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Tutti sulla stessa canoa

Nella COP23 che si sta svolgendo a Bonn, sotto la presidenza delle Isole Fiji, si continua il lavoro di definire importanti aspetti operativi dell’applicazione dell’Accordo di Parigi e del meccanismo di incremento degli impegni di riduzione del gas climalteranti

La XXIII Conferenza della Parti (COP) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCCC) si sta svolgendo a Bonn (Germania), con la presidenza delle Fiji, piccolo paese insulare in via di sviluppo, minacciato direttamente nella sua esistenza dai cambiamenti climatici.

Dopo che a Marrakech si è ribadita l’unanime volontà di dare rapida applicazione all’Accordo di Parigi, gestendo l’annuncio di cambio di direzione della presidenza USA, anche in questa conferenza si cerca di mettere a punto i dettagli della sua implementazione; dettagli importanti, fondamentali, perché come noto gli impegni fino ad oggi sottoscritti nell’ambito dell’accordo di Parigi sono ben lontani da quanto sarebbe necessario per raggiungere i suoi obiettivi.

Alcuni temi della COP23 meritano di essere segnalati:

1. sarà lanciata la versione dimostrativa di un sito che dovrebbe far incontrare domanda e offerta di strumenti assicurativi, anche complessi, per gestire ex-ante ed ex-post le perdite e danni climatici (meccanismo noto come “Loss and Damage”);

2. si discuteranno le linee guida per i nuovi Contributi Determinati a livello Nazionale (noti con la sigla NDC), previsti per il 2019, al fine di renderli più omogenei e leggibili per investitori pubblici e privati;

3. si strutturerà, discutendo ed eventualmente modificando la preliminare proposta della Presidenza Fiji, la modalità operativa del Dialogo Facilitativo che dovrebbe portare i Paesi ad incrementare la propria ambizione (su tutti i fronti ma in particolare negli obiettivi di mitigazione, che come detto attualmente sono del tutto insufficienti). La proposta iniziale al riguardo è improntata allo spirito ed alle caratteristiche organizzative del Talanoa, una modalità di dialogo allargata, inclusiva, che tiene un bilanciamento tra aspetti razionali ed emotivi, tipica della tradizione del mondo oceanico. In particolare, essa prevede tempi ampi, che invece di concentrare il Dialogo Facilitativo solo nella prossima COP24 di Katowice (Polonia) lo estende fin da subito con una fase “tecnica”, in cui la società civile e gli scienziati potranno dire la loro, lasciando alla COP24 la fase più prettamente “politica”.

Tra i vari Pavillons nazionali, spicca la doppia delegazione americana, quella del Governo e quella della coalizione di Stati e città che hanno dichiarato la volontà di continuare ad applicare l’Accordo di Parigi. Differenze sostanziali a livello di principio, anche se per ora la delegazione statunitense non ha avuto atteggiamenti di boicottaggio dei lavori della COP23.

È presto per dirlo, ma c’è ancora speranza che anche le posizioni più retrograde dell’Amministrazione statunitense possano capire che, per quanto riguarda il cambiamento climatico “we are all in the same canoe” (siamo tutti nella stessa canoa), come detto nel discorso di apertura da Frank Bainimarama, Primo Ministro delle Fiji eletto Presidente della COP23.

PS

Ricordiamo che per seguire la COP23 dall’Italia il sito di riferimento è il portale UNFCCC, con numerose pagine molto interessanti, fra cui l’efficiente WEBCAST che trasmette in streaming live e on demand le riunioni plenarie del negoziato, le conferenze stampa, i principali side event e molti altri eventi collaterali.

Altre fonti fondamentali sono i report giornalieri dell’IISD-ENB, il notiziario ECO del Climate Action Network, con il tradizionale resoconto del Premio Fossil of the Day dedicato a chi ostacola il negoziato; riferimenti utili anche le news della nutrita delegazione dell’Italian Climate Network (che ha anche un bollettino giornaliero – iscrizioni qui).

Una buona analisi dei temi di interesse della COP23 è il dossier preparato dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, questa sintesi di Climate-Kic, l’analisi della fondazione Heinrich Boll e lo speciale sulla COP23 del Climate Policy Observer.

Infine, per chi volesse ripassare cosa è successo negli ultimi 10 anni del negoziato sul clima, può essere utile l’approfondita analisi dell’IISD nel recente volume From Bali to Marrakech: A decade of international climate negotiations.

 

Testo di Valentino Piana e Stefano Caserini.

41 responses so far

41 