La teoria di Milanković non vacilla
Secondo un articolo del prof. Guido Visconti sul Corriere della Sera, la teoria di Milanković sarebbe messa in discussione dalla scoperta di uno sbilanciamento delle paleo-temperature antartiche verso caratteristiche invernali. Ma la teoria di Milanković rimane solida.
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Già in una precedente occasione, il prof. Guido Visconti non si era dimostrato un grande estimatore della teoria dei cicli glaciali di Milanković (ne avevamo già parlato qui). Recentemente ha calcato la mano sul Corriere della Sera prendendo spunto da un nuovo studio tedesco di Laepple et al. intitolato: “Sincronismo delle temperature antartiche e dell’irraggiamento solare locale a scala temporale orbitale” comparso su Nature qualche settimana fa. Un articolo un bel po’ tecnico, apprezzato, oltre che dal prof. Visconti, solo da qualche altro raro buongustaio.
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I fatti: questo nuovo studio propone l’esistenza di un artefatto nelle registrazioni degli isotopi stabili, degli indicatori della temperatura atmosferica locale, contenuti nelle carote di ghiaccio dell’Antartide (per una bella rassegna in italiano si può vedere qui). Questo perché in Antartide le precipitazioni nevose invernali sarebbero maggiori di quelle estive. E siccome è la neve in sé che registra la temperatura atmosferica, allora questi record di temperatura sarebbero sbilanciati verso caratteristiche invernali.
A questo punto gli autori prendono la curva temporale dell’insolazione dell’Antartide (su scala orbitale, 10 mila-100 mila anni) e la “adattano” secondo la regola della prevalenza delle precipitazioni invernali e… sorpresa! La curva dell’insolazione locale “adattata” segue quasi perfettamente la curva della temperatura atmosferica dell’Antartide. Ma non è finita. Questa curva, altro non è che… la curva dell’insolazione solare estiva sull’Artico (sì, Artico: emisfero Nord).
Ora non preoccupatevi se vi viene voglia di rinunciare a capire e dovete rileggere le righe sopra tre volte e magari non sono ancora chiare. A me questo studio ha fatto venire il mal di testa per una settimana. Perché? In primo luogo, le conclusioni cui si arriva possono essere opposte. Ovvero, l’insolazione estiva dell’Artico sarebbe in fase con le temperature (invernali?) registrate in Antartide. Tuttavia l’insolazione “adattata” dell’Antartide ricalcherebbe le temperature antartiche (basta leggere il titolo dello studio). Ma possono le temperature “invernali” locali dipendere in qualche modo dall’insolazione in Antartide quando qui, tanto per intenderci, è buio? E per tornare al prof. Visconti: cosa centra Milanković in tutto questo?
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Secondo Milanković un’era glaciale finisce perché le temperature artiche cominciano ad aumentare a causa di un incremento locale, di natura orbitale, dell’insolazione. Questo favorirebbe in sequenza: ritiro dei ghiacci, decremento dell’albedo, feedback positivo sulle temperature. Queste ultime, aumentando a livello globale, favorirebbero il rilascio delle riserve di CO2 e CH4, i quali, da buoni gas serra, amplificherebbero ancora di più le temperature et voilà… eccoci piombati in un’epoca interglaciale (magari fosse così semplice). Secondo Milanković dunque sarebbe la variazione dell’insolazione sull’Artico che, innescando il meccanismo climatico, alla fin fine causerebbe anche il riscaldamento dell’Antartide.
Ed allora dove sta il problema per la teoria di Milanković? Beh, secondo il commentatore dell’articolo in questione, sempre su Nature, in realtà questo studio potrebbe perfino sembrare (ma non lo è) una conferma della teoria di Milanković, a causa della sincronia dell’insolazione estiva artica e della temperatura invernale antartica. Tuttavia gli autori dello studio enfatizzano il fatto che sarebbe l’insolazione antartica “adattata” a far variare la temperatura locale (apparente?) la quale non potrebbe quindi essere usata né per confermare né per contraddire la teoria di Milanković.
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Il sottotitolo del Corriere della Sera “Vacilla la teoria di Milanković: non dipenderebbero dall’influenza del Sole” è ingannevole: la teoria è salda, innanzitutto perché è basata su puri calcoli astronomici cui le carote di ghiaccio hanno fornito solo una delle numerose conferme indipendenti.
In materia di clima, incidenti del genere capitano spesso ai redattori del Corriere (esempi qui e qui). Questa volta potrebbe aver contribuito a creare confusione anche il Prof. Visconti, il cui testo contiene quantomeno parecchie imprecisioni.
V: “Il fenomeno che si presenta contemporaneamente sui due emisferi terrestri (nord e sud) comporta la discesa dei ghiacci polari fino alle latitudini della Germania o della Svizzera”
Diciamo al massimo fino alla Germania del nord. La Svizzera, al più, era ricoperta dalla calotta glaciale alpina.
V: “Si è poi scoperto che misurando il rapporto fra due isotopi dell’ossigeno nel ghiaccio si poteva avere un’idea del volume dei ghiacci e quindi della temperatura”
Invece sono le variazioni degli isotopi stabili misurati nei sedimenti marini che contengono l’informazione sulla variazione di volume dei ghiacci polari. Questo perché, in un mondo con i mari a -120 m rispetto al livello di quelli di oggi, gli oceani risultavano arricchiti degli isotopi stabili più pesanti.
V: “Più sono profondi questi carotaggi e più si va indietro nel tempo: oggi si dispone di una storia delle glaciazioni che risale a circa 2 milioni di anni fa.”
Con le carote di ghiaccio, diciamo 800.000 anni. E comunque non è detto che le carote più profonde (Vostok) siano anche quelle più vecchie (Epica).
V: “Un problema con questa teoria è che le glaciazioni si presentano contemporaneamente nei due emisferi terrestri come se l’insolazione dell’emisfero nord fosse la causa delle glaciazioni anche nell’emisfero sud.”
In realtà il vero problema è in quale dei due emisferi la glaciazione termina prima. E’ dibattuto da tempo: a riguardo ci sono diversi studi pro emisfero Nord e altri pro emisfero Sud.
