Eventi estremiRecordStatisticheTemperature

Le ondate di calore sono causate dal cambiamento climatico?

Pubblichiamo la traduzione del post “Are the heatwaves caused by climate change?” di Rasmus Benestad, pubblicato da Realclimate   In questi giorni ricevo molte domande a proposito della connessione fra le ondate di calore e i cambiamenti climatici. In particolare, mi viene chiesto dell’ondata di calore che ha colpito il nord Europa questa estate. Se vivete in Giappone, Corea del Sud, California, Spagna o Canada, potreste esservi posti la stessa domanda.   L’analogia delle gocce d’acqua In ogni caso la domanda è imprecisa, e proverò a spiegarlo con un’analogia. Immaginiamo di stare passeggiando con un’amica e che, sentendo qualche goccia d’acqua, lei mi chieda se sta piovendo. Finché si tratta di poche gocce d’acqua, potrebbe anche essere qualcos’altro. Le rispondo che dovremmo raccogliere qualche altra informazione per arrivare ad una risposta più sicura. Guardiamo il cielo. Ci sono nuvole scure sopra di noi? E cosa dicono le previsioni del tempo? Se sopra le nostre teste ci fossero nuvoloni neri e le previsioni indicassero temporali, potremmo dire con una certa sicurezza che sta cominciando a piovere. Così come la pioggia comincia sempre con poche gocce, allo stesso modo i cambiamenti climatici si manifestano inizialmente con pochi eventi. Analogamente all’osservazione della prima goccia d’acqua, non si può essere sicuri che un’ondata di calore sia un evento anomalo e isolato, oppure la manifestazione di un cambiamento climatico in corso. Bisogna analizzare informazioni aggiuntive. Ci sono diverse informazioni da valutare quando ci si interroga sul collegamento fra eventi meteorologici e cambiamento climatico: (a) l’evidenza statistica, (b) i processi fisici che collegano i differenti aspetti considerati, e (c) gli “studi di attribuzione”. (altro…)
Ghiacci

Il monte Ararat, i primi risultati della spedizione per i 150 anni del CAI

In un articolo recente sono stati pubblicati i risultati degli studi relativi all’evoluzione dei ghiacciai del monte Ararat. Tramite dati di campo raccolti per la spedizione dei 150 anni del CAI nel 2014, immagini satellitari e modellistica numerica, si è dimostrato come il recente cambiamento climatico stia riducendo rapidamente la coltre glaciale del celebre cono vulcanico, indicativo dell’evoluzione dei ghiacci del Caucaso.

Monte Ararat, 39°.42’.10.53’’, 44°.17’.56.80’’ Foto di Daniele Bocchiola, Luglio 2014

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Inquinamentorifiuti

Plastica nei mari e riscaldamento globale: quali relazioni?

Un “Armageddon oceanica”, così è stato definito il problema della plastica nei mari da parte del responsabile UNEP nel corso del summit dello scorso dicembre a Nairobi. L’accumulo di plastica nei mari è forse la problematica ambientale che più velocemente si è fatta spazio sui media, tanto da diventare realmente mainstream e iniziare a scuotere le coscienze. Con una semplice ricerca su internet si possono trovare migliaia di immagini di fauna marina intrappolata in manufatti plastici, oppure ripiena di frammenti di vario tipo rinvenuti negli organi interni. E pensare che solo poche decine di anni fa, nel 1955, la rivista americana Life celebrava l’alba di una nuova era, quella del “Throwaway living”. Un’era resa appunto possibile dagli oggetti in plastica monouso, così comodi ed economici e in grado di abbattere la fatica delle faccende domestiche, con tanto di foto illustrativa della famiglia felice. I numeri di questa Armageddon sono piuttosto facili da recuperare da diverse fonti bibliografiche, tra cui citiamo in particolare questo bellissimo rapporto dell’UNEP, “Marine litter – Vital graphics”. Riportiamo qua i più essenziali per comprendere a livello macroscopico l’entità del problema, tratti dal rapporto della Marine Task Force dell’International Solid Waste Association (ISWA). Si stima che tra 4,8 e 12,7 milioni di tonnellate di plastica di scarto siano state rilasciate nell'ambiente marino dalle popolazioni costiere nel 2010, e ulteriori 1,2 - 2,4 milioni di tonnellate dall'entroterra attraverso i fiumi. Per inquadrare questi numeri, circa 380 milioni di tonnellate di resine e fibre plastiche sono state prodotte globalmente nel 2015, di cui circa 275 sono diventati rifiuti. Si può dunque ipotizzare che all’incirca il 2% in peso della produzione totale di plastica totale venga sistematicamente rilasciata nell'ambiente. Naturalmente la situazione è molto differente tra le varie zone del pianeta, e anche qua si osservano grossi divari tra i paesi sviluppati, dove i servizi di raccolta e riciclo dei rifiuti plastici sono efficienti, e quelli in via di sviluppo, dove la raccolta è spesso inesistente, oppure lo smaltimento avviene in dumpsites incontrollati, se non direttamente, e deliberatamente, in fiumi e mari. (altro…)
AbbagliEconomiaEmissioniErroriTrasporti

