CO2ErroriProtocollo di KyotoTipping pointTitoli

2 – Come non contestare quello che l’IPCC non scrive

Dopo il precedente post in cui è stata esaminata la tesi (sbagliata) del Prof. Nicola Scafetta di un presunto significativo contributo del sole all’aumento di CO2 negli ultimi 250 anni (anche fino al 10 % dell'incremento registrato), in questa seconda parte sono esaminate alcune argomentazioni presenti nell’articolo–intervista al Prof. Scafetta pubblicato su Il Giornale del 25 ottobre 2009, intitolato “Se la Terra si surriscalda è tutta colpa del Sole: l’uomo non c’entra nulla" a firma Stefano Lorenzetto.

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Secondo questo articolo l’IPCC “non avrebbe capito nulla”, i rapporti IPCC e il Protocollo di Kyoto, “sarebbero carta straccia”, le conclusioni dell’IPCC sarebbero “avventate per non dire totalmente sballate”. Come già detto, sarebbe bello se tutto fosse vero, si potrebbe davvero “vivere tutti felici e contenti”, come tutti noi vorremmo. Purtroppo, come sarà mostrato in questo e in altri post, l’articolo contiene una quantità da record di errori e fraintendimenti. (altro…)
CopenhagenEsagerazioniNegoziazioni

Funerale senza il morto

Prima la corsa ad annunciare in pompa magna il funerale della Conferenza di Copenhagen e poi, giusto dopo i tre giorni di rito, subito pronti ad unirsi al coro che inneggia alla sua resurrezione. L’unico particolare curioso della vicenda è che il paziente è sempre rimasto nel suo letto, attento a non fare gesti improvvisi e tutto concentrato a racimolare le forze per il cruciale incontro di dicembre. Non c’è dubbio che lo sguardo pallido tradisca il momento particolarmente difficile del Protocollo di Kyoto e dell’intero processo negoziale all’interno delle Nazioni Unite, ma sicuramente è troppo presto voler pronunciarsi in modo definitivo su quale sarà il suo stato di salute a Copenhagen. Per contro la vicenda di come è stato presentato l’esito dell’incontro dell’APEC a Singapore e del successivo incontro bilaterale USA - Cina la dice lunga sullo stato di salute dell’informazione che si occupa dei cambiamenti climatici in Italia, spesso in bilico tra pressappochismo e incompetenza. Prendiamo ad esempio la Repubblica, in genere molto attenta agli aspetti negoziali dell’UNFCCC (il tavolo di lavoro sui cambiamenti climatici dell’ONU). Lunedì 16 ha aperto con un titolo perentorio che non lasciava margini di interpretazione: CLIMA, LO STOP DI USA E CINA – A Copenhagen niente tagli ai gas serra.

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L’articolo di Federico Rampini, conosciuto per la sua grande esperienza come sinologo più che per la conoscenza del processo negoziale sul clima, inanella una serie di errori pesanti. Descrive il primo Ministro danese Rasmussen più o meno come un burattino costretto a saltare giù dal letto per precipitarsi alla corte dei paesi del Pacifico, solo per sentirsi notificare la decisione presa in quella sede sull’impossibilità di riuscire a firmare un Trattato a Copenhagen. (altro…)
CO2Combustibili fossiliEmissioni

