Come funziona la disinformazione
Selezionando accuratamente il materiale, e solo una frase di un intero discorso, è possibile attribuire ad un valente climatologo una tesi contraria a quanto sostiene. E la diceria si diffonde facilmente sul web.
Un esempio è il post “Ah, i bei tempi di Savonarola!” che ci è parso particolarmente degno di nota non tanto per gli errori che contiene, ma per gli insulti gratuiti e ingiustificati lanciati contro uno scienziato che è stato uno dei più grandi climatologi della storia: Stephen Schneider, recentemente scomparso.
Il post in questione è scritto da uno dei curatori del sito Climate Monitor, il Tenente Colonnello dell’Aeronautica Militare Guido Guidi. Lo spunto è l’articolo di Anderegg et al. pubblicato su PNAS, di cui uno dei quattro autori è stato Stephen Schneider. Il post accusa pesantemente Schneider di voler ristabilire l'inquisizione, mandando al rogo chi non la pensa come lui. Accusa infamante e decisamente fuori luogo, come si può vedere, per esempio, qui o qui, o dalle risposte date dallo stesso Schneider. (altro…)
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Spesso ci viene chiesto di rispondere alle affermazioni scettiche o negazioniste sui cambiamenti climatici che compaiono sul web, in particolare nei blog. Sono troppe, quindi non lo facciamo, tranne che in alcuni casi particolari: il tempo è troppo poco, scriviamo approfittando delle pause pranzo e durante le ore piccole. E già così fatichiamo a stare dietro alle innumerevoli corbellerie diffuse da carta stampata, radio e televisione. Il problema principale è che quanti distorgono la scienza e i fatti dei cambiamenti climatici sui blog sembrano spesso poco interessati a discutere, a confrontarsi, a valutare i pro e i contro delle diversi tesi; di solito si comportano da avvocati, cercando di mettere in cattiva luce le idee altrui, con qualsiasi argomento disponibile. E fra questi argomenti c’è l’offesa personale, per non dire la calunnia, la diffamazione basata su dicerie infondate..
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Un esempio è il post “Ah, i bei tempi di Savonarola!” che ci è parso particolarmente degno di nota non tanto per gli errori che contiene, ma per gli insulti gratuiti e ingiustificati lanciati contro uno scienziato che è stato uno dei più grandi climatologi della storia: Stephen Schneider, recentemente scomparso.
Il post in questione è scritto da uno dei curatori del sito Climate Monitor, il Tenente Colonnello dell’Aeronautica Militare Guido Guidi. Lo spunto è l’articolo di Anderegg et al. pubblicato su PNAS, di cui uno dei quattro autori è stato Stephen Schneider. Il post accusa pesantemente Schneider di voler ristabilire l'inquisizione, mandando al rogo chi non la pensa come lui. Accusa infamante e decisamente fuori luogo, come si può vedere, per esempio, qui o qui, o dalle risposte date dallo stesso Schneider. (altro…) Buon 35° compleanno, riscaldamento globale!
Pubblichiamo questa traduzione di post comparso su Realclimate, per ricordare uno degli articoli scientifici più lungimiranti della scienza del clima.
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Il riscaldamento globale è arrivato ai 35 anni. Non solo l'attuale evidente fase di riscaldamento globale dura da circa 35 anni, ma anche il termine "riscaldamento globale" vedrà il suo 35esimo anniversario la settimana prossima. L'8 Agosto 1975 Wally Broecker pubblicò sulla rivista Science l'articolo “Are we on the brink of a pronounced global warming?”. Questa sembra sia la prima volta in cui il termine "riscaldamento globale" è stato usato nella letteratura scientifica (almeno è il primo su oltre 10,000 articoli con questo termine di ricerca nel database ISI degli articoli scientifici). In questo articolo Broecker predisse correttamente che "l'attuale tendenza al raffreddamento lascerà il posto, entro circa un decennio, ad un significativo riscaldamento indotto dall'anidride carbonica", e che "entro i primi anni del prossimo secolo [l'anidride carbonica] avrà portato la temperatura media planetaria oltre i limiti raggiunti durante gli ultimi 1000 anni". Broecker predisse un riscaldamento globale complessivo per il 20esimo secolo causato dalla CO2 di 0.8 °C e si preoccupò per le conseguenze sull'agricoltura e sul livello del mare.
