L’incerto futuro del Protocollo di Kyoto
Da quando nel 1997 è stato approvato il Protocollo di Kyoto, e ancor di più dopo la sua entrata in vigore nel febbraio del 2005, “Kyoto” è stata una parola che ha accompagnato numerose azioni di enti pubblici o individuali di riduzione delle emissioni; una parola inserita nel nome di organizzazioni e progetti, osservatori, master, sportelli per le aziende, dichiarazioni e impegni concreti. Insomma, una parola simbolo delle politiche sul clima.
Sempre più spesso si sente dire che il protocollo di Kyoto è morto, ha fallito, che è stato o va abbandonato. Quanto c’è di vero in queste affermazioni? E quali sarebbero le conseguenze per le politiche sul clima, per il futuro climatico del pianeta?
Per rispondere, occorre capire come funzionano le trattative, i tavoli negoziali e le forze in gioco. Questo sarà l’oggetto di questo e dei prossimi post. (altro…) Riscaldamento globale e contenuto di calore degli oceani
Noi di Real Climate abbiamo trattato l’argomento diverse volte, per esempio nel 2005, 2008 e 2010 [Su Climalteranti avevamo segnalato qui tre post sul tema di Antonello Pasini, ndt]. Tuttavia, negli ultimi mesi sono usciti diversi nuovi articoli su questo legame, che forniscono alcune interessanti prospettive sull’argomento che di certo rimarrà di attualità ora che i modelli in CMIP5 cominciano ad essere analizzati.
L’articolo più recente è stato un nuovo studio, pubblicato dal NCAR a fine settembre, che esaminava cosa succede nei modelli climatici all’OHC, quando si verificano occasionali periodi di 10 anni senza trend nelle temperature superficiali globali [Meehl et al, 2011].
E’ noto - o almeno dovrebbe esserlo - che le simulazioni della fine del 20° secolo e dell’inizio del 21° non producono incrementi termici monotònici a scala temporale annuale o decennale. (altro…) E intanto…’sto buco dell’ozono? (parte terza)
Nella primavera del 2011 si è formata una voragine nello strato dell’ozono stratosferico al di sopra dell’Artico, analogo a quella che stagionalmente da alcuni decenni appare sull’Antartide. La storia trentennale dell’ozono stratosferico porta quindi altri insegnamenti.
Figure 1a e 1b – La concentrazione colonnare dell’ozono sull’Artide e l’entità della sua diminuzione al 26 marzo 2011 (Fonte: Garcia, 2011).
In marzo e ottobre 2011, lo stato dell’ozono stratosferico è tornato al centro dell’attenzione della comunità scientifica e dei media: per alcuni mesi si è registrata una pericolosa sacca di bassa concentrazione di Ozono sull’Artide, che ha interessato in particolare la Groenlandia nord orientale e le coste atlantiche della Scandinavia, nonché, in misura minore, tutte le isole e le coste del Nord canadese e della Siberia, l’Islanda e il centro della Groenlandia stessa (Figure 1a e 1b). (altro…)L’impatto combinato dei cambiamenti del clima e dell’uso del suolo
Anche nell’area mediterranea, i cambiamenti climatici e i conseguenti processi di desertificazione possono avere importanti effetti di modifiche del ciclo dell’acqua. Numerosi studi apparsi nella letteratura scientifica, e la sintesi effettuata nei rapporti dell’IPCC, indicano tra le conseguenze più rilevanti del climate change:
a) Diminuzione degli afflussi complessivi di precipitazione
b) Inasprimento degli eventi estremi (i.e. piogge brevi più intensa e più lunghi periodi di tempo asciutto)
c) Crescita dell’evapotraspirazione e riduzione del contenuto d’acqua dei suoli.
d) Diminuzione dei deflussi in alveo nelle stagione secca
e) Piene più intense durante gli eventi temporaleschi
f) Perdita di suolo vegetazione, maggiore incidenza e pericolosità degli eventi di incendi boschivi
Gli impatti dei cambiamenti climatici sono quindi legati a un'altra modifica profonda portata dalle attività umane, quella derivante dalla modifica dell’uso del suolo. (altro…) Clima, tempeste e alluvioni
Le disastrose alluvioni a Genova e nel Levante ligure rendono legittima la domanda che riecheggia nei media: l’uomo sta interferendo con la forza della natura, aumentando la frequenza dei fenomeni di precipitazione intensa?
