Assegnato il premio “A qualcuno piace caldo” 2008
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13 dicembre 2009, festa di S.Lucia, patrona dei non vedenti e degli oculisti. In seguito alla votazione effettuata nei mesi scorsi, i vincitori del premio “A qualcuno piace caldo” per l’anno 2008 sono risultati Antonio Gaspari e Riccardo Cascioli, giornalisti di Avvenire e Il Timone, presidenti rispettivamente del Cespas (Centro Europeo di Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo) e del movimento Cristiani per l’ambiente, che si sono aggiudicati il premio grazie al libro “Che tempo farà. Falsi allarmismi e menzogne sul clima”. Il premio inviato dal Comitato Scientifico ad ognuno dei vincitori è una copia del Sommario per i decisori politici del Primo Volume del IV Rapporto IPCC..
Premio “A qualcuno piace caldo” 2008 Antonio Gaspari e Riccardo Cascioli
“Per avere scritto e pubblicato il libro “Che tempo farà. Falsi allarmismi e menzogne sul clima” (Edizioni Piemme), senza dubbio uno dei peggiori libri in circolazione in Italia sul tema dei cambiamenti climatici, una sgangherata e livorosa invettiva contro “l’allarmismo” per i cambiamenti climatici, contro l’Ipcc, i principali climatologi e il mondo ambientalista, nonché per i tanti errori e la superficialità con cui il problema dei cambiamenti climatici è affrontato nel libro”.
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Guarda qui gli altri candidati (altro…)Come evitare una brutta figura…
Da giorni ormai i principali modelli meteorologici previsionali alla scala sinottica (GFS, ECMWF, UKMO, GEM, NOGAPS, JMA consultabili qui) prefigurano scenari invernali su tutta l’Europa: con buona probabilità a partire da sabato la progressiva espansione di un’area
anticiclonica sulle Isole Britanniche e a seguire sul Mare del Nord, sulla Scandinavia occidentale, l’Islanda e infine sulla Groenlandia, orienterà le correnti a tutte le quote dai quadranti orientali favorendo la discesa sul vecchio continente di aria di matrice artica continentale, molto fredda. La prossima settimana sarà dunque caratterizzata con buona probabilità da un calo termico significativo e nevicate possibili sulla maggior parte del territorio europeo, localmente anche sulle coste del Mediterraneo.

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Temperature al suolo previste in Europa durante le prime ore della mattina di lunedì 14 dicembre (modello GFS).
Possibili temperature minime negative in doppia cifra nelle zone interne continentali, specialmente ove si verificheranno rasserenamenti notturni a seguito dell’irruzione di aria artica, percezione del freddo accentuata dai moderati venti orientali. Il Nord Italia probabilmente risentirà di questa prima irruzione orientale dell’inverno 2009-2010 con nevicate possibili in Pianura Padana a partire da lunedì, sensibile calo termico già da domenica. Ancor più accentuato il freddo a Copenhagen, ove non si escludono nevicate significative proprio nei giorni finali della Conferenza sul Clima. (altro…)Il punto di non ritorno del clima

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Nelle tante discussioni sul ruolo umano nel cambiamento climatico, un’obiezione abbastanza comune è che “il clima è sempre cambiato, quindi l’uomo non c’entra niente”. C’è chi va oltre. facendo notare che , nel remoto passato, ci sono stati dei periodi in cui la concentrazione di biossido di carbonio (CO2) era molto più alta dell’attuale. Già in un post precedente abbiamo visto un esempio di questo ragionamento in un’intervista a Nicola Scafetta pubblicata su “Il Giornale” del 25 ottobre 2009 dove si trova, fra le altre cose l’affermazione che “La Terra in passato, nel periodo cosiddetto Cambriano, 500 milioni d’anni fa, ha avuto già occasione di raggiungere questo presunto punto di non ritorno, quando la concentrazione di CO2 fu non 1,2 volte superiore ai livelli pre-industriali, com’è oggi, bensì 20 volte, diconsi 20, più elevata”. Ma il Cambriano era molto più caldo di oggi, circa 8 gradi in più in media, e la concentrazione di CO2 è proprio quello che ci aspetteremmo per queste temperature, tenendo presente che il sole, a quell'epoca, era un buon 6% meno intenso di oggi. (altro…)Copenhagen a portata di clic