Purtroppo, i negazionisti climatici continuano ad avere torto /1

In fondo, tutti vorremmo sperare che i negazionisti climatici avessero ragione. Se per caso venisse fuori che, veramente, è stato tutto un abbaglio, che il clima non sta cambiando così velocemente come sembra o che, perlomeno, l’uomo non c’entra nulla… beh, sarebbe come risvegliarsi da un incubo. Sarebbe un sollievo come quando ti svegli e ti accorgi che il mostro che ti stava rincorrendo non è un mostro vero ma qualcosa che è fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Sarebbe bello, no? Ultimamente, poteva venire naturale pensare ad una cosa del genere, leggendo l’intervista di Nicola Scafetta, pubblicata da Il Giornale il 25 ottobre “Se la Terra si surriscalda colpa del Sole: l’uomo non c’entra" . L’articolo  sostiene che la nuova teoria proposta da Scafetta avrebbe smascherato “la più colossale bufala del secondo millennio (anche del terzo)” e ci “permetterebbe di vivere tutti felici e contenti”. Scafetta è un ricercatore della Duke University, una persona con un curriculum scientifico a tutta prova e che pubblica su riviste scientifiche internazionali. Insomma, non è il solito negazionista che ti trovi davanti e che ti spiega che il riscaldamento è tutta colpa del sole dato che “anche Plutone si scalda" (non è un invenzione, è capitato davvero…). In verità, Scafetta sostiene qualcosa di simile, ovvero che è il sole che causa il cambiamento climatico ma non ti parla di Plutone. Piuttosto fa un’analisi dei dati dell'irradiazione solare che lo porta a quantificare l'effetto del sole come circa due terzi del riscaldamento osservato e non meno del 10% come la maggior parte dei climatologi ritiene. Su questa base, Scafetta sostiene che il riscaldamento dovrebbe arrestarsi perlomeno fino al 2030, in corrispondenza con una fase di minimo dell’attività solare, e ripartire soltanto dopo quella data. Se Scafetta avesse ragione, non sarebbe tanto critico ridurre le emissioni di biossido di carbonio (CO2) e avremmo più tempo per reagire al cambiamento climatico. Sarebbe bello, vero? Ahimè, dopo aver studiato per un po’ la questione bisogna concludere che, purtroppo, i negazionisti climatici continuano ad avere torto. In questo post e nei prossimi cercheremo di spiegarvi perché. (altro…)
AgricolturaDatiEmissioniProtocollo di Kyoto

Emissioni dall’agricoltura: attenzione alle differenze

Recentemente é stato pubblicato dal Worldwatch Institute l’articolo “Livestock and Climate Change” in cui viene analizzato l’impatto degli allevamenti animali, considerando l’intero ciclo di vita, sulle emissioni globali di gas-serra. Tale analisi attribuisce al comparto zootecnico il 51% delle emissioni globali di gas-serra. Si tratta di una stima molto diversa da quella riportata nel rapporto FAO del 2006, in cui pure era stato messo in rilievo il contribuito del comparto zootecnico alle emissioni globali dei gas-serra: gli allevamenti di bestiame erano stati indicati come responsabili del 18% delle emissioni globali di gas serra. D’altra parte, il Fourth Assessment Report (AR4) dell’IPCC evidenza che il 14% delle emissioni globali di gas-serra sono prodotti dall’agricoltura; tale elevato contributo, riportato dall’IPCC, è certamente dovuto al peso rilevante delle emissioni dai paesi in via di sviluppo, per i quali i settori economici primari, e in primo luogo l’agricoltura, hanno una importanza primaria sia dal punto di vista economico, sia da quello delle emissioni di gas-serra (si veda figura 1).

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A seguito della ratifica della Convenzione sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) e del relativo Protocollo di Kyoto, ogni paese membro è tenuto alla preparazione dell’inventario nazionale delle emissioni, adottando la metodologia IPCC per garantire la comparabilità delle stime tra i diversi paesi. L’inventario nazionale delle emissioni è suddiviso in 6 settori (Energia, Processi industriali, Solventi, Agricoltura , LULUCF (Land use, Land use change and Forestry), e Rifiuti); il settore Agricoltura prevede la stima delle emissioni di metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) per le seguenti categorie: fermentazione enterica [4A], gestione delle deiezioni animali [4B], suoli agricoli [4D], coltivazione delle risaie [4C] e combustione dei residui agricoli [4F]. Le emissioni di questi due gas-serra di origine agricola, vengono calcolati a partire da indicatori statistici di attività (statistiche ufficiali) e fattori di emissione, che includono le peculiarità presenti in ogni paese. Le emissioni di anidride carbonica (CO2) correlate al comparto agricolo vengono invece stimate e riportate nel settore LULUCF. (altro…)
DefinizioniNegazionisti

C’è un altro termine per indicare il negazionismo?

