La gestione dei rischi in un clima mutato – parte I
Gli eventi meteorologici estremi e di breve durata sono sempre più oggetto di attenzione degli studiosi, anche per gli effetti devastanti delle alluvioni. In un pianeta più caldo le condizioni di rischio aumentano, ma la società italiana si sta preparando?
Catania, 21 febbraio 2013, violenti temporali causano inondazioni che allagano le strade e trascinano via motorini e auto. Per l’eccessiva pioggia, la città è stata sommersa da pochi centimetri d’acqua fino a una marea alta due metri. Scoppiano polemiche per allertamenti non dati o dati male (guarda qui). Cinque Terre, 25 Ottobre 2011; Genova, 4 Novembre 2011, terribili nubifragi con morti e distruzione (qui un’analisi completa dell’evento). Contestazioni al sindaco, polemiche (vedi qui).
Sono storie che si ripetono, e molto più frequentemente, sembra. Non è solo colpa di una Natura (vedi qui) che sta diventando più “matrigna”, anche se500 mm di pioggia caduta in pochissime ore (alluvione di Genova) non sono propriamente eventi normali. Urbanizzazione selvaggia e (ab)uso dei suoli sono fra le cause di questi drammi e danni. Il clima che sta cambiando potrebbe peggiorare parecchio la situazione.
Negli ultimi anni, l’Italia, è stata sempre più spesso colpita da fenomeni temporaleschi di forte intensità, che hanno prodotto danni gravissimi e perdite di tante vite umane. Da qualche tempo, finalmente, si affronta il problema delle alluvioni, e soprattutto di quelle improvvise (o flash flood).
La predicibilità di questi fenomeni è modesta. In realtà solo con qualche ora di preannuncio si può prevedere, nei casi fortunati, la loro esatta localizzazione spazio temporale,, soprattutto se si tratta di fenomeni a piccolissima scala (100 Km2 ad esempio, o anche meno). Se questi “oggetti” si abbattono su un bacino idrografico molto piccolo (tipo qualche decina di Km2) e che può andare in piena in pochi minuti, si capisce che attivare in tempo la “macchina” della protezione civile al fine di mitigare i danni alle persone e ai loro beni, è molto difficile. Perché si deve fare tutto in pochi minuti., E invece magari serve qualche ora per attivare i tecnici, i volontari di protezione civile ecc.. E qualche ora può essere troppo, in certi casi. (altro…)

Un articolo con poche idee e tutte copiate
Chi nega che il pianeta si stia surriscaldando somiglia sempre di più a quei soldati giapponesi che continuavano a credersi in guerra decenni dopo la sua conclusione.
È il caso di Piero Vietti, il giornalista che ha pubblicato sul Foglio dell’11 gennaio 2013 l’articolo “Fa sempre lo stesso caldo. Le temperature globali non aumentano più, nonostante i catastrofisti.”
Vietti non è nuovo a queste tesi sul clima, da anni le rilancia sul quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, nonché sul suo blog Cambi di stagione.
L’articolo, segno dei tempi, mostra a quali acrobazie concettuali e salti logici sia costretto chi vuole tuttora far dubitare dell’influenza umana sul clima.
All’inizio Vietti ironizza su alcune orche rimaste per un po’ intrappolate da uno strato di ghiaccio, e liberatesi da sole: la battuta “avevano dato troppo ascolto a chi sostiene che i ghiacci del nostro pianeta si stanno irrimediabilmente sciogliendo” è copiata da un TG5 di qualche anno fa (vedi qui).All’epoca aveva dato retta alle teorie secondo cui il pianeta si sta scaldando il comandante di una nave, finita anch’essa intrappolata nei ghiacci. (altro…)

Cambiamenti climatici, una questione morale
Pubblichiamo la traduzione del testo di Ezra Markowitz e Azim Shariff apparso su Climate Science and Policy
In un periodo caratterizzato da un andamento del clima sempre meno prevedibile e più denso di rischi a livello globale, la questione morale circa le azioni da intraprendere per farvi fronte sta diventando sempre più seria. Da un punto di vista normativo il mutamento del clima è una questione etica per almeno tre ragioni. Per cominciare, il tributo più alto da pagare sarà a carico di coloro che meno avranno contribuito a creare questo problema, cioè a dire le generazioni future, i poveri in generale e le specie viventi ad eccezione di quella umana. In secondo luogo i cambiamenti climatici sono il risultato dell'appropriazione indebita da parte di un ristretto numero di persone di una risorsa comune limitata, ossia della capacità di assorbimento dei gas serra da parte dell'atmosfera. Da ultimo, anche se potremmo affrontare efficacemente tale problema sia in termini di mitigazione delle sue conseguenze più nefaste che di adattamento ai mutamenti che già oggi appaiono inevitabili, al momento non stiamo facendo nulla in proposito (per una trattazione filosofica completa dell'etica del clima si veda il recente testo “Climate Ethics”) [1]. (altro…)