Gli argomenti infondati di Ramella contro la mobilità sostenibile

Un mix di dati sbagliati, ipotesi inconsistenti e ragionamenti fallaci ha portato Francesco Ramella dell’Istituto Bruno Leoni ad una conclusione senza senso, pubblicata in grande evidenza su un quotidiano nazionale.   In un articolo apparso sul Fatto Quotidiano il 25 luglio 2018, l’esperto di trasporti Ing. Francesco Ramella arriva ad una conclusione sorprendente: “una mobilità più sostenibile è nemica dell’ambiente”. Ricordando un detto del grande Carl Sagan, “affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie”, siamo andati a vedere le “prove”, i dati e le elaborazioni degli stessi che portano Ramella ad una asserzione che appare davvero poco sensata. L’articolo non riporta alcun riferimento a studi scientifici a supporto delle tesi espresse, quindi il fact-checking non può che limitarsi a quanto affermato nell’articolo stesso. Secondo Ramella, le politiche di “riequilibrio modale”, che dovrebbero portare a “ridurre degli spostamenti in auto a favore di quelli che comportano un minore impatto ambientale” sono inefficaci, inefficienti e persino non eque. (altro…)
ConferenzeIncertezza

L’incertezza non è nostra amica

Breve resoconto del tour di Michael Mann in Italia   La festa per il decennale di Climalteranti ha avuto un ospite d’eccezione, Michael Mann, che ha partecipato ad un dibattito con i membri del Comitato Scientifico aperto al pubblico. Michael è stato molto disponibile e cordiale, e la discussione è stata meno formale delle occasioni convenzionali quali seminari e convegni. Si è parlato tanto di clima, del futuro di Climalteranti (su cui torneremo in uno dei prossimi post), ma anche della situazione politica statunitense, Donald Trump, Scott Pruitt (fino a poco tempo fa a capo dell’Agenzia per la Protezione Ambientale Americana, ora sostituto), Jerry Brown (attuale governatore della California), di cucina italiana e di musica (ad esempio di questa canzone di Renato Carosone presente nel film Il Talento di Mr. Ripley).

Visita in bicicletta alla città di Lodi. Da sinistra: Paolo Gorini (statua), Mario Grosso, Michael Mann, Gabriele Messori, Sylvie Coyaud, Stefano Caserini, la chiesa di San Francesco a Lodi. (altro…)
AdattamentoImpattiMigrazioni

Riscaldamento globale e migrazioni: quali relazioni?

Numerosi lavori mostrano le difficoltà nell’individuare e interpretare questo nesso; in questo post se ne mostrano alcune.   La nascita della coscienza ecologica negli anni ’70 indusse a coniare il termine di “rifugiato ambientale” e a indicare diverse cifre sulla numerosità delle loro fila, nell’ordine dei milioni già negli scritti di Jacobson (1988), Myers (1996) e Homer-Dixon (1994). Ma, come rilevò Black (2001), il problema è che dietro queste cifre a volte non vi è uno sforzo scientifico di dimostrare che le persone in oggetto abbiano migrato per motivi effettivamente connessi al riscaldamento globale. Ed è proprio questa la difficoltà di qualunque studio sulle sue conseguenze in rapporto alle migrazioni. In relazione ai rapporti tra riscaldamento globale, conflitti e migrazioni, difficoltà affini, nonché la necessità di approfondire la ricerca, sono state rilevate su questo blog, in un precedente post. Ancora oggi, data la sovraesposizione mediatica dei processi migratori verso l'Europa o gli USA, è fondamentale tornare con occhio critico sui metodi e le interpretazioni con cui gli scienziati li analizzano. (altro…)
ConferenzeRecensione