Non è una domanda nuova: negli Stati Uniti è stata aspramente dibattuta dopo i disastri causati da numerosi uragani (Irene, Katrina, Ike, Mitch, ecc.), come raccontato nel libro “Storm World” di Chris Mooney.
In Italia il tema è stato poco considerato, ma è colpa dei cambiamenti climatici quanto successo a Monterosso o a Genova? E in Pakistan, a Bangkok o in America centrale?
Molti commentatori e studiosi hanno risposto affermativamente, e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affermato “Sono tributi molto dolorosi che paghiamo per quelli che, purtroppo, o sono cambiamenti o gravi turbamenti climatici”.
Altri la pensano diversamente: “non esistono correlazione con il riscaldamento globale generale”, le alluvioni ci sono sempre state, e i danni ora sono solo più gravi per il maggior numero di persone presenti sul pianeta e l’espansione delle città. In effetti, i libri di storia e i quotidiani degli scorsi decenni sono pieni di esempi di altre alluvioni, un lungo elenco di morte e distruzione portata dalla “natura matrigna”; e dalla recente cementificazione del territorio, senza dubbio imponente e per molti aspetti scriteriata.
Per prima cosa, la domanda “è colpa dei cambiamenti climatici quanto successo a Monterosso o Genova?” è mal posta: è impossibile dimostrare se e in che modo una singola tempesta o un uragano sia provocato dai cambiamenti climatici. (altro…) Ecco perché il riscaldamento globale non si è fermato
Molto spesso si sente dire che la temperatura media globale ha smesso di aumentare dal 1998 o da qualche altra data (sempre successiva al 1998). Tralasciando il fatto che questo non è comunque l'unico indicatore di un pianeta che si sta scaldando, quando queste affermazioni vengono (a volte) da una fonte supposta autorevole diventa necessario guardare i dati in dettaglio. (altro…) Progetto BEST: un’altra conferma dell’aumento delle temperature globali
Il progetto BEST - Berkeley Earth Surface Temperature guidato dal Prof. Richard Muller si era ripromesso di “risolvere le attuali critiche alle precedenti analisi di temperatura”, critiche che erano ritenute fondate e che meritavano un approfondimento. Per arrivare a questo risultato sono stati analizzati i dati di 39.000 stazioni, oltre 5 volte quelle attualmente utilizzate dagli altri gruppi di ricerca, ed è stato sviluppato un nuovo metodo di analisi indipendente. I dettagli sono stati recentemente resi pubblici in un lavoro sottomesso per la pubblicazione. (altro…) Cassandra nel XXI secolo
Climalteranti.it invita a partecipare al Quinto convegno nazionale ASPO-Italia, Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio, che si terrà Venerdì 28 ottobre 2011, dalle 9:00 alle 19:00, presso la Sala delle Feste - Palazzo Bastogi, Consiglio Regionale della Toscana, via Cavour, 18 a Firenze.
Titolo del convegno che sarà trasmesso in diretta video sulla homepage del portale del Consiglio Regionale della Toscana è “Cassandra nel XXI secolo. Clima, energia e cibo: fra informazione e disinformazione, crescita della consapevolezza pubblica e politiche appropriate”.
Un altro “fact-checking” per il dott. Scafetta
In un precedente post avevamo criticato una previsione delle temperature proposta dal Dott. Nicola Scafetta sulla rivista Normale. Il suo intervento successivo contiene affermazioni errate sulla storia e la scienza del clima, che riportiamo qui in corsivo, seguite dai fatti. (altro…) La fusione dei ghiacci in Groenlandia
Il nuovo impegno europeo sulle emissioni di gas serra: la politica sul clima dell’Europa resiste
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte III: il nostro contributo è piccolo
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte II: e allora la Cina?
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte I: gli impatti dell’energia solare e eolica
Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA
Tira un gran brutto vento
Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica
La storia del clima in Italia
Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea
