Premio

Assegnato il premio “A qualcuno piace caldo” 2010

In seguito alla votazione effettuata dai membri del Comitato Scientifico di Climalteranti.it, il vincitore del premio “A qualcuno piace caldo” per l’anno 2010 è risultato essere il quotidiano “Il Corriere della Sera”.

Il premio che sarà inviato dal Comitato Scientifico al direttore de Il Corriere della Sera è una copia del libro “Guida alle leggende sul clima che cambia”.

 

PREMIO “A QUALCUNO PIACE CALDO” 2010

 

 

"Per la pubblicazione di articoli contenenti gravi errori e imprecisioni sul tema dei cambiamenti climatici, con titoli e sottotitoli che ripropongono tesi fuorvianti, non provate o palesemente false, volte a screditare le scienze del clima. Dispiace che un quotidiano autorevole come il Corriere della Sera fatichi a mostrare ai propri lettori la mole di evidenze scientifiche già disponibili sul tema, sottolineando in modo sistematico, in particolare nei titoli, dubbi ed incertezze".

 

Una dozzina di titoli sul clima usciti nel 2010:

Se il conto dei cicloni non torna. Accuse agli scienziati dell'Onu

Himalaya bene, il resto male

L’ONU accusa (e manda a casa) gli allarmisti dell’effetto serra

Le bugie e i trucchi sul clima. «Cacciate il Nobel Pachauri»

Urgente allarme cercasi

Le scomode (e dubbie) verità di Al Gore

Neo Dogmatici. Quando gli scienziati non ammettono errori

Oceani freddi. E il Medioevo morì di caldo

Meno vapore acqueo. La Terra si raffredda

Dati sul clima. L’ONU ordina una “revisione

Il clima preistorico dal caldo al freddo. Ma l’uomo non c’entra

Al secondo e terzo posto si sono classificati Franco Battaglia e Adriano Mazzarella.

Guarda qui gli altri candidati.

PS

Quest’anno il minimo del ghiaccio marino artico è il secondo mai registrato.

.

. . . . . . . . . . .
Emissionirifiuti

Ridurre i gas serra dal ciclo dei rifiuti

Una corretta gestione dei rifiuti, finalizzata a ridurre drasticamente il ricorso alla discarica a favore del riciclo dei materiali e del recupero energetico ad alta efficienza dal rifiuto residuo può contribuire in maniera significativa alla riduzione delle emissioni di gas serra dal settore. Un recente studio dell’European Environmental Agency quantifica in 78 milioni di tonnellate di CO2 equivalente il risparmio annuale che si può conseguire in Europa nell’ipotesi di abbandonare totalmente lo smaltimento in discarica nell’anno 2020. Balle di PET separato meccanicamente dal flusso di plastica raccolto per via differenziata pronto per il riciclo In attesa che una foresta artificiale o una mongolfiera gigante ci vengano in soccorso nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, conviene tornare con i piedi per terra e focalizzarci ancora una volta su quella che è la via maestra per affrontare seriamente il problema: la riduzione delle emissioni di gas serra. In questo senso, una corretta ed avanzata gestione dei rifiuti può fornire un contributo tutt'altro che trascurabile, come ci illustra un recente rapporto pubblicato dall'European Environmental Agency (EEA) di Copenhagen, Agenzia il cui compito consiste nel fornire informazioni valide e indipendenti sull'ambiente. Il rapporto "Waste opportunities - Past and future climate benefits from better municipal waste management in Europe" affronta la tematica con l'approccio del "ciclo di vita", ben noto a coloro che si occupano specificamente della gestione dei rifiuti, in contrasto con l'approccio settoriale dell'IPCC. Per quest'ultimo la gestione dei rifiuti rappresenta unicamente una sorgente di emissioni di gas serra in atmosfera, con tipologie e quantitativi differenti a seconda della tecnologia di trattamento considerata (discarica, digestione anaerobica, incenerimento senza recupero energetico). Ad esempio le emissioni dalle discariche sono costituite essenzialmente dalla quota parte di metano contenuto all'interno della frazione di biogas non captato, quelle dall'incenerimento dalla CO2 di origine fossile emessa al camino, e così via. (altro…)
Comunicazione

Appuntamenti sul clima in settembre

Mentre sui quotidiani trovano spazio tesi infondate sul ruolo dei gas serra o idee improbabili su come risolvere il problema, nel mese di settembre sono previsti numerosi appuntamenti per approfondire e discutere il tema dei cambiamenti climatici. Il cuore è a Trento, nel ciclo di incontri Trentino Clima 2011 - Climatica... mente cambiando, dal 5 all'11 settembre, ma anche a Mantova, nell'ambito del Festival Letteratura, dal 7 all'11 al settembre.