Temperature globali fino al Giugno 2010 secondo i dati GISS della NASA. La linea grigia è la media mobile sui 12 mesi, i punti rossi i valori medi annuali. La linea spessa rossa rappresenta un trend non lineare. Ovviamente Broecker non aveva questi dati a disposizione, nemmeno quelli fino al 1975, perchè la raccolta globale dei dati è stata realizzata non prima dei tardi anni '70 (Hansen et al. 1981). Si è dovuto basare su dati metereologici più limitati. (altro…)
Assegnato il premio A qualcuno piace caldo 2009
In seguito alla votazione effettuata dai membri del Comitato Scientifico di Climalteranti.it, il vincitore del premio “A qualcuno piace caldo” per l’anno 2009 è risultato essere il quotidiano “Il Giornale”.
Di seguito la motivazione. Il premio che sarà inviato dal Comitato Scientifico al direttore de Il Giornale è una copia del libro “Guida alle leggende sul clima che cambia”.
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Premio “A qualcuno piace caldo” 2009
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“Per l’opera costante e approfondita di disinformazione sul tema dei cambiamenti climatici, culminata con i due titoli a caratteri cubitali dell’8 gennaio e 23 dicembre 2009, in cui si è approfittato delle nevicate invernali per mettere in discussione il riscaldamento globale, per l’editoriale “La balla spaziale” (sarebbe quella del riscaldamento globale) dell’8 gennaio 2009, nonché per aver ospitato un numero impressionante di articoli poco sensati sul tema dei cambiamenti climatici, a firma di Antonio Zichichi, Franco Battaglia e Paolo Granzotto”..
Al secondo e terzo posto si sono classificati i Senatori Possa, Malan e Fluttero, al terzo Antonino Zichichi. Guarda qui gli altri candidati..
Claude Allègre vs i climatologi francesi: la bataille per i cambiamenti climatici
Da tempo, i climatologi francesi si scontrano con Claude Allègre, ex dirigente del gruppo di geochimica all’Institut de physique du globe, premio Crafoord nel 1986, e membro dell’Académie des Sciences, ministro per l’educazione, la ricerca e la tecnologia dal 1997 al 2000.
Nel settembre 2006 sul settimanale l’Express, Claude Allègre usa la pubblicazione di Sepulchre et al. su Science per negare l’esistenza dei cambiamenti climatici dovuti all’attività antropica. Secondo lui, i modelli numerici dimostrano che i ghiacci del Kilimangiaro sono controllati dall’attività tettonica (che si svolge su milioni di anni) la quale influenzerebbe la variabilità dei ghiacci degli ultimi 100 anni... Dagli studi che considerano l’insieme dei ghiacci tropicali («Tropical Glacier Retreat»), come è necessario fare, risulta che negli ultimi decenni essi mostrano un ritiro accelerato che potrebbe essere causato dal riscaldamento globale. A proposito del paper di Monaghan et al. (Science, 2006) Claude Allègre afferma inoltre : “eminenti glaciologi mostrano che il volume dei ghiacci antartici non è variato”. In realtà non parlano affatto di ghiacci ma dei tassi di precipitazione. I climatologi rispondono sullo stesso settimanale, e pubblicano una lettera aperta sul sito web dell’Institut Pierre Simon Laplace. (altro…)