V: “Mentre nell’ultimo milione di anni i periodi dominanti della glaciazione sono quelli a 20.000 e 40.000 anni il primo periodo scompare nel milione di anni precedente.”
Il periodo dominante del clima durante l’ultimo milione di anni è stato quello di 100.000 anni. Prima non risulta presente. Anche questo è un problema di lunga data e c’è una valanga di letteratura a riguardo.
V: “I risultati appena pubblicati da un gruppo di ricercatori dell’Istituto tedesco Alfred Wegener sembrano però indicare che le variazioni nel volume dei ghiacci osservate in Antartide risentono quasi esclusivamente del clima locale, cioè dei cicli stagionali nelle precipitazioni nevose.”
Come dicevo, si tratta invece delle variazioni di temperatura che per la natura stessa degli isotopi stabili nel ghiaccio, rappresentano prevalentemente il clima locale.
V: “il record di temperatura (o volume dei ghiacci) che veniva prima interpretato come una risposta del Polo sud alle sollecitazioni della radiazione solare ricevute nell’emisfero nord di fatto è solo un fenomeno locale”
Oppure una risposta “istantanea” degli inverni del Polo Sud alla sollecitazione della radiazione solare estiva ricevuta dall’emisfero nord?
V: “Il rischio, a questo punto, è che la teoria di Milanković debba essere rivista non solo nei dettagli.”
Come dicono gli stessi autori dello studio, la conclusione più probabile è invece che le carote di ghiaccio dell’Antartide non possano essere usate né per confermare né per affossare la parte della teoria di Milanković che descrive come finisce una glaciazione.
V: “E andranno ripensati anche i metodi sperimentali usati finora, sottoponendoli a una critica accurata”
Questo è vero. E sono abbastanza convinto che si stia per sollevare un vespaio, ma solo in ambito accademico.
V: “Un esempio su tutti: il metodo degli isotopi non è stato testato per carotaggi fatti all’ interno del continente antartico.”
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Test ne sono stati fatti a tonnellate naturalmente. Ora i test si concentreranno su questo possibile sbilanciamento delle precipitazioni invernali che secondo alcuni studi fatti non contava un granché. Scommetto che Jouzel e soci a Parigi hanno già sottoposto un commento a Nature. Come diceva Corrado “e non finisce qui…”
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Testo di Paolo Gabrielli, con contributi di Sylvie Coyaud e Stefano Caserini
35 responses so far
Interessante, ma non capisco come si fa a concludere, se due temperature (artico e antartico) sono in fase, che una influenzi l’altra; non puo’ essere che una si muove un po’ prima e l’altra un po’ dopo , senza che siano collegate da causa effetto, ma solo per un ritardo dell’effetto dello stesso meccanismo forzante?
Comunque complimenti anche per il tono simpatico ma serio.
E al Corriere, non si puo’ fagli un corso di recupero? Altrimenti vanno avanti ancora 20 anni a dire che non sappiamo nullla del clima. Ciao
Mi accingo a rispondere al solito attacco nei miei confronti (e del Corriere della Sera) nel giorno (6 Aprile) che segna l’anniversario del terremoto di due anni fa. Se c’è una cosa che mi ha insegnato quell’evento che ho vissuto durante, e soprattutto dopo, e l’inutilità dei “grilli parlanti” (Arbasino) e dei “veri credenti” (Naipaul). Questi credono di risolvere tutti i loro problemi esistenziali (e pare ne abbiamo tanti) mettendo i puntini su cose che lasciano il tempo che trovano.
Ammetto due sviste, quella dei carotaggi di ghiaccio (ma è ovvio che volevo parlare di sedimentI) e quello di non avere citato di nuovo che il ciclo dominante nell’ultimo milione di anni è 100.000 anni. Ma questo è detto ripetutamente nell’articolo tanto è vero che nel titolo appare a caratteri cubitali. Il resto è una perdita di tempo. Non devo certo essere io a raccomandare a queste persone istruite di leggersi alcuni articoli (soprattutto di Raymo e Huybers, per non parlare di Carl Wunsch) quali Nature, 451, 284-285, 2008, Clim. Past. 5, 481-488, 2009, Paleoceanography, 20, PA1003, 2005, Science, 325, 1085-86, 2009. Da questi (ma anche da molto prima) si capisce che la teoria di Milankovitch non vacilla per mia colpa (non ci terrei comunque) ma è piuttosto ballerina soprattutto per il ciclo a 100,000 anni e per quello abbastanza nascosto a 20,000. E’ chiaro che proprio su queste incertezze che fa carriera la gente, non a caso Peter Huybers ha ricevuto una fellowship della McArthur Foundation. (come giustamente osservano i miei detrattori ci sono valanghe di letteratura, che nessuno legge, aggiungo io).
Il resto delle critiche nascondono problemi lacaniani (800.000 per le carote di ghiaccio, ma i dati oggi parlano di 3 milioni di anni, vedi appunto Nature 451, 2008). Oppure quegli oceani a “ -120m arricchiti degli isotopi più stabili”, non vorrei che ci fosse qualche problemino. Io anche se sono un appassionato lettore di Slavoj Zizek, non sono un professionista e quindi non me ne posso occupare, al massimo potrei suggerire una vignetta per il New Yorker.
Ma sicuramente l’aspetto più divertente di questa vicenda è l’accanimento ideologico (stavo dicendo terapeutico) con il quale si difende lo status quo della cosiddetta scienza. Si ignora che questa “è fatta dagli scienziati” concetto questo espresso non solo da comunisti come Richard Lewontin ma da rispettabilissimi filosofi dell’establishment come Hillary Putnam. E’ quindi ,su con la vita, perché non casca il mondo se dovessimo trovare teorie alternative a Milankovitch. Come dice la canzone Only a fool in here would think he’s got anything to prove.
A riprova della mia onestà (spero non ce ne sia bisogno) proprio per difendere le posizioni oltranziste dei veri credenti sono stato offeso in malo modo dalla Società Italiana di Fisica. Leggetevi l’articolo di tal Kininmonth sul numero di dicembre de Il Nuovo Saggiatore (organo ufficiale della SIF) per rendervi conto quanto sia grande la trave che avete nell’occhio. Così magari contate anche quante cattedre di Fisica dell’atmosfera e del clima ci sono in Italia.