In più il 24 settembre ci sarà la giornata di mobilitazione internazionale sul clima “Moving planet”, promossa da 350.org, con appuntamenti da quest’anno anche a Milano e Roma.

La rassegna di Trento è ricchissima, con Conferenze pubbliche, Aperitivi climatici, Convegni scientifici , Spettacoli, Workshop tematici, escursioni sui ghiacci, giochi col clima e altri appuntamenti e eventi collaterali, persino una "Tombola dell'energia e del clima". Del ricco programma, disponibili qui e qui come pdf, segnaliamo in seguito alcuni incontri che vedono coinvolti membri del Comitato Scientifico di Climalteranti, molti dei quali si troveranno giovedi' 8 settembre alle 20 presso la caratteristica Antica Birreria Pedavena. (altro…)
EmissioniInventario emissioniProtocollo di Kyoto

Calano le emissioni di gas serra; solo colpa della crisi?

L'ISPRA ha realizzato l'inventario nazionale delle emissioni in atmosfera dei gas serra per l'anno 2009, in accordo con quanto previsto nell'ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC) del protocollo di Kyoto. Nell'ultima comunicazione all'UNFCCC sulle emissioni di gas serra  in Italia, relativa al periodo dal 1990 al 2009, si registra per il secondo anno consecutivo una diminuzione delle emissioni nazionali totali dei sei gas serra. Nel 2009 le emissioni sono diminuite del 9,4% rispetto al 2008 e del 5,4% rispetto al 1990, anno base di riferimento per l'impegno nazionale di riduzione del 6,5% da raggiungere nel periodo 2008-2012. (altro…)
Premio

Candidati Premio “A qualcuno piace caldo 2010”