Come mostrato anche da alcuni commenti nel precedente post, nel dibattito sui cambiamenti climatici spesso sono avanzati dubbi sulla correttezza dell’utilizzo del termine “negazionista”. Il termine è ormai ampiamente utilizzato, circa 40.000 sono i risultati di una veloce ricerca web con parole chiave negazionismo e climatico; personalmente ho utilizzato questo termine nel mio libro “A Qualcuno Piace Caldo” ad indicare un “rifiuto testardo e irragionevole di prendere atto delle evidenze scientifiche su cui la comunità scientifica ha raggiunto un consenso”. È un termine che indica una cosa ben diversa dall’avere dubbi, dall’essere scettici. Chi non è convinto, ha dubbi o perplessità su una parte più o meno grande delle tesi dei climatologi, sulla base di altri dati ugualmente sottoposti al vaglio critico, non va confuso con chi rifiuta di prendere atto delle evidenze, e ripropone tesi ormai screditate senza approfondirle o curarsi del dibattito scientifico che le ha confutate. Nei casi più estremi, il negazionismo implica la vera e propria frode ovvero truccare dati e grafici. In questi casi non è esatto parlare di scetticismo, termine che ha un’accezione positiva, laddove indica il giusto riguardo al dubbio e alla cautela. Il dubbio e lo scetticismo sono ingredienti irrinunciabili del processo scientifico, che può anzi essere visto come una forma di sospetto organizzato, coltivato, ragionato. Il confine fra scetticismo e negazionismo è a volte incerto. La differenza principale è che il negazionista si pone al di fuori del confronto scientifico, evitando di applicare alle sue tesi o alle sue critiche lo stesso rigore critico utilizzato per le tesi altrui. (altro…)
Artico e AntarticoDisinformazioneGiornaliProxyTemperatureTitoli

Dal diario di bordo: bufala a diritta

Il riscaldamento globale del pianeta Terra è ormai un dato acquisito. La letteratura scientifica su questo punto è talmente vasta che conviene semplicemente citare a supporto l’ottima rassegna del Quarto Rapporto dell’IPCC, sia nei dettagli del capitolo 2 del Primo Gruppo di Lavoro che nella sintesi per i decisori politici, in cui si trova l’affermazione “Il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile”. Del resto, ormai anche il pensiero negazionista ha ormai pressoché riconosciuto l’esistenza del riscaldamento globale (salvo alcuni irriducibili, una cui buona rappresentanza la si trova nell’elenco di coloro che sono in lizza per il premio “a qualcuno piace caldo”), e negli ultimi anni ha quasi del tutto abbandonato le (errate) contestazioni sulle isole di calore, o sulla debolezza della rete di misura, ecc. . Oggi le contestazioni si indirizzano prevalentemente su altri punti, ad esempio sull’atipicità dell’attuale riscaldamento globale, ossia se sia già occorso o meno nel passato, o sulle responsabilità (si indicano altri presunti colpevoli: sole, raggi cosmici, la rotazione della terra, ecc). Per questo motivo si rimane stupiti nel sentire, seppur di sfuggita in una rassegna stampa alla radio, che, secondo un articolo pubblicato su un quotidiano, il clima è immutato, e le temperature sono le stesse di 200 anni or sono. La fonte della notizia è l’articolo apparso sul Corriere della Sera dell’8 ottobre 2009 intitolato “Il diario di Cook svela che il clima è immutato”. L’occhiello recita “Londra usa le note degli esploratori e scopre che temperature e venti sono come 200 anni fa”.

