Quando il critico televisivo vuole essere rassicurato
Il commento di Aldo Grasso alla trasmissione “Scala Mercalli”, pubblicato sul Corriere della Sera del 16 marzo, non stupisce chi da tempo segue gli interventi sui cambiamenti climatici degli editorialisti tuttologi del quotidiano milanese, da Pierluigi Battista a Danilo Taino.
“Frasi senza significato, argomentazioni contraddittorie, affermazioni senza fondamento, toni derisori: un trash logico, lessicale, morale”, il giudizio di Antonio Calafati su una parte consistente del giornalismo nostrano è ancora attuale, e ben si adatta al critico televisivo del Corriere.
Non é la prima volta che Aldo Grasso si lamenta per il fatto che si parli di cambiamenti climatici in televisione. Già il 30 aprile del 2007 Grasso aveva rivolto le medesime accuse a Luca Mercalli, reo di non limitarsi alle previsioni del tempo, e aveva indicato il modo alternativo e più gradito con cui si dovrebbe trattare il tema, “le splendide meteorine di Emilio Fede” (oggi preferisce “lo stile rassicurante di Piero Angela”).
Nel capitolo “Fra l’allarmismo e il negazionismo” di A Qualcuno Piace Caldo avevo già mostrato il testa-coda logico in cui si era infilato il critico televisivo. Aldo Grasso infatti non nega l’esistenza e la gravità del problema: nel 2007 scriveva di “palesi e sconcertanti mutamenti del clima”, oggi scrive
“è indiscutibile che questi siano rischi e problemi serissimi” (frase sottolineata nella versione online dell’articolo). Ma non gli piace che se ne parli in modo “incattivito” (2007), “catastrofista” (2015), “ideologico” e da “profeta di sventura” (2007 e 2015).
Lasciando da parte i giudizi legati al gradimento personale del conduttore (il cravattino, la simpatia, la cattiveria, giudizi che si riassumono nella metaforica associazione all’animale gufo), tutti legittimi, gli articoli di Grasso non dicono perché il racconto di Luca Mercalli sia “ideologico” o da “profeta di sventura”.
Ci sono proiezioni, spacciate per profezie, non vere? Se sì, quali?
In cosa consiste l’essere “ideologico”? Come si dovrebbe raccontare la crisi climatica senza essere ideologici?
La frase di Grasso è infatti piuttosto ambigua e reticente:
“È indiscutibile che questi siano rischi e problemi serissimi, per cui è necessario trovare soluzioni efficaci: ma è un rischio anche l’ideologia, l’affrontarli di fronte al pubblico televisivo con uno stile da «profeta di sventure». In fondo, come canta Bob Dylan, «non c’è bisogno di un meteorologo per sapere da che parte tira il vento». Ma neppure di un critico per scrivere un giornale.
L’ideologia sarebbe già “nello stile da profeta di sventura”, ma non viene spiegato in che cosa consista . La citazione di Bob Dylan sembra messa un po’ a caso per darsi un tono, con una battuta leggera: non tutti i telespettatori sanno “da che parte tira il vento” sul tema del riscaldamento globale (ammesso che lo sappia Aldo Grasso, che pure si dichiara “consapevole dei rischi serissimi legati a cambiamenti climatici”). E se proprio si voleva citare Bob Dylan, più appropriato e consono al tema sarebbe stato “The times they are a changin”, ovvero “i tempi stanno cambiando”.
Il critico televisivo del Corriere è dispiaciuto: “addio allo stile rassicurante di Piero Angela. Qui si sceglie la strada del catastrofismo”. Ma Piero Angela, nelle più di 2000 puntate di Quark (e diramazioni), ha parlato davvero poco di clima. Il suo essere rassicurante è consistito in realtà nel non aver quasi mai parlato di questo problema. Se ha meriti indiscussi per la divulgazione scientifica in Italia, ha certo parte delle responsabilità per il ritardo culturale del pubblico televisivo italiano sulla questione del riscaldamento globale.
Il disappunto di Grasso non è una questione di stile, ma di sostanza: è il parlare dei cambiamenti climatici, mostrare le tendenze in corso, le proiezioni; proprio come nel 2007, quando non gradiva che si parlasse di clima negli spazi dedicati alle previsioni del tempo.