Dalle email rubate… tre motivi per rimanere di buon umore

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Molto del polverone sollevato è ancora in aria (solo una parte si è posato); il materiale pubblicato è vastissimo, non tutto confermato, e una buona parte delle email trafugate non è ancora stata pubblicata. Per questi motivi è difficile arrivare a conclusioni definitive sulla credibilità del lavoro di alcuni scienziati. Per ora, si possono almeno ipotizzare tre possibili evoluzioni di questa vicenda, che descriviamo in seguito per quanto riguarda la parte che più ci interessa, ossia le conseguenze per la scienza del clima: cosa potrebbe cambiare sullo stato delle conoscenze sui cambiamenti climatici già registrati e su quelli che avverranno in futuro. (altro…)2 – Come non contestare quello che l’IPCC non scrive
Dopo il precedente post in cui è stata esaminata la tesi (sbagliata) del Prof. Nicola Scafetta di un presunto significativo contributo del sole all’aumento di CO2 negli ultimi 250 anni
(anche fino al 10 % dell'incremento registrato), in questa seconda parte sono esaminate alcune argomentazioni presenti nell’articolo–intervista al Prof. Scafetta pubblicato su Il Giornale del 25 ottobre 2009, intitolato “Se la Terra si surriscalda è tutta colpa del Sole: l’uomo non c’entra nulla" a firma Stefano Lorenzetto.

