Il passo avanti di Cancun
L’esito della conferenza di Cancun fa registrare motivi di soddisfazione e di insoddisfazione, riassunti in questo post. I primi sono più numerosi e portano un po’ di speranza nell’efficacia delle negoziazioni sul clima.
Ha sorpreso molti la conclusione a Cancun della 16° Conferenza della Parti della Convenzione Quadro dell'ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), con l'inattesa approvazione di tanti e importanti documenti finali, salutata da un lungo applauso.
L’accordo di Cancun è complesso e non è facile valutare le sue conseguenze. I risultati sono stati riassunti dal comunicato stampa dell’UNFCCC, dall’IISD e in italiano dal Focal Point IPCC Italia.
Rimandando per valutazioni generali ad altri commenti già disponibili (ad esempio di Antonello Pasini, del blog Triple Crisis, del Guardian, del Center for American Progress, dell'Economist), come effettuato per i risultati della COP15, riportiamo in questo primo post un quadro dei motivi di soddisfazione e di insoddisfazione; nei prossimi post analizzeremo nel dettaglio alcuni punti di maggiore importanza. (altro…)
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Ha sorpreso molti la conclusione a Cancun della 16° Conferenza della Parti della Convenzione Quadro dell'ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), con l'inattesa approvazione di tanti e importanti documenti finali, salutata da un lungo applauso.
L’accordo di Cancun è complesso e non è facile valutare le sue conseguenze. I risultati sono stati riassunti dal comunicato stampa dell’UNFCCC, dall’IISD e in italiano dal Focal Point IPCC Italia.
Rimandando per valutazioni generali ad altri commenti già disponibili (ad esempio di Antonello Pasini, del blog Triple Crisis, del Guardian, del Center for American Progress, dell'Economist), come effettuato per i risultati della COP15, riportiamo in questo primo post un quadro dei motivi di soddisfazione e di insoddisfazione; nei prossimi post analizzeremo nel dettaglio alcuni punti di maggiore importanza. (altro…) L’ Artico senza ghiaccio
Il ghiaccio estivo nell’oceano artico diminuisce rapidamente e molti ne prevedono la scomparsa nel giro di pochi decenni. I dati recenti e le ricostruzioni del passato sembrano confermare questa ipotesi.
Parlare di Artico senza ghiaccio causa spesso reazioni indignate e accuse di catastrofismo. Eppure, tutti sappiamo che è già successo di avere l'Artico senza ghiaccio estivo nel passato. Sappiamo che è possibile, resta da capire quali sono le condizioni che possono portare a questo evento.
Ci sono chiare indicazioni (Polyak et. al 2010) che lo stato attuale, caratterizzato da ghiaccio artico permanente, si è instaurato all'inizio del Pleistocene, circa tre milioni di anni fa. L'alternanza di periodi glaciali e interglaciali, dovuti ai cicli orbitali, si riflette sull'estensione del ghiaccio artico marino. Durante alcune fasi interglaciali, infatti, la temperatura media globale è stata anche diversi gradi superiore a quella attuale, la qual cosa ha prodotto la scomparsa del ghiaccio estivo.
La causa principale delle espansioni e ritiri dei ghiaccio marino nell’artico si pensa sia l'insolazione estiva alle alte latitudini, anche se effetti regionali, come ad esempio la presenza di grandi ghiacciai terrestri, possono produrre disuniformità geografiche e spostamenti temporali all’interno della stessa regione artica (Kaufman et al 2004). L'ultimo massimo di insolazione dell'emisfero nord è avvenuto circa diecimila anni fa. Il clima era generalmente più caldo di quello attuale, anche se non uniformemente, e la temperatura a nord di 60° di latitudine (emisfero nord) era un paio di gradi superiore alla media del ventesimo secolo (Kaufmann 2004). (altro…)
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Parlare di Artico senza ghiaccio causa spesso reazioni indignate e accuse di catastrofismo. Eppure, tutti sappiamo che è già successo di avere l'Artico senza ghiaccio estivo nel passato. Sappiamo che è possibile, resta da capire quali sono le condizioni che possono portare a questo evento.
