ConflittiLibriRecensione

Effetto serra, effetto guerra

Fra i libri usciti in Italia sul tema del cambiamento climatico, uno dei più ambiziosi è “Effetto serra. Effetto guerra”, scritto da Grammenos Mastrojeni e Antonello Pasini, appena pubblicato da Chiarelettere. Un diplomatico esperto di cooperazione allo sviluppo e un climatologo esperto di fisica dell’atmosfera si sono trovati per cercare di spiegare una delle questioni più complesse e ricche di sfaccettature, ossia il legame fra i cambiamenti climatici globali e le crisi ambientali e geopolitiche che stanno avvenendo o potrebbero accadere nel nostro pianeta. La prima parte del libro è quella più classica, una spiegazione sintetica e divulgativa della scienza del clima (raccontata da anni da Antonello Pasini nel suo blog “Il Kyoto Fisso”): le molecole di CO2, i driver climatici, gli impatti sulle produzioni agricole, sui più poveri, sugli oceani, con collegamenti agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, all’enciclica Laudato Si’ o ai lavori nell’ambito della Convenzione ONU sul Clima. La seconda parte si pone la domanda più difficile, che è quella di capire come, dove e quando il riscaldamento globale maggiormente influirà sulle guerre, sarà un fattore di instabilità. Gli autori non si pongono ovviamente l’obiettivo di definire scadenze precise, “il sistema è troppo complesso per questo, e nessuno ha sfere di cristallo”, ma di indicare il maggiore o minore potenziale, il “cosa potrebbe accadere” nelle diverse aree del pianeta, per diversi livelli di gravità degli scenari di aumento delle temperature globali. La panoramica è ampia quanto preoccupante, riguarda tutte le regioni del mondo, dai Poli alle Maldive, dal Kirghizistan al Sahel; la fragilità delle terre e delle popolazioni è raccontata con tanti esempi del presente, mostrando la sottile quanto innegabile connessione con le dinamiche climatiche locali e globali. Le analisi del diplomatico sono unite alle informazioni del climatologo, con molte note di rimando ad articoli scientifici. (altro…)

Eventi estremiImpattiPrecipitazioni

Katrina, Sandy, Hayan, Bopha, Harvey, Irma (Ivanka) e noi

Tempeste e uragani ci sono sempre stati. I libri degli storici del clima sono pieni di esempi, un lungo elenco di morte e distruzione portata dalla “natura matrigna”. La domanda di questi giorni, visto l’impatto mediatico degli uragani Harvey e Irma, o viste le piogge devastanti in Bangladesh, è semplice: può davvero l’uomo interferire con la frequenza e/o l’intensità delle tempeste e degli uragani più distruttivi? C’è un legame con il riscaldamento globale? Ha un senso la petizione che ha raccolto 12.000 firme per chiedere di cambiare il nome di Irma in Ivanka?

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Il dibattito già in passato è stato acceso, in particolare negli Stati Uniti dopo il disastro causato da Katrina a New Orleans il 29 agosto 2005, sfondando gli argini che dovevano proteggere la città dalle inondazioni.

Nel libro “Storm World” il giornalista del Washington Post Chris Mooney ha raccontato in modo mirabile lo scontro scientifico e politico sul contributo del riscaldamento globale all’aumento dell’intensità degli uragani e delle conseguenti distruzioni. (altro…)

