L’ energia nucleare non è indispensabile
Dall’esame della letteratura scientifica che si occupa di mitigazione dei cambiamenti climatici, pubblicata prima dell’incidente alla centrale di Fukushima-I, emerge che l’energia nucleare non giocherà un ruolo decisivo e che è possibile farne a meno senza rinunciare a un’ambiziosa riduzione delle emissioni climalteranti.
La tragedia del terremoto e dello tsunami che ha colpito il nord del Giappone, e i conseguenti danni alla centrale nucleare di Fukushima-I hanno ravvivato il dibattito sull’uso dell’energia da fissione nucleare. Le conseguenze sono ancora da accertare ma l’incidente sembra destinato a frenare le prospettive di sviluppo di questa opzione tecnologica.
Senza entrare nel merito del dibattito sui pro e i contro dell’energia nucleare, in questo post si intende confutare una tesi sostenuta da diversi commentatori, secondo cui l’energia nucleare è indispensabile.
“Io rimango convinto che il mondo non può fare a meno del nucleare per sopravvivere,” ha dichiarato il senatore Umberto Veronesi. “Una fonte indispensabile,” ha dichiarato il giornalista Giuliano Ferrara. Secondo Pippo Ranci “il prezzo più elevato (della rinuncia al nucleare, ndr) sarebbe l’abbandono delle politiche per il clima… per uscire da una catastrofe improbabile andremmo a cercarne un’altra forse meno improbabile,
quella del riscaldamento globale”.
Su Repubblica del 19 marzo Veronesi è stato ancora più esplicito, arrivando a sostenere che sia “scientificamente vero” che “senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà" e che "la scelta dell'energia nucleare è dunque inevitabile...". (altro…)
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Il problema della CO2 in sei passi facili
Il grande pubblico chiede sempre chiarimenti sui concetti base scritti in modo piano, i fondamenti che i siti negazionisti tentano sempre di negare. Riteniamo utile perciò tradurre questo post - scritto da Gavin Schmidt su RealClimate nel 2007, ma certo non invecchiato - sui concetti base della climatologia e del cambiamento climatico in corso.
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Spesso ci viene chiesto di spiegare in termini semplici perché l'aumento della CO2 costituisca un problema significativo, senza basarci sui modelli climatici. Noi siamo in generale felici di farlo. La spiegazione è costituita da un certo numero di passi; spesso tendono ad essere confusi e così cercheremo di tenerli separati. (altro…)Ad ognuno la sua “peer review”
Sull’ Italian Journal of Engineering Geology and Environment è stato pubblicato nel dicembre 2010 l’articolo “Anidride carbonica e temperatura globale: prospettiva storica e nessi causali” di Uberto Crescenti e Luigi Mariani.
Come segnalato dai lettori, l’articolo non rispetta i criteri delle pubblicazioni scientifiche. Analizziamo per ora gli errori e fraintendimenti presenti in tre figure, mentre invitiamo i lettori a fare altrettanto con il testo. Come si usa nelle revisioni, vanno indicati, il numero della pagina, la colonna, la riga e l’oggetto della revisione.
Le osservazioni dei lettori saranno valutate dai membri del Comitato Scientifico, e considerate ai fini di una lettera che sarà inviata alla redazione della rivista contenente le richiesta di rettifica.
1) Pagina 53, Figura 1
La figura 1 mostra la variazione di temperatura nel sito GISP2 in Groenlandia, come se fosse rappresentativa della temperatura globale, per negare la relazione fra CO2 e riscaldamento globale e sostenere che “le quattro grandi fasi calde oloceniche precedenti all’attuale (grande optimum postglaciale, optimum, miceneo, optimum romano e optimum medioevale, Fig. 1) siano avvenute con livelli di CO2 stazionari e inferiori del 35% a quelli odierni.” (altro…)