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Nel settembre 2006 sul settimanale l’Express, Claude Allègre usa la pubblicazione di Sepulchre et al. su Science per negare l’esistenza dei cambiamenti climatici dovuti all’attività antropica. Secondo lui, i modelli numerici dimostrano che i ghiacci del Kilimangiaro sono controllati dall’attività tettonica (che si svolge su milioni di anni) la quale influenzerebbe la variabilità dei ghiacci degli ultimi 100 anni... Dagli studi che considerano l’insieme dei ghiacci tropicali («Tropical Glacier Retreat»), come è necessario fare, risulta che negli ultimi decenni essi mostrano un ritiro accelerato che potrebbe essere causato dal riscaldamento globale. A proposito del paper di Monaghan et al. (Science, 2006) Claude Allègre afferma inoltre : “eminenti glaciologi mostrano che il volume dei ghiacci antartici non è variato”. In realtà non parlano affatto di ghiacci ma dei tassi di precipitazione. I climatologi rispondono sullo stesso settimanale, e pubblicano una lettera aperta sul sito web dell’Institut Pierre Simon Laplace. (altro…) Le emissioni di metano dal permafrost artico e i pericoli per il futuro del clima
Emissioni di metano dal permafrost terrestre e dai bassi fondali delle coste artiche sono state osservate negli ultimi anni. L’ipotesi è che il riscaldamento globale provochi la decomposizione degli idrati di metano cristallini presenti a varie profondità. Ciò provocherebbe un feedback di accelerazione nel riscaldamento stesso. D’altra parte questi composti di inclusione giocano un ruolo strategico, come riserva energetica di gas naturale, molto più abbondante di tutte le fonti fossili accertate.
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Da alcuni anni scienziati svedesi, come Orjan Gustafsson, avevano segnalato l’aumento della concentrazione del metano nell’aria sovrastante i suoli della Lapponia nonché l’emissione di bolle di metano dai bassi fondali delle coste artiche. Da alcuni anni inoltre Katey Walter (in alcuni lavori si firma come K.M.W. Anthony) e i suoi colleghi stanno lavorando sulla fusione del permafrost (il suolo gelato perenne) alaskano, canadese e siberiano: in questi casi la fusione del ghiaccio che permea gli strati superficiali del permafrost provoca la formazione di avvallamenti e depressioni nella pianura sovrastante, con la formazione di piccoli laghi e acquitrini. I sedimenti organici sul fondo di questi laghi fermentano per l’azione di microrganismi anaerobi, con la formazione di metano (K.M Walter, L.C. Smith, F.S. Chapin III, Phil. Trans. Royal Soc.). Più di recente (marzo 2010) l’allarme è stato lanciato da ricercatori russi e svedesi (Shakova e altri, fra cui Gustafsson) che hanno osservato nel mare di Laptev (Siberia centrale) e nel mare della Siberia Orientale, un cospicuo flusso di gas proveniente dai bassi fondali della piattaforma continentale. Ugo Bardi ne ha accennato nel suo blog e io ne ho parlato con Claudio Della Volpe e con Fabio Desicot in un’intervista radiofonica. In verità dal 2008 la temperatura dei fiumi siberiani d’estate supera di ben 4 C la temperatura media degli anni precedenti; si innesca quindi un circuito vizioso: più aumenta il Global Warming più si scaldano i fiumi e i mari costieri. Sarebbe questa la causa delle emissioni di metano dai bassi fondali della piattaforma continentale. Inoltre nel 2009 erano state viste via sonar e simulate fuoriuscire di colonne di bolle di gas dai sedimenti marini ai margini continentali delle isole Spitzbergen (G. Westbrook et al. Geophys. Res. Letters) e M. Reagan, G.J. Moridis Geophys. Res. Letters (riprese anche da Realclimate e tradotto in italiano da Climalteranti). (altro…)Tuttoscienze o tuttobufale?
Su Tuttoscienze due articoli di Gabriele Beccaria hanno annunciato l'imminenza dell'era glaciale, basandosi su tesi infondate di un astrofisico e un geologo, ad un convegno organizzato dalle lobby negazioniste statunitensi.
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Nei mesi di maggio e giugno 2010, due articoli di Gabriele Beccaria su "Tuttoscienze" de La Stampa hanno rilanciato l'allarme per un possibile futuro raffreddamento globale.