Modelli Climatici

Una risposta alla domanda che assilla il Prof. Zichichi

Mail ZichichiIn data 24 luglio abbiamo ricevuto una mail dal Prof. Antonino Zichichi, mail inviata anche presumibilmente agli scienziati firmatari della (strana) petizione “contro le eco-bufale” (spiegata in questo post) e agli altri autori della richiesta di chiarimenti (riportata in questo post). Nella mail il prof. Zichichi propone la seguente domanda ai 37 firmatari: “Per concludere che è l'attività umana che cambia il clima devi avere un modello matematico in grado di sostenere la tua conclusione. Quanti parametri liberi sono presenti nel tuo modello?” Questa domanda è contenuta in un documento di 6 pagine di testo e 5 figure, intitolato “Evoluzione del clima ed evoluzione delle forze fondamentali” in cui il Prof. Zichichi illustra le sue ragioni (disponibile qui).   Riportiamo qui sotto la mail di risposta che abbiamo inviato al Prof. Zichichi.   Gent. Prof. Zichichi, abbiamo ricevuto la sua mail con la domanda sul numero di parametri presenti nei modelli, questione che Lei ha già posto innumerevoli volte. Le rispondiamo sperando di aiutarla a capire questo punto, che fra l’altro non è certo tra i più complessi della scienza del clima. I modelli climatici hanno molti parametri, come inevitabile per modelli che descrivono un sistema complesso come è il clima del pianeta. Sono parametri di numerose equazioni diverse che insieme concorrono a definire le varie componenti del sistema climatico. La presenza di tanti parametri ed equazioni è comune a molti modelli complessi, applicati in tanti altri settori, come i modelli che governano il funzionamento degli aerei o la regolazione delle dighe. Si tratta di modelli sviluppati da almeno 4 decenni di una grande ricerca scientifica, condotta in decine di diversi centri di ricerca, da migliaia di studiosi.   I modelli sono cresciuti molto in termini di complessità (una descrizione della loro evoluzione è contenuta nel capitolo 1 del Quinto Rapporto sul Clima (AR5) dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) – primo gruppo di lavoro “Working Group I Contribution to the IPCC Fifth Assessment Report Climate Change 2013: The Physical Science Basis”, disponibile qui, da qui è tratta la figura a fianco) e l’attività, per la taratura e valutazione dei loro risultati  ha  occupato una larga parte dell’attività degli scienziati. L’IPCC, che effettua una raccolta e revisione della principale letteratura scientifica peer-reviewed nei vari campi della scienza climatica, ha dedicato nell’ultimo rapporto AR5, sempre nel volume del primo gruppo di lavoro, un intero capitolo a questo tema, intitolato “Evaluation of Climate Models”: 126 fitte pagine contenente 6 tabelle e 47 figure, con circa 1150 riferimenti a pubblicazioni scientifiche, in cui vengono date risposte a molti temi complessi relativi al funzionamento dei modelli climatici. Mentre la lettura e comprensione di queste pagine richiede competenze sulla climatologia e la modellistica dei sistemi fisici e naturali, le segnaliamo che un Box presente nel capitolo, “Box 9.1 - Climate Model Development and Tuning” (pag. 749 qui) è stato scritto con un linguaggio divulgativo per rispondere alle domande semplici come quella che Lei ha posto. Le riportiamo qui il testo di questo Box:   “Box 9.1 | Climate Model Development and Tuning   The Atmosphere–Ocean General Circulation Models, Earth System Models and Regional Climate Models evaluated here are based on fundamental laws of nature (e.g., energy, mass and momentum conservation). The development of climate models involves several principal steps:
  1. Expressing the system’s physical laws in mathematical terms. This requires theoretical and observational work in deriving and simplifying mathematical expressions that best describe the system.
  2. Implementing these mathematical expressions on a computer. This requires developing numerical methods that allow the solution of the discretized mathematical expressions, usually implemented on some form of grid such as the latitude–longitude–height grid for atmospheric or oceanic models.
  3. Building and implementing conceptual models (usually referred to as parameterizations) for those processes that cannot be represented explicitly, either because of their complexity (e.g., biochemical processes in vegetation) or because the spatial and/or temporal scales on which they occur are not resolved by the discretized model equations (e.g., cloud processes and turbulence). The development of parameterizations has become very complex (e.g., Jakob, 2010) and is often achieved by developing conceptual models of the process of interest in isolation using observations and comprehensive process models. The complexity of each process representation is constrained by observations, computational resources and current knowledge (e.g., Randall et al., 2007).
  The application of state-of-the-art climate models requires significant supercomputing resources. Limitations in those resources lead to additional constraints. Even when using the most powerful computers, compromises need to be made in three main areas:
  1. Numerical implementations allow for a choice of grid spacing and time step, usually referred to as ‘model resolution’. Higher model resolution generally leads to mathematically more accurate models (although not necessarily more reliable simulations) but also to higher computational costs. The finite resolution of climate models implies that the effects of certain processes must be represented through parameterizations (e.g., the carbon cycle or cloud and precipitation processes; see Chapters 6 and 7).
  2. The climate system contains many processes, the relative importance of which varies with the time scale of interest (e.g., the carbon cycle). Hence compromises to include or exclude certain processes or components in a model must be made, recognizing that an increase in complexity generally leads to an increase in computational cost (Hurrell et al., 2009).