I periodi caldi del passato e il riscaldamento attuale
Durante l’inverno, quando fa freddo, si sente a volte chi sottolinea l’importanza dei grandi riscaldamenti planetari del passato. E’ bene quindi ricordare che l’evoluzione della storia della Terra è stata sì caratterizzata da fasi alterne più calde o più fredde delle attuali, ma con scale temporali diverse in cui di volta in volta sono stati predominanti differenti fattori.
È indubbio che nel passato ci sono stati molti casi in cui il clima del pianeta si è scaldato in modo importante. Uno dei più famosi è l’episodio di forte e relativamente rapido riscaldamento avvenuto 55.5 Milioni di anni fa, chiamato PETM-Paleocene-Eocene Thermal Maximum (se ne è parlato recentemente su Le Scienze, Nature Geoscience e Nature): si ebbero grandi eruzioni in corrispondenza dell’apertura dell’Atlantico, i flussi magmatici arrostirono i calcari e bruciarono il carbonio superficiale, la temperatura si innalzò di2°C, gli oceani profondi si acidificarono, distruggendo i foraminiferi, e vennero destabilizzati i giacimenti di clatrati idrati sottostanti i fondali; il metano non ebbe il tempo di ossidarsi e la temperatura crebbe ancora essiccando e bruciando grandi foreste e torbiere in tutto il globo. Alla fine si stima un aumento di8 °C, in dieci-quindicimila anni.
In precedenza, dalla formazione della Terra e fino a 570 milioni di anni fa, per oltre 3 miliardi di anni il clima del Pianeta era stato regolato dai fattori geochimici che modellarono la superficie e l’atmosfera. Nel contempo l’evoluzione biologica passava lentamente dal regno dei primi organismi unicellulari anaerobici a quello dei microorganismi fotosintetici e a quelli in grado di respirare l’ossigeno prodotto, fino alla formazione degli eucarioti, capaci di entrambe le funzioni. A partire da 570 milioni di anni fa si innescò il ciclo biogeochimico del carbonio, che coinvolgeva microrganismi marini dotati di esoscheletro calcareo. La vittoria degli organismi fotosintetici portò ad arricchire l’atmosfera di ossigeno molecolare, estratto dalla CO2 ad opera della fotosintesi, quindi di ozono (a partire da 120 milioni di anni fa). Molti indizi e prove ci dicono che il clima era molto caldo, ma alternato a periodi di forte raffreddamento, favoriti forse dalla presenza di grandi concentrazioni di ceneri vulcaniche nell’atmosfera. (altro…)

Il riscaldamento globale è arrivato anche in Antartide Occidentale
Pubblichiamo la traduzione di questo post di Eric Steig su Realclimate, su un tema in passato controverso della scienza del clima, il riscaldamento dell’Antartide Occidentale. Il post originale è intitolato “The heat is on”, un modo di dire spesso usato dall’Economist per parlare del problema.
Per quanto riguarda la ricerca in Antartide, segnaliamo il blog SubGlacial Lake Whillans – Antarctica, tenuto in tempo reale da laggiù da Carlo Barbante, su cui torneremo in un prossimo post.
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Chi segue regolarmente RealClimate conoscerà già la nostra pubblicazione nel 2009 su Nature, in cui si dimostrava che l'Antartide Occidentale – la parte di calotta polare antartica che al momento contribuisce maggiormente all'innalzamento del livello del mare, e ha un potenziale tale da provocare un innalzamento ancora maggiore in futuro (3 metri) – si sta riscaldando da circa 50 anni.
La nostra ricerca era stata accolta con molto scetticismo, e non solo da parte dei “soliti sospetti”. Sembra che anche molti colleghi scienziati abbiano avuto qualche difficoltà a superare l'abituale convinzione (basata solo sulla mancanza di prove) che l'unica zona in Antartide a subire un aumento delle temperature fosse la Penisola Antartica. Per essere corretti, la nostra analisi era basata su un'interpolazione. Abbiamo usato le statistiche per supplire all'assenza dei dati, quindi in realtà non abbiamo provato nulla: abbiamo solo fatto un'analisi che puntava (con forza) in una particolare direzione.
Abbiamo passato un paio d'anni in una specie di limbo: per almeno due anni abbiamo saputo con certezza che i nostri risultati erano fondamentalmente corretti, perchè c'è stato un buon numero di osservazioni che confermavano la nostra tesi: le temperature raccolte con perforazioni , in linea con i nostri risultati, e i dati delle stazioni meteorologiche vicino al centro dell'Antartide Occidentale, che noi non avevamo usato ma che Andy Monaghan ha presentato all'Ohio State University (ora NCAR). Ma la maggior parte di questo lavoro non era stato pubblicato fino a poco tempo fa, per questo non erano informazioni sostanzialmente utilizzabili. (altro…)

