Disinformazione sul clima dall’Huffington Post
Uno dei principali quotidiani on-line italiani ha pubblicato una lista di “riflessioni” sul tema del riscaldamento globale composta dai soliti miti del negazionismo climatico, ma millantando la fonte in presunti “grandi esperti di ambiente e gli scienziati”.
E’ compito dei giornali informare e proporre qualche riflessione, ma come su Climalteranti non ci stanchiamo di ripetere e far notare, molto spesso le aspettative vengono deluse e il tutto si risolve in un fiasco. Qualche giorno fa l’Huffington Post (articolo ora a pagamento, ma lo trovate
nella cache di google o qui) è caduto nella trappola di un giornalismo superficiale e poco informato proponendo alcune riflessioni sul riscaldamento globale.
Innanzitutto si nota che il titolo contiene un errore (riscaldamento globale e sui cambiamenti climatici…), e questo già è significativo della cura con cui è stato scritto.
Il pezzo apre richiamandosi ai “più grandi esperti di ambiente” e agli scienziati, preannunciando poi la drastica conclusione, ovviamente espressa in forma dubitativa:
“viene il dubbio che la paura degli effetti disastrosi di un presunto innalzamento delle temperature terreste sia solo frutto di disinformazione e causa di isteria collettiva.”
L’informazione, se così vogliamo chiamarla, che invece ci propone l’Huffington Post è un elenco di citazioni collezionate da altri e riportate senza commento. Ma a guardare la lista si trova solo una frazione minoritaria dei grandi esperti e scienziati promessi in apertura; includendo chiunque si sia occupato di scienza in un qualche campo, se ne contano solo sei su venti citazioni totali. Le fonti delle altre “riflessioni” sono giornali online o blog. Fra questi non potevano mancare i “soliti noti” dell’informazione spazzatura, come il Daily Telegraph o il Daily Mail, ma anche le tradizionali fonti del negazionismo climatico, come lo screditato blog WUWT e un think-tank ultraliberista statunitense. (altro…)
Clima, bene comune

Il libro di Luca Mercalli e Alessandra Goria (Bruno Mondadori, 2013) offre un interessante punto di vista sulla questione climatica; non solo sugli aspetti fenomenologici, ma sui collegamenti e le implicazioni per le politiche economiche e le nostre scelte quotidiane.
Un racconto chiaro ed efficace, in cui emerge la necessità che le politiche necessarie per contrastare il cambiamento climatico siano al centro di un cambiamento nel modo in cui pensiamo al concetto di benessere, di sviluppo e di condivisione delle risorse - limitate - del pianeta.
“Clima, bene comune” nasce dall’idea di tessere un dialogo fra scienza fisica del clima ed economia per raccontare la natura, le conseguenze e le possibili risposte dell’economia e della società ai cambiamenti climatici. Il libro prende spunto dalla storia delle Isole Carteret, narrata nel cortometraggio ‘Sun come up’ proiettato proprio in occasione di un incontro divulgativo in cui gli autori hanno iniziato a dialogare sul tema. Le Isole Carteret, splendidi atolli del Pacifico appartenenti alla Papua Nuova Guinea, sono destinate a scomparire (altro…)
Mitigare è possibile, ma va fatto presto e in profondità
È stata pubblicato in questi giorni il Terzo Volume del Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’IPCC, dedicato alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti, detta “mitigazione”. Come detto in un precedente post, è un grande lavoro con numerosi importanti aspetti che meritano di essere commentati, come fatto in questo primo post.
Senza politiche più efficaci le emissioni crescono
Come indicato nella Sintesi: “Tra il 2000 al 2010, le emissioni di gas climalteranti sono cresciute di circa una gigatonnellata di CO2 equivalente all’anno. La crisi economica globale 2007-2008 ha ridotto le emissioni solo temporaneamente”. il mondo, nonostante tutte le politiche finora messe in campo, non si è avviato su un sentiero sistematico di riduzione.
“Gli scenari di base, che non comprendono mitigazione aggiuntiva, portano la temperatura media globale tra i 3,7°C e i 4,8° C in più nel 2100 rispetto ai livelli pre-industriali”, sforando l’obiettivo internazionale di 2°C condiviso nell’Accordo di Copenhagen e poi negli Accordi di Cancún (e a maggior ragione l’obiettivo di massimo 1,5°C chiesto dai paesi AOSIS che aspettavano appunto questo Quinto rapporto dell’IPCC per rivedere l’obiettivo nel 2015).
