà e la buona fede degli scienziati. Cominciamo in questo post da uno dei casi più citati, la presunta falsificazione dei dati sul clima.

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BlogDefinizioni

Dove è nato il termine “Climalteranti”?

Il nome “climalterante” esiste già in alcuni dizionari online ma non in quelli più tradizionali, pur se è entrato nel linguaggio comune. Questo post spiega come è nato e chi l’ha inventato.

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L’origine del termine “climalteranti” è nell’ambito di una ricerca di venti anni fa. Nel 1989-90 avevo coordinato uno studio sulle possibili strategie di riduzione delle emissioni di gas serra in Italia, commissionato dal Ministero dell’Ambiente, intitolato "Strategie di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti in Italia", studio volto anche ad analizzare con un approccio bottom-up il potenziale di riduzione al 2005. Nelle premesse si spiegava come si concentrava l’attenzione, tra i gas ad effetto serra, su quelli influenzati direttamente dall’azione dell’uomo. In questo modo si eliminava il vapor acqueo, responsabile per circa due terzi dell’effetto serra naturale ma non condizionato “direttamente” dalle attività umane. Da qui l’introduzione del termine di “gas climalteranti”, riferito ai soli gas serra la cui concentrazione in atmosfera era direttamente legata ad influenze antropiche. La prima apparizione pubblica di questo termine appare nel libro "Ambiente Italia 1991" (Arnoldo Mondadori Ed.) in cui nel terzo capitolo “Le politiche per ridurre i gas serra in Italia” sono pubblicati ampi stralci della ricerca. Il termine coniato per questa specifica ricerca ha avuto poi una certa fortuna in Italia, come dimostra anche il nome di questo blog. Generalmente i due termini, gas serra e gas climalteranti, sono utilizzati in modo intercambiabile, ma può essere utile ricordarne la genesi e le distinzioni di significato dei due termini.

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Gianni Silvestrini, Direttore scientifico del Kyoto Club e di QualEnergia, Presidente Exalto

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Testo di Gianni Silvestrini
Catastrofismo

Cos’è il catastrofismo?

Nel dibattito sui cambiamenti climatici si sente spesso usare il termine “catastrofista” a mo’ di insulto. Il tema della catastrofe, e del catastrofismo, ha, invece, una sua storia e una sua importanza, che in questo post è raccontata da Enrico Euli, Ricercatore all’Università di Cagliari.

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La gran parte degli studiosi non si darebbe da sé la denominazione di 'catastrofista'. Di solito, questa è data loro da altri studiosi che, pur riconoscendo la crisi ambientale, non ritengono che si sia giunti o si giungerà alla catastrofe; oppure da studiosi, giornalisti, politici 'negazionisti' che, non accettando le evidenze scientifiche, negano il rischio specifico ed in generale considerano gli scienziati e gli ecologisti dei 'profeti di sventura' senza fondamento (si veda ad esempio qui). Ma la parola 'catastrofe' ha una sua dignità ed una lunga storia. Originariamente deriva dal greco 'katà-strèpho' (rivolto, metto da sotto in su, stravolgo) e sorge nel teatro tragico a definire quel passaggio cruciale in cui l'intreccio si scioglie ed il dilemma giunge ad una sua soluzione, per quanto tragica. (altro…)
20-20-20AbbagliErroriMozioni

Una clausola che non esiste (repetita iuvant)

In Senato è stata presentata una mozione che chiede all’Italia di “dichiarare decaduto l'Accordo del 20-20-20” sulla base di una clausola che, però, non esiste.

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Nove Senatori della Repubblica Italiana hanno depositata una mozione sul tema delle politiche sui cambiamenti climatici. Come per la precedente mozione presentata e poi approvata nel marzo-aprile del 2009, anche questa mozione contiene una quantità record di errori e incongruenze, e costituisce un altro impressionante indicatore del ritardo di una parte del mondo politico italiano sulle questioni del clima e dell’energia. Tralasciando tutte le infondate affermazione iniziali sulla criticità dei contenuti scientifici dell’IPCC, della “moralità” dei suoi membri (!), nonché la richiesta di avvicendamento del “Presidente dell’IPCC dott. Pachauri e del commissario De Boer” (quest’ultimo aveva già annunciato le sue dimissioni una settimana prima della presentazione della mozione), si vuole in questo post richiamare l’attenzione sulla richiesta principale della mozione, quella di impegnare il Governo a “richiedere l'attivazione in sede di Unione europea” di una “clausola Berlusconi”, che permetterebbe “di dichiarare decaduto, in quanto non più utile, l'Accordo del 20-20-20”. (altro…)
IncertezzaModelli ClimaticiRecensione