L’accusa di “catastrofismo” o di essere un “profeta di sventura” non è altro che la solita scorciatoia: sono definizioni jolly per menti pigre, per non affrontare la questione. Il termine catastrofismo, come abbiamo già discusso su Climalteranti, è complesso. Diversi dati dei cambiamenti climatici, sull’aumento di temperature, la riduzione dei ghiacciai, l’acidificazione dei mari, la biodiversità, sono indubbiamente catastrofici. Mantenere toni rassicuranti non sarebbe, proprio, una vera manipolazione ideologica del problema scientifico?
Si potrà liberamente rivolgere qualsiasi accusa sullo stile, ma è indubbio che “Scala Mercalli” presenti anche le risposte al problema, i tanti modi in cui possiamo adattarci ai danni inevitabili e ridurre l’aumento dei gas serra. Non propone certo il “non c’è nulla da fare”, o una visione millenaristica tipica dei profeti di sventura.
Ma queste soluzioni sono scomode, perché mettono in discussione il sistema energetico basato sui combustibili fossili, se non l’attuale modello di sviluppo.
Il fastidio per la proposta di azioni politiche e stili di vita alternativi è evidente sia nello scritto del 2007 che in quello attuale, con tanto di battuta sul “ma con il dispendio energetico di uno studio televisivo come la mettiamo?”, che ricorda le critiche delle lobby pro-fossili alle emissioni di CO2 delle Conferenze UNFCCC.
Chi disturba il manovratore deve essere bastonato. Meglio dire che tutto va bene, con le splendide meteorine o la ventisettesima replica della storia dell’impero romano.
Testo di Stefano Caserini, con contributi di Sylvie Coyaud e Claudio Cassardo
13 responses so far
Un post che sottoscrivo parola per parola; trovo particolarmente efficaci le ultime frasi, oltre che, purtroppo sempre ahinoi attualissime (quanti manovratori che non vogliono essere disturbati…)
Dal Forum di Aldo Grasso
http://forum.corriere.it/televisioni/19-03-2015/lideologia-di-luca-mercalli-2636110.html
Buongiorno Aldo,
capisco che magari Luca Mercalli possa anche apparirle come un “professorino antipatico” ma etichettarlo come ideologico mi sembra ingiusto e superficiale. Luca Mercalli snocciola dati (reali) e propone soluzioni alternative (praticabili) per risolvere il problema climatico. Rimpiange per caso ancora le meteorine di Fede? La sua critica a Luca Mercalli non fa un gran servizio alla TV. Molto piu’ illuminante, invece, la critica rivoltale a proposito da parte di Stefano Caserini di climalteranti.it: Quando il critico televisivo vuole essere rassicurato (https://www.climalteranti.it/2015/03/18/quando-il-critico-televisivo-vuole-essere-rassicurato/). Buona lettura. Paolo Gabrielli
Risposta Grasso giovedì, 19 marzo 2015
Io parlo di televisone non di clima e quando mi trovo quadretti come questo “Il meteorologo vive in Val di Susa e ha adottato uno stile particolarmente attento alla riduzione dell?impatto ecologico: si scalda con legna e pannelli solari, fa una differenziazione ?spinta? dei rifiuti, coltiva l?orto” mi vien subito da chiedergli: ma quanta luce sprechi con le tue continue persenze in tv?
Udite udite!:
“Io parlo di televisone non di clima e quando mi trovo quadretti come questo “Il meteorologo vive in Val di Susa e ha adottato uno stile particolarmente attento alla riduzione dell?impatto ecologico: si scalda con legna e pannelli solari, fa una differenziazione ?spinta? dei rifiuti, coltiva l?orto” mi vien subito da chiedergli: ma quanta luce sprechi con le tue continue persenze in tv? “-
Aldo Grasso
See more at: https://www.climalteranti.it/2015/03/18/quando-il-critico-televisivo-vuole-essere-rassicurato/#comments
Questa risposta di Aldo Grasso riconferma l’infimo spessore intellettuale del critico televisivo, quando esula dal suo ristretto ambito di conoscenze.
Da notare la voglia che lo porta alla domanda insulsa da rivolgere a Luca Mercalli:
“mi vien subito da chiedergli: ma quanta luce sprechi con le tue continue persenze in tv?”
Cosa dovrebbe fare il conduttore di Scala Mercalli, parlare al buio, alle luce delle candele, delle lucciole, gli insetti sia chiaro, o del Sole?
Proponiamo alla RAI di filmare solo con luce naturale.
Consentite le termocamere ad infrarossi, in attesa di quelle a frequenze dei terahertz.