Non è la prima volta c
he La Stampa lancia l'allarme per una nuova era Glaciale. Parlarne dopo che una larga parte del pianeta è stata avvolta in un caldo torrido può sembrare ironico, ma va ricordato che tempo e clima sono due cose diverse: per lo stesso motivo per cui un singolo inverno freddo non significa l'era glaciale imminente, un'estate più calda della media di per se non è la prova del riscaldamento globale.
Tuttavia il riscaldamento globale è dimostrato da una tendenza statisticamente molto significativa, che indica che le temperature medie globali degli ultimi anni sono fra le più alte mai registrate, ed è probabile che il 2010 costituirà un nuovo record.
Gli articoli di Beccaria su Tuttoscienze sono invece inconsistenti per ragioni semplici, che hanno a che fare con la mancanza del controllo minimo della credibilità delle fonti che vengono citate, nonché della verifica delle clamorose tesi da questi proposte. A questo si aggiungono una serie di errori meramente giornalistici che danno l'idea della leggerezza con cui è trattata la materia. (altro…)
he La Stampa lancia l'allarme per una nuova era Glaciale. Parlarne dopo che una larga parte del pianeta è stata avvolta in un caldo torrido può sembrare ironico, ma va ricordato che tempo e clima sono due cose diverse: per lo stesso motivo per cui un singolo inverno freddo non significa l'era glaciale imminente, un'estate più calda della media di per se non è la prova del riscaldamento globale.
Tuttavia il riscaldamento globale è dimostrato da una tendenza statisticamente molto significativa, che indica che le temperature medie globali degli ultimi anni sono fra le più alte mai registrate, ed è probabile che il 2010 costituirà un nuovo record.
Gli articoli di Beccaria su Tuttoscienze sono invece inconsistenti per ragioni semplici, che hanno a che fare con la mancanza del controllo minimo della credibilità delle fonti che vengono citate, nonché della verifica delle clamorose tesi da questi proposte. A questo si aggiungono una serie di errori meramente giornalistici che danno l'idea della leggerezza con cui è trattata la materia. (altro…) Candidati Premio “A qualcuno piace caldo 2009”
Come tutti gli anni, riparte il tradizionale premio “A qualcuno piace caldo”, assegnato “alla persona o all’organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici con l’intento di impedire, posticipare o rallentare le azioni di mitigazione contro i cambiamenti climatici”.
Da quest’anno il vincitore sarà scelto dal Comitato Scientifico fra i dieci candidati selezionati per l’anno 2009, in seguito elencati.
La proclamazione avverrà il giorno in cui il ghiaccio marino artico raggiunge la sua estensione minima, circa a metà settembre.
Tutti i lettori sono inviati a usare lo spazio dei commenti per:
- segnalare altri possibili candidati
- dare indicazioni aggiuntive sui candidati già selezionati, relative all’anno 2009
- fornire indicazioni per il voto ai membri del Comitato Scientifico
- proporre una motivazione per il premio.
Grazie e buone vacanze
(altro…)
(altro…) In ricordo di Steve Schneider
Il 19 luglio è scomparso Stephen Schneider, una persona che ha dato un contributo importantissimo allo studio dei cambiamenti climatici e alla divulgazione pubblica dei risultati della scienza del clima.
La biografia e il lavoro di Schneider possono essere letti sui molti siti in cui Steve viene commemorato (ad esempio su Realclimate c’è il bel ricordo di Ben Santer).
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Personalmente, ho avuto modo di apprezzare un’altra delle qualità di Schneider, le grandi capacità di comunicatore, di brillante oratore; gli interventi di Schneider sono sempre apparsi precisi, molto preparati, in grado di riflettere la vastità delle sue conoscenze sul tema. Nei corridoi dell’ultima COP15 a Copenhagen era possibile incrociare Steve che con passo svelto si spostava da uno dei tanti appuntamenti a cui partecipava, e in cui portava lucidità ma anche tanta intelligenza, energia, combattività. (altro…)Il “gemello cattivo” del surriscaldamento globale
L’acidificazione degli oceani ha pesanti conseguenze sugli ecosistemi marini di tutto il pianeta. La causa di questo fenomeno è l’incremento delle concentrazioni di CO2 atmosferico. Ed è un impatto che ci sarebbe anche se il CO2 non surriscaldasse il pianeta.