Climate Monitor ha colto al volo l’occasione offerta dall’articolo di Guido Visconi sul Corriere per diffonderne i dubbi.
Ho fatto notare che nel comunicato dell’Istituto Alfred Wegener compare la seguente frase (di cui non vi è traccia nell’articolo di GV e che CM si è guardato bene dal segnalare): “The new study does not call into question that the currently observed climate change has, for the most part, anthropogenic causes. Cyclic changes, as those examined in the Nature publication, take place in phases lasting tens of thousand or hundreds of thousands of years. The drastic emission of anthropogenic climate gases within a few hundred years adds to the natural rise in greenhouse gases after the last ice age and is unique for the last million years.”
GG ha commentato che secondo lui “quella frase con l’oggetto della ricerca non ha nulla a che vedere, e sta lì perché ormai è d’obbligo fare riferimenti, caveat e distinguo, per non correre il rischio di essere additati come scettici, untori o negazionisti.”
E non ha preso in considerazione l’altra mia osservazione che i cicli di M. sono ritenuti l’innesco delle glaciazioni e dei periodi interglaciali, poi sostenuti da potenti feed-back.
Le certezze assolute, eterne e immutabili sono di altre discipline, non della scienza. La scienza coltiva il dubbio fecondo. I progressi delle conoscenze scientifiche dai tempi di Aristotele ai giorni nostri sono stati costruiti sulla critica delle conoscenze acquisite e sulla loro revisione per nuove evidenze sperimentali o nuove interpretazioni teoriche. Questo chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la scienza – basta aver letto qualche buon libro divulgativo – lo sa perfettamente. Dunque perché ripeterlo?
Visconti sembra non capire l’uso che viene fatto dal Corriere – basta veder il titolo che, come è noto, di solito è scritto dalla redazione e non dall’autore dell’articolo: diffondere il dubbio paralizzante, che è cosa ben diversa dal dubbio fecondo di cui ho detto all’inizio. Naturalmente l’obiettivo vero è la teoria del surriscaldamento globale antropogenico, non il buon Milankovitch. Se no avrebbero pubblicato l’articolo con un titolo a molte colonne?
Il meccanismo mediatico è di una semplicità disarmante: non siamo certi oltre il minimo dubbio (ragionevole o meno) che questa teoria sia vera, dunque non siamo obbligati a prendere provvedimenti per scongiurarne le eventuali conseguenze: continuiamo così e lasciamo che ci pensino la Divina Provvidenza o le sacre leggi dell’economia.
Io invece sono convinto che la teoria sia sufficientemente solida e che i rischi previsti siano sufficientemente probabili da giustificare prudenti interventi per de-carbonizzare il nostro pianeta.
Una massima riconducibile alla scuola confuciana recita più o meno: quando gli indicano la luna il saggio guarda la luna, lo stolto invece guarda il dito. Personalmente cerco di concentrami sulla luna. Forse per questo mi risultano criptiche le allusioni di GV al terremoto dell’Aquila, ai grilli parlanti, ai veri credenti, allo psichiatra Jacques Lacan (chi dovrebbe farsi curare?), a un comunista (e perché non alludere già che c’era al fatto che Lewontin è ebreo?), a un rispettabile filosofo, alla parabola evangelica della trave e della pagliuzza, alle cattedre e alle sue personali diatribe con la SIF. Sarà la mia inadeguatezza. Ma la tentazione è forte di ritenere anche questi tentativi di intorbidare le acque e rinforzare ulteriormente il dubbio paralizzante.
@prof. Visconti
Alcune curiosità. Lei ha scritto:”Il rischio, a questo punto, è che la teoria di Milankovic debba essere rivista”. “A questo punto” che cosa è cambiato?
“isotopi stabili”
se non si occupa dei loro “problemini”, come mai ha scritto “andranno ripensati anche i metodi sperimentali… Un esempio su tutti: il metodo degli isotopi”?
“una perdita di tempo”
non proprio, nell’ipotesi di Milankovic le glaciazioni non si presentano contemporaneamente a Nord e a Sud, la profondità del carotaggio non garantisce quella cronologica ecc.
“E’ chiaro che proprio su queste incertezze che fa carriera la gente”
Dovrebbe farla sulle certezze?
“onestà”
Nessuno dubita della sua né si fa illusioni su quella di Kininmonth, però noto che è già la terza volta che lo cita. Perché non gli fa la peer-review e la pubblica sul Corriere?
Visconti le faccio solo una domanda; a cosa si riferisce quando dice:
Il resto delle critiche nascondono problemi lacaniani (800.000 per le carote di ghiaccio, ma i dati oggi parlano di 3 milioni di anni, vedi appunto Nature 451, 2008)?
a me risulta che l’unico articolo cui si puo’ riferire di quel numero sia il seguente
Unlocking the mysteries of the ice ages Maureen E. Raymo & Peter Huybers
Much progress has been made towards understanding what caused the waxing and the waning of the great ice sheets, but a complete theory of the ice ages is still elusive.
Quell’articolo non pone alcun dubbio sul meccanismo astronomico delle glaciazioni, ma aggiunge che per spiegare le discrepanze con una grandezza la deltaO18 che è correlata FORSE con le glaciazioni, ma potrebbe anche non esserlo cosi’ strettamente occorrerebbe perfezionare il modello introducendo altri parametri ad effetto “locale”.
la conclusione fondamentale è:
It is widely accepted that variations in Earth’s orbit affect glaciation, but a better and more detailed understanding of this process is needed.
C’è un po di differenza fra quello che dice lei e quello che dice Nature o no?
non le sembra di essere un tantinello esagerato, giusto quanto serve a supportare le SUE ineffabili conclusioni sul Corriere? Nature contro Corriere: Nature dice la teoria di M. funzia ma occorre perfezionarla e il Corriere (cioè lei) invece dice:la teoria di M. vacilla;
beh insomma , io sono di napoli a come diciamo noi:
‘cca nisciuno è fesso!
anche lei si piega alle leggi del mercato occorre pur vendere il Corriere; che delusione!
Complimenti a Paolo Gabrielli per il post e per gli altri precedenti.
Salvati immediatamente per la mia “collezione privata”; non è facile trovare divulgazione aggiornata e comprensibile in italiano su questo argomento.
