Raccontare la COP24: i 5 errori da evitare

Un convegno negazionista… nel 2018!

Fa caldo sul Serio: l’aumento della temperatura nei fiumi alpini
Un incremento delle temperature nei torrenti e fiumi alpini, in risposta alle elevate temperature dell’aria, mette a repentaglio le specie fluviali più delicate, soprattutto i salmonidi. Si riporta qui il caso del Serio, fiume bergamasco studiato dal personale del Climate-Lab del Politecnico di Milano in collaborazione con l’Università degli Studi Milano-Bicocca.
Nei fiumi e nei torrenti montani, gli ecosistemi sono potenzialmente soggetti a rischi in risposta ai cambiamenti climatici.
Da un lato, la potenziale variazione dei deflussi in alveo, in risposta alle variazioni climatiche, può contribuire a modificare la qualità degli habitat fluviali.
Dall’altro, il probabile aumento delle temperature potrebbe condurre a regimi idro-termici non sostenibili per la fauna ittica ed in generale per tutti gli organismi acquatici.
Alcuni studi recenti hanno indagato gli effetti che la temperatura dell’acqua può avere sugli organismi acquatici, sullo sviluppo embrionale, sulla capacità di nutrirsi, di crescere e di vivere.
Da un lato, i limiti di temperatura regolano la sopravvivenza e distribuzione delle specie. Gli individui di ogni specie ittica sopravvivono entro un range di temperatura, delimitato da soglie superiori ed inferiori. Tali limiti non sono in genere definiti da una temperatura fissa, ma da una temperatura di acclimatamento dipendente dalle condizioni locali. Tuttavia, valori superiori ai 20 °C sono in genere da considerare critici.
Dall’altro lato, malattie specifiche possono essere collegate alle alte temperature. Nelle Alpi europee si sta diffondendo rapidamente la malattia proliferativa renale, meglio conosciuta come PKD (Proliferative Kidney Disease). Innescata da parassiti presenti nei macro-invertebrati acquatici predati dai Salmonidi, viene considerata una delle più serie e dannose patologie dei Salmonidi stessi, in Europa e Nord America. Si tratta di una malattia sistemica ad andamento stagionale, caratterizzata da un anomalo ingrossamento del rene e della milza, spesso mortale per il pesce. (altro…)

Principi per una comunicazione efficace e per il coinvolgimento dei cittadini sul cambiamento climatico

Perché conviene limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C
Una introduzione alla “Sintesi per i decisori politici” dello Special Report IPCC che ha evidenziato il quadro di riferimento e le azioni integrate di mitigazione e adattamento utili al fine di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C rispetto i livelli preindustriali.
Come anticipato in un post precedente, l’8 Ottobre è stato pubblicato on-line sul sito dell’IPCC (Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) il Rapporto Speciale “Riscaldamento globale di 1,5 °C”, con il lungo sottotitolo “un rapporto speciale dell'IPCC sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 °C rispetto ai livelli del periodo pre-industriale e i relativi percorsi di emissioni di gas serra, in un contesto di rafforzamento della risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, allo sviluppo sostenibile, e agli sforzi per sconfiggere la povertà”.
Commissionato dall’UNFCCC a supporto dei prossimi passi dell’azione internazionale coordinata sul clima inquadrata dall’Accordo di Parigi, questo testo si propone come un riferimento per tutti i livelli delle decisioni negoziali future.
Composto in tutto da 729 pagine, senza contare le tre di sintesi per la stampa, le appendici e l’utile glossario, il Rapporto copre tutti i principali temi legati ai cambiamenti climatici, nella prospettiva di un aumento di temperatura che “sta per avvenire” nei prossimi decenni. (altro…)