I FEEDBACKS NEL SISTEMA CLIMATICO
Pubblichiamo la traduzione di questo importante testo di Chris Colose, pubblicato su Realclimate ove ha dato origine ad un vivace dibattito.
Il miglior modo per spiegare cosa siano i feedback e' immaginarli come dei processi che amplificano enormemente o riducono drasticamente una forzante iniziale. Per forzante si intende tipicamente una forza esterna persistente nel tempo. Se tale forza, generalmente radiativa (come per esempio l'aumento di CO2 nell'atmosfera) , e' abbastanza grande da provocare un cambiamento di temperatura che non puo' essere bilanciato dalla capacita' termica degli oceani di assorbire il calore in eccedente dall’atmosfera, allora si inizia a parlare di cambiamento climatico. Per cui, un cambiamento climatico puo' essere definito tale se il bilancio radiativo energetico del sistema Terra viene alterato. Per chiarire ulteriormente il concetto di feedback, immaginiamo la Terra come un sistema composto da molte variabili. Se una di queste variabili viene amplificata energeticamente e per un tempo abbastanza lungo si scatena una serie di processi che possono portare a due risultati: o la variabile iniziale viene ulteriormente amplificata (feedback positivo) o la variabile iniziale viene drasticamente ridotta (feedback negativo). Un esempio pratico per capire quanto abbiamo appena affermato e' pensare alla riduzione dell'estensione dei ghiacci in conseguenza all'aumento della temperatura globale (che consideriamo come la nostra variabile iniziale). La superficie dei ghacciai o degli iceberg e’ bianca, ossia riflette molta radiazione solare. Ma se ai ghiacci che fondono si sotituisce l'oceano che e' scuro, invece, la radiazione solare che prima era riflessa, viene ora assorbita. Questo provoca un'amplificazione della variabile iniziale, cioe' l'aumento della temperatura. (altro…)
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I processi di feedback nel sistema climatico sono di grande interesse tra gli esperti poiche’ non ne si capisce ancora l’esatto meccanismo e perche’ sono la fonte di maggior incertezza nelle previsioni sul clima. Difatti, i feedbacks agiscono molto spesso controintuitivamente a quanto ci si possa aspettare.
E intanto…’sto buco dell’ozono? (Parte seconda)
Nella prima parte di questo post si è preso spunto da una fiction televisiva in cui si faceva confusione tra i problemi del “buco dell’ozono” e del riscaldamento globale. Ora aggiungiamo alcuni dettagli.
La danza dell’ozono
Questo gas si forma nella stratosfera (tra 15 e 50 km di altezza) per azione di raggi ultravioletti (UV) molto energetici, che spaccano le molecole biatomiche dell’ossigeno in due atomi separati, molto reattivi, che aggrediscono altre molecole di O2 trasformandole in O3 triatomico; quest’ultimo può essere scisso in O2 e O da altri raggi UV un po’ meno energetici. Si stabilisce un “equilibrio oscillante”, una danza, tra giorno e notte, con formazione prevalente di O3 di giorno e sua diminuzione di notte a causa di reazioni chimiche parassite. Queste reazioni operano anche di giorno, contribuendo a distruggere parzialmente l’ozono a qualsiasi latitudine.
La circolazione atmosferica in quota tende a uniformare la distribuzione dell’ ozono, tranne che nell'atmosfera al di sopra dell'Antartide, dove la circolazione rimane chiusa e c'è poco scambio con l'aria non antartica (Figura 1).
Il problema è importante perché l'ozono assorbe gran parte della radiazione ultravioletta più nociva per gli esseri viventi (tale radiazione altera o distrugge il DNA e provoca tumori della pelle), tanto è vero che la vita ha potuto svilupparsi al di fuori degli oceani soltanto dopo la trasformazione dell’atmosfera primitiva, da anossica ad ossigenata, promossa dall’attività delle alghe e delle piante foto sintetiche, e dalla conseguente formazione di uno strato di ozono. (altro…)