Non ci sono pasti gratis, ma non è un pasto costoso
È stato pubblicato il terzo volume del Quinto Rapporto IPCC, sulla mitigazione dei cambiamenti climatici.
Il Sommario per i decisori Politici è disponibile on line qui, mentre il rapporto completo sarà disponibile da domani qui.
Come spiegato dal comunicato del Focal Point IPCC Italia, questo volume presenta una analisi della recente letteratura scientifica pubblicata sugli gli aspetti tecnico-scientifici, ambientali, economici e sociali della mitigazione dei cambiamenti climatici, nonché sui rischi e le implicazioni sociali associate alle diverse politiche globali e nazionali di mitigazione per i più importanti settori (energia, trasporti, edilizia, industria, agricoltura foreste, insediamenti umani e infrastrutture).
(altro…) Non si scherza con la salute!
Gravi perché tratta, con leggerezza e con affermazioni apparentemente senza fondamento, un tema delicatissimo quale gli impatti che il cambiamento climatico ha sulla salute umana. Nel suo articolo, traducendo un passo del rapporto del’IPCC, Taino afferma che:
“«al momento, il fardello nel mondo della cattiva salute umana derivante dai cambiamenti climatici è relativamente piccolo rispetto agli effetti di altre fonti di stress e non è ben quantificato»... al fianco di un aumento delle morti per la crescita delle temperature c’è anche una diminuzione delle morti per il freddo (probabilmente maggiore, maquesto il rapporto non lo dice).”
In coda al suo articolo, aggiunge poi che i tagli alle emissioni di gas serra sarebbero:
“costosissimi (e probabilmente poco utili)”.
In primo luogo bisogna quantificare il “relativamente piccolo”. Le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parlano di oltre 150,000 morti l’anno causate dal riscaldamento globale. Va notato che questa stima non include le morti dovute all’inquinamento atmosferico. Quest’ultimo è certamente legato al cambiamento climatico, ed è associato a circa 7 milioni di morti premature ogni anno, ovvero un’ottavo di tutti i decessi. A queste stime vanno poi aggiunti gli effetti collaterali del cambiamento climatico, quali per esempio l’aggravarsi delle carenze idriche, nutritive e igenico-sanitarie in varie regioni del mondo. Tutti questi temi sono approfonditi nel rapporto dell’IPCC, ma non vengono menzionati da Taino. (altro…) Altre invenzioni dal “fantasy editor” del Corriere
Come già segnalato in precedenti occasioni, quando Danilo Taino scrive di clima la realtà passa in secondo piano, messa da parte per far posto ad una narrazione personale basata sul pregiudizio ideologico e l’insulto gratuito.
Nell’articolo che ha occupato la parte centrale della prima pagina del Corriere della Sera del 1° aprile col titolo “Terra malata, la cura che divide gli scienziati”, e ripreso a pag. 23 col titolo “Ma l’allarmismo non aiuta a trovare soluzioni”, l’autore si è superato, con un testo in cui ogni frase non ha rapporto con i fatti, come qui mostriamo. (altro…) Quinto rapporto IPCC: (molti) impatti, (poco) adattamento, (grandi) vulnerabilità
È stato pubblicato oggi il Secondo Volume del Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’IPCC, il volume dedicato gli impatti, all’adattamento e alle vulnerabilità
I 30 capitoli (2562 pagine) dell’intero rapporto sono disponibili gratuitamente qui, mentre qui sono disponibili le 26 pagine della sintesi per i decisori politici e qui le 3 pagine delle risposte alle domande più frequenti.
Molto utili per capire la rilevanza anche di questo nuovo volume dell’IPCC sono la Comunicazione del Focal Point IPCC, le presentazioni (di Sergio Castellari e Riccardo Valentini) e il bel video di spiegazione resi disponibili dal CMCC.
Non è certo possibile riassumere la grande mole di dati e informazioni contenute nel rapporto.
Di seguito alcuni estratti (in corsivo) e brevi commenti su alcuni puinti che meritano una riflessione.
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Impatti sulla salute
“Anche escludendo l’anidride carbonica, alcune stime attribuiscono il 7% delle malattie ed altri rischi per la salute a scala globale ai gas climalteranti...”
“Vi sono dunque svariate politiche ambientali che, oltre a ridurre le concentrazioni di gas climalteranti, potrebbero anche giovare enormemente alla salute umana...”