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BlogComunicazione

Quattro regole per il blog

Da quando è nato, questo sito ha “scommesso” sulla capacità dei lettori del blog di automoderarsi, di permettere un confronto sereno e costruttivo. Abbiamo lasciato le briglia sciolte, la massima libertà a tutti i commentatori. In questo anno abbiamo registrato diversi commenti e mail di lettori che si lamentano per la mancanza di moderazione dei commenti, che comporta spesso la presenza di commenti fuori tema, ripetuti nello stesso post o in post successivi, oppure discussioni ristrette incomprensibili ai più. Dopo averci pensato e discusso, il Comitato Scientifico ha deciso di chiedere ai lettori di discutere e confrontarsi con altre regole, qui riportate: 1) In ogni post ogni lettore non può mettere più di 5 commenti 2) Ogni commento non deve superare i 2000 caratteri 3) Ogni commento può contenere al massimo un link, ma non a commenti su altri blog. 4) Ci sarà piu' rigore nel moderare gli "off topic". Per fare un esempio, se un post parla delle concentrazioni di CO2, i commenti con i link su nuove teorie sull’influenza solare non saranno accettati. Per ora il blog non sarà ancora moderato, i commenti che violano le regole saranno eliminati appena possibile. Speriamo che con queste regole il dibattito possa essere più interessante e partecipato e ringraziamo quanti hanno inviato suggerimenti.
BlogCO2Combustibili fossiliPicco del petrolio

Picco del petrolio e riscaldamento globale: una cosa esclude l’altra?

Sotto, sotto, serpeggia l'idea che, tutto sommato, il famigerato “Picco del Petrolio” ci potrebbe salvare dal riscaldamento globale. Il  picco, si sa, è quel momento in cui la produzione petrolifera comincia a declinare irreversibilmente per una combinazione di esaurimento fisico delle risorse e difficoltà economiche per l'estrazione. Se si produce meno petrolio, evidentemente, se ne brucia di meno e, di conseguenza, si immette meno CO2 nell'atmosfera. Allora, potrebbe questo fenomeno essere sufficiente a bloccare il riscaldamento o, addirittura, a invertire la tendenza del cambiamento climatico? C'è addirittura chi ritiene che i due concetti – picco e cambiamento climatico - siano in evidente contraddizione l'uno con l'altro. Questo porta alle volte a invettive contro gli odiati catastrofisti e/o allarmisti accusati di falsità e menzogna per il fatto di credere e proclamare che – allo stesso tempo – moriremo di freddo per via del picco del petrolio e di caldo per via del riscaldamento globale. Come sempre, la verità si trova lasciando perdere la politica e quantificando i dati disponibili. I dati hanno, ovviamente, delle incertezze ma da un'analisi seria si può sempre arrivare a quantificare perlomeno quali sono le incertezze e che cosa ci possiamo ragionevolmente trovare davanti nel futuro. Il risultato è che, purtroppo, il picco del petrolio – da solo - non ci salverà dal riscaldamento globale. Un resoconto sugli studi su questo argomento si trova in un articolo da me pubblicato, in inglese, su “The Oil Drum” nel 2009. Esaminando la letteratura scientifica sull'argomento, si vede che l'IPCC ha consistentemente utilizzato dati e scenari “ufficiali” relativi all'abbondanza delle risorse petrolifere e fossili. Per primo è stato Jean Laherrere nel 2001 a far notare che questi dati ufficiali potrebbero essere fortemente sovrastimati. Laherrere, tuttavia, si era limitato a quantificare le quantità di CO2 che possono essere immesse nell'atmosfera. Queste quantità non sono uguali alle concentrazioni dato che intervengono una serie di “sink” che assorbono gradualmente la CO2. (altro…)
BufaleCO2DisinformazioneErrori

La CO 2 in atmosfera non è mai stata così bassa ?!?