E intanto… ‘sto buco dell ozono? (Parte prima)
Anche a chi si occupa di clima capita in genere di passare, come Nicolas e Carlà, la serata davanti alla TV. Nella sempre più difficile ricerca di programmi guardabili può capitare di incappare in una fiction originale, con attori e autori di buon livello come quella trasmessa Domenica 6 Febbraio su Rai Uno, Fuoriclasse.
Lasciando giudizi artistici più approfonditi a chi fa questo di mestiere, i peraltro bravi autori della fiction sono incorsi in un equivoco non raro sulla tv italiana, tra due grandi temi relativi alla salute del nostro pianeta, il cambiamento climatico e la riduzione dello strato di ozono stratosferico (in gergo: il buco dell’ozono).
Ma andiamo con ordine. La scena che ha fatto sobbalzare sulla poltrona lo studioso di clima è la seguente (la trovate dopo 1 ora, 19 minuti e 54 secondi qui).
Il figlio della protagonista sta facendo ripetizione di geografia. L'insegnante gli sta spiegando che quando sarà vecchio, la temperatura media potrebbe essere più alta di 6 gradi, usando anche un bell'esempio calzante per spiegare perché 6 gradi in media non sono affatto pochi.
Le antenne del Nicolas climatico captano una novità, e si appresta a segnalare alla sua Carlà quello che gli sembra un coraggioso passo avanti nella divulgazione del tema del cambiamento climatico ad un pubblico in genere impervio, con messaggi chiari ed efficaci in un contesto informale e divertente.
Fa appena in tempo a condensare quanto sopra in un “eh però hai visto come sono avanti!” che subito si rende conto di aver gioito troppo presto. (altro…)
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Anche in Europa centrale temperature senza precedenti
Un articolo pubblicato recentemente su Science da Ulf Büntgen e altri 11 scienziati, intitolato “2500 Years of European Climate Variability and Human Susceptibility”, ha fornito una ricostruzione delle temperature per l’Europa centrale negli ultimi 2500 anni. La ricostruzione è stata fatta con la tecnica degli anelli degli alberi, la stessa utilizzata da precedenti ricostruzioni per il solo emisfero nord e per il pianeta (si veda per esempio: qui e qui).
E’ da segnalare la figura qui riportata. La ricostruzione di temperatura è quella inferiore ed è facilmente interpretabile se ci si limita alle due curve spesse: la rossa fino a 2500 anni fa e la nera fino a 1200 anni fa (la curva rossa si riferisce alle temperature estive; la curva nera riguarda solo Germania e Svizzera).
(altro…)