Nella sostanza comunque la fine di una glaciazione ha ancora molti dettagli non chiari, come pure l’innesco.
Sarei curioso di sapere se esistono studi recenti sui mutamenti climatici progressivi ? / improvvisi ? che accompagnarono l’ultima fase del penultimo interglaciale e la transizione verso il wurm.
Un plauso anche a Visconti intervenuto a difesa del suo articolo; lo saluto con stima.
Corrette le critiche (tutti possono sbagliare ed è giusto farlo rilevare) però magari si potevano evitare certe frasette un poco insinuanti nel post e soprattutto nei commenti.
Ricordo che (ma forse solo per me è motivo di rispetto) il prof. Guido Visconti “… ha trascorso lunghi periodi di studio presso l’Università del Maryland, il Massachusetts Institute of Technology, il National Center for Atmospheric Research (NCAR). Nel 1994 è diventato professore di ruolo presso l’Università dell’Aquila in Fisica dell’Atmosfera e Oceanografia. Nel 2001 ha fondato e poi diretto il Centro di Eccellenza per la Previsione di eventi Meteorologici severi (CETEMPS). In passato è risultato principal investigator per diversi progetti della NASA e attualmente è associate investigator per il progetto Venus-Express. Nel 2005 Visconti è stato nominato membro dell’Accademia dei Lincei. Il prof. Visconti vanta oltre 130 pubblicazioni su riviste internazionali, 10 libri quale editor …” a me non pare proprio un ciarlatano …
Buona serata.
Telegraph Cove
@ Laura
Ha ragione. Se le temperature nell’Artico ed in Antartide sono in fase non si puo’ concludere nulla sul ruolo delle loro forzanti. Esiste il terzo incomodo? Non si sa. Oggi come oggi gran parte della comunita’ scientifica guarda ai poli per capire chi regola la danza glaciale-interglaciale (si’, anche per “colpa” di Milankovic) mentre forse ancora troppo pochi studiano il ruolo dei tropici. Grazie Laura per la domanda.
@ Guido Visconti
Grazie per la cortese risposta. Mi sembra che le faccia onore riconoscere parte delle sue imprecisioni. Mi spiace solo che la prenda un po’ come un attacco personale. Le assicuro che la critica e’ riferita solo al testo in questione e che in ogni caso nessuno (ci mancherebbe altro…) mette in dubbio la sua buona fede.
Il messaggio principale che ho voluto lanciare e’ che, al contrario di quanto sostiene lei, lo studio tedesco in questione non consente di dire nulla riguardo la teoria di Milankovic. Nessuno reputa intoccabile la teoria di Milankovic. Tuttavia questo e’ ancora il pilastro per spiegare i cicli glaciali-interglaciali (l’analisi spettrale dei vari records paleoclimatici e’ inequivocabile) ma in ogni caso, sicuramente, non spiega tutto.
Cosa in particolare Milankovic non spiega? L’ampiezza del ciclo di 100,000 anni (spiegata parecchie decadi dopo Milankovic grazie ai feedback positivi di albedo e gas serra) ed il fatto che prima di 1 millione di anni fa il ciclo di 100,000 non emergeva in modo cosi’ netto (fatto ancora inspiegabile, si ipotizza un “threshold” nel ciclo del carbonio in tempi geologici).
Inoltre e’ vero, ha ragione, qui non si fa scienza. La scienza la si fa nei laboratori e coi calcolatori. Qui si fa comunicazione, cercando di capire e di far capire meglio (pero’ no, l’idea non sarebbe proprio quella di “lasciare il tempo che si trova”). Comunque, il mio piccolo contributo scientifico alla comprensione del ciclo dei 100,000 anni l’avrei anche dato (se vuole puo’ vedere in Nature, 432 (2004) 1011-1014) iniziando a confutare la teoria di Muller e McDonald relativa al ciclo dei 100,000 anni secondo i quali sarebbe stato originato dalle polveri cosmiche. E le assicuro che sarei stato molto piu’ felice di comprovare questa nuova teoria, a scapito del buon Milankovic….
Mi permetta infine una nota conclusiva. Vede, caro Visconti, lei grazie alla sua straordinaria attivita’ scientifica e’ considerato dai media italiani un vero e proprio opinion leader in ambito climatico. Lei ha l’opportunita’ di raggiungere centinaia di migliaia di persone con un articolo sul Corriere della Sera, con un impatto comunicazionale di gran lunga superiore a molti articoli presentati perfino sulle piu’ prestigiose riviste scientifiche. Perche’ allora non curare un po’ di piu’ i testi? Perche’ non provare a coordinarsi coi redattori dei giornali nel “fare il titolo”? Cordiali saluti.
@ Telegraph Cove
“Sarei curioso di sapere se esistono studi recenti sui mutamenti climatici progressivi ? / improvvisi ? che accompagnarono l’ultima fase del penultimo interglaciale e la transizione verso il wurm”
Lei mette il dito nella piaga. Concordo che l’inizio di una glaciazione e’ ancora piu’ misterioso del termine, in quanto meno netto e piu’ difficile da rilevare. Ad esempio, come mai alla fine dell’Emiano la CO2 atmosferica resta elevata mentre le temperature (in Antartide) sono gia’ scese bruscamente da qualche millennio? Mi sembra che al momento gli studi fatti pongano piu’ domande che risposte. Sicuramente Milankovic non puo’ aiutare piu’ di quanto abbia gia’ fatto….
Probabilmente lo conosce gia’: uno studio “recente” (2004) in Groenlandia mette in evidenza un nuovo periodo interstadiale all’inizio della deglaciazione (115,000 BP) che non trova la sua controparte in in Antartide. http://www.nature.com/nature/journal/v431/n7005/abs/nature02805.html
Grazie anche per i commenti positivi e per la critica sulle possibili insinuazioni contenute nel post. Si riferisce a quando parlo del sottotitolo “ingannevole” del Corriere? Come forse si puo’ evincere dal testo, mi riferivo ai redattori del Corriere della Sera (non al Prof. Visconti) e comunque preciso che, anche in questo caso, non metto in dubbio la loro buona fede.