Solo che ci vorrebbero dei geni come Stanley Kubrik per farlo.
Certi soloni come il Grasso, pare non si rendano nemmeno più conto dell’assoluta superfluità del loro lavoro.
Che in realtà ormai chiamarlo lavoro è un eufemismo.
Che un dio catodico lo perdoni.
Marco Sclarandis
“….mi vien subito da chiedergli: ma quanta luce sprechi con le tue continue persenze in tv?” Queste risposte vuote denotano che il “professore” è propio alla canna del gas! Mi verrebbe di chiedegli di dimostrare i suoi titoli accademici …
@ mi vien subito da chiedergli: ma quanta luce sprechi con le tue continue persenze in tv?
Penso che senza grossa fatica si potrebbe calcolare l’impronta carbonica di “Scala Mercalli”, non mi aspetto numeri significativi.
Il punto è che l’alternativa a Scala Mercalli non sarebbe lo studio televisivo o le televisioni spente, le luci o le TV sarebbero comunque accese.
Vedo dietro a questo tipo di discorsi (chi mette in discussione il modello di sviluppo deve essere un asceta, non deve prendere treni, aerei, non deve parlare alle TV) un senso di colpa, un tentativo di rimuovere le conseguenze di quello che si sa, di non affrontare le proprie responsabilità.
@ mi vien subito da chiedergli: ma quanta luce sprechi con le tue continue persenze in tv?
a me invece viene da chiedermi se è il caso di inabissarsi al livello cui il sedicente intellettuale AG ha abbassato il dibattito. Oltre alla ragionevole obiezione di Caserini (lo spazio televisivo sarebbe comunque stato occupato da qualcuno), e al resto, volendo inseguire AG nelle miopi e ottuse profondità del suo pensiero, potremmo sfornare esempi all’infinito: che dice il nostro cattolicissimo critico (presumo, essendo della Cattolica) dei viaggi del papa nel mondo… quanto spreco di carburante e soldi… vero? e dire che – orrore! -, va pure in Tv, quanta corrente sprecata, ogni domenica e feste comandate, (almeno mi pare, ché non è il mio genere).
Ma appunto, non siamo al bar. Forse scoccia all’Aldo che con le sue “persenze” in Tv Mercalli raggiunge in un colpo solo un milione di persone, quante forse non potrebbe racimolare in una vita di conferenze e tavole rotonde in giro per l’Italia, dove pure, suppongo, qualcuno accenderà delle luci.
Strano atteggiamento quello di Grasso. Da un lato riconosce il problema, dall’altro se qualcuno ne parla è un profeta di sventure. Un po’ come il padre che dice al figlio piccolo “non toccare, scotta”; anche lui un profeta di sventure o semplicemente più saggio del bambino?
O forse dovrei essere più malpensante e ipotizzare che faccia solo finta di accettare la scienza. Non avendo il coraggio di fare il negazionista vorrebbe semplicemente zittire Mercalli. In ogni caso non ci fa una bella figura.
È tutto (un) Grasso che cola, insomma…
😀
L’articolo di Grasso dà un’idea del terribile provincialismo dei nostri quotidiani.
Ma ve lo immaginati sul NYT un commento di un critico televisivo in cui rinfaccia al conduttore l’utilizzo delle luci?
Ci sarebbe da ridere se non fosse uno dei commentatori più quotati…
Tutto giustissimo, ma il fatto che Piero Angela sia tirato in mezzo da Grasso non è un buon motivo per dargli addosso, le repliche delle puntate sull’impero romano (che per la verità sarebbero di Ulisse, non di Quark) io le rivedrei volentieri!
Anche le pulci come questo Cofanati (o come si chiama) hanno bisogno di notorietà…quando sto ignorante varrà anche solo un’unghia di Luca Mercalli, potrà parlare
Si poteva pensare che il nostro eroe avesse già raggiunto una bella profondità l’anno scorso (giorno più giorno meno), ma con l’articolo di ieri AG si è superato ed è riuscito a scendere ancora più in basso… senza imbarazzo, nè sua, nè del direttore irresponsabile che non lo ferma, – dico – se non per il nostro, almeno per il suo bene, vista la quantità di sciocchezze che gli hanno lasciato scrivere.
(se ne parla dall’ex-cassandro)
[…] Grasso, critico televisivo del Corriere, è uno di questi. Ogni anno trova un modo per attaccare Luca Mercalli, reo di parlare della realtà del cambiamento climatico e […]