Ce n’è un terzo, molto importante ma spesso dimenticato. Qualcuno lo chiama il “gemello cattivo” del surriscaldamento globale antropogenico: l’acidificazione delle acque marine conseguente alle emissioni di CO2 nell’atmosfera.
Si tratta di un tipo di impatto che non è legato all’effetto serra, ossia la cattura di energia solare da parte dei “gas-serra” presenti nell’atmosfera: alla base dell’acidificazione dell’acqua dei mari vi è invece una reazione nota a chiunque abbia un po’ di dimestichezza con la chimica. Poi l’unico responsabile è il biossido di carbonio; gli altri gas-serra (tra cui ad esempio il metano) non c’entrano. (altro…)
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A supporto della necessità di ridurre l’uso di combustibili fossili si citano spesso due argomenti molto validi, il surriscaldamento globale e la riduzione delle riserve dei combustibili fossili, petroliferi in particolare.
Ce n’è un terzo, molto importante ma spesso dimenticato. Qualcuno lo chiama il “gemello cattivo” del surriscaldamento globale antropogenico: l’acidificazione delle acque marine conseguente alle emissioni di CO2 nell’atmosfera.
Si tratta di un tipo di impatto che non è legato all’effetto serra, ossia la cattura di energia solare da parte dei “gas-serra” presenti nell’atmosfera: alla base dell’acidificazione dell’acqua dei mari vi è invece una reazione nota a chiunque abbia un po’ di dimestichezza con la chimica. Poi l’unico responsabile è il biossido di carbonio; gli altri gas-serra (tra cui ad esempio il metano) non c’entrano. (altro…) L’invenzione delle contrapposizioni scientifiche
Pur se non mancano punti da meglio chiarire sia sul tema dei cambiamenti climatici che sulla teoria dell’evoluzione, l’esistenza del disaccordo scientifico su questi temi è in larga parte il risultato di costruzione giornalistiche.
Nell’articolo del Prof. Panebianco di cui si è parlato nel post precedente c’è un altro aspetto trattato in modo insoddisfacente, la genericità con cui viene descritta l’esistenza del disaccordo scientifico.
Un primo aspetto che viene dimenticato, e sul tema dei cambiamenti climatici è una dimenticanza importante, è che l’esistenza di dati contraddittori e il disaccordo scientifico possono essere il risultato di una volontaria “creazione” dell’incertezza, al fine di prolungare il dibattito, impedendo decisioni indesiderate ad alcuni interessi particolari.
Inoltre, le contraddittorietà e i contrasti esistenti, secondo Panebianco, sul clima e sulla teoria dell’evoluzione, sono in larga parte creati dai mezzi di comunicazione, in cui abbondano giornalisti, redattori ed opinionisti che per propria impostazione ideologica o per compiacere gli editori riescono a costruire controversie anche laddove non esistono.
C’è davvero oggi un disaccordo nell’attribuzione alle attività umane del riscaldamento degli ultimi decenni? Esiste davvero un contrasto sulle spiegazioni scientifiche dell’origine dell’uomo? Le “teorie alternative” sulle responsabilità del sole, o del creazionismo, sono davvero un punto di dibattito importante fra gli esperti del settore?
Pur se ha suscitato clamore che il Vice Presidente del CNR abbia messo in discussione la validità della teoria dell’evoluzione, esiste una reale disputa scientifica sulla teoria dell’evoluzione? No di certo.
Pur se periodicamente sono pubblicati articoli che propongono nuove teorie per spiegare i cambiamenti climatici attuali, hanno quel minimo di solidità per diventare argomento di dibattito fra gli esperti del settore? Sembra proprio di no.