Ho trovato il full test sui misteri delle glaciazioni citato dal Visconti e riepreso dal Della Volpe, è molto interessante
http://www.people.fas.harvard.edu/~phuybers/Doc/unlock_nature2008.pdf
Maureen E. Raymo & Peter Huybers Unlocking the mysteries of the ice ages Nature 451
Cito. A 3-million-year record of δ18O (ref. 8) (a); orbital obliquity (blue) compared with integrated summer insolation (red)3 (b); and summer insolation for the Northern Hemisphere (on 21 June at 65° N; red) and the Southern Hemisphere (on 21 December at 65° S; blue)6 (c). δ18O is considered a proxy of global ice-volume change,
Ecco perchè il Visconti dice “oggi si dispone di una storia delle glaciazioni che risale a circa 2 milioni di anni fa” che però non sono quelli delle ice core
@ Gabrielli
dice: “Ad esempio, come mai alla fine dell’Emiano la CO2 atmosferica resta elevata mentre le temperature (in Antartide) sono gia’ scese bruscamente da qualche millennio?”
Ammazza!
e le pare poco?
questa con la prova (Caillon e Stott) del ritardo più che secolare 400 1200 anni tra la crescita delle T e quella del CO2 al disgelo, dovrebbero far vacillare l’idea di questo famoso feed back del CO2, e invece no, perchè?
E pensare che quando scrissi, tempo fa, che dai dati delle ice core risultava che il cO2 continuava a crescere per 800-1000 anni mentre le T calavano, il che era in netta contraddizione con la teoria dellAGW, fui preso in giro.
@ Claudio Della Volpe
il testo da lei citato dice anche
How do the subtle changes in insolation relate to the massive changes in climate known
as glacial cycles?
e dietro a questo quesito ci sta un mondo, perchè vuol dire che ancora non si conosce esattaemneto in modo soddisfacente, il meccanismo che ha regolato le fluttuazioni delle ere glaciali visto che al disgelo i GHG erano ininfluenti, ma anche, aggiungo io, non si conoscono le forzanti e i meccanismi che hanno determinato le fluttuazioni all’interno dell’Eemiano e del’Holocene, il che non può eslcudere che queste forzanti e meccanismi naturali sconosciuti, agiscano anche ora e negli ultimi 30 anni di GW
Costa ma si sta parlando del come non del se; fra l’altro di come sono influenzati i valori del proxy, non del se; di come agisce il ciclo astronomico non del se; la differenza base tra il meccanismo astronomico e gli altri è che quello non puo’ essere un feedback, mentre gli altri si; e in un feedback non c’è una causa ed un effetto, la causa è effetto e l’effetto è causa:
http://images.math.cnrs.fr/La-grande-arnaque-du-rechauffement.html
inoltre come al solito oggi c’è una forzante che non c’era allora: NOI!!!!!
come al solito la conclusione sua è: ne sappiamo troppo poco per disturbare il manovratore, cioè per cambiare indirzzo produttivo;
ma l’eccesso di CO2 è solo uno dei fatti: e i picchi produttivi dei vari materiali dal mercurio al cadmio al petrolio?
@ Costa
“…non si conoscono le forzanti e i meccanismi che hanno determinato le fluttuazioni all’interno dell’Eemiano e del’Holocene, il che non può eslcudere che queste forzanti e meccanismi naturali sconosciuti, agiscano anche ora e negli ultimi 30 anni di GW”.
Le suggerisco tre possibilità
a) Lei ha ragione, e tutti gli scienziati esperti di quelle cose non se ne sono accorti
b) Lei ha ragione, tutti gli scienziati esperti di quelle cose se ne sono accorti, ma sono parte di un complotto mondiale che ha come fino ultimo di affossare l’allevamento suinicolo (in particolare ce l’hanno con l’Italia)
c) Lei ha torto
Se pensa che la risposta giusta sia a) provi a scrivere la sua teoria e mandarla a Science o Nature
Se pensa che la risposta giusta sia b) scriva su Climate Monitor (su Science e Nature non servirebbe: sarebbero anche loro parte del complotto mondiale).
Se magari le viene qualche dubbio che la risposta giusta possa essere c) provi a chiedersi perché. Ad esempio provi a vedere cosa c’è scritto sull’asse delle ascisse dei grafici che descrivono la variazione della T e della CO2 nelle ere glaciali e ora. Nei primi c’è ky, nei secondi c’è y. Vedrà che ci arriva da solo, coraggio.
@ Vincenzo
Su complotto: beh da quello emerso dal climate gate e da come è stato redatto il report IPCC 2007 se per lei non è un complotto, sicuramente non è un metodo scientifico corretto a partire da chi come Schneider e Hansen usano il catastrofismo climatico per indurre come Mann Jones et al attraverso le pressioni, delle scelte energetiche precise e anche alimentari.
La sua ironia su questo non è affatto giustificata è evidente che non conosce il problema: sono i bovini ad emettere metano e ad essere accusati di causare catastrofi climatiche, i suini emettono circa 4 volte meno, solo che il messaggio degli ambientalisti è mangiate l’80% di carne in meno: senza specificare.
Dice: “Lei ha ragione, e tutti gli scienziati esperti di quelle cose non se ne sono accorti”
Come se gli scienziati del clima non avessero già preso enormi cantonate, forse non si ricorda più della prova glaciologica, o del raddoppio delle forzanti degli aerosol per far tornare i conti tra il 3° rapporto IPCC e il 4°
“Una volta che si parla di consenso, o di costante non sia parla più di scienza.
Nulla è mai costante nel campo della scienza e
la scienza vive di dissenso: nessun dissenso, nessun progresso.”
Neil Svalgaard
@C. Costa
Di costante c’è sopratutto il fatto che da anni lei ripete le stesse falsità su presunte cantonate altrui.
“il messaggio degli ambientalisti è mangiate l’80% di carne in meno” è una cantonata tutta sua e lei lo sa. Le è stato già spiegato che i nutrizionisti raccomandano di ridurre di 10 kg i 79 kg di carne consumati a testa in Gran Bretagna.
@Vincenzo
Nel caso ci fossero dubbi, preciso che per i nutrizionisti in questione si tratta di ovviare prima di tutto all’aumento del diabete e delle malattie cardiovascolari.