“Infine, va notato che nelle regioni con un rapido sviluppo economico e sociale, gli impatti del cambiamento climatico sulla salute umana saranno ridotti, ma non eliminati”. (altro…) Da Bonn, aggiornamenti sui negoziati climatici

Ogni anno la Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), attira l’attenzione di tutti gli organi di informazione. Tuttavia, i negoziati sul clima sono un processo continuativo, che non è limitato ad un singolo incontro annuale. Più volte l’anno vi sono incontri supplementari che, anche se poco seguiti dalla stampa, sono essenziali per mediare fra le posizioni dei diversi paesi.
Uno di questi incontri si è chiuso nella serata di Venerdì 14 Marzo a Bonn, in Germania. Formalmente, si è trattato della quarta parte della seconda sessione del gruppo di lavoro sulla Piattaforma di Durban (Ad Hoc Working Group on the Durban Platform for Enhanced Action, ADP 2-4). Il tema dell’incontro era duplice: in primo luogo continuare lo sviluppo di un trattato globale sul clima, da firmare entro il 2015 e da implementare entro il 2020. In secondo luogo definire un piano di mitigazione da oggi al 2020.
Come raccontato nei resoconti precedenti, all’interno di questi due filoni si sviluppa un grande varietà di tematiche, che vanno dalla finanza climatica all’efficienza energetica, al ruolo dei paesi in via di sviluppo. Rimandiamo chi fosse interessato ad un resoconto esaustivo dell’incontro al sommario dell’IISD. I documenti ufficiali riguardanti l’incontro sono invece disponibili direttamente sul sito dell’UNFCCC, compresi i video dei principali momenti negoziali (nella pagina webcast). (altro…)
Le “Madeleines” del negazionismo climatico
D'altronde, non potrebbe essere altrimenti: l’inverno 2014 è stato molto caldo, nonostante localmente ci siano state alcune anomalie fredde che hanno fatto tanto discutere i media.
Come già detto, è probabile che il prossimo arrivo di un forte El Nino, accoppiato ad una fase crescente della potenza solare, porti un nuovo record delle temperature globali, e metta la parole fine al dibattito sulla presunta “pausa” del riscaldamento globale (che ha fin troppe spiegazioni, come ha raccontato anche The Economist).
Leggere tesi negazioniste sulla carta stampata è quindi ormai qualcosa di raro; recentemente, dopo la lettura di uno di questi scritti, mi è capitato di provare non scontentezza o disappunto, ma una sorta di tenerezza, di malinconia per risentire dopo tanto tempo queste vecchie storie di tanti anni fa. Come se fossero delle Madeleines di proustiana memoria.
Il caso è stato l’articolo “Anthropogenic global warming: riflessioni sul consenso tra scienziati” del Prof. Ernesto Pedrocchi, pubblicato ne Il Giornale dell’Ingegnere, del febbraio 2014.
Il cuore dell’articolo è una critica infondata ad una ricerca di John Cook et al. del 2013, dal titolo “Quantifying the consensus on anthropogenic global warming”, pubblicata su Environmental Research Letters, che ha ribadito come ormai il consenso sul riscaldamento globale fra gli scienziati sia schiacciante. Una ricerca molto citata, anche in un tweet di Obama. (altro…) Prospettive di riduzione di gas serra dal trasporto su strada
Figura 1: emissioni medie di CO2 per le nuove auto immatricolate in Europa
E l’Italia? Complice la crisi e la nostra innata propensione a dare un occhio al portafogli domestico/famigliare con anche un po’ di lungimiranza (magari tramite l’acquisto di auto bi-fuel o di bassa cilindrata e peso [2]), l’Italia nel 2011 ha già raggiunto l’obiettivo europeo previsto per il 2015 ed è ulteriormente migliorata nel 2012 attestandosi a 126,2 g CO2/km, contro una media europea pari a 132,2 g CO2/km [3]: siamo secondi di pochissimo dietro solo ai nostri sempiterni amici/rivali francesi (124,4 g CO2/km nel 2012). (altro…)
Perché il 2015 sarà (molto probabilmente) un altro anno con temperature record
Notizie dall’Alpine Glaciology Meeting 2015
Come i cambiamenti climatici hanno influito sulla guerra in Siria
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Quando il critico televisivo vuole essere rassicurato
Il clima di mia figlia e il mio
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Cambiamento climatico e conflitti globali: c’è un nesso causale?