Michael Mann in Italia

Michael Mann, uno dei più grandi climatologi e una delle figure più importanti del dibattito sul cambiamento climatico, sarà presente in Italia per un ciclo di conferenza da venerdì 15 giugno a venerdì 22 giugno, in cui fra l’altro presenterà il suo libro “La terra brucia. Perché negare il cambiamento climatico minaccia il nostro pianeta”. Venerdì 15 giugno dalle 10.35 alle 11.25 sarà ospite della trasmissione “Le Oche”, negli studi di Radio popolare in via Ollearo 5 a Milano, condotta da Sylvie Coyaud e Filippo Bettati.   Sabato 16 giugno alle 17.30 sarà alla festa di Radio popolare al Bar Lume nel parco dell’Ex OP Paolo Pini (via Ippocrate 45, Milano), con lui discuteranno Stefano Caserini (Politecnico di Milano), Damiano Di Simine (Legambiente), Sylvie Coyaud e Lorenza Ghidini (Radio Popolare).   Lunedì 18 giugno alle 9.30 Mann sarà al Politecnico di Milano, aula Rogers, per un incontro (in inglese) intitolato “The monumental challenge of climate change after the Paris Agreement”, preceduto da due interventi di Marino Gatto (Politecnico di Milano) e Paola Faggian (RSE-Ricerca sul Sistema Energetico). (altro…)
Protocollo di Kyoto

Dieci anni climalteranti

Festeggiamenti ufficiali il 15 giugno presso il Caffè delle Arti di Lodi.   Dieci anni fa, il 9 giugno 2008, veniva pubblicato il primo post di Climalteranti, intitolato “L’ennesima bufala sul raffreddamento globale”. Ne sono seguiti tanti altri, circa 450, che hanno toccato quasi tutti i temi della scienza del clima, come si può leggere nell’imponente elenco di tutti i post pubblicati. Pur se la definizione delle categorie nei primi anni non è stata fatta in modo rigoroso, il grafico qui sotto mostra come le principali fra le 180 categorie utilizzate sono state “Temperature” (65 post), “Negoziazioni” (49) e “Errori” (43); 37 categorie sono state usate per più di 10 post. Sono state pubblicate 44 traduzioni dei più interessanti post di Realclimate e una decina di altri post ritenuti di grande interesse anche per l’Italia. Gli autori dei post sono stati circa 80, il 90% dei post è stato scritto dalla quarantina di membri del Comitato Scientifico che si sono succeduti negli anni. (altro…)
Protocollo di Kyoto

L’altra metà del lavoro da fare

Si è svolta a Göteborg la prima conferenza internazionale sulle tecnologie per emissioni negative di CO2, un tema sempre più di interesse in campo scientifico e tecnologico

  Come abbiamo già scritto in passato, l’Accordo di Parigi ha definito obiettivi di contenimento delle temperature globali molto ambiziosi, che per essere rispettati richiedono di limitare drasticamente la quantità di gas serra che saranno emessi in atmosfera nei prossimi decenni. Non è possibile definire questo limite con un numero preciso, per due motivi: il primo è che l’obiettivo sulle temperature non è preciso “…mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, e perseguire sforzi volti a limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C” (Art.3 AdP); il secondo è che l’incertezza presente nel legame fra le emissioni di gas serra e l’aumento delle temperature globali porta gli scienziati a definire intervalli di emissioni legati a gradi di probabilità di rispettare l’obiettivo. Numerosi gruppi di ricerca negli ultimi anni hanno valutato quanto una rapidissima decarbonizzazione (ridurre a zero le emissioni) del sistema energetico mondiale, unita all’azzeramento della deforestazione, possa permettere di rispettare gli obiettivi dell’Accordo (si veda qui e qui o qui), e la conclusione è chiara: non sarà sufficiente ridurre a zero le emissioni. Anche negli scenari di decarbonizzazione più ottimistici sarà comunque necessario rimuovere dall’atmosfera molta CO2, il principale dei gas serra (e soprattutto quello con i maggiori tempi di permanenza naturali nell’atmosfera), ovvero generare “emissioni negative”. L’entità della rimozione di CO2 necessaria dipende dalla velocità con cui si riuscirà ad azzerare le emissioni: più rapida sarà la decarbonizzazione, minori le emissioni negative necessarie; più si aspetta a ridurre le emissioni, maggiore sarà la quantità di CO2 da rimuovere. (altro…)
AttribuzioneDisinformazioneErroriModelli Climatici