Il Corriere della Sera rilancia anche oggi ed a corollario di un articolo sull’ondata di caldo di questi giorni nel nord Italia, tra le altre cose scrive: “Più volte, nel passato, la Terra ha vissuto ere glaciali, con la calotta polare che arrivava, al nord, sotto la latitudine delle Alpi. Il motivo di queste variazioni non è noto…..”
Suona tanto proprio come l’articolo in questione del prof. Visconti, il quale evidentemente e’ gia’ entrato nella bibliografia di qualche anonimo redattore. E’ purtroppo evidente che per fare danni persistenti ci vuole veramente pochissimo.
Se poi si va avanti nel leggere questo nuovo capolavoro del Corriere della Sera ce ne sono veramente di tutti i colori….
http://www.corriere.it/cronache/11_aprile_08/caldo-aprile-come-luglio_210210b2-61f9-11e0-870c-93568f8e57cb.shtml
Ma perchè mi cancellate i post? perché?
@ Vincenzo
Ma la smetta con questo sarcasmo!
In tutte le discussioni non fa altro che deridermi e denigrarmi ma non ha mai dimostrato nulla!
Non le rispondo con lo stesso tono perché so che porta ad una spirale che a nulla serve.
Su ice core: Lei pensa che non sappia che i dati delle ice core riguardano migliaia di anni? Si vada a leggere le mie critiche a chi confronta questi dati con le medie annuali odierne.
Restando in tema il dato delle ice core seppure in Ky non ha impedito all’IPCC di affermare che da questi dati si evince che c’è un feedback positivo dei GHG senza il quale non si potrebbero spiegare le ere glaciali, lo dice anche il Vincenzo Ferrara: e questo non è vero! I dati delle ice core anche se in Ky non dimostrano nessun feedback anzi c’è da chiedersi quale forzante abbia agito al disgelo, a all’inizio della glaciazione visto che le variazioni di insolation sono molto basse e non giustificano tutto, e che i GHG all’inizio della glaciazione era in continua crescita per centinaia di anni.
Su correlazioni solari e clima: non sono un ricercatore non devo pubblicare nulla, posso però citare scienziati che dicono che date le correlazioni riscontrate tra flusso magnetico solare e flussi climatici probabilmente esiste un meccanismo di causa effetto anche se è ancora da definire, questo perché non vi è coinvolta nessun altra forzante in particolare i GHG
Questo è Muller 2005 su Geology
“il riscontro di cambiamenti ciclici naturali del clima nel corso dell’Holocene e durante l’Eemiano suggerisce che i cambiamenti ciclici naturali del clima siano una caratteristica persistente nei periodi interglaciali, e quindi aumenta la probabilità che la forzante che ha causato queste ciclicità possa agire in futuro.”
Questo è McCraken 2007 e 2009
– l’attività magnetica solare è in crescita costante da almeno 600 anni
– l’attività magnetica solare è in crescita continua anche negli anni 80 e 90
– il sole non è mai stato così attivo negli ultimi 1000 anni
– è possibile un raffreddamento della terra nei prossimi 20 anni proprio per l’attività solare in calo, ma poi la temperatura risalirà per gas serra
– l’effetto del sole e di tutte le amplificazioni sui feedback è sottostimato dal’IPCC
Sono queste forzanti che aggiunte ai cicli orbitali, alle variazioni di albedo e agli altri feedback potrebbero meglio spiegare la successione delle era glaciali.
@ grabrielli
l’articolo che Lei ha linkato del Corriere, a firma di “redazione online” lascia veramente senza parole.
Per la serie: ho letto cose che voi umani…
@ Oca sapiens
Lei mente sapendo di mentire la campagna del WWF è ambientale non solo nutrizionale! E’ fatta per ridurre le emissioni, grazie ai conti della serva e lei lo sa benissimo quindi fa la solita propaganda.
I nutrizionisti raccomandano giustamente diete equilibrate in calorie fibre e proteine, 80 kg di carne sono 220 gr tra carne salumi e ragù sono assolutamente compatibili con diete bilanciate perchè il quantitativo non copre nemmeno un terzo del fabbisogno giornaliero di calorie.
La carne non ha nulla a che fare con diabete e malattie cardiovascolari che invece sono legate all’eccesso calorico tanto che la carne si utilizza nelle diete per i cardiopatici e nelle diete ipocaloriche e dimagranti. Calare la carne non serve proprio a nulla se poi si eccede in pasta legumi patate pizza patatine fritte e birre tanto che il 20% dei vegetariani inglesi è obeso, Viceversa si possono mangiare 80 Kg di carne anno ed essere in piena forma se integrati in una dieta bilanciata
Cito direttamente dal sito del WWF inglese
Livewell – healthy eating for a slimline planet……….reduce the impact of our eating habits on the natural world and help the UK meet it’s targets for the reduction of greenhouse gas emissions……..The food we eat – growing, producing and processing it – has a massive impact on the planet……………..So, to avoid climate change, conserve the ecosystems on which we depend and protect our lifestyles and wellbeing, it is clear that we have to tackle both what we produce and consume…….Eat less meat (meat of all kinds – red and white – are a “hotspot” in terms of environmental impact) (conti della serva)………….
“If we want to protect the species and forests that are at the heart of WWF’s work, then we have to fundamentally change our food system…………In response to climate change the WWF-UK One Planet Food Programme (2009-12) set goals to reduce GHGE from the consumption and production of food destined for the UK by 25% by 2020 and by 70% by 2050 (based on 1990 emission levels). This will require changes to both the supply side (food production) and the demand side (food consumption) within the food supply chain.