Clima passato e futuro (seconda parte): i modelli regionali del clima e i dubbi del prof. Visconti

Leggendo il libro “Clima estremo” di Guido Visconti ci sono alcuni frasi ad effetto che dispiacciono, e un ripensamento sulla validità dei modelli regionali di cui non si capiscono le ragioni scientifiche.

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Il libro di Guido Visconti “Clima estremo”, dedica una larga trattazione agli strumenti di regionalizzazione del clima, che si attua con i modelli regionali (RCMs). Questo è comprensibile in quanto ben difficilmente gli estremi climatici sarebbero riproducibili con i modelli globali (GCMs) a causa della ancor loro modesta risoluzione orizzontale. In particolare, Visconti tratta il futuro climatico degli estremi in Europa (pag. 178). Si è già discusso degli scenari regionali in Europa in un altro post e si è mostrato anche come l’incertezza associata a tali scenari in tale area del Pianeta sia in realtà molto diminuita negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda la temperatura, pur con le incertezze per altro evidenziate. Questo evidente progresso non viene menzionato nel libro di Visconti, dove invece si sottolinea l’idea che i RCMs hanno in ogni caso difficoltà  a riprodurre il clima a scala regionale, dal momento che sono guidati dai GCMs che hanno, secondo Visconti, una scarsa qualità. Per di più, anche in una discussione totalmente tecnica Visconti trova il modo di inserire un nuovo commento, tecnicamente discutibile e condito con una certa dose di arroganza, nel quale manifesta il suo giudizio negativo nei confronti di tanti scienziati che operano nel settore. (altro…)
IncertezzaModelli ClimaticiProiezioniRecensione

Clima passato e futuro: perché la Scienza avanza – prima parte

La Scienza è andata avanti sia nel processo di  conoscenza delle cause delle variazioni accadute in passato, sia nella capacità di simulare il clima futuro. Il Prof. Enrico Bellone, richiamando una frase  riportata in un recente libro del Prof. Guido Visconti, sostiene il contrario e secondo noi commette un errore. Partendo da un’attenta analisi del libro di Visconti si scopre che le cose non stanno proprio così: in particolare, soprattutto nella seconda parte si scoprono tante altre affermazioni discutibili, spesso contraddittorie e confuse. Qua e là traspare anche un certo livore personale dell’autore nei confronti degli utilizzatori dei modelli di simulazione del clima, che vengono reputati non come scienziati che svolgono il loro lavoro di ricerca con passione e coscienza, ma piuttosto come personaggi a caccia solo di fama e fondi di ricerca. Dispiace constatare  che per difendere delle tesi scientifiche si usino anche argomentazioni del genere: evidentemente  quando non si hanno forti contrapposizioni tecniche da addurre a difesa delle proprie tesi, anche le frasi “ad effetto” si ritiene possano aiutare.

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PRIMA PARTE: La Scienza è andata avanti, e non poco, nel comprendere il clima.

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Nel successivo commento alla lettera che un gruppo di scienziati italiani ha inviato alla rivista “Le Scienze” (vedi qui), il Prof. Bellone, per perorare le sue tesi, fa riferimento ad una frase che il Prof. Guido Visconti riporta nel suo libro “Clima Estremo” (anno 2005, editore Boroli, pag. 165 – vedi qui) che recita testualmente: “…la Scienza non è in grado di spiegare le variazioni climatiche che sono avvenute in passato: pertanto non si capisce come la stessa Scienza potrebbe essere in grado di prevedere quello che avverrà nel prossimo futuro. Malgrado ciò organismi internazionali come l’IPCC annunciano con cadenza regolare previsioni per i prossimi 50 o 100 anni. Questa apparente capacità previsionale è la stessa che ha dato notorietà e quindi assicurato fondi, ad un’intera classe scientifica negli ultimi 20 anni”. Questa frase stimola l’apertura di un dibattito interessante e che mi auguro possa approfondirsi anche con chi è “scettico” sulle responsabilità antropiche al riscaldamento globale; in questa prima parte si vorrebbe smontare il paradigma che nel settore delle scienze del clima e della previsione degli scenari futuri la comunità scientifica sia praticamente ancora all’anno zero o quasi, come si vuol far credere con affermazioni del genere. (altro…)
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Non conviene basarsi su un’unica fonte

Un albero tagliato sulla spiaggia delle Maldive dimostrerebbe che il mare non si sta alzando. In realtà è un’invenzione di un solo scienziato, con competenze alquanto dubbie. Ma c’è chi ci crede.