Questo non significa che, per i cambiamenti cimatici o la teoria dell’evoluzione, tutto sia già stato spiegato, o che ci sia l’unanimità ma piuttosto che il dibattito vero è altrove, su temi molto più complessi, meno “sexy”. (altro…)
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Nell’articolo del Prof. Panebianco di cui si è parlato nel post precedente c’è un altro aspetto trattato in modo insoddisfacente, la genericità con cui viene descritta l’esistenza del disaccordo scientifico.
Un primo aspetto che viene dimenticato, e sul tema dei cambiamenti climatici è una dimenticanza importante, è che l’esistenza di dati contraddittori e il disaccordo scientifico possono essere il risultato di una volontaria “creazione” dell’incertezza, al fine di prolungare il dibattito, impedendo decisioni indesiderate ad alcuni interessi particolari.
Inoltre, le contraddittorietà e i contrasti esistenti, secondo Panebianco, sul clima e sulla teoria dell’evoluzione, sono in larga parte creati dai mezzi di comunicazione, in cui abbondano giornalisti, redattori ed opinionisti che per propria impostazione ideologica o per compiacere gli editori riescono a costruire controversie anche laddove non esistono.
C’è davvero oggi un disaccordo nell’attribuzione alle attività umane del riscaldamento degli ultimi decenni? Esiste davvero un contrasto sulle spiegazioni scientifiche dell’origine dell’uomo? Le “teorie alternative” sulle responsabilità del sole, o del creazionismo, sono davvero un punto di dibattito importante fra gli esperti del settore?
Pur se ha suscitato clamore che il Vice Presidente del CNR abbia messo in discussione la validità della teoria dell’evoluzione, esiste una reale disputa scientifica sulla teoria dell’evoluzione? No di certo.
Pur se periodicamente sono pubblicati articoli che propongono nuove teorie per spiegare i cambiamenti climatici attuali, hanno quel minimo di solidità per diventare argomento di dibattito fra gli esperti del settore? Sembra proprio di no.
Questo non significa che, per i cambiamenti cimatici o la teoria dell’evoluzione, tutto sia già stato spiegato, o che ci sia l’unanimità ma piuttosto che il dibattito vero è altrove, su temi molto più complessi, meno “sexy”. (altro…)
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte III: il nostro contributo è piccolo
Un altro classico del discorso inattivista sul clima consiste nel definire poco importanti le riduzioni delle emissioni italiane o europee, in quanto sarebbero solo una piccola quota delle emissioni globali. Generalmente si cita il contributo percentuale alle emissioni globali dell’Europa, altre volte quello dell’Italia, per dire che la loro riduzione darebbe scarsi benefici al clima del pianeta. Mettendo questi contributi in contrapposizione a quelli della Cina o di altri paesi. Altre volte si cita quale sarebbe la riduzione nelle temperature...
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte II: e allora la Cina?
Una delle tesi più frequenti dell’inattivismo climatico è il riferimento ad un presunto disimpegno della Cina sulle politiche climatiche: tesi smentita dalla realtà, dato che il paese sta affrontando una drastica e complessa transizione del settore energetico e ambisce ad assumere la leadership della lotta ai cambiamenti climatici nel nuovo ordine mondiale che si sta definendo. Negli ultimi tempi ha preso piede nella retorica dell’inattivismo climatico un argomento che appare efficace, quello secondo cui la Cina continua a costruire centrali...
Le tesi dell’inattivismo climatico – parte I: gli impatti dell’energia solare e eolica
Sul sito del Corriere della Sera sono state riproposte molte tesi tipiche dell’inattivismo climatico, che hanno l’obiettivo di rallentare la transizione energetica. Pubblichiamo qui la prima parte di una serie di post che hanno l’obiettivo di confutare queste argomentazioni, partendo da quella secondo cui gli impianti di energia rinnovabile, e in particolare di solare fotovoltaica e eolica, avrebbero forti impatti ambientali, o che non sarebbero convenienti da un punto di vista ambientale. Una tesi basata su esagerazioni, distorsioni e a...
Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA
Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...
Tira un gran brutto vento
L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...
Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica
Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...
La storia del clima in Italia
È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...
Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea
Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...
Il clima come bene comune
Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...
L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima
I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...