Se cancellate questo post allora dovete cancellare anche le diffamazioni e le scemenze di oca sapiens sulla carne
Costa stia attento a dire balle che qua i conti li sappiamo fare; allora prima di tutto il fabbisogno giornaliero è di proteine non di carne; la carne è una delle fonti delle proteine, ma non l’unica; una persona adulta di 70 kg ha bisogno di 70-100g di proteine; dato che nella carne le proteine sono attono al 30% 220g a testa al giorno DA SOLA fornirebbe il grosso (siamo al 90%)di questo fabbisogno insomma quasi completamente; e perchè? se posso mangiare uova, soia o fagioli?
la carne deve essere ridotta perchè il consumo medio italiano di 92kg a testa anno o quello europeo di 98 kg è eccessivo(dati wiki); in questo caso siamo alla totale copertura del fabbisogno proteico con la carne e questo è del tutto sbagliato;
se usasimo più proteine di origine vegetale potremmo mangiare meglio e contemporaneamente ridurre l’impatto planetario della produzione di carne
come si sa per produrre 1kg di carne ci vogliono citrca 10kg equivalenti di cibo per animali; al posto di quel cibo per animali coltiviamo cibo vegetale per noi a maggiore contenuto proteico, soia, fagioli, ceci, piselli, ne guadagneremmo in salute e risparmieremmo di inquinare l’atmosfera e il nostro ambiente
Il principio della montagna di decomposizione organica colpisce ancora, a quanto pare.
Allucinante l’articolo del Corriere, l’ultimo capoverso è davvero degno della famosa frase pronunciata dal famoso personaggio di quel famoso film di fantascienza.
Quasi come i commenti di Costa.
//”non sono un ricercatore non devo pubblicare nulla, posso però citare scienziati che dicono…”//
Ecco. Almeno lo fossi, magari ti riuscirebbe, una buona volta, di citare bene senza fare il solito giochetto del quote mining.
//”l’attività magnetica solare è in crescita costante da almeno 600 anni
– l’attività magnetica solare è in crescita continua anche negli anni 80 e 90
– il sole non è mai stato così attivo negli ultimi 1000 anni”//
http://img716.imageshack.us/img716/4176/schermata20100607a21333.png
http://img17.imageshack.us/img17/5590/tsiholosteinhilbertetal.gif
//”- è possibile un raffreddamento della terra nei prossimi 20 anni proprio per l’attività solare in calo, ma poi la temperatura risalirà per gas serra”//
ma perché _adesso_ non si è raffreddata la Terra come ci si aspetterebbe dal profondo minimo solare degli ultimi anni? Questo minimo solare del 2008/09 (per irradianza, vedi Schrijver et al. 2011) è molto più vicino di quel che si potrebbe pensare a quello di Maunder ed è paragonabile a quello che si ebbe circa un secolo fa, eppure…
@ Costa
Ma perchè mi cancellate i post? perché?
Abbiamo cancellato un suo commento perchè conteneva diverse violazioni delle regole del blog, fra cui una lunghezza del 40 % superiore al consentito.
Non ci costringa ad usare l’ultima delle regole, grazie.
https://www.climalteranti.it/info/
Vorrei segnalare che il Corriere continua con la sua opera di disinformazione:
SCIENZIATI DIVISI – Più volte, nel passato, la Terra ha vissuto ere glaciali, con la calotta polare che arrivava, al nord, sotto la latitudine delle Alpi. Il motivo di queste variazioni non è noto, né si sa con certezza che il riscaldamento tendenziale riscontrato negli ultimi 200 anni, da quando è cominciata la civiltà industriale, sia davvero frutto dell’attività antropica, ovvero dei gas immessi dall’uomo nell’atmosfera. Al riguardo, gli scienziati sono divisi, ma la maggior parte ritiene che in realtà siamo di fronte a una variazione climatica naturale, alla quale l’uomo contribuisce in misura infinitesima.
[tratto da: http://www.corriere.it/cronache/11_aprile_08/caldo-aprile-come-luglio_210210b2-61f9-11e0-870c-93568f8e57cb.shtml ]
@C. Costa
Se s’informasse sulla ricerca del Rothwell Institute for Nutrition and Health e la dieta Livewell, eviterebbe di scrivere stupidate.
“conti della serva”
a proposito, come ha calcolato 79 – 10 = l’80% in meno?
Rowett Institute, sorry
il corriere ha ragione Paolo C
gli scienziati dell’ IPCC sono schierati sull AGW..quelli al di fuori no..
ma l’IPCC è una organizzazione intergovernativa voluta dall’ONU, con numerosi esponenti politici, pochi veri scienziati; se dicesse che la salute del Pianeta è discreta già non avrebbe più alcuna ragione di esistere. La sua permanenza è legata essenzialmente a quanto catastrofismo riesce a produrre.
e ti ricordo anche che circa 20000 scienziati negli USA hanno firmato una petizione perché si dica la verità sul GW
http://www.oism.org/s32p31.htm
ho anche un altro link se vuoi con tutti i nomi degli scienziati..cosi’ controlli che sono autentici..
Recenti studi condotti presso il Dipartimento di Scienza della Terra dell’Università di Bristol hanno dimostrato, contrariamente a quanto ci viene gridato da tutte le parti, che il valore dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera NON è variato assolutamente negli ultimi 150 anni.
Come tutti i climatologi seri sicuramente sanno, la maggior parte delle emissioni di CO2 derivanti dalle attività umane non rimangono nell’atmosfera, ma vengono assorbite dagli oceani e dagli ecosistemi terrestri. Solo il 45% rimane nell’aria ed influenza il clima. Molti illustri scienziati (ma sarà poi vero a questo punto?) hanno però dichiarato e imposto come assioma che gli oceani e le piante non riescono più a sostenere la quantità mostruosa di anidride carbonica prodotta dall’uomo e che quindi la nostra atmosfera si sta arricchendo sempre più di questo terribile gas, causando irrefrenabili variazioni climatologiche.
In effetti, e qui sta il bello, il vero pericolo che tutti i media ci prospettano è proprio questo aumento indiscriminato della CO2 libera nell’atmosfera. Ed hanno ragione, in quanto solo questa può causare cambiamenti climatici anche importanti. Ma se per caso questa affermazione senza appello fosse errata? Crollerebbe automaticamente tutto il castello di carte relativo alle colpe dell’uomo.
Ebbene, sembra proprio che siano tutte frottole! Il professore Wolfgang Knorr dell’Università di Bristol, celebre studioso di Scienza della Terra, ha rifatto i calcoli utilizzando i dati originari (e non quelli più o meno elaborati). Il risultato è straordinario: negli ultimi 150 anni, e in particolare negli ultimi 50, non si è riscontrata alcuna variazione della quantità di CO2 presente in atmosfera. In altre parole, gli oceani e le piante hanno continuato e continuano a svolgere tranquillamente il loro lavoro, senza dar segni di sofferenza. Eppure ci dicono che da anni e anni questo valore è in continua salita e ci porterà alla distruzione del nostro povero pianeta.