Ci sono chiare indicazioni (Polyak et. al 2010) che lo stato attuale, caratterizzato da ghiaccio artico permanente, si è instaurato all'inizio del Pleistocene, circa tre milioni di anni fa. L'alternanza di periodi glaciali e interglaciali, dovuti ai cicli orbitali, si riflette sull'estensione del ghiaccio artico marino. Durante alcune fasi interglaciali, infatti, la temperatura media globale è stata anche diversi gradi superiore a quella attuale, la qual cosa ha prodotto la scomparsa del ghiaccio estivo.
La causa principale delle espansioni e ritiri dei ghiaccio marino nell’artico si pensa sia l'insolazione estiva alle alte latitudini, anche se effetti regionali, come ad esempio la presenza di grandi ghiacciai terrestri, possono produrre disuniformità geografiche e spostamenti temporali all’interno della stessa regione artica (Kaufman et al 2004). L'ultimo massimo di insolazione dell'emisfero nord è avvenuto circa diecimila anni fa. Il clima era generalmente più caldo di quello attuale, anche se non uniformemente, e la temperatura a nord di 60° di latitudine (emisfero nord) era un paio di gradi superiore alla media del ventesimo secolo (Kaufmann 2004). (altro…) James Hansen in Italia
Il grande climatologo James Hansen sarà in Italia dall’1 al 4 dicembre, per presentare il suo libro “Tempeste, Il futuro del clima del pianeta e l’urgenza di agire”, di cui abbiamo già pubblicato qui una recensione.
In seguito sono elencati gli appuntamenti previsti.
Ho letto e curato, con Luca Mercalli, Tempeste, l’edizione italiana di “Storm of my grand children”, perché lo ritengo un libro importante, come ho scritto nell’introduzione che è riportata in seguito.
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Mercoledì 1 dicembre, dalle ore 20 alle 21, Radio Popolare Milano. Hansen intervistato da Sylvie Coyaud. La trasmissione va in onda in diretta anche sulle altre radio del network, quindi si potrà tele-intervenire (numero telefonico 02 33.001.001, email diretta@popolarenetwork.it, SMS 331 62 14 013) Giovedi’ 2 dicembre, ore 10.30, Politecnico di Milano. Conferenza “Il futuro del clima del pianeta e l’urgenza di agire”. Interverranno Marino Gatto e Telmo Pievani. Ci sarà un ampio spazio per il dibattito. La locandina dell'iniziativa è disponibile qui. La presentazione di Hansen è disponibile qui. Il video dell'intervento di Hansen è disponibile qui Giovedi’ 2 dicembre, ore 18,30, Milano, Rotonda della Besana. Incontro nell'ambito della mostra "2050: Il pianeta ha bisogno di te", con Telmo Pievani e Frank Raes. Venerdi’ 3 dicembre, ore 21, Torino, Circolo dei lettori. Conferenza: “Clima, l’urgenza di agire. La natura e le leggi della fisica non scendono a compromessi” Introduce Luca Mercalli. Intervengono Mario Salomone, Antonello Provenzale, Giovanni Paesano, Erik Balzaretti. La locandina dell'iniziativa è disponibile qui. Sabato 4 dicembre, Roma, ore 19, Palazzo dei Congressi, EUR. Presentazione di “Tempeste” alla Fiera dell'editoria "Più libri più liberi". Modera Sylvie Coyaud. (altro…)La necessità e l’urgenza di comunicare il problema climatico
Sull’ultimo numero di Science è stata pubblicata una lettera, firmata da dieci importanti studiosi statunitensi, che ribadisce la necessità di comunicare in modo adeguato il problema dei cambiamenti climatici:
“Viste le potenziali conseguenze dei cambiamenti climatici, la comunità scientifica ha il dovere di aiutare le persone, le organizzazioni, i governi di prendere decisioni consapevoli. Pertanto, chiediamo alla comunità scientifica di sviluppare, implementare e sostenere un’iniziativa indipendente con il compito di condividere attivamente ed efficacemente le informazioni sui rischi del cambiamento climatico e le possibili soluzioni, in particolare con i decisori del mondo politico, dei settori privati e dei settori non-profit. Inoltre, chiediamo alle istituzioni filantropiche di approvare e sostenere finanziariamente questa iniziativa”. (altro…) Un argomento non valido contro gli impegni di riduzione delle emissioni
Se si guardano alcuni semplici principi e numeri alla base delle politiche climatiche, l’argomento “riduciamo le emissioni solo se anche Cina e India le riducono”, non regge: gli impegni di riduzione delle emissioni dei paesi industrializzati, fra cui l’Italia, sono inevitabili.