Estrazione del biossido di carbonio dal sottosuolo: è una buona idea?

I nuovi termini del negoziato sul clima – Parte 1: “Loss and damage”
Lungi dall’essere un’eventualità incerta e remota, la lista dei danni causati dai cambiamenti climatici si allunga ogni anno. E decolla quindi il dibattito su chi li debba risarcire e come. Alla COP18 di Doha si è avuta una prima autonoma deliberazione su questo tema.
Dopo aver sinteticamente riassunto i principali risultati della Conferenza UNFCCC di Doha rispetto al Protocollo di Kyoto e agli impegni a lungo termine, è importante esplorare alcuni nuovi termini, che, pur se da tempo utilizzati dagli addetti ai lavori, stanno cominciando ad avere un impatto sui negoziati internazionali sul clima e sulle attività da porre in essere a livello statale.
In questo primo post si approfondiscono i termini di “loss and damage”, che proporrei di tradurre come “perdite e danni climatici”, richiamando, da un lato, il noto concetto di “danno ambientale” e, dall’altro, l’espressione di ambito assicurativo di “insured losses” per indicare le “perdite assicurate”, contrapposte alle “perdite non assicurate”. Ritengo infatti che il tema si svolga fondamentalmente in queste due aree semantiche: il diritto e l’economia delle assicurazioni.
Ma vediamo in parole semplici di che si tratta, prima di richiamare alcuni recenti documenti chiave ed infine presentare la decisione di Doha.
Immaginate che la vostra lavatrice scarichi l’acqua sporca direttamente nel salotto del vostro vicino. Come pensate che reagirà? Sicuramente sarà furioso e vi chiederà di cessare immediatamente quest’intrusione. Nel dibattito sul clima, questa richiesta viene catalogata sotto il titolo di “mitigazione”. Voi potreste cercare di convincerlo che lui si deve “adattare”, cioè deve togliere il tappeto, spostare i mobili migliori lontano dal vostro scarico, eccetera. Credete che gli piacerà? Sarebbe molto strano. Voi potreste proporgli di pagare (in parte o tutto) i costi dell’adattamento. Ma lui continuerà a storcere il naso e sostenere, giustamente, che l’adattamento ha dei limiti e comunque non è la cosa prioritaria. Piuttosto vi chiederà i danni.
E un giudice a cui si rivolgesse non avrebbe dubbi nel condannarvi a cessare immediatamente l’attività, a risarcire i danni (ai sensi dell’art. 2043 del Codice civile “Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”), al ripristino delle condizioni iniziali del salotto e pure a pagare le spese legali di entrambi. Tra privati all’interno dello stesso Stato questa è la regola. Che lui si debba “adattare” alla vostra attività non rientra tipicamente tra le previsioni di legge. (altro…)