Il 18 settembre 2009, il Giornale ha pubblicato un articolo di Franco Battaglia, dal titolo “Le eco-follie. Ridurre le emissioni di CO2: impossibile” (vedi file JPG allegato). Basterebbe già probabilmente il solo titolo per valutare il Battaglia-pensiero, così come si suggerisce una rilettura dei diversi post già dedicati al professore da Climalteranti (qui, qui, qui e qui). Non è facile condensare in poche righe (e di questa capacità va dato merito a Battaglia) una simile quantità di affermazioni fantasiose e di attacchi vigorosi a quanti, nella comunità scientifica, sono impegnati da anni a studiare dinamiche e sistemi complessi, quali quelle relative al clima ed alle sue variazioni. Nell’incipit dell’articolo è già contenuto l’attacco all’isteria (collettiva?) che porta a credere alla causa antropica della fase di riscaldamento globale, la staffilata contro i modelli matematici “sonoramente sbagliati”, un monito sul significato di “temperatura del pianeta”, ammesso che “significhi qualcosa”, per poi arrivare quindi ad affermare che “la concentrazione di CO2 in atmosfera non è mai stata bassa come oggigiorno”. (altro…)
Premio

Aperte le votazioni per il premio “A qualcuno piace caldo 2008”

Il raggiungimento del minimo del ghiaccio marino artico, avvenuto nei giorni scorsi, segna l'avvio delle votazioni del Premio annuale assegnato da Climalteranti "alla persona o all'organizzazione italiana che più si è distinta nel diffondere argomentazioni e notizie errate sulla fenomenologia dei cambiamenti climatici, sugli impatti e sui costi e benefici delle misure di mitigazione" . I candidati Franco Battaglia, Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, Elio Sindoni, Roberto Vacca e Antonino Zichichi sono stati scelti da Comitato Scientifico fra tutte le segnalazioni pervenute. Si puo' votare in questa pagina Le votazioni come da regolamento del premio dureranno fino al 13 dicembre.
RecordStatisticheTemperature

Perché il 2015 sarà (molto probabilmente) un altro anno con temperature record

Alcune quantità di interesse climatico hanno un andamento sufficientemente regolare, tale che ogni anno viene battuto il record. L’esempio più ovvio è la concentrazione di CO2 atmosferica che, almeno da quando sono iniziate le misure sistematiche a Mauna Loa, aumenta anno dopo anno. In alcuni mesi o anni si superano delle soglie che fanno notizia (ad esempio i 400 ppm come media globale, superata nel marzo 2015), ma ogni mese e anno è in realtà si stabilisce un nuovo record,...
GhiacciaiImpattiProiezioni

Notizie dall’Alpine Glaciology Meeting 2015

I ghiacciai continentali alpini ed extra-alpini sono sentinelle del clima che cambia. Glaciologi da tutta Europa si sono riuniti a Milano per l’Alpine Glaciology Meeting, per fare il punto sull’evoluzione e sul futuro del glacialismo. In questo post, un sunto di quanto emerso nel corso del meeting e della situazione della ricerca glaciale, con particolare attenzione agli effetti dei cambiamenti climatici.   Si è tenuto all’Università Statale di Milano, il 7 e 8 Maggio, l’Alpine Glaciology Meeting 2015, (AGM) riunione...
Eventi estremiImpattiPrecipitazioniSiccità

Come i cambiamenti climatici hanno influito sulla guerra in Siria

Un recente articolo scientifico ha mostrato in modo chiaro come le tendenze di aumento delle temperature e di diminuzione delle precipitazioni nella mezzaluna fertile, legate al riscaldamento globale antropogenico, hanno reso molto più probabile il verificarsi di siccità disastrose, come quella del 2007-2010; questa ha causato una migrazione di massa di contadini verso le città siriane, fattore che ha contribuito alla rivolta contro il regime di Bashar al-Assad, in seguito degenerata in una guerra civile. Ma è la conclusione dell’articolo...
Black CarbonDisinformazioneTecnologie

Riduzione delle emissioni di black carbon: funzionano i filtri antiparticolato?