Insieme alla pausa estiva arriva il momento di valutare i candidati all'ormai tradizionale Premio "A qualcuno piace caldo", assegnato "alla persona o all'organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici, sugli impatti e sui costi e benefici delle misure di mitigazione". Il vincitore sarà scelto dal Comitato Scientifico (fra i candidati selezionati per l'anno 2010, in seguito elencati in ordine alfabetico). La proclamazione avverrà il giorno in cui il ghiaccio marino artico raggiunge la sua estensione minima, circa a metà settembre. Tutti i lettori sono inviati a usare lo spazio dei commenti per: - segnalare altri possibili candidati - dare indicazioni aggiuntive sui candidati già selezionati, relative all'anno 2010 - fornire indicazioni per il voto ai membri del Comitato Scientifico - proporre una motivazione per il premio. Buone vacanze a tutti. Franco Battaglia, già vincitore del premio nell'anno 2007, per il surreale "I ghiacciai non si sciolgono. Un'altra ecoballa che scoppia" del 22 gennaio 2010, nonché per l'articolo del 13 dicembre 2010, in cui, oltre alla solita raffica di insulti verso i partecipanti alle Conferenze sul clima, è riuscito a sbagliare in una sola frase 6 numeri su 7. Pierluigi Battista, per "Urgente allarme cercasi" e "Le scomode (e dubbie) verità di Al Gore", articoli esemplari di un giornalista che si atteggia a chiacchieratore da bar sul tema del riscaldamento globale. Un messaggio tranquillizzante basato su tesi infondate, mancanza di informazioni basilari e confusione tra la realtà e le proprie aspirazioni. Gabriele Beccaria, per due articoli pubblicati su "Tuttoscienze" de La Stampa nel maggio e giugno 2010, in cui rilancia l'allarme di un astronomo russo per un futuro raffreddamento globale e il calo delle temperature inventato da un geologo per una convention delle lobby negazioniste USA. Memorabile l'attacco del giornalista: "Dimenticate tutto quello che pensavate di sapere sui cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale è già finito e adesso siamo prigionieri di una fase di raffreddamento planetario che ci farà battere i denti per un trentennio". Rino Camilleri e Luigi Mariani, per l'articolo "Le Maldive affondano? Una bufala, ma la prova dell'inganno sparisce", secondo cui un albero tagliato sulla spiaggia delle Maldive dimostrerebbe che il mare non si sta alzando. Il Corriere della Sera, che anche nel 2010 sembra avere come scelta redazionale il gettare fango sulla scienza del clima, con titoli e sottotitoli che ripropongono tesi fuorvianti, non provate o palesemente false. Uberto Crescenti e Luigi Mariani, per l'articolo "Anidride carbonica e temperatura globale: prospettiva storica e nessi causali" uscito sull'Italian Journal of Engineering Geology and Environment del dicembre 2010. Come discusso in un precedente post l'opera non rispetta i criteri minimi per la pubblicazione su riviste scientifiche, in compenso allinea una serie impressionante di errori e fraintendimenti, sia nelle tre figure, che nel testo. Guido Guidi, per un post su Climate Monitor in cui fra citazioni dell'Inquisizione e di Savonarola, accusa, dopo molti altri, il compianto climatologo Steve Schneider di aver sostenuto la necessità di spaventare la gente sui pericoli del clima, affermazione smentita dagli scritti e dalle dichiarazioni dello scienziato. Il post selezionato non intende ovviamente  sminuire l'impegno profuso da Guido Guidi nel diffondere di errori o travisamenti, oltre alle tesi di uno dei più attivi centri di disinformazione USA. Adriano Mazzarella, sostenitore dell'approccio olistico ai cambiamenti climatici, che in un comunicato pubblicato sul sito dell'Università di Napoli ha sostenuto che la fusione della calotta artica sia dovuta ad un'attività vulcanica sottomarina. Il premio è proposto in condivisione con l'Università che ospita tuttora il comunicato-panzana nonostante la sua assenza di fondamento scientifico. Angelo Panebianco, che sul Corriere della Sera affronta con lodevole qualunquismo la necessità, per la comunità scientifica, di rappresentare l'incertezza e di comunicarla adeguatamente ai decisori politici. Il giornalista ritiene inoltre i "ricercatori che si occupavano di cambiamenti climatici", colpevoli di "accertate falsificazioni dei dati" e "patente malafede", basandosi sui resoconti parziali e confusi dei quotidiani e ignorando con massima deontologia professionale tutte le evidenze contrarie a quanto da lui affermato. Danilo Taino, per gli articoli "L'ONU accusa (e manda a casa) gli allarmisti dell'effetto serra", e "Le bugie e i trucchi sul clima. «Cacciate il Nobel Pachauri»". Fra la disinformazione da lui ripetuta sul Corriere della Sera, citiamo:"L' Intergovernmental Panel On Climate Change era da tempo sotto accusa per avere esagerato gli effetti dei gas serra";  "Una serie di ricercatori che hanno lavorato per l' Ipcc ammette ormai che alcuni risultati pubblicizzati dal Panel sono errati, se non manipolati"; "Molti si domandano perché il panel dell' Onu abbia evitato di dare risposte convincenti sul fatto che la temperatura della terra dal 2000 non è più salita o è salita di pochissimo". Segnaliamo anche la sua richiesta di dimissioni rivolta al Presidente dell'IPCC, dopo le accuse di "imbrogli" e "forzature" mosse da giornali britannici e successivamente ritrattate.
CorrelazioniErroriSoleStatistiche