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Un motivo per cui il termine “scettico” non si addice a molti che contestano il consenso scientifico raggiunto sul riscaldamento globale, è che lo scetticismo è applicato a senso unico: viene usato per contestare la spiegazione più plausibile di un fenomeno, in  cui si riconosce la stragrande maggioranza della comunità scientifica internazionale, ma non la spiegazione alternativa. Per fare questo occorre basarsi su un’unica fonte scientifica, spesso debole, vecchia e screditata, evitando di confrontarsi con tutte le altre, ben più solide e autorevoli. Quando questo succede non si può certo più parlare di scetticismo, come sano atteggiamento che fa avanzare la scienza: è solo un’infantile testardaggine antiscientifica.

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È questo il caso di un’altra fra le strambe storie sui cambiamenti climatici che si possono ricostruire partendo da quanto pubblicato sui quotidiani. Su “Il Giornale” del 20 gennaio 2010 un titolo recita “Le Maldive affondano? Una bufala, ma la prova dell’inganno sparisce”.

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L’accusa, che merita un richiamo in prima pagina, è clamorosa: un albero delle Maldive, una prova che il livello dei mari non sta crescendo, è stata fatta sparire dagli ambientalisti, che hanno segato l’albero. La conclusione dell’articolo di Rino Camilleri è che “i cambiamenti di livello attesi per il 2100 variano da più 5 cm a circa 15 cm”. Sarebbe davvero molto bello se le cose stessero così. (altro…)
AbbagliDibattitoDisinformazioneErroriPolitiche

Diritto di dissentire, o di insinuare e offendere?

Su “Le Scienze” Enrico Bellone paragona le preoccupazioni per il riscaldamento globale alle “paure sollevate dagli untori o dalle donne possedute dal demonio”, e porta a supporto delle sue tesi tre “verità” prese da un sito internet. Gli rispondono 49 studiosi italiani, in una lettera in seguito riportata. La replica di Bellone è debole e confonde la libertà di opinione con la propaganda di insinuazioni offensive e senza fondamento.

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La pubblicazione, nel numero di febbraio 2010 de “Le Scienze”, di un articolo sul tema del cambiamenti climatici disinformato e pieno di palesi errori, facilmente documentabili come illustrato di seguito, costituisce un motivo di preoccupazione per quanti sperano in un dibattito sereno e di alto livello su questa grande questione. Pur se firmato dal Prof. Enrico Bellone, di cui non possiamo non riconoscere l’importante attività di divulgazione scientifica svolta in passato, l’articolo contiene toni inaccettabili e ignora completamente il lavoro rigoroso e appassionato di migliaia di studiosi in tutto il mondo – e centinaia anche qui in Italia  - documentato da innumerevoli pubblicazioni scientifiche sulle più prestigiose riviste internazionali sottoposte all’attento vaglio della comunità scientifica. Nel merito, le tre “verità sull’anidride carbonica” proposte dal prof. Bellone sono argomenti inconsistenti, e rispondono ai ricorrenti miti e alle leggende metropolitane continuamente proposte, come una catena di S.Antonio, su riviste generaliste e siti internet di nessuna credibilità scientifica. (altro…)
DibattitoDisinformazioneErroriGiornali

Tu quoque, Giorello

Anche l’autorevole Giulio Giorello ha pubblicato un articolo con molti errori passaggi confusi sul tema dei cambiamenti climatici.

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Dispiace proprio dover criticare Giulio Giorello, per l’articolo pubblicato sul Corriere della Sera  di domenica 21 febbraio intitolato “Mr. Clima: e va in crisi la fiducia della gente“. Giorello è una persona di grandissima preparazione intellettuale, tanto vasta è importante è la sua opera nel campo della filosofia della scienza, che chi scrive nutre nei suoi confronti tanta stima e una sorta di timore reverenziale.