Il dibattito sulle azioni da intraprendere per ridurre le emissioni dei gas serra è ancora occupato da un’argomentazione semplice ed efficace, che suona più o meno così: non tocca solo a noi ridurre le emissioni, anche altri devono farlo, altrimenti non dobbiamo farlo neanche noi. Gli “altri” sono generalmente “la Cina”, a volte “la Cina e l’India”. L’affermazione più frequente è: se Cina e India non accettano limiti, neanche noi dovremmo ridurle e porci dei limiti.
Sono posizioni ribadite negli scorsi mesi e settimane da rappresentanti del Governo italiano, di Confindustria e del mondo industriale.
In questo post si vuole mostrare come sono posizioni non giustificate, per cinque diversi motivi.
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Il dibattito sulle azioni da intraprendere per ridurre le emissioni dei gas serra è ancora occupato da un’argomentazione semplice ed efficace, che suona più o meno così: non tocca solo a noi ridurre le emissioni, anche altri devono farlo, altrimenti non dobbiamo farlo neanche noi. Gli “altri” sono generalmente “la Cina”, a volte “la Cina e l’India”. L’affermazione più frequente è: se Cina e India non accettano limiti, neanche noi dovremmo ridurle e porci dei limiti.
Sono posizioni ribadite negli scorsi mesi e settimane da rappresentanti del Governo italiano, di Confindustria e del mondo industriale.
In questo post si vuole mostrare come sono posizioni non giustificate, per cinque diversi motivi.
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(altro…)Benvenuti su Terraa – un pianeta ostile dove dobbiamo farcela
Un nuovo frame per il dibattito “oltre” il cambiamento climatico – l’ultimo libro di Bill McKibben prova a considerare le conseguenze dell’inazione politica e propone idee e riflessioni per un mondo ormai, ahinoi, diverso.
Come vi sentireste se, avendo notato che il rubinetto della vostra vasca da bagno è aperto al massimo, aveste provato inutilmente a richiuderlo, chiamato in soccorso i vicini e averli visti litigare, e tutto ciò fosse andato avanti per vent’anni?
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Come vi sentireste se, avendo notato che il rubinetto della vostra vasca da bagno è aperto al massimo, aveste provato inutilmente a richiuderlo, chiamato in soccorso i vicini e averli visti litigare, e tutto ciò fosse andato avanti per vent’anni?
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Arrabbiati, delusi, depressi? Nel 1989 Bill McKibben pubblicava uno dei primi libri sul cambiamento climatico per il grande pubblico e da allora chiede non solo di chiudere il rubinetto, ma anche di incominciare a tirare via l’acqua dalle stanze..
Col movimento 350.org, di cui è un leader, ha organizzato migliaia di eventi di tutto il mondo per premere per decisioni forti a livello globale. L’esito della COP15 UNFCCC di Copenhagen, pur contenendo l’obiettivo, condiviso e firmato da 140 paesi del mondo, di impedire che la temperatura media mondiale cresca più di 2 gradi centigradi, ha mostrato che si è ancora molto lontani dalla chiusura del rubinetto: stime recenti dicono che gli impegni finora annunciati non saranno sufficienti a centrare l’obiettivo. (altro…)Il primo scettico del riscaldamento globale
C’è ancora chi sostiene che un aumento di CO2 non porterà ad aumenti di temperatura perché la CO2 già presente in atmosfera assorbe tutta la radiazione che può, e un suo incremento non cambierebbe molto. In realtà questa teoria, che ha più di 100 anni, è sbagliata.
Dopo il famoso articolo di Svante Arrhenius del 1896 dove il grande scienziato fece i primi calcoli sulla teoria dell'effetto serra da CO2, la teoria fu confutata da Knut Johan Angstrom con un semplice esperimento. Angstrom fece passare un fascio di raggi infrarossi attraverso un tubo con della CO2 e misurò l'intensità della luce emergente. Riducendo la concentrazione di CO2 nel tubo egli trovò solo una piccolissima differenza e concluse che era sufficiente una concentrazione di CO2 alquanto bassa per assorbire del tutto i raggi infrarossi. La sua conclusione fu che un aumento di CO2 non poteva essere importante per il clima. Questo articolo segnò la nascita del primo scettico di quella che al tempo veniva chiamata “teoria della CO2” e del recente argomento degli scettici che “l'effetto della CO2 è saturato”.
Trent'anni dopo, E.O. Hulburt aggiunse la convezione al puro equilibrio radiativo assunto da Arrhenius. Egli trovò che l'equilibrio convettivo è mantenuto nella parte bassa della troposfera fino a circa 10 km, mentre più in alto si mantiene l'equilibrio radiativo. L'importante conseguenza è che i dettagli dell'assorbimento nella bassa troposfera non hanno importanza poiché il calore “viene diffuso e trasferito verso l'alto dalla convezione”. In altre parole, chi governa il bilancio energetico della terra è il bilancio radiativo nell'alta troposfera e lì la concentrazione di CO2 ha un peso. Hulburt fu molto cauto nelle sue conclusioni:
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Dopo il famoso articolo di Svante Arrhenius del 1896 dove il grande scienziato fece i primi calcoli sulla teoria dell'effetto serra da CO2, la teoria fu confutata da Knut Johan Angstrom con un semplice esperimento. Angstrom fece passare un fascio di raggi infrarossi attraverso un tubo con della CO2 e misurò l'intensità della luce emergente. Riducendo la concentrazione di CO2 nel tubo egli trovò solo una piccolissima differenza e concluse che era sufficiente una concentrazione di CO2 alquanto bassa per assorbire del tutto i raggi infrarossi. La sua conclusione fu che un aumento di CO2 non poteva essere importante per il clima. Questo articolo segnò la nascita del primo scettico di quella che al tempo veniva chiamata “teoria della CO2” e del recente argomento degli scettici che “l'effetto della CO2 è saturato”.
Trent'anni dopo, E.O. Hulburt aggiunse la convezione al puro equilibrio radiativo assunto da Arrhenius. Egli trovò che l'equilibrio convettivo è mantenuto nella parte bassa della troposfera fino a circa 10 km, mentre più in alto si mantiene l'equilibrio radiativo. L'importante conseguenza è che i dettagli dell'assorbimento nella bassa troposfera non hanno importanza poiché il calore “viene diffuso e trasferito verso l'alto dalla convezione”. In altre parole, chi governa il bilancio energetico della terra è il bilancio radiativo nell'alta troposfera e lì la concentrazione di CO2 ha un peso. Hulburt fu molto cauto nelle sue conclusioni:
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“L'accordo è senz'altro migliore di quanto sia garantito dell'accuratezza dei dati sui quali sono basati i calcoli. A quanto pare le incertezze e le omissioni in una certa misura hanno contribuito contrastandosi l'un l'altro”. (altro…)Le tempeste dei nipotini di Hansen
Il primo libro divulgativo di James Hansen (NASA Goddard Institute), di cui è appena stata pubblicata l’edizione italiana, illustra l’effetto serra attraverso un’interessante prospettiva extra-planetaria e ne descrive le possibili degenerazioni catastrofiche. Nonostante questi scenari rimangano per ora ipotetici, la gravità delle possibili conseguenze pone seri motivi di riflessione di natura etica e pratica.
(altro…)
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Quando due anni fa incontrai per la prima volta James Hansen al Byrd Polar Research Center di Columbus, Ohio (USA) mi diede l’impressione di un uomo che negli anni avesse coltivato, non senza una certa sofferenza, l’arte del sapersi difendere dalle sciabolate dei suoi detrattori. Così, dopo un pomeriggio passato presso una radio locale di Columbus a rispondere alle domande dei vari negazionisti locali, Hansen non batté ciglio quando, durante la conferenza serale, gli feci osservare come la frenata della crescita della concentrazione di metano in atmosfera non si conciliasse bene con l’idea, da lui propugnata, della possibile fusione dei clatrati di metano sui fondali marini. Un’osservazione scettica che però, dopo una giornata del genere, sarebbe stata percepita da chiunque come vero e proprio “fuoco amico”. Ne uscì con un debole: “Si però, nel 2007 il metano è ricominciato a crescere”. Era sicuramente molto affaticato.
(altro…) Dalle fotografie sui ghiacciai la conferma del clima che cambia
La situazione dei ghiacciai del pianeta, mostrata dai dati disponibili del World Glacier Monitoring non è affatto buona, anche in Himalaya, come discusso in un precedente post e mostrato dalle riviste scientifiche. Perciò ospitiamo volentieri il contributo dell'associazione Macromicro che racconta del prezioso lavoro di ricognizione fotografico-scientifica effettuato ripercorrendo le orme dei grandi fotografi esploratori italiani del secolo scorso. Un quadro dell’evoluzione dei ghiacciai montani del pianeta si può infatti avere confrontando foto antiche e moderne dei ghiacciai, come sarà discusso in un convegno il 15 ottobre a Roma presso la Società Geografica.
Un quadro della situazione si può avere anche dal confronto tra immagini storiche e moderne. Questo confronto mostra, spesso anche in maniera estremamente evidente, i cambiamenti occorsi ai ghiacciai, come nelle immagini qui sopra, che ritraggono il ghiacciaio Baltoro, che in questo caso ha subito una perdita di spessore di decine di metri.
Le osservazioni dello stato di fatto e di ciò che è già avvenuto sono il punto di partenza per effettuare valutazioni sull’evoluzione dei ghiacciai e sugli effetti dei cambiamenti climatici su di essi. (altro…)
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Un quadro della situazione si può avere anche dal confronto tra immagini storiche e moderne. Questo confronto mostra, spesso anche in maniera estremamente evidente, i cambiamenti occorsi ai ghiacciai, come nelle immagini qui sopra, che ritraggono il ghiacciaio Baltoro, che in questo caso ha subito una perdita di spessore di decine di metri.
Le osservazioni dello stato di fatto e di ciò che è già avvenuto sono il punto di partenza per effettuare valutazioni sull’evoluzione dei ghiacciai e sugli effetti dei cambiamenti climatici su di essi. (altro…) L’incredibile riscaldamento globale
Ad alcuni sembra incredibile che l'attività umana possa provocare il riscaldamento di un intero pianeta. Senza bisogno di addentrarsi nelle complicate teorie che spiegano il fenomeno, è possibile rendersi conto che non è poi così incredibile come sembra.
Veniamo al primo punto, davvero le attività umane emettono quantità significative di CO2? Il grosso delle emissioni è dovuto all'utilizzo dei combustibili fossili. Si è iniziato con il carbone nell'800 cui si sono aggiunti petrolio e gas naturale nel corso del '900. Oggi siamo a oltre 30 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 l'anno. Anche se il numero è grande, in fondo è equivalente ad un “cubetto” d'acqua di poco più di 2 chilometri di lato. Rispetto alle dimensioni della terra o anche dell'atmosfera sembra trascurabile. Per altri versi però la quantità è impressionante, come si vede dai “black ballon” del sito sul risparmio energetico del New South Walles (Australia): se volessimo stoccarla con dei palloncini, ne verrebbe fuori un numero veramente enorme.
Prendiamo allora questa CO2 emessa e misceliamola in atmosfera anno per anno ipotizzando che resti tutta lì per sempre. Sono oltre 1000 Gt da confrontare con la massa dell'atmosfera di 5 milioni di Gt, cioè la CO2 che emettiamo rappresenta più di 200 parti per milione, un'inezia direi.
Durante gli ultimi 800000 anni la CO2 si è sempre mantenuta fra 180 e 300 ppmv. La nostra “inezia” è quindi paragonabile a quanto naturalmente si è trovato in atmosfera in questo lungo periodo. Oggi, grazie a noi, siamo a 390 ppmv, un salto paragonabile a quello fra un'era glaciale e una interglaciale.
Qualche lettore avrà forse notato che le nostre emissioni sono maggiori dell'incremento di CO2 osservato in atmosfera. Abbiamo infatti emesso per 200 ppmv ma l'aumento di CO2 dall'epoca pre-industriale ad oggi è stato “solo” di circa 100 ppmv. Giusto, sarebbe potuta andare peggio. Siamo invece stati fortunati, circa la metà di quanto emesso ci è stato tolto di mezzo dagli oceani e dalla biosfera terrestre (Canadell et al. 2007). E non pensiate che l'oceano sia contento di fare questo servizio. La CO2 disciolta in acqua e' un acido e delle conseguenze abbiamo già parlato qualche tempo fa...
A questo punto non credo si possa ancora pensare che il nostro contributo sia stato trascurabile, per quanto riguarda la quantità di CO2 in atmosfera siamo stati altrettanto bravi degli equilibri fisico-chimici naturali. (altro…)
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Ci sono due cose a prima vista incredibili sul riscaldamento globale. La prima è che noi piccoli uomini possiamo emettere quantità davvero significative di CO2; la seconda è che questo possa causare l'aumento di temperatura di un intero pianeta. La scienza, o meglio, la natura dovrebbe averci abituato a cose istintivamente incredibili. Pensate alla tettonica a placche, ai buchi neri, al Big Bang, all'evoluzione delle specie, alla stessa nascita della vita sulla terra. Sono tutte cose troppo distanti dalla nostra realtà sensoriale per poterle comprendere istintivamente. Abbiamo quindi bisogno di sfruttare le conoscenze accumulate in oltre duemila anni di storia delle scienze. Rispetto alle cose incredibili naturali, nel caso del riscaldamento globale si aggiunge l'aggravante che coinvolge azioni umane. Al già poco credibile fenomeno si aggiunge che l'uomo possa essere accostato alle grandi forze della natura. L’argomento della piccolezza delle azioni umane è spesso usato nel dibattito sul riscaldamento globale. E' forse un eccesso di presunzione quello di chi è preoccupato per l’impatto delle attività umane sul clima? Vediamo.. Le nostre emissioni
Veniamo al primo punto, davvero le attività umane emettono quantità significative di CO2? Il grosso delle emissioni è dovuto all'utilizzo dei combustibili fossili. Si è iniziato con il carbone nell'800 cui si sono aggiunti petrolio e gas naturale nel corso del '900. Oggi siamo a oltre 30 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 l'anno. Anche se il numero è grande, in fondo è equivalente ad un “cubetto” d'acqua di poco più di 2 chilometri di lato. Rispetto alle dimensioni della terra o anche dell'atmosfera sembra trascurabile. Per altri versi però la quantità è impressionante, come si vede dai “black ballon” del sito sul risparmio energetico del New South Walles (Australia): se volessimo stoccarla con dei palloncini, ne verrebbe fuori un numero veramente enorme.
Prendiamo allora questa CO2 emessa e misceliamola in atmosfera anno per anno ipotizzando che resti tutta lì per sempre. Sono oltre 1000 Gt da confrontare con la massa dell'atmosfera di 5 milioni di Gt, cioè la CO2 che emettiamo rappresenta più di 200 parti per milione, un'inezia direi.
Durante gli ultimi 800000 anni la CO2 si è sempre mantenuta fra 180 e 300 ppmv. La nostra “inezia” è quindi paragonabile a quanto naturalmente si è trovato in atmosfera in questo lungo periodo. Oggi, grazie a noi, siamo a 390 ppmv, un salto paragonabile a quello fra un'era glaciale e una interglaciale.
Qualche lettore avrà forse notato che le nostre emissioni sono maggiori dell'incremento di CO2 osservato in atmosfera. Abbiamo infatti emesso per 200 ppmv ma l'aumento di CO2 dall'epoca pre-industriale ad oggi è stato “solo” di circa 100 ppmv. Giusto, sarebbe potuta andare peggio. Siamo invece stati fortunati, circa la metà di quanto emesso ci è stato tolto di mezzo dagli oceani e dalla biosfera terrestre (Canadell et al. 2007). E non pensiate che l'oceano sia contento di fare questo servizio. La CO2 disciolta in acqua e' un acido e delle conseguenze abbiamo già parlato qualche tempo fa...
A questo punto non credo si possa ancora pensare che il nostro contributo sia stato trascurabile, per quanto riguarda la quantità di CO2 in atmosfera siamo stati altrettanto bravi degli equilibri fisico-chimici naturali. (altro…)
Come comunicare la crisi climatica ai disimpegnati
Una guida realizzata nell’ambito del progetto europeo NoPlanetB fornisce utili suggerimenti su come sensibilizzare sul cambiamento chi oggi lo considera un tema secondario. Diversi segnali suggeriscono come negli ultimi anni la scienza in generale sia stata messa sempre più in discussione, sia da parte dell’opinione pubblica che da alcuni settori politici e mediatici, sulla scia di una generale messa in discussione di alcuni valori ai quali eravamo abituati, fra cui inclusione, democrazia, un ruolo super partes delle istituzioni pubbliche....
100% di elettricità rinnovabile è possibile
Un rapporto mostra in 40 punti come la decarbonizzazione del sistema elettrico solo con energia rinnovabile non solo sia possibile, ma può essere realizzata in diversi modi, caratterizzati da alcuni elementi comuni. È stato recentemente presentato Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, promosso dalla Rete 100% Rinnovabili, preparato e sottoscritto da 25 docenti e ricercatori italiani, che mostra come sia possibile e conveniente decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili. Il documento discute le leve...
Il manuale di psicologia climatica: una guida per affrontare l’impatto psicologico della crisi climatica ed ecologica
Negli ultimi anni, la crisi climatica ed ecologica è passata da questione scientifica e politica ad una vera e propria emergenza di salute pubblica. L’aumento degli eventi estremi e delle loro conseguenze disastrose ha effetti su scala globale, con gravi ripercussioni sulla salute fisica (Filippini et al., 2024) e mentale (IPCC, 2022; Charlson et al., 2021: Cianconi et al. 2023). Il Manuale Oltre all’aumento di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress e la depressione maggiore dopo eventi...
Scenari climatici tra decarbonizzazione spinta e punti di non ritorno
Lo scorso 2 dicembre 2024 si è svolto presso il Politecnico di Milano l’evento “Scenari climatici tra decarbonizzazione spinta e punti di non ritorno”. L’evento è stato organizzato in collaborazione con climalteranti.it, dal cui comitato scientifico provengono numerosi dei relatori intervenuti. Nel seguito è riportata una sintesi di alcuni interventi. La registrazione dell’evento è disponibile qui, mentre le slide presentate dai relatori durante la conferenza sono scaricabili qui. Segnali di ottimismo in tempi bui L’intervento iniziale di Mario Grosso...
Il clamoroso e preoccupante record delle temperature medie globali nel 2024
Le consuete analisi di inizio anno sui dati della NOAA/NCEP e, per confronto, su quelle relative ad altri tre database climatici, concordano sul fatto che, per il secondo anno consecutivo (ma come anche successo nel 2019 e nel 2020), l’anno appena trascorso è risultato il più caldo da quando si misurano le temperature. L’aumento di temperatura di +1,54 °C rispetto al periodo preindustriale è un dato molto preoccupante, ma ancora non implica il superamento del limite previsto dell’accordo di Parigi....
L’auto termica green di Francesco Giavazzi non esiste
Fra gli autori delle panzane che inquinano il dibattito sulla transizione energetica, si è aggiunto lo storico editorialista del Corriere della Sera Francesco Giavazzi, che in un editoriale del 28 dicembre 2024 ha sostenuto una tesi facilmente confutabile, la presunta esistenza di auto a combustione interna in grado di emettere poche decine di grammi di CO2 per km, ossia l’80-90% in meno di quelle oggi circolanti. Il contesto è un articolo intitolato “Le scelte (utili) sui conti” in cui lo...
Il fuoco amico, una forma di inattivismo climatico: 2/ l’opposizione alle auto elettriche
Le emissioni di CO2 dai trasporti sono le uniche ad essere sostanzialmente aumentate in Europa nel periodo 1990-2022 (+26%). Il contributo del trasporto su strada è oggi pari al 70% delle emissioni da trasporto, e all’interno di quest’ultimo il peso delle automobili è pari al 60% (dettagli e infografiche disponibili qua). In Italia un quarto delle emissioni è dovuto ai trasporti, e le automobili italiane emettono circa 60 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, una cifra pari alle emissioni...
Finanziamenti e meccanismi di supporto all’azione climatica: alcuni risultati della COP29
Moltiplicati per tre gli impegni finanziari dei paesi sviluppati per favorire l’azione sul clima, menzionati le migliaia di miliardi a cui si dovrà arrivare, approvate le basi dei meccanismi di mercato e di trasferimento internazionali dei crediti, lanciato il miglioramento della nuova piattaforma per i meccanismi non di mercato: avanzamenti utili ed importanti. In attesa del rilancio degli impegni nazionali previsto nel 2025. La COP29 che si è svolta a Baku dall’11 al 24 novembre è stata una COP...
Cerchiamo di metterci in tempo le mani
La catastrofica alluvione che ha colpito la zona di Valencia ha costretto molti mezzi di informazione ad occuparsi del legame fra riscaldamento globale e l’aumento dell’intensità degli eventi estremi di precipitazione. Come noto, si tratta di un legame da tempo messo in luce dai climatologi (si veda ad esempio il libro Tempeste di James Hansen, pubblicato nel 2008), evidenziato chiaramente nella letteratura scientifica, e ben riassunto dall’ultimo rapporto IPCC, come già discusso qui. In diverse trasmissioni televisive (ad esempio qui...
Il fuoco amico, una forma di inattivismo climatico: 1/ l’opposizione alle energie rinnovabili
Climalteranti ha sempre contrastato il negazionismo climatico, sia confutando le argomentazioni più fallaci sulle cause del riscaldamento globale in corso, sia contrastando chi vuole ritardare l’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici. Negli ultimi tempi però sta emergendo, anche tra persone attivamente schierate a favore della tutela dell’ambiente, una tendenza verso sforzi inadeguati, in grado di indebolire la già insufficiente lotta alla crisi climatica; il che costituisce una minaccia probabilmente ancora più subdola, una forma di vero e proprio “inattivismo climatico”....