Comunicare minacce e opportunità per il cambiamento climatico

Cosa aspettarsi dall’imminente Rapporto speciale dell’IPCC su 1,5 gradi di riscaldamento globale?
L’8 ottobre sarà pubblicato il Rapporto Speciale dell’IPCC sul “Riscaldamento globale di 1,5 °C”, il testo più importante dell'anno per quanto riguarda la scienza del clima e le azioni di riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Facciamo il punto sulle principali questioni su cui il testo potrebbe fare luce.
Lunedì 8 ottobre 2018 sarà ufficialmente dato alle stampe e distribuito gratuitamente in Internet “Global Warming 1.5 °C”, un Rapporto speciale dell'IPCC
“sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali e i relativi percorsi delle emissioni di gas climalteranti, nel contesto di rafforzare la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico, dello sviluppo sostenibile e degli sforzi per sradicare la povertà”.
Prodotto dai più competenti scienziati che, nelle diverse discipline, si occupano di cambiamenti climatici in tutti i loro aspetti (mitigazione, adattamento, politiche economiche e sociali, ecc.), il Rapporto sintetizza la recente letteratura scientifica a beneficio dei decisori politici, economici e sociali.
Perché è tanto importante? In una battuta, perché quando il prossimo rapporto “ordinario” dell'IPCC vedrà la luce (nel 2023), è probabile che sarà già stato esaurito il “carbon budget” per mantenere le temperature medie globali al di sotto di 1,5 °C. Una delle questioni affrontate dal rapporto è infatti quante emissioni di gas serra è possibile aggiungere prima che questo accada, in quanti anni questo potrebbe accadere, e se e come potrebbe essere possibile evitarlo. (altro…)

Le ondate di calore sono causate dal cambiamento climatico?
Pubblichiamo la traduzione del post “Are the heatwaves caused by climate change?” di Rasmus Benestad, pubblicato da Realclimate
In questi giorni ricevo molte domande a proposito della connessione fra le ondate di calore e i cambiamenti climatici. In particolare, mi viene chiesto dell’ondata di calore che ha colpito il nord Europa questa estate. Se vivete in Giappone, Corea del Sud, California, Spagna o Canada, potreste esservi posti la stessa domanda.
L’analogia delle gocce d’acqua
In ogni caso la domanda è imprecisa, e proverò a spiegarlo con un’analogia. Immaginiamo di stare passeggiando con un’amica e che, sentendo qualche goccia d’acqua, lei mi chieda se sta piovendo.
Finché si tratta di poche gocce d’acqua, potrebbe anche essere qualcos’altro. Le rispondo che dovremmo raccogliere qualche altra informazione per arrivare ad una risposta più sicura. Guardiamo il cielo. Ci sono nuvole scure sopra di noi? E cosa dicono le previsioni del tempo?
Se sopra le nostre teste ci fossero nuvoloni neri e le previsioni indicassero temporali, potremmo dire con una certa sicurezza che sta cominciando a piovere. Così come la pioggia comincia sempre con poche gocce, allo stesso modo i cambiamenti climatici si manifestano inizialmente con pochi eventi.
Analogamente all’osservazione della prima goccia d’acqua, non si può essere sicuri che un’ondata di calore sia un evento anomalo e isolato, oppure la manifestazione di un cambiamento climatico in corso. Bisogna analizzare informazioni aggiuntive.
Ci sono diverse informazioni da valutare quando ci si interroga sul collegamento fra eventi meteorologici e cambiamento climatico: (a) l’evidenza statistica, (b) i processi fisici che collegano i differenti aspetti considerati, e (c) gli “studi di attribuzione”. (altro…)

Il monte Ararat, i primi risultati della spedizione per i 150 anni del CAI
In un articolo recente sono stati pubblicati i risultati degli studi relativi all’evoluzione dei ghiacciai del monte Ararat. Tramite dati di campo raccolti per la spedizione dei 150 anni del CAI nel 2014, immagini satellitari e modellistica numerica, si è dimostrato come il recente cambiamento climatico stia riducendo rapidamente la coltre glaciale del celebre cono vulcanico, indicativo dell’evoluzione dei ghiacci del Caucaso.