Temperature globali del 2012, ancora in zona medaglia
Il 2012 appena passato ci ha lasciato in eredità una ricca messe di situazioni meteorologiche interessanti ed estreme e il record della minore estensione mai vista di ghiacci marini artici. A livello di temperature, il 2012 globalmente è stato l’ennesimo anno caldo, più caldo anche della media del trentennio più recente di riferimento, ma ormai – ahimè - questa non è più una notizia…
È già passato un altro anno, ed eccoci quindi di nuovo qui a commentare quanto accaduto al 2012, dapprima a scala globale e poi in post successivi con uno zoom sull’Europa e sull’Italia. Al solito, mentre attendiamo i dati ufficiali che saranno diramati nei prossimi due-tre mesi dai siti istituzionali (CRU, GISS, NASA, ecc. – l’elenco dettagliato lo trovate sul post dell’anno scorso), il metodo più veloce è quello di ricorrere al database NOAA/NCEP (in particolare, ho usato questo sito). Ricordo che si tratta di dati elaborati e non grezzi: in particolare, vengono mediati su un grigliato di 2,5 gradi in longitudine e latitudine, il che equivale, alle nostre latitudini, ad un quadrato di circa 300 x 300 km2. È quindi impossibile fare considerazioni locali usando questa tipologia di dati.
fig. 1 - Anomalia di temperatura superficiale (in °C) nel 2012 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010. Dati NOAA-NCEP.
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Imparare dalle catastrofi
Due libri a disposizione di chi vuole riflettere sul tema della catastrofe senza dar retta alle stupidaggini sulle presunte previsioni dei Maya
Da tempo mi è capitato di notare come nel campo dei cambiamenti climatici i toni si vanno via via facendo più preoccupati. Perfino dagli articoli scientifici, in cui il linguaggio è per sua natura freddo, razionale, asettico, traspare spesso come gli scienziati siano davvero preoccupati (vedi ad esempio qui, qui qui e qui).
Nei convegni mi è capitato di sentire discorsi tesi, per non dire imbarazzati per la crudezza delle analisi che la scienza del clima può offrire sui pericoli che ci attendono nei prossimi decenni e secoli.
Ho iniziato a leggere un po’ di libri sull’argomento (alcuni davvero molto interessanti (ad esempio questo, questo e questo), e ho iniziato a discuterne con diverse persone, fra cui diversi amici di Climalteranti e in un paio di occasioni pubbliche con Luca Mercalli.
Le discussioni più accese e divertenti le ho avute con un caro amico, Enrico Euli dell’Università di Cagliari, e ad un certo punto abbiamo deciso di provare a scrivere varie cose che sembravano interessanti nelle nostre discussioni, a noi e a chi ci ha ascoltato in alcune occasioni. L’idea iniziale era un “Dizionario della catastrofe”, poi diventato Imparare dalle catastrofi pubblicato da Altraeconomia, in libreria da Gennaio 2013.
37 voci, ognuna di 3-4 pagine, che affrontano da diversi punti di vista il problema della catastrofe: dal Clima, Finanza, Guerra, Risorse, ma anche Cinema, Letteratura e Musica Pop. E con la postfazione di Luca Mercalli. (altro…)

A Doha altri passi deboli e ambigui


Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA
Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...

Tira un gran brutto vento
L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...

Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica
Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...

La storia del clima in Italia
È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...

Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea
Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...

Il clima come bene comune
Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...

L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima
I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...

Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati
Una guida realizzata nell’ambito del progetto europeo NoPlanetB fornisce utili suggerimenti su come sensibilizzare sul cambiamento chi oggi lo considera un tema secondario. Diversi segnali suggeriscono come negli ultimi anni la scienza in generale sia stata messa sempre più in discussione, sia da parte dell’opinione pubblica che da alcuni settori politici e mediatici, sulla scia di una generale messa in discussione di alcuni valori ai quali eravamo abituati, fra cui inclusione, democrazia, un ruolo super partes delle istituzioni pubbliche....

100% di elettricità rinnovabile è possibile
Un rapporto mostra in 40 punti come la decarbonizzazione del sistema elettrico solo con energia rinnovabile non solo sia possibile, ma può essere realizzata in diversi modi, caratterizzati da alcuni elementi comuni. È stato recentemente presentato Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, promosso dalla Rete 100% Rinnovabili, preparato e sottoscritto da 25 docenti e ricercatori italiani, che mostra come sia possibile e conveniente decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili. Il documento discute le leve...

Il manuale di psicologia climatica: una guida per affrontare l’impatto psicologico della crisi climatica ed ecologica
Negli ultimi anni, la crisi climatica ed ecologica è passata da questione scientifica e politica ad una vera e propria emergenza di salute pubblica. L’aumento degli eventi estremi e delle loro conseguenze disastrose ha effetti su scala globale, con gravi ripercussioni sulla salute fisica (Filippini et al., 2024) e mentale (IPCC, 2022; Charlson et al., 2021: Cianconi et al. 2023). Il Manuale Oltre all’aumento di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress e la depressione maggiore dopo eventi...