Scusate, ma come dice Marcello nell’Amleto: “C’è del marcio in Danimarca!” E guarda caso Copenhagen si trova proprio in Danimarca… Possibile che nessuno se ne fosse accorto prima? O magari si è preferito tacere? Non aggiungo alcuna considerazione personale e lascio ai lettori la conclusione. Dirò solo che il “trend” della CO2 negli ultimi 150 anni è stato stabilmente intorno a 0.7 +/- 1.4 per decade. Per chi mastica appena appena un po’ di matematica, questo risultato vuol dire praticamente ZERO. Il professor Knorr conclude che il risultato da lui trovato si spiegherebbe bene abbassando all’82% il valore delle emissioni “stimate” finora. In fondo un misero errore del 20%, che però ha significato terrore, potere, e soldi, tanti soldi indirizzati verso una sola direzione. Stiamo comunque tranquilli: nessuno parlerà di questa scoperta!
Per chi volesse saperne di più, il lavoro si può trovare qui
http://www.agu.org/pubs/crossref/2009/2009GL040613.shtml
Guardi che deve leggere meglio l’articolo, parla dell’aumento dell’airborne fraction http://en.wikipedia.org/wiki/Airborne_fraction, non dell’aumento della CO2, su cui ci sono dati indiscutibili http://www.esrl.noaa.gov/gmd/ccgg/trends/.
Sono cose molto diverse.
la percentuale di CO2 in atmosfera è aumentata dallo 0.028 allo 0.039%, mentre la airborne fraction , ossia la frazione di CO2 umana prodotta e rimasta in atmosfera è attorno al 45-46%; la polemica dell’autore è se sia o meno variata tale percentuale; in sostanza è una polemica su cosa faccia da pozzo, da sink come si dice;
The airborne fraction is a scaling factor defined as the ratio of the annual increase in atmospheric CO2 to the CO2 emissions from anthropogenic sources.It represents the proportion of human emitted CO2 that remains in the atmosphere.
Vale lei non ha capito semplicemente di cosa si parla, un po’ di studio dell’inglese non guasterebbe;
per qualche dettaglio sul ciclo del carbonio si veda il post:
https://www.climalteranti.it/2011/01/13/qualche-approfondimento-sul-ciclo-del-carbonio/
@ Vale
Dopo le spiegazioni di Stefano Caserini e Claudio della Volpe suppongo vedrà sotto un’altra luce la preoccupazione espressa da Knorr sin dalle prime righe dell’abstract che la frazione di CO2 antropogenico assorbita da oceani e ecosistemi terrestri possa diminuire. Il suo lavoro tende a mostrare che finora tale frazione è rimasta intorno al 50%.
Credo sia bene che lei si faccia un’idea più precisa del ciclo del carbonio come giustamente suggerisce CDV.
Riassumendo, in estrema sintesi, la frazione airborne pari a circa metà delle nostre emissioni di CO2 va nell’atmosfera dove, insieme agli altri gas serra, determina il surriscaldamento globale antropogenico.
Un’altra metà circa (non-airborbe) va ad accumularsi nelle acque marine di cui determina il cambiamento del grado di acidità e rende così difficile o impossibile la formazione di gusci e scheletri di alcuni organismi che stanno alla base della catena alimentare marina. Climalteranti ha parlato di questo fenomeno nell’articolo “il gemello cattivo dell’AGW” pubblicato lo sorso luglio.
@ Paolo
Oddio, ancora la screditata Oregon Petition!
Peraltro sul loro sito web si sostiene che le adesioni raccolte finora siano di oltre 31.000 “american scientists”.
Mi usi la cortesia di informarsi sui criteri (diciamo disinvolti?) con cui sono state raccolte le (presunte) adesioni e sui criteri (diciamo elastici?) con cui viene definito il termine “scientist”; vi compaiono persone con una laurea di primo livello (BSc) in discipline rispettabili ma poco attinenti alla fisica del clima come medici, veterinari, odontoiatri e ingegneri elettronici.
Magari, già che c’è, anche sulla deontologia di alcuni sostenitori di questa e altre simili iniziative e sulle loro fonti di finanziamento.
@ Paolo C
Mi domando come si sentirà il Professor Maracchi di Firenze a vedere le sue parole «Il caldo di questi giorni è sicuramente un fenomeno anomalo, legato all’effetto serra» mescolate in un contesto che afferma il contrario, e per buona misura ipotizza (per escluderlo) un legame tra le temperature estive che si stanno registrando in questi giorni in Italia (e in Gran Bretagna no?) e gli effetti del sisma che ha devastato il Giappone.
Ma a chi li fa scivere il mitico Corrierone questi articoli?
Se ho contato bene quinto dunque ultimo post. Bye.
@Paolo
Ti ha già risposto Gianfranco, io aggiungo un link:
http://www.skepticalscience.com/OISM-Petition-Project-intermediate.htm
E visto che tra i commenti noto le solite vecchie obiezioni, può essere utile un ripasso:
http://www.skepticalscience.com/argument.php
caro Paolo questo e’ quello che dicono alcuni scienziati..ma non tutti.. non e’ detto che sia la verita’ assoluta..
qui ci sono i nomi degli scienziati..ben 950 e non sono dentisti,ma tutti attinenti alla fisica del clima..
http://www.wpsmeteo.com/index.php?option=com_content&view=article&id=940%3Aoltre-950-scienziati-mostrano-la-fallacia-del-grafico-hockey-stick-di-mann-&catid=6%3Aarticoli-clima&Itemid=18
@Paolo
Ormai è un po che il MWP è stato ridefinito MCA (Medieval Climate Anomaly), e la letteratura scientifica in proposito sta diventando sostanziosa. Puoi trovare un po’ di link dal nostro amico Steph:
http://climafluttuante.blogspot.com/2011/04/m-c.html
@Paolo
Lei confonde le 950 persone citate da CO2 Science con gli scienziati del clima per i quali l’MWP è stato più caldo di ora – un po’ come rimandare all’elenco del telefono di Milano e dire che tutti tifano Inter…