Monte Ararat, 39°.42’.10.53’’, 44°.17’.56.80’’ Foto di Daniele Bocchiola, Luglio 2014
(altro…)Plastica nei mari e riscaldamento globale: quali relazioni?
Un “Armageddon oceanica”, così è stato definito il problema della plastica nei mari da parte del responsabile UNEP nel corso del summit dello scorso dicembre a Nairobi. L’accumulo di plastica nei mari è forse la problematica ambientale che più velocemente si è fatta spazio sui media, tanto
da diventare realmente mainstream e iniziare a scuotere le coscienze. Con una semplice ricerca su internet si possono trovare migliaia di immagini di fauna marina intrappolata in manufatti plastici, oppure ripiena di frammenti di vario tipo rinvenuti negli organi interni. E pensare che solo poche decine di anni fa, nel 1955, la rivista americana Life celebrava l’alba di una nuova era, quella del “Throwaway living”. Un’era resa appunto possibile dagli oggetti in plastica monouso, così comodi ed economici e in grado di abbattere la fatica delle faccende domestiche, con tanto di foto illustrativa della famiglia felice.
I numeri di questa Armageddon sono piuttosto facili da recuperare da diverse fonti bibliografiche, tra cui citiamo in particolare questo bellissimo rapporto dell’UNEP, “Marine litter – Vital graphics”. Riportiamo qua i più essenziali per comprendere a livello macroscopico l’entità del problema, tratti dal rapporto della Marine Task Force dell’International Solid Waste Association (ISWA).
Si stima che tra 4,8 e 12,7 milioni di tonnellate di plastica di scarto siano state rilasciate nell'ambiente marino dalle popolazioni costiere nel 2010, e ulteriori 1,2 - 2,4 milioni di tonnellate dall'entroterra attraverso i fiumi. Per inquadrare questi numeri, circa 380 milioni di tonnellate di resine e fibre plastiche sono state prodotte globalmente nel 2015, di cui circa 275 sono diventati rifiuti. Si può dunque ipotizzare che all’incirca il 2% in peso della produzione totale di plastica totale venga sistematicamente rilasciata nell'ambiente. Naturalmente la situazione è molto differente tra le varie zone del pianeta, e anche qua si osservano grossi divari tra i paesi sviluppati, dove i servizi di raccolta e riciclo dei rifiuti plastici sono efficienti, e quelli in via di sviluppo, dove la raccolta è spesso inesistente, oppure lo smaltimento avviene in dumpsites incontrollati, se non direttamente, e deliberatamente, in fiumi e mari. (altro…)


Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA
Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...

Tira un gran brutto vento
L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...

Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica
Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...

La storia del clima in Italia
È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...

Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea
Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...

Il clima come bene comune
Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...

L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima
I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...

Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati
Una guida realizzata nell’ambito del progetto europeo NoPlanetB fornisce utili suggerimenti su come sensibilizzare sul cambiamento chi oggi lo considera un tema secondario. Diversi segnali suggeriscono come negli ultimi anni la scienza in generale sia stata messa sempre più in discussione, sia da parte dell’opinione pubblica che da alcuni settori politici e mediatici, sulla scia di una generale messa in discussione di alcuni valori ai quali eravamo abituati, fra cui inclusione, democrazia, un ruolo super partes delle istituzioni pubbliche....

100% di elettricità rinnovabile è possibile
Un rapporto mostra in 40 punti come la decarbonizzazione del sistema elettrico solo con energia rinnovabile non solo sia possibile, ma può essere realizzata in diversi modi, caratterizzati da alcuni elementi comuni. È stato recentemente presentato Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, promosso dalla Rete 100% Rinnovabili, preparato e sottoscritto da 25 docenti e ricercatori italiani, che mostra come sia possibile e conveniente decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili. Il documento discute le leve...

Il manuale di psicologia climatica: una guida per affrontare l’impatto psicologico della crisi climatica ed ecologica
Negli ultimi anni, la crisi climatica ed ecologica è passata da questione scientifica e politica ad una vera e propria emergenza di salute pubblica. L’aumento degli eventi estremi e delle loro conseguenze disastrose ha effetti su scala globale, con gravi ripercussioni sulla salute fisica (Filippini et al., 2024) e mentale (IPCC, 2022; Charlson et al., 2021: Cianconi et al. 2023). Il Manuale Oltre all’aumento di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress e la depressione maggiore dopo eventi...