Un pianeta e un dibattito che scotta
Climalteranti ha creato una pagina LIBRI in cui sono riportate le recensioni e il materiale di supporto di libri consigliati o scritti dai componenti del Comitato Scientifico. Questo post ne segnala uno appena uscito, che riesce ad unire una spiegazione divulgativa della scienza del clima ad una riflessione sul dibattito attorno ai cambiamenti climatici.
"Il pianeta che scotta. Capire il dibattito sui cambiamenti climatici", edito da Città Nuova editrice e scritto a quattro mani da Luca Fiorani e Antonello Pasini, è per chi vuole capire due aspetti dei cambiamenti climatici: non solo il problema fenomenologico, ma anche il dibattito mediatico a contorno.
La prima parte, con i due capitoli “Sistema Terra” e “Modelli Climatici”, offre una spiegazione del clima che cambia; verrebbe da dire semplice, se non fosse che gli autori entrano anche nei dettagli di una materia che di semplice ha ben poco. Una ventina di immagini ben fatte e numerosi esempi presi dalla vita di tutti i giorni aiutano non poco a comprendere i concetti esposti.
Ne emerge anche la vita degli autori, che parlano della scienza del clima perché ci hanno dedicato tempo ed energie.“Insomma, le nostre simulazioni non sono giochi di climatologi-bambinoni che hanno creato un proprio mondo astratto e virtuale, ma hanno effettivamente a che vedere con la realtà concreta del clima negli ultimi 150 anni…”. (altro…)
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La COP16 e la fine del diritto di veto
Uno dei passaggi importanti alla COP16 è stata la fine del diritto di veto. Adottando l’Accordo di Cancún anche senza il consenso della Bolivia e negandole così il diritto di veto, i delegati erano consapevoli di creare un precedente per negare in futuro il diritto di veto a posizioni isolate, spianando così la via a quello che sarà l’accordo di Durban.
Uno sviluppo sostenibile deve ottenere le risorse necessarie a garantire una crescente qualità della vita senza che ciò comprometta lo sviluppo futuro. Il concetto di sostenibilità si concretizza perciò in sistemi socio-economici in grado di produrre progresso economico e sociale con un bilancio in equilibrio tra input e output.
Nel caso dei cambiamenti climatici gli output prodotti dalle attività antropiche, i gas ad effetto serra, alterano le condizioni ambientali con conseguenti e crescenti impatti sul pianeta e quindi sui sistemi socio-economici. Gli impatti attesi più evidenti sono l’aumento delle temperature e degli eventi estremi meteorologici; per l’Italia, l’aumento dell’intensità delle precipitazioni, con conseguenti problemi di erosione e dissesto del territorio, e l’aumento in frequenza, lunghezza ed intensità dei periodi di siccità. La conseguenza più diretta è la perdita di fertilità ed il cambiamento dei processi di sviluppo delle colture e degli organismi ad esse collegati, con conseguenti perdite di biodiversità e produzione. (altro…)
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Il 2010, un altro anno nero per il negazionismo climatico
L’anno 2010 appena passato può essere archiviato come un anno pessimo per il negazionismo climatico. Tanti fatti e vicende hanno contribuito a demolire ulteriormente le speranze di chi è convinto che la questione del riscaldamento globale sia una grande mistificazione.
E sì che il 2009 si era concluso alla grande per il negazionismo climatico internazionale: il presunto scandalo del “Climategate”, il can can per alcuni errori nel quarto rapporto IPCC, il mezzo o intero flop di Copenhagen. Nel 2010 le cose sono andate diversamente, come mostrano i fatti in seguito elencati. Certo, ancora tanto c’è da fare, ma ancora qualche anno così e il negazionismo climatico sarà archiviato e considerato alla stregua del dubitare dei danni causati dal fumo di sigaretta.
La vicenda del Climategate si è letteralmente sgonfiata nel 2010.
I risultati di numerose commissioni d’inchiesta sulle email trafugate, come abbiamo già raccontato, hanno mostrato che i dati non erano stati affatto “lisciati”. Non esistevano né complotti né declini delle temperature nascosti con un trucco). Non ci sono state dimissioni clamorose, ritrattazioni, condanne civili o penali per frode, nessun articolo precedentemente pubblicato è stato ritirato e nessun dataset è stato cambiato. Editoriali di autorevoli quotidiani hanno inutilmente chiesto che all’assoluzione degli scienziati fosse data enfasi pari a quella avuta inizialmente dai presunti scandali.
Se si leggono le sintesi di quanto è emerso (ad esempio di Wikipedia in italiano o inglese), anche per i più ottimisti era difficile pensare, a fine 2009, una fine così miseranda per questa vicenda, su cui in tanti hanno puntato per screditare la scienza del clima. (altro…)
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1- Il Climategate si è sgonfiato

Quando la scienza si piega alla politica: il negazionismo climatico nel rapporto del Dipartimento dell’Energia USA
Il 23 luglio 2025, il Dipartimento dell’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha pubblicato un documento intitolato A Critical Review of Impacts of Greenhouse Gas Emissions on the U.S. Climate. Il rapporto si vorrebbe proporre come una revisione critica del consenso scientifico sui cambiamenti climatici, in aperto contrasto rispetto agli esiti consolidati del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (AR6), che rappresenta la sintesi più autorevole, completa e condivisa della letteratura scientifica sul clima. La pubblicazione del DOE è volta a sostenere...

Tira un gran brutto vento
L’Italia ha un grosso problema con l’energia eolica, ma non è quello di cui si parla di solito sui media e sui social: il problema principale dell’eolico italiano è che se ne installa troppo poco. I dati Terna dicono infatti che a maggio 2025 sono presenti in Italia solo circa 13 GW eolici, a fronte di quasi 40 GW di potenza fotovoltaica. Inoltre, il ritmo delle nuove installazioni è lentissimo rispetto alle esigenze della decarbonizzazione. Infatti, mentre tra dicembre 2023...

Diluvio, un grande romanzo sulla crisi climatica
Nel suo fortunato saggio La grande cecità, lo scrittore Amitav Ghosh aveva osservato come la letteratura contemporanea avesse ignorato o quantomeno sottovalutato il tema del cambiamento climatico. Secondo lo scrittore indiano, “Il cambiamento climatico è troppo impensabile per la nostra cultura narrativa; la sua esclusione è una delle forme di “cecità” della nostra epoca.”. Secondo Gosh, pensare alla crisi climatica come qualcosa di eccezionale, improbabile e non realistico, porta scrittori e in generale gli intellettuali a relegarla nel genere della...