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Giorello è uno dei più autorevoli eredi e rappresentanti in Italia della scuola di Filosofia della Scienza che ha avuto in Geymonat il più famoso rappresentante. Con franchezza e sincerità però ci sentiamo di dire che per quanto ha scritto sul Corriere a proposito del problema dei cambiamenti climatici, Geymonat si starà  rivoltando nella tomba. Nell’articolo citato, Giulio Giorello si avventura in considerazioni a dir poco discutibili sui cambiamenti climatici, i modelli e i dati, “l’esperimento umano” consistente nell’emissione di gas serra (da lui definito “ben poca cosa!” rispetto agli esperimenti che la natura fa col clima) e le “implicazioni politico-ideologiche” tratte volutamente da molti, secondo lui, dai dati stessi. (altro…)
Storia

Il clima, il vento dell’opinione e il vento della storia

Il clima, il vento dell’opinione e il vento della storia La scienza del clima ha quasi 200 anni, come mostra la raccolta dei principali articoli scientifici realizzata dal Prof. James R. Fleming. Questi articoli mostrano il crescente consenso e la convergenza delle opinioni scientifiche che indica l’importanza dei cambiamenti climatici attuali e le prevalenti responsabilità umane.

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L'esperimento di Tyndall (1861)

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Molto spesso si crede che la scienza del clima e dei cambiamenti climatici sia recente e che pertanto sia fondata su conoscenze imprecise e ancora da consolidare. È a causa di questa – errata - credenza che si sentono frequentemente annunciare dei presunti repentini stravolgimenti delle conoscenze acquisite o si attribuisce eccessiva importanza a singoli dati o articoli scientifici. Invece il dibattito scientifico sul tema dei cambiamenti climatici ha una storia importante quanto interessante. Ma purtroppo, i libri di studio di molti di quelli che dibattono non hanno alcuna traccia di questa storia, e quindi, da un punto di vista scolastico, abbiamo a che fare con degli "illetterati del clima" che seguono il vento delle opinioni più disparate. (altro…)
The carbon map, cumulative emissions 1850-2011
inattivismoMitigazione

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte III: il nostro contributo è piccolo

Un altro classico del discorso inattivista sul clima consiste nel definire poco importanti le riduzioni delle emissioni italiane o europee, in quanto sarebbero solo una piccola quota delle emissioni globali. Generalmente si cita il contributo percentuale alle emissioni globali dell’Europa, altre volte quello dell’Italia, per dire che la loro riduzione darebbe scarsi benefici al clima del pianeta. Mettendo questi contributi in contrapposizione a quelli della Cina o di altri paesi. Altre volte si cita quale sarebbe la riduzione nelle temperature...
inattivismoRinnovabili

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte II: e allora la Cina?

Una delle tesi più frequenti dell’inattivismo climatico è il riferimento ad un presunto disimpegno della Cina sulle politiche climatiche: tesi smentita dalla realtà, dato che il paese sta affrontando una drastica e complessa transizione del settore energetico e ambisce ad assumere la leadership della lotta ai cambiamenti climatici nel nuovo ordine mondiale che si sta definendo. Negli ultimi tempi ha preso piede nella retorica dell’inattivismo climatico un argomento che appare efficace, quello secondo cui la Cina continua a costruire centrali...
Fossil fuel harms on the human boby
FotovoltaicoinattivismoRinnovabili

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte I: gli impatti dell’energia solare e eolica

Sul sito del Corriere della Sera sono state riproposte molte tesi tipiche dell’inattivismo climatico, che hanno l’obiettivo di rallentare la transizione energetica. Pubblichiamo qui la prima parte di una serie di post che hanno l’obiettivo di confutare queste argomentazioni, partendo da quella secondo cui gli impianti di energia rinnovabile, e in particolare di solare fotovoltaica e eolica, avrebbero forti impatti ambientali, o che non sarebbero convenienti da un punto di vista ambientale. Una tesi basata su esagerazioni, distorsioni e a...
IncertezzaNegazionismo

Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA

Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...
MitigazioneProtesteRinnovabili

Tira un gran brutto vento

L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...
Recensione

Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica

Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...
RecensioneStoriaTemperature

La storia del clima in Italia

È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...
Climalteranti.it
Appello

Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea

Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...
Religione

Il clima come bene comune

Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...
Emissioni

L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima

I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...