  3. Owing to uncertainties in the model formulation and the initial state, any individual simulation represents only one of the possible pathways the climate system might follow. To allow some evaluation of these uncertainties, it is necessary to carry out a number of simulations either with several models or by using an ensemble of simulations with a single model, both of which increase computational cost.
  Trade-offs amongst the various considerations outlined above are guided by the intended model application and lead to the several classes of models introduced in Section 9.1.2.   Individual model components (e.g., the atmosphere, the ocean, etc.) are typically first evaluated in isolation as part of the model development process. For instance, the atmospheric component can be evaluated by prescribing sea surface temperature (SST) (Gates et al., 1999) or the ocean and land components by prescribing atmospheric conditions (Barnier et al., 2006; Griffies et al., 2009). Subsequently, the various components are assembled into a comprehensive model, which then undergoes a systematic evaluation. At this stage, a small subset of model parameters remains to be adjusted so that the model adheres to large-scale observational constraints (often global averages). This final parameter adjustment procedure is usually referred to as ‘model tuning’. Model tuning aims to match observed climate system behaviour and so is connected to judgements as to what constitutes a skilful representation of the Earth’s climate. For instance, maintaining the global mean top of the atmosphere (TOA) energy balance in a simulation of pre-industrial climate is essential to prevent the climate system from drifting to an unrealistic state. The models used in this report almost universally contain adjustments to parameters in their treatment of clouds to fulfil this important constraint of the climate system (Watanabe et al., 2010; Donner et al., 2011; Gent et al., 2011; Golaz et al., 2011; Martin et al., 2011; Hazeleger et al., 2012; Mauritsen et al., 2012; Hourdin et al., 2013).   With very few exceptions (Mauritsen et al., 2012; Hourdin et al., 2013) modelling centres do not routinely describe in detail how they tune their models. Therefore the complete list of observational constraints toward which a particular model is tuned is generally not available. However, it is clear that tuning involves trade-offs; this keeps the number of constraints that can be used small and usually focuses on global mean measures related to budgets of energy, mass and momentum. It has been shown for at least one model that the tuning process does not necessarily lead to a single, unique set of parameters for a given model, but that different combinations of parameters can yield equally plausible models (Mauritsen et al., 2012). Hence the need for model tuning may increase model uncertainty. There have been recent efforts to develop systematic parameter optimization methods, but owing to model complexity they cannot yet be applied to fully coupled climate models (Neelin et al., 2010).   Model tuning directly influences the evaluation of climate models, as the quantities that are tuned cannot be used in model evaluation. Quantities closely related to those tuned will provide only weak tests of model performance. Nonetheless, by focusing on those quantities not generally involved in model tuning while discounting metrics clearly related to it, it is possible to gain insight into model performance. Model quality is tested most rigorously through the concurrent use of many model quantities, evaluation techniques, and performance metrics that together cover a wide range of emergent (or un-tuned) model behaviour. The requirement for model tuning raises the question of whether climate models are reliable for future climate projections. Models are not tuned to match a particular future; they are tuned to reproduce a small subset of global mean observationally based constraints. What emerges is that the models that plausibly reproduce the past, universally display significant warming under increasing greenhouse gas concentrations, consistent with our physical understanding.”   Speriamo che questo testo le possa essere d’aiuto per trovare la risposta alla sua domanda; le suggeriamo comunque di leggere l’intero capitolo per ulteriori dettagli.   Riguardo al testo che ci ha inviato, dobbiamo ammettere di averlo trovato davvero poco comprensibile e poco congruente con la domanda da Lei stesso posta. Nella parte iniziale abbiamo infatti rilevato diverse affermazioni senza fondamento ed errori basilari di comprensione della scienza del clima (ad esempio quella secondo cui le difficoltà nello studio del clima non sarebbero mai menzionate), errori che del resto hanno caratterizzato la quasi totalità dei suoi scritti sul tema del cambiamento climatico che abbiamo potuto leggere negli ultimi 15 anni.   La invitiamo quindi ad approfondire un minimo la scienza del clima, prima di esprimersi sui mezzi di comunicazione. Infine, la invitiamo ad essere più rispettoso del lavoro dei molti studiosi, anche italiani, che con passione e serietà lavorano per migliorare giorno dopo giorno gli strumenti più adeguati che oggi abbiamo a disposizione per capire l’evoluzione dell’interferenza umana con il clima del pianeta.   Distinti saluti   Ugo Bardi, Università di Firenze Daniele Bocchiola, Politecnico di Milano Stefano Caserini, Politecnico Milano Claudio Cassardo, Università di Torino Sergio Castellari, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Claudio Della Volpe, Università di Trento Gabriele Messori, Stockholms Universitet Elisa Palazzi, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC-CNR)
EstremiTemperature