La storia del clima in Italia
È da poco uscito l’ultimo libro del climatologo Luca Mercalli, una cronistoria del clima nel nostro territorio nazionale, dalla preistoria ai giorni nostri. Un racconto che unisce la scienza del clima alla storia e alla cultura del nostro paese, frutto di decenni di ricerche, ricchissimo di storie, di rimandi alle fonti e di citazioni di lavori scientifici. Un lavoro prezioso e originale, raccomandato a chiunque voglia meglio capire cosa è stato il clima che abbiamo ormai così pesantemente alterato, ed...

Il momento delle scelte: un obiettivo di riduzione del -90 al 2040 per l’Unione europea
Nelle prossime settimane il Consiglio europeo dovrà raggiungere un accordo sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra europee nel 2040, da inserire nel terzo NDC che l’Unione europea dovrà comunicare in settembre all’UNFCCC. La precedente Commissione europea aveva nel febbraio 2024 proposto una riduzione del -90% (rispetto al 1990), sulla base di una “valutazione di impatto” (qui una valutazione dell’ European Parliamentary Research Service) e assumendo il valore inferiore dell’intervallo di riduzione raccomandato dall’ESABCC (European Scientific Advisory Board on...

Il clima come bene comune
Nel dibattito sul pontificato di Papa Francesco, recentemente scomparso, poco spazio ha ricevuto l’attivismo del Pontefice sulla questione climatica, che si è manifestato in numerosi atti. Innanzitutto la lettera enciclica Laudato Si’- sulla cura della casa comune pubblicata nel 2015, cui ha fatto seguito nel 2023 l’esortazione apostolica Laudate Deum – a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica. Inoltre, col pontificato di Bergoglio, la Santa Sede è diventata parte dell’UNFCCC, ha ratificato l’Accordo di Parigi (presentando il...

L’Italia si sta allontanando dai suoi obiettivi sul clima
I dati dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra, da poco pubblicati da ISPRA, mostrano come per il terzo anno consecutivo l’Italia registri emissioni maggiori di quelle previste dagli impegni assunti in ambito europeo. Pur se anche nel 2023 le emissioni italiane di gas serra sono diminuite, la riduzione è ben al di sotto di quanto previsto dagli obiettivi approvati dall’Italia. Aumenta dunque la quantità di emissioni che sarà da recuperare entro il 2030, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo sempre più...

Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati
Una guida realizzata nell’ambito del progetto europeo NoPlanetB fornisce utili suggerimenti su come sensibilizzare sul cambiamento chi oggi lo considera un tema secondario. Diversi segnali suggeriscono come negli ultimi anni la scienza in generale sia stata messa sempre più in discussione, sia da parte dell’opinione pubblica che da alcuni settori politici e mediatici, sulla scia di una generale messa in discussione di alcuni valori ai quali eravamo abituati, fra cui inclusione, democrazia, un ruolo super partes delle istituzioni pubbliche....

100% di elettricità rinnovabile è possibile
Un rapporto mostra in 40 punti come la decarbonizzazione del sistema elettrico solo con energia rinnovabile non solo sia possibile, ma può essere realizzata in diversi modi, caratterizzati da alcuni elementi comuni. È stato recentemente presentato Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, promosso dalla Rete 100% Rinnovabili, preparato e sottoscritto da 25 docenti e ricercatori italiani, che mostra come sia possibile e conveniente decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili. Il documento discute le leve...

Il manuale di psicologia climatica: una guida per affrontare l’impatto psicologico della crisi climatica ed ecologica
Negli ultimi anni, la crisi climatica ed ecologica è passata da questione scientifica e politica ad una vera e propria emergenza di salute pubblica. L’aumento degli eventi estremi e delle loro conseguenze disastrose ha effetti su scala globale, con gravi ripercussioni sulla salute fisica (Filippini et al., 2024) e mentale (IPCC, 2022; Charlson et al., 2021: Cianconi et al. 2023). Il Manuale Oltre all’aumento di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress e la depressione maggiore dopo eventi...