Una delle emissioni climalteranti che più contribuiscono al riscaldamento globale, seppur poco conosciuta, è quella di black carbon, piccole particelle carboniose derivanti dalla combustione incompleta di combustibili fossili e biomasse. Sono anche particelle molto pericolose per la salute, per cui la riduzione delle emissioni di black carbon rappresenta una delle azioni cosiddette “win & win”, ossia utili per affrontare il tema del riscaldamento globale e dell’inquinamento atmosferico. Diversi inventari delle emissioni hanno indicato fra le sorgenti principali la combustione della...
COPNegoziazioni

Negoziati sul clima: arrivano i primi impegni in vista della COP21 di Parigi

Unione Europea, Stati Uniti, Russia, Norvegia, Svizzera e Messico sono riusciti a rispettare la prima scadenza del 31 marzo per presentare i propri obiettivi nazionali volontari. Ed è arrivata anche la submission da parte del primo paese africano: il Gabon.   Continua il percorso negoziale dei paesi verso la COP21 di Parigi, conferenza della Convenzione Quadro ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che il prossimo dicembre avrà il compito di approvare un secondo accordo globale per la riduzione delle emissioni di...
CatastrofismoComunicazioneGiornaligiornalistiTelevisioni

Quando il critico televisivo vuole essere rassicurato

Il commento di Aldo Grasso alla trasmissione “Scala Mercalli”, pubblicato sul Corriere della Sera del 16 marzo, non stupisce chi da tempo segue gli interventi sui cambiamenti climatici degli editorialisti tuttologi del quotidiano milanese, da Pierluigi Battista a Danilo Taino. “Frasi senza significato, argomentazioni contraddittorie, affermazioni senza fondamento, toni derisori: un trash logico, lessicale, morale”, il giudizio di Antonio Calafati su una parte consistente del giornalismo nostrano è ancora attuale, e ben si adatta al critico televisivo del Corriere. Non...
EmissioniTemperatureTrend

Il clima di mia figlia e il mio

Qualche giorno fa mia figlia mi ha chiesto se era vero che il 2014 è stato l’anno più caldo. Benché con il padre che si ritrova non è raro che senta parlare di cambiamenti climatici non mi aveva mai fatto una domanda specifica sui record di temperatura. Riflettendoci, mia figlia aveva solo 12 anni nel 2010, l’anno record precedente. Non è quindi strano che non ne avesse parlato e forse non ne era nemmeno a conoscenza. La domanda di mia...
InformazioneTelevisioni

Scala Mercalli, si parla di clima in televisione in prima serata

Dal 28 febbraio, inizia un programma in cui in prima serata sulla televisione italiana si parlerà anche di cambiamenti climatici. È un evento a suo modo storico, che segna – finalmente – anche per la televisione italiana la presa di coscienza dell’importanza di un tema a lungo snobbato. Il programma è “Scala Mercalli – I gradi della crisi ambientale e la via della sostenibilità”, ideato e condotto da Luca Mercalli, meteorologo e climatologo, presidente della Società Meteorologica Italiana, il volto...
AgricolturaConflittiImpatti

Cambiamento climatico e conflitti globali: c’è un nesso causale?

Studi recenti indicano che in fase di cambiamento climatico si verificano maggiori conflitti tra gli Stati, per la terra, l’uso delle risorse, per l’acqua dei grandi fiumi. C’è un nesso causale? Gli scienziati dibattono, ma se così fosse, l’umanità avrebbe un motivo in più per contrastare il riscaldamento globale.   Diversi articoli recenti su autorevoli organi di stampa e riviste internazionali (The Guardian, 2014; RTCC; 2014; HUFFPOST-GREEN, 2014; BBC News, 2013; Scientific American, 2009) e nazionali (LIMES, 2014; Repubblica, 2014)...
RecordTemperatureTrend

L’en plein dei record delle temperature

Con la pubblicazione dei dati del UK-MetOffice, sono disponibili i dati dei 5 più noti centri di ricerca che analizzano i dati delle temperature globali (gli altri sono NASA-GISS, NOAA-NCDC, JMA e Berkeley Earth). Secondo tutte queste fonti, il 2014 è stato l’anno più caldo da quando esistono misurazioni delle temperature dell’atmosfera che permettono di ricostruire la medie globale, ovvero da più di 130 anni. Come già scritto nella precedente analisi realizzata sulla base dei dati grezzi, il confronto dei...