Tre tesi infondate del prof. Alimonti

Spesso riceviamo email che ci chiedono di commentare affermazioni “sospette” sul tema dei cambiamenti climatici. Il più delle volte rispondiamo che si tratta di argomenti che abbiamo già spiegato, e quindi non è utile ribadirli in un altro post. Questa volta facciamo un’eccezione.   Caro Comitato scientifico di Climalteranti, in data 24 marzo 2018 ho partecipato ad un convegno sul cambiamento climatico presso l’Associazione Culturale “Il dito nell’occhio” di Milano. Il protagonista dell’incontro è stato il prof. Gianluca Alimonti che ha presentato una serie di sue analisi su temperature, modelli climatici, eventi estremi e altre questioni. Alcune affermazioni mi hanno lasciata perplessa soprattutto per la poca risonanza con quanto sentito negli anni sugli stessi temi, quindi vorrei porvi alcune domande per avere un vostro commento su quanto mostrato durante il convegno. Un primo punto importante riguarda l’aumento delle temperature e quanto questo sia riconducibile all’azione antropica. In pratica il professor Alimonti, mettendo insieme quanto sottolineato dall’IPCC nel documento AR5 SPM (2013) - “È estremamente probabile che l'influenza umana sia stata la causa dominante del riscaldamento osservato sin dalla metà del XX secolo” - e i valori del grafico qui a fianco, giunge alla conclusione che non ci sia nessuna certezza che l’aumento della temperatura dell’atmosfera tra il 1850 e il 1950 sia dovuto all’azione antropica. Visto questo punto il professore conclude dicendo che “Una percentuale significativa, attorno al 50%, del riscaldamento del XX secolo sembra derivare principalmente da processi naturali”. Mi chiedevo quindi: qual è la vostra opinione sul punto in questione? E soprattutto, con un aumento delle emissioni che non tenesse conto degli impegni presi a livello internazionale per limitare l’aumento delle temperature, è vero che “Se la temperatura continuasse a salire come si è osservato dalla seconda metà del XX secolo ad oggi, molto probabilmente entro la fine di questo secolo rispetteremmo l’accordo di Parigi anche in uno scenario Business As Usual (BAU)”? (altro…)
The carbon map, cumulative emissions 1850-2011
inattivismoMitigazione

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte III: il nostro contributo è piccolo

Un altro classico del discorso inattivista sul clima consiste nel definire poco importanti le riduzioni delle emissioni italiane o europee, in quanto sarebbero solo una piccola quota delle emissioni globali. Generalmente si cita il contributo percentuale alle emissioni globali dell’Europa, altre volte quello dell’Italia, per dire che la loro riduzione darebbe scarsi benefici al clima del pianeta. Mettendo questi contributi in contrapposizione a quelli della Cina o di altri paesi. Altre volte si cita quale sarebbe la riduzione nelle temperature...
inattivismoRinnovabili

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte II: e allora la Cina?

Una delle tesi più frequenti dell’inattivismo climatico è il riferimento ad un presunto disimpegno della Cina sulle politiche climatiche: tesi smentita dalla realtà, dato che il paese sta affrontando una drastica e complessa transizione del settore energetico e ambisce ad assumere la leadership della lotta ai cambiamenti climatici nel nuovo ordine mondiale che si sta definendo. Negli ultimi tempi ha preso piede nella retorica dell’inattivismo climatico un argomento che appare efficace, quello secondo cui la Cina continua a costruire centrali...
Fossil fuel harms on the human boby
FotovoltaicoinattivismoRinnovabili

Le tesi dell’inattivismo climatico – parte I: gli impatti dell’energia solare e eolica

Sul sito del Corriere della Sera sono state riproposte molte tesi tipiche dell’inattivismo climatico, che hanno l’obiettivo di rallentare la transizione energetica. Pubblichiamo qui la prima parte di una serie di post che hanno l’obiettivo di confutare queste argomentazioni, partendo da quella secondo cui gli impianti di energia rinnovabile, e in particolare di solare fotovoltaica e eolica, avrebbero forti impatti ambientali, o che non sarebbero convenienti da un punto di vista ambientale. Una tesi basata su esagerazioni, distorsioni e a...
IncertezzaNegazionismo

Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA

Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...
MitigazioneProtesteRinnovabili

Tira un gran brutto vento

L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...
Recensione

Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica

Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...
RecensioneStoriaTemperature

La storia del clima in Italia

È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...
Climalteranti.it
Appello

Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea

Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...
Religione

Il clima come bene comune

Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...
Emissioni

L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima

I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...