Ondate di calore e cambiamenti climatici: non occorre esagerare, la realtà è sufficiente

Spesso chi racconta dell’ondata di calore che sta avvolgendo l’Italia esagera senza motivo una realtà che è già da sola molto preoccupante, e dimentica di citare il legame con la causa principale, il surriscaldamento globale. Che nei prossimi anni renderà le ondate di calore ancora più intense e persistenti.

È in corso la quinta ondata di calore dell’estate, che mentre scriviamo entrerà nella sua fase più acuta, e quasi sicuramente sarà la più intensa delle cinque. Sembrano già finiti gli aggettivi ed i superlativi per descriverla, già usati per le precedenti e con il continuo uso della parola “record”, nonché di espressione da meteo-spettacolo (Caronti, Scipioni, Luciferi). Il fine è ovviamente rendere più attraente la notizia.

Per chi da tanti anni segue l’evolversi del surriscaldamento globale, quanto sta succedendo non sorprende affatto (come già detto in questo post); anzi, è proprio quanto la scienza del clima aveva previsto, sarebbe davvero strano se l’aumento delle temperature medie non fosse accompagnato dall’aumento della frequenza ed intensità delle ondate di calore. (altro…)

Bufale

La falsa petizione “contro le eco-bufale” del Prof. Zichichi e Il Giornale

Il 5 luglio è apparso su “Il Giornale” un articolo in cui il Prof. Antonino Zichichi ha ribadito le sue posizioni estreme sulla questione climatica, parlando di “eco-bufale”, di “terrorismo” e criticando in modo radicale la modellistica climatica; l’articolo è stato presentato da un titolo (si presume della redazione) in cui si definivano “ciarlatani” gli scienziati che ritengono che le attività umane stiano modificando il clima del pianeta.

Climalteranti ha già spiegato in un precedente post lo scarso spessore scientifico di questa ulteriore raffica di “zichicche”, nonché la stranezza della sezione intitolata “Appello della Scienza contro le eco-bufale” dove “La Scienza” sembrava rappresentata, oltre che dal prof. Zichichi in persona, dalle firme di venti scienziati.

Ora, questa cosa è parecchio strana per vari motivi. Il primo è che dei venti firmatari non ce n'è uno, che sia uno, che si occupi di clima. Sono quasi tutti fisici delle particelle o fisici teorici. La seconda stranezza è che non si capisce bene dall'articolo de “Il Giornale” che cosa queste persone abbiano firmato. Di quali “eco-bufale” si tratta, esattamente?

Così, abbiamo pensato di contattare direttamente i firmatari, chiedendo loro gentilmente se potevano darci qualche delucidazione su cosa avessero firmato e se fossero d'accordo con le idee di Zichichi. La lettera è stata firmata da 37 studiosi che in diverso modo lavorano nel settore dei cambiamenti climatici.