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Secondo questo articolo l’IPCC “non avrebbe capito nulla”, i rapporti IPCC e il Protocollo di Kyoto, “sarebbero carta straccia”, le conclusioni dell’IPCC sarebbero “avventate per non dire totalmente sballate”. Come già detto, sarebbe bello se tutto fosse vero, si potrebbe davvero “vivere tutti felici e contenti”, come tutti noi vorremmo. Purtroppo, come sarà mostrato in questo e in altri post, l’articolo contiene una quantità da record di errori e fraintendimenti. (altro…)Funerale senza il morto
Prima la corsa ad annunciare in pompa magna il funerale della Conferenza di Copenhagen e poi, giusto dopo i tre giorni di rito, subito pronti ad unirsi al coro che inneggia alla sua resurrezione.
L’unico particolare curioso della vicenda è che il paziente è sempre rimasto nel suo letto, attento a non fare gesti improvvisi e tutto concentrato a racimolare le forze per il cruciale incontro di dicembre.
Non c’è dubbio che lo sguardo pallido tradisca il momento particolarmente difficile del Protocollo di Kyoto e dell’intero processo negoziale all’interno delle Nazioni Unite, ma sicuramente è troppo presto voler pronunciarsi in modo definitivo su quale sarà il suo stato di salute a Copenhagen.
Per contro la vicenda di come è stato presentato l’esito dell’incontro dell’APEC a Singapore e del successivo incontro bilaterale USA - Cina la dice lunga sullo stato di salute dell’informazione che si occupa dei cambiamenti climatici in Italia, spesso in bilico tra pressappochismo e incompetenza.
Prendiamo ad esempio la Repubblica, in genere molto attenta agli aspetti negoziali dell’UNFCCC (il tavolo di lavoro sui cambiamenti climatici dell’ONU).
Lunedì 16 ha aperto con un titolo perentorio che non lasciava margini di interpretazione: CLIMA, LO STOP DI USA E CINA – A Copenhagen niente tagli ai gas serra.
L’articolo di Federico Rampini, conosciuto per la sua grande esperienza come sinologo più che per la conoscenza del processo negoziale sul clima, inanella una serie di errori pesanti.
Descrive il primo Ministro danese Rasmussen più o meno come un burattino costretto a saltare giù dal letto per precipitarsi alla corte dei paesi del Pacifico, solo per sentirsi notificare la decisione presa in quella sede sull’impossibilità di riuscire a firmare un Trattato a Copenhagen. (altro…)
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Purtroppo, i negazionisti climatici continuano ad avere torto /1
In fondo, tutti vorremmo sperare che i negazionisti climatici avessero ragione. Se per caso venisse fuori che, veramente, è stato tutto un abbaglio, che il clima non sta cambiando così velocemente come sembra o che, perlomeno, l’uomo non c’entra nulla… beh, sarebbe come risvegliarsi da un incubo. Sarebbe un sollievo come quando ti svegli e ti accorgi che il mostro che ti stava rincorrendo non è un mostro vero ma qualcosa che è fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Sarebbe bello, no?
Ultimamente, poteva venire naturale pensare ad una cosa del genere, leggendo l’intervista di Nicola Scafetta, pubblicata da Il Giornale il 25 ottobre “Se la Terra si surriscalda colpa del Sole: l’uomo non c’entra" . L’articolo sostiene che la nuova teoria proposta da Scafetta avrebbe smascherato “la più colossale bufala del secondo millennio (anche del terzo)” e ci “permetterebbe di vivere tutti felici e contenti”.
Scafetta è un ricercatore della Duke University, una persona con un curriculum scientifico a tutta prova e che pubblica su riviste scientifiche internazionali. Insomma, non è il solito negazionista che ti trovi davanti e che ti spiega che il riscaldamento è tutta colpa del sole dato che “anche Plutone si scalda" (non è un invenzione, è capitato davvero…).
In verità, Scafetta sostiene qualcosa di simile, ovvero che è il sole che causa il cambiamento climatico ma non ti parla di Plutone. Piuttosto fa un’analisi dei dati dell'irradiazione solare che lo porta a quantificare l'effetto del sole come circa due terzi del riscaldamento osservato e non meno del 10% come la maggior parte dei climatologi ritiene. Su questa base, Scafetta sostiene che il riscaldamento dovrebbe arrestarsi perlomeno fino al 2030, in corrispondenza con una fase di minimo dell’attività solare, e ripartire soltanto dopo quella data. Se Scafetta avesse ragione, non sarebbe tanto critico ridurre le emissioni di biossido di carbonio (CO2) e avremmo più tempo per reagire al cambiamento climatico. Sarebbe bello, vero?
Ahimè, dopo aver studiato per un po’ la questione bisogna concludere che, purtroppo, i negazionisti climatici continuano ad avere torto. In questo post e nei prossimi cercheremo di spiegarvi perché. (altro…)
Emissioni dall’agricoltura: attenzione alle differenze
Recentemente é stato pubblicato dal Worldwatch Institute l’articolo “Livestock and Climate Change” in cui viene analizzato l’impatto degli allevamenti animali, considerando l’intero ciclo di vita, sulle emissioni globali di gas-serra. Tale analisi attribuisce al comparto zootecnico il 51% delle emissioni globali di gas-serra.
Si tratta di una stima molto diversa da quella riportata nel rapporto FAO del 2006, in cui pure era stato messo in rilievo il contribuito del comparto zootecnico alle emissioni globali dei gas-serra: gli allevamenti di bestiame erano stati indicati come responsabili del 18% delle emissioni globali di gas serra. D’altra parte, il Fourth Assessment Report (AR4) dell’IPCC evidenza che il 14% delle emissioni globali di gas-serra sono prodotti dall’agricoltura; tale elevato contributo, riportato dall’IPCC, è certamente dovuto al peso rilevante delle emissioni dai paesi in via di sviluppo, per i quali i settori economici primari, e in primo luogo l’agricoltura, hanno una importanza primaria sia dal punto di vista economico, sia da quello delle emissioni di gas-serra (si veda figura 1).