Meraviglie della climatologia olistica

A un'analisi scientifica, l'approccio olistico ai cambiamenti climatici rivela parecchie criticità concettuali e nelle elaborazioni statistiche. Senato della Repubblica Negli ultimi anni si è parlato del cosiddetto approccio olistico allo studio del clima. Per i suoi sostenitori, il clima è qualcosa di troppo complesso per poterlo analizzare secondo una serie di cause ed effetti fisicamente determinati; meglio allora cercare delle correlazioni tra i fenomeni più disparati, in modo da evidenziare quali di questi effettivamente abbiano un effetto sul clima. L'approccio non è distante da quanto normalmente si fa nella scienza del clima: la statistica è un potente alleato che ci aiuta a verificare e quantificare le nostre ipotesi. Ma è un alleato molto infido, che va trattato sempre con il dovuto rispetto, senza cercare di violentare i dati e avendo sempre sott'occhio i meccanismi fisici sottostanti. Un esempio classico di approccio sbagliato alla statistica delle correlazioni viene citato in un'intervista dal prof. Adriano Mazzarella, uno dei maggiori sostenitori dell'approccio olistico: se in una città aumentano sia i delitti che il numero delle chiese, i due dati risultano correlati, ma non posso certo concludere che la frequentazione della chiesa faccia commettere delitti. Un articolo del prof. Mazzarella che sfrutta l'approccio olistico, è "Solar forcing, of changes in atmospheric circulation, Earth's rotation and climate", in cui l'autore confronta l'andamento di alcune osservazioni, concludendo che esiste una relazione di causa-effetto tra l'andamento del vento solare, l'intensità dei venti, la rotazione terrestre e la temperatura dei mari. Sostanzialmente lo stesso articolo è stato ripubblicato nel 2009 con il significativo titolo "Sun-Climate Linkage Now Confirmed" sulla screditata rivista "Energy and Environment". Un suo riassunto in italiano è uscito su Climate Monitor, con commenti dell'autore. La prima perplessità è appunto fisica. Che l'andamento del vento solare possa, per qualche ragione sconosciuta, influenzare la meteorologia e quindi l'andamento globale dei venti ha una qualche plausibilità, anche se la fortissima correlazione evidenziata da Mazzarella non si ritrova in nessun altro lavoro. I venti sicuramente hanno un effetto sulla rotazione terrestre, a causa della conservazione del momento angolare, anche se finora abbiamo visto questo effetto solo rapportato a grosse oscillazioni come il Niño. Ma che una variazione di qualche millisecondo nella durata del giorno possa riscaldare o raffreddare i mari mi sembra al di là di ogni credibilità. Le perplessità aumentano se si vede come sono trattati i dati. Chiaramente se confronto direttamente le serie temporali di queste quantità non vedrò mai nulla, le oscillazioni a breve termine e le derive a lungo termine sono completamente differenti e mascherano qualsiasi possibile correlazione. Occorre quindi filtrare i dati, in modo da eliminare le componenti spurie. Viene quindi applicata una media mobile di 23 anni, e sottratto un fit lineare. Il problema è che le serie sono brevi, 100, 150 anni al massimo. Se medio i dati ogni 23 anni, avrò quindi 5-6 punti indipendenti per ogni serie. Sono quelli che in statistica si chiamano gradi di libertà: il numero di informazioni che posso estrarre dai dati. Se sottraggo la media e la tendenza a lungo periodo, elimino ulteriori 2 gradi di libertà. Mi ritrovo alla fine con dei dati a cui ho tolto praticamente tutto il contenuto di informazione che avevano all'inizio, sostituendolo con una informazione "standard". Se mi permetto qualche piccolo aggiustamento ulteriore, come la possibilità di allineare nel tempo le serie o di scegliere quelle che sono più simili tra di loro, mi ritroverò sicuramente delle correlazioni altissime, ma del tutto prive di senso. Ho quindi tentato di riprodurre i risultati di questo lavoro, per verificare con metodi statistici rigorosi quale fosse il reale livello di significatività dei risultati. I dataset sono pubblici, Mazzarella cita le fonti, e pubblica un grafico dei suoi dati di partenza, è quindi possibile elaborarli. Tuttavia quando confronto i grafici dell'articolo con i dati filtrati da me nello stesso modo i conti non tornano. Questa qui sotto è la correlazione tra l'indice geomagnetico AA (legato all'attività solare) e la differenza di pressione tra le latitudini di 35 e 55 gradi (IZI, legato alla distribuzione dei venti). A sinistra la figura tratta dall'articolo di Mazzarella, a destra la mia. Confronto

Fig. 5 di Mazzarella (2009) e grafico della stessa serie di dati processata nello stesso modo da me