I risultati sono stati interessanti. Dei venti firmatari, cinque ci hanno risposto esplicitamente che non hanno firmato niente del genere e che NON sono assolutamente d'accordo con le opinioni di Zichichi e nemmeno con l'idea di chiamare “ciarlatani” e “terroristi” quelli che si occupano di clima. Degli altri 15, nessuno ha confermato che ha firmato sapendo cosa firmava e che è d'accordo con Zichichi. (altro…)

Bufale

L’impossibile smentita delle zichicche

Su il quotidiano Il Giornale è stato pubblicato l’ennesimo delirio sul clima del prof. Zichichi, seguito da un appello contro presunte bufale sul clima e una richiesta di smentita: ma a ben guardare, la tesi di Zichichi è talmente priva di senso da non poter essere neppure smentita.

 

Di solito leggiamo gli articoli sul clima che il Prof. Antonino Zichichi scrive su Il Giornale con spensieratezza se non divertimento, più o meno come assistiamo in televisione alle sue imitazioni da parte del comico Maurizio Crozza. Ci sembra evidente che la credibilità dell’anziano fisico delle particelle sui temi della climatologia sia nulla, che sia palese l’inconsistenza delle sue critiche alla scienza del clima, nonché la presenza di numerose castronerie.

Per questi motivi, negli ultimi anni abbiamo steso un velo pietoso e raramente replicato (qui un vecchio post del 2009: “Zichicche (n+1): i batteri dormiglioni”), archiviando gli articoli nella categoria del cabaret.

Quello del 5 luglio “L’inquinamento L'inquinamento va punito come reato, ma è da ciarlatani dire che modifica il clima” merita un’eccezione, in quanto alla fine dello scritto, Zichichi ha pubblicato una sorta di appello contro “il terrorismo ambientalista” e “le bufale che vengono fatte circolare sul clima”, firmato da “20 professori provenienti da università e centri di ricerca di tutto il mondo”, fra cui gli italiani Alessandro Bettini (Università di Padova), Federico Antinori (Università di Padova), Giorgio Benedek (Università di Milano-Bicocca) e Cristiano Galbiati (Università di Princeton).

Siccome combattere le bufale sul cambiamento climatico è uno degli scopi di questo blog, e visto la richiesta finale in fondo all’appello “aspettiamo smentite”, abbiamo provato a valutare la confutazione delle tesi di Zichichi. (altro…)

AgricolturaEmissioni

Il consumo di carne, i cambiamenti climatici e la salute

Gli allevamenti animali, e il consumo di carne e di altri derivati animali, sono da tempo considerati una fonte importanti di gas serra, e quindi fra le cause dei cambiamenti climatici. Non è facile attribuire un valore preciso al contributo della produzione della carne alle emissioni totali di gas serra, perché le assunzioni metodologiche possono portare a valori diversi. Si possono infatti considerare diversi passaggi della filiera di produzione (ad esempio anche il trasporto e la conservazione della carne) e molti dati necessari sono spesso incerti. Gli allevamenti sono associati alle emissioni di anidride carbonica, di protossido d’azoto, di metano prodotto dalla digestione enterica dei ruminanti.  Per essere conteggiate complessivamente in termini di CO2 equivalente si possono usare diversi Global Warming Potential, che possono essere riferiti a diversi orizzonti temporali in cui considerare l’effetto totale climalterante (per convenzione si usa 100 anni ma è, appunto, una convenzione). Assunzioni estreme su alcuni dati possono portare a stime poco credibili, come quella contenuta nel documentario Cowspiracy, in cui tramite diverse ipotesi molto discutibili si arriva ad attribuire agli allevamenti il 51% delle emissioni globali, addirittura più di quelle dovute ai combustibili fossili. Una stima più realistica fornita dal capitolo 11 del Quinto Rapporto IPCC – WG3 e da interessanti rapporti FAO (Tackling Climate Change Through Livestock, Livestock's Long Shadow e Livestock - Environment interactions: Issues and options), è pari al 15%, e l’intero settore AFOLU (Agriculture, Forestry, and Other Land Use) secondo l’IPCC contribuisce al 24% delle emissioni climalteranti globali. (altro…)

Internet

Problemi con le immagini dei post

Abbiamo un problema con le immagini dei post pubblicati fino a marzo 2017, in quanto Photobucket ha cambiato le regole del servizio che forniva. Stiamo lavorando per ripristinare tutte le immagini. Ci vorrà qualche settimana. I webmaster  
Bufale

I climatologi negano l’esistenza di Donald Trump

Pubblichiamo la traduzione di questa interessante notizia apparsa su un blog in Belgio.