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A seguito della ratifica della Convenzione sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) e del relativo Protocollo di Kyoto, ogni paese membro è tenuto alla preparazione dell’inventario nazionale delle emissioni, adottando la metodologia IPCC per garantire la comparabilità delle stime tra i diversi paesi. L’inventario nazionale delle emissioni è suddiviso in 6 settori (Energia, Processi industriali, Solventi, Agricoltura , LULUCF (Land use, Land use change and Forestry), e Rifiuti); il settore Agricoltura prevede la stima delle emissioni di metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) per le seguenti categorie: fermentazione enterica [4A], gestione delle deiezioni animali [4B], suoli agricoli [4D], coltivazione delle risaie [4C] e combustione dei residui agricoli [4F]. Le emissioni di questi due gas-serra di origine agricola, vengono calcolati a partire da indicatori statistici di attività (statistiche ufficiali) e fattori di emissione, che includono le peculiarità presenti in ogni paese. Le emissioni di anidride carbonica (CO2) correlate al comparto agricolo vengono invece stimate e riportate nel settore LULUCF. (altro…)C’è un altro termine per indicare il negazionismo?
Come mostrato anche da alcuni commenti nel precedente post, nel dibattito sui cambiamenti climatici spesso sono avanzati dubbi sulla correttezza dell’utilizzo del termine “negazionista”. Il termine è ormai ampiamente utilizzato, circa 40.000 sono i risultati di una veloce ricerca web con parole chiave negazionismo e climatico; personalmente ho utilizzato questo termine nel mio libro “A Qualcuno Piace Caldo” ad indicare un “rifiuto testardo e irragionevole di prendere atto delle evidenze scientifiche su cui la comunità scientifica ha raggiunto un consenso”.
È un termine che indica una cosa ben diversa dall’avere dubbi, dall’essere scettici. Chi non è convinto, ha dubbi o perplessità su una parte più o meno grande delle tesi dei climatologi, sulla base di altri dati ugualmente sottoposti al vaglio critico, non va confuso con chi rifiuta di prendere atto delle evidenze, e ripropone tesi ormai screditate senza approfondirle o curarsi del dibattito scientifico che le ha confutate. Nei casi più estremi, il negazionismo implica la vera e propria frode ovvero truccare dati e grafici.
In questi casi non è esatto parlare di scetticismo, termine che ha un’accezione positiva, laddove indica il giusto riguardo al dubbio e alla cautela. Il dubbio e lo scetticismo sono ingredienti irrinunciabili del processo scientifico, che può anzi essere visto come una forma di sospetto organizzato, coltivato, ragionato.
Il confine fra scetticismo e negazionismo è a volte incerto. La differenza principale è che il negazionista si pone al di fuori del confronto scientifico, evitando di applicare alle sue tesi o alle sue critiche lo stesso rigore critico utilizzato per le tesi altrui. (altro…)

Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA
Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...

Tira un gran brutto vento
L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...

Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica
Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...

La storia del clima in Italia
È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...

Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea
Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...

Il clima come bene comune
Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...

L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima
I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...

Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati
Una guida realizzata nell’ambito del progetto europeo NoPlanetB fornisce utili suggerimenti su come sensibilizzare sul cambiamento chi oggi lo considera un tema secondario. Diversi segnali suggeriscono come negli ultimi anni la scienza in generale sia stata messa sempre più in discussione, sia da parte dell’opinione pubblica che da alcuni settori politici e mediatici, sulla scia di una generale messa in discussione di alcuni valori ai quali eravamo abituati, fra cui inclusione, democrazia, un ruolo super partes delle istituzioni pubbliche....

100% di elettricità rinnovabile è possibile
Un rapporto mostra in 40 punti come la decarbonizzazione del sistema elettrico solo con energia rinnovabile non solo sia possibile, ma può essere realizzata in diversi modi, caratterizzati da alcuni elementi comuni. È stato recentemente presentato Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, promosso dalla Rete 100% Rinnovabili, preparato e sottoscritto da 25 docenti e ricercatori italiani, che mostra come sia possibile e conveniente decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili. Il documento discute le leve...

Il manuale di psicologia climatica: una guida per affrontare l’impatto psicologico della crisi climatica ed ecologica
Negli ultimi anni, la crisi climatica ed ecologica è passata da questione scientifica e politica ad una vera e propria emergenza di salute pubblica. L’aumento degli eventi estremi e delle loro conseguenze disastrose ha effetti su scala globale, con gravi ripercussioni sulla salute fisica (Filippini et al., 2024) e mentale (IPCC, 2022; Charlson et al., 2021: Cianconi et al. 2023). Il Manuale Oltre all’aumento di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress e la depressione maggiore dopo eventi...