I due grafici sono molto differenti. Nel primo i dati sono troppo "lisci": dopo la media su 23 anni, il rumore residuo dovrebbe essere ancora visibile. Evidentemente il filtraggio è stato molto più pesante di quanto dichiarato. Non torna neppure la scala temporale. Ho pensato che ci potesse essere stato un errore e le curve per IZI e Iaa fossero invertite, ma non funziona neanche così. Vediamo per esempio la differenza di pressione. Il grafico qui accanto mostra in rosso i dati di partenza, identici al grafico in fig. 2 di Mazzarella (la differenza tra la media annuale delle pressioni alle latitudini di 35 e 55 gradi, prese da CRU), e in verde i dati mediati su 23 anni. Non c'è praticamente alcun trend secolare, per cui la seconda curva (verde) è sostanzialmente quella blu del mio primo grafico e molto distante dalla curva puntinata IZI del grafico a sinistra. Lo stesso succede per tutte le altre quantità esaminate da Mazzarella, l'unica che corrisponde è la durata del giorno. Comunque anche così, con dati completamente differenti, ottengo anch'io una correlazione del 89% per un ritardo tra l'indice geomagnetico e la differenza di pressione pari a 10 anni. Quanto è significativo questo valore? Considerando i gradi di libertà disponibili c'è circa il 30% di probabilità di avere un risultato del genere per puro caso. Cioè se esamino 10 quantità arbitrarie (ad es. la media dei numeri del lotto nel periodo considerato, per 10 ruote differenti, in funzione dell'indice AA) ne trovo tre altrettanto robuste. Ma nell'articolo si trovano correlazioni simili o migliori (fino al 98%) per diverse quantità. Quindi c'è anche dell'altro. I processi che stiamo considerando sono casuali con uno spettro tipicamente "1/f". Il filtraggio effettuato tende ad estrarre da questi segnali la porzione di rumore con un periodo fisso, attorno ad 80 anni. Alla fine otterremo comunque curve grossomodo sinusoidali con lo stesso periodo, e riusciremo sempre, spostandole una rispetto all'altra, ad allinearli tra di loro ed ottenere un'ottima correlazione. Io ne ho trovata un'altra con una curva completamente differente, utilizzando i dati grezzi di pressione ad una qualsiasi latitudine, invece delle differenze di pressione usate da Mazzarella come indicatori dei venti. Una cosa curiosa è che nei dati veri le variazioni di durata del giorno precedono, e non seguono, l'indicatore dei venti zonali usato da Mazzarella. Sembrerebbe quindi che le variazioni della durata del giorno causino sia l'andamento dei venti che le variazioni dell'indice geomagnetico AA. Vuoi vedere che in realtà è il clima terrestre ad influenzare il Sole? Assurdo, ma se vogliamo portare l'approccio olistico alle sue estreme conseguenze... Almeno in questa sua incarnazione, l'approccio olistico non sembra funzionare come atteso. Aspettiamo fiduciosi che Mazzarella ci comunichi le sue procedure, altrimenti si rischia che qualcuno possa malignamente pensare che quell'approccio consista nel far passare a forza i dati in un filtro che dà loro sempre la stessa forma finale, e poi nell'osservare, meravigliati, quanto si somiglino dati relativi a quantità fisiche differenti. Testo di Gianni Comoretto
Impattilivello del mareOceaniPaleoclimatologiaProtocollo di Kyoto

2000 anni di livello del mare

Pubblichiamo la traduzione di un interessante post di Realclimate sul tema dell'innalzamento del livello del mare, un tema di grande importanza su cui iniziano ad esserci alcuni dati chiari quanto preoccupanti. Un gruppo di colleghi e' riuscito a ricostruire il primo data base di livello del mare per gli ultimi 2000 anni. Secondo questa ricostruzione l'innalzamento del livello del mare sulla costa atlantica americana e' stato il piu' rapido degli ultimi due millenni. Ottenere buoni dati sul livello del mare e' abbastanza difficile. Da un lato, ricostruire il notevole innalzamento verificatosi alla fine dell'ultima era glaciale (di circa 120 metri) e' stato piuttosto semplice poiche' l'incertezza sui dati e' di pochi metri e anche l'incertezza su poche centinaia di anni e' relativamente poco importante. Tuttavia, ricostruire le sottili variazioni degli ultimi millenni richiede metodi piu' precisi. Andrew Kemp, Ben Horton e Jeff Donnelly hanno pero' sviluppato un metodo di ricostruzione preciso usando sedimenti  provenienti da paludi saline lungo le coste che vengono regolarmente allagate dalle maree. Gli strati di sedimenti che si accumulano in questo modo possono quindi venire esaminati e datati. L'altezza a cui si trovano e' gia' un indicatore di livello del mare in quanto dipende dalla loro eta'. Come viene ricostruito il livello del mare? I dFigura 1:Foraminifera Trochammina inflata al microscopioettagli di questo metodo sono piu' complessi da spiegare. Sebbene in media la crescita del sedimento vada a pari passo con la salita del livello del mare, talvolta puo' salire piu' lentamente se il livello del mare si innalza molto velocemente, oppure piu' velocemente se il livello del mare si innalza piu' lentamente. Per cui bisogna misurare l'altezza della palude salina relativa al livello medio del mare ad ogni istante di tempo. Per determinarla, possiamo sfruttare il fatto che ogni livello e' caratterizzato da una particolare popolazione di organismi. Figura 1: Foraminifera Trochammina inflata al microscopio. Tale popolazione puo' essere analizzata studiando le piccole conchiglie di foraminifera che si trovano all'interno dei sedimenti. A questo scopo, le specie e il numero di foraminifera deve essere determinato per ogni centimetro di sedimento con analisi al microscopio. (altro…)
Psicologia

Psicologia e cambiamenti climatici

Molti sono i legami fra la psicologia e il tema dei cambiamenti climatici, come mostra un recente numero speciale dell'"American Psychologist" .

.

Chi si occupa della scienza del clima a volte si stupisce delle difficoltà che si incontrano nel far capire la realtà del problema, e la sua gravità: nonostante le complessità e le incertezze presenti, alcuni dati di base, alcune tendenze sono indiscutibili ( aumento dei gas climalteranti in atmosfera, aumento delle temperature, riduzione dei ghiacci, acidificazione degli oceani, ecc).

Invece, come sanno i lettori di questo blog, ancora oggi non mancano le voci che cercano di mettere in discussione questa realtà, raccontandoci che il clima è sempre cambiato, che la colpa di tutto è il sole o che stiamo andando vero l'era glaciale.

Sorge quindi spontanea la domanda: perché? Perché ancora oggi è diffusa la convinzione che questa dei cambiamenti climatici sia tutta una storiella messa in giro da scienziati infingardi o avidi di fondi di ricerca?

Parte della responsabilità potrebbe essere del mondo scientifico, che non ha saputo comunicare adeguatamente all'esterno, far capire i dati e le elaborazioni che portano a ritenere inequivocabile il riscaldamento del pianeta e "molto probabile" la responsabilità umana. Troppo spesso gli studiosi dimenticano che "i dati non parlano da soli".

Altri "perché" si potrebbero trovare dall'azione delle lobby della disinformazione; ma mentre in altri contesti, per esempio negli Stati Uniti, le pressioni delle lobby dell'industria petrolifera e del carbone sono pesanti e documentate, nel negazionismo italiano i conflitti di interesse sembrano essere stati un fattore poco rilevante. Hanno contato di più l'esibizionismo, il narcisismo, la ricerca di visibilità che può arrivare dal cantare fuori dal coro. Il problema climatico per altri è stato uno dei fronti di una battaglia ideologica, volta a difendere a tutti i costi l'attuale concezione dello sviluppo e della produzione, o una visione religiosa dell'uomo e della natura. (altro…)

ETSLULUCFMercato volontarioProtocollo di Kyoto

Mercato volontario e foreste …attenti al doppio conteggio

Pur se “pianta un albero e compensa le tue emissioni” è uno slogan di facile presa, gli assorbimeni di CO2 derivanti da interventi di afforestazione o di gestione forestale sono già conteggiate a livello nazionale.

.

Accanto ai mercati ufficiali dei crediti di riduzione della CO2 (clean development mechanism e joint implementation del Protocollo di Kyoto, Emisision Trading in Europa), si è sviluppato un mercato di iniziative volontarie che si pone l’obiettivo di compensare o ridurre le emissioni di alcune attività. Decine di siti internet offrono la compensazione delle emissioni dovute a proprie attività (ad esempio gli spostamenti durante l’anno, i consumi di energia elettrica, la stampa della propria tesi di laurea o un matrimonio). Molte delle compensazioni sfruttano il potenziale di assorbimento di attività legate all’uso ed alla variazione di uso delle terre (Land-use, Land-use Change and Forestry - LULUCF), generalmente tramite progetti di forestazione. In parole povere, il messaggio che arriva è “pianta un albero e compensa le tue emissioni”.

.

In questo post, e in altri che seguiranno in futuro, intendiamo mostrare come il mercato volontario ha numerosi problemi e punti critici. Iniziamo col discutere quando, e a che condizioni, sarebbe corretto conteggiare come compensazione un intervento nel settore LULUCF. (altro…)
EnergiaMitigazioneRinnovabili

L’ IPCC incorona le energie rinnovabili

Il rapporto speciale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change dedicato alle rinnovabili segna una svolta nel consenso internazionale: da fenomeno di nicchia sono ormai passate ad essere considerate “la principale opzione low-carbon nella maggioranza degli scenari al 2050”.

.

L’energia torna al centro del dibattito sulla mitigazione del cambiamento climatico. Mentre gli Accordi di Cancún, per molti versi positivi, evitavano di menzionare la parola “energia” (dedicando invece 51 occorrenze alla parola “foreste” ed i suoi composti), un nuovo rapporto dell’IPCC torna a sollecitare i governi a promuovere le energie rinnovabili come via maestra per la riduzione delle emissioni. Le energie rinnovabili sono molto importanti per la mitigazione dei cambiamenti climatici: senza le rinnovabili “il costo della mitigazione crescerebbe e basse concentrazioni di gas climalteranti in atmosfera non potrebbero essere raggiunte” (pag. 1160, capitolo 10).

.

Figura 1 – Emissioni CO2 dalla produzione di energia da fonti rinnovabili e non rinnovabili (pag. 165) Le rinnovabili non hanno limiti tecnici globali: l’irradiamento solare e il vento non pongono limiti fisici alla copertura dell’intero fabbisogno energetico mondiale. I fattori infrastrutturali (trasporto, smart grid, connessioni con la mobilità elettrica), valoriali (percezione della pubblica opinione comune ed imprenditoriale) ed economici (costi, investimenti, remuneratività) possono essere gestiti con apposite politiche, col dialogo sociale, con l’esercizio di una leadership diffusa. (altro…)
IncertezzaNegazionismo

Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA

Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...
Protocollo di Kyoto

Tira un gran brutto vento

L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...
Recensione

Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica

Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...
RecensioneStoriaTemperature

La storia del clima in Italia

È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...
Climalteranti.it
Appello

Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea

Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...
Religione

Il clima come bene comune

Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...
Emissioni

L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima

I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...
Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati
Comunicazione

Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati

Una guida realizzata nell’ambito del progetto europeo NoPlanetB fornisce utili suggerimenti su come sensibilizzare sul cambiamento chi oggi lo considera un tema secondario.   Diversi segnali suggeriscono come negli ultimi anni la scienza in generale sia stata messa sempre più in discussione, sia da parte dell’opinione pubblica che da alcuni settori politici e mediatici, sulla scia di una generale messa in discussione di alcuni valori ai quali eravamo abituati, fra cui inclusione, democrazia, un ruolo super partes delle istituzioni pubbliche....
Immaginre sulla Neutralità climatica 100%
EnergiaMitigazione

100% di elettricità rinnovabile è possibile

Un rapporto mostra in 40 punti come la decarbonizzazione del sistema elettrico solo con energia rinnovabile non solo sia possibile, ma può essere realizzata in diversi modi, caratterizzati da alcuni elementi comuni.   È stato recentemente presentato Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, promosso dalla Rete 100% Rinnovabili, preparato e sottoscritto da 25 docenti e ricercatori italiani, che mostra come sia possibile e conveniente decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili. Il documento discute le leve...
Copertina di "Manuale di psicologia"
Psicologia

Il manuale di psicologia climatica: una guida per affrontare l’impatto psicologico della crisi climatica ed ecologica

Negli ultimi anni, la crisi climatica ed ecologica è passata da questione scientifica e politica ad una vera e propria emergenza di salute pubblica. L’aumento degli eventi estremi e delle loro conseguenze disastrose ha effetti su scala globale, con gravi ripercussioni sulla salute fisica (Filippini et al., 2024) e mentale (IPCC, 2022; Charlson et al., 2021: Cianconi et al. 2023).   Il Manuale Oltre all’aumento di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress e la depressione maggiore dopo eventi...