  Oltre 500 climatologi, geologi e scienziati vari si sono riuniti la scorsa settimana a Parigi per un vertice speciale, dedicato a discutere l'esistenza di Donald Trump, presunto 45° Presidente degli Stati Uniti. Benché il fenomeno politico abbia avuto ampio risalto nei media negli ultimi anni e, secondo numerose fonti, sia stato “osservato” anche in Europa, molti prestigiosi specialisti rimangono scettici circa la reale esistenza dell'uomo Donald Trump.

Sin da quando ha vinto le elezioni presidenziali statunitensi, i ricercatori del clima e gli esperti politici hanno vivacemente discusso dell'effettiva esistenza di Mr. Trump.

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BufalegiornalistiNegazionismo

Una “ola” per Federico Rampini

Nella puntata di “8 e mezzo”, sabato 10 giugno, la giornalista de Il Tempo e Libero Paola Tommasi, capo della segreteria tecnica del presidente del gruppo Forza Italia della Camera dei Deputati, ha concentrato in pochi secondi un campionario di sciocchezze sul tema dei cambiamenti climatici in grado di insidiare i precedenti record di Franco Battaglia e Annalisa Chirico.

Argomenti già sentiti, come “gli scienziati sono divisi” “i cambiamenti climatici ci sono sempre stati”, oppure “da 15 anni la temperatura globale media è rimasta invariata” (argomento in voga 5 anni fa, ormai ridicolo viste le temperature record degli ultimi tre anni), con la chicca del “gli studi scientifici ci dimostrano che anche su Marte ci sono i cambiamenti climatici e lì non c’è vita” (una bufala nota da anni). (altro…)

RecordStatisticheTemperature

Perché il 2015 sarà (molto probabilmente) un altro anno con temperature record

Alcune quantità di interesse climatico hanno un andamento sufficientemente regolare, tale che ogni anno viene battuto il record. L’esempio più ovvio è la concentrazione di CO2 atmosferica che, almeno da quando sono iniziate le misure sistematiche a Mauna Loa, aumenta anno dopo anno. In alcuni mesi o anni si superano delle soglie che fanno notizia (ad esempio i 400 ppm come media globale, superata nel marzo 2015), ma ogni mese e anno è in realtà si stabilisce un nuovo record,...
GhiacciaiImpattiProiezioni

Notizie dall’Alpine Glaciology Meeting 2015

I ghiacciai continentali alpini ed extra-alpini sono sentinelle del clima che cambia. Glaciologi da tutta Europa si sono riuniti a Milano per l’Alpine Glaciology Meeting, per fare il punto sull’evoluzione e sul futuro del glacialismo. In questo post, un sunto di quanto emerso nel corso del meeting e della situazione della ricerca glaciale, con particolare attenzione agli effetti dei cambiamenti climatici.   Si è tenuto all’Università Statale di Milano, il 7 e 8 Maggio, l’Alpine Glaciology Meeting 2015, (AGM) riunione...
Eventi estremiImpattiPrecipitazioniSiccità

Come i cambiamenti climatici hanno influito sulla guerra in Siria

Un recente articolo scientifico ha mostrato in modo chiaro come le tendenze di aumento delle temperature e di diminuzione delle precipitazioni nella mezzaluna fertile, legate al riscaldamento globale antropogenico, hanno reso molto più probabile il verificarsi di siccità disastrose, come quella del 2007-2010; questa ha causato una migrazione di massa di contadini verso le città siriane, fattore che ha contribuito alla rivolta contro il regime di Bashar al-Assad, in seguito degenerata in una guerra civile. Ma è la conclusione dell’articolo...
Black CarbonDisinformazioneTecnologie

Riduzione delle emissioni di black carbon: funzionano i filtri antiparticolato?

Una delle emissioni climalteranti che più contribuiscono al riscaldamento globale, seppur poco conosciuta, è quella di black carbon, piccole particelle carboniose derivanti dalla combustione incompleta di combustibili fossili e biomasse. Sono anche particelle molto pericolose per la salute, per cui la riduzione delle emissioni di black carbon rappresenta una delle azioni cosiddette “win & win”, ossia utili per affrontare il tema del riscaldamento globale e dell’inquinamento atmosferico. Diversi inventari delle emissioni hanno indicato fra le sorgenti principali la combustione della...
COPNegoziazioni

Negoziati sul clima: arrivano i primi impegni in vista della COP21 di Parigi

Unione Europea, Stati Uniti, Russia, Norvegia, Svizzera e Messico sono riusciti a rispettare la prima scadenza del 31 marzo per presentare i propri obiettivi nazionali volontari. Ed è arrivata anche la submission da parte del primo paese africano: il Gabon.   Continua il percorso negoziale dei paesi verso la COP21 di Parigi, conferenza della Convenzione Quadro ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che il prossimo dicembre avrà il compito di approvare un secondo accordo globale per la riduzione delle emissioni di...
CatastrofismoComunicazioneGiornaligiornalistiTelevisioni

Quando il critico televisivo vuole essere rassicurato

Il commento di Aldo Grasso alla trasmissione “Scala Mercalli”, pubblicato sul Corriere della Sera del 16 marzo, non stupisce chi da tempo segue gli interventi sui cambiamenti climatici degli editorialisti tuttologi del quotidiano milanese, da Pierluigi Battista a Danilo Taino. “Frasi senza significato, argomentazioni contraddittorie, affermazioni senza fondamento, toni derisori: un trash logico, lessicale, morale”, il giudizio di Antonio Calafati su una parte consistente del giornalismo nostrano è ancora attuale, e ben si adatta al critico televisivo del Corriere. Non...
EmissioniTemperatureTrend

Il clima di mia figlia e il mio

Qualche giorno fa mia figlia mi ha chiesto se era vero che il 2014 è stato l’anno più caldo. Benché con il padre che si ritrova non è raro che senta parlare di cambiamenti climatici non mi aveva mai fatto una domanda specifica sui record di temperatura. Riflettendoci, mia figlia aveva solo 12 anni nel 2010, l’anno record precedente. Non è quindi strano che non ne avesse parlato e forse non ne era nemmeno a conoscenza. La domanda di mia...
InformazioneTelevisioni

Scala Mercalli, si parla di clima in televisione in prima serata

Dal 28 febbraio, inizia un programma in cui in prima serata sulla televisione italiana si parlerà anche di cambiamenti climatici. È un evento a suo modo storico, che segna – finalmente – anche per la televisione italiana la presa di coscienza dell’importanza di un tema a lungo snobbato. Il programma è “Scala Mercalli – I gradi della crisi ambientale e la via della sostenibilità”, ideato e condotto da Luca Mercalli, meteorologo e climatologo, presidente della Società Meteorologica Italiana, il volto...
AgricolturaConflittiImpatti

Cambiamento climatico e conflitti globali: c’è un nesso causale?

Studi recenti indicano che in fase di cambiamento climatico si verificano maggiori conflitti tra gli Stati, per la terra, l’uso delle risorse, per l’acqua dei grandi fiumi. C’è un nesso causale? Gli scienziati dibattono, ma se così fosse, l’umanità avrebbe un motivo in più per contrastare il riscaldamento globale.   Diversi articoli recenti su autorevoli organi di stampa e riviste internazionali (The Guardian, 2014; RTCC; 2014; HUFFPOST-GREEN, 2014; BBC News, 2013; Scientific American, 2009) e nazionali (LIMES, 2014; Repubblica, 2014)...
RecordTemperatureTrend

L’en plein dei record delle temperature

Con la pubblicazione dei dati del UK-MetOffice, sono disponibili i dati dei 5 più noti centri di ricerca che analizzano i dati delle temperature globali (gli altri sono NASA-GISS, NOAA-NCDC, JMA e Berkeley Earth). Secondo tutte queste fonti, il 2014 è stato l’anno più caldo da quando esistono misurazioni delle temperature dell’atmosfera che permettono di ricostruire la medie globale, ovvero da più di 130 anni. Come già scritto nella precedente analisi realizzata sulla base dei dati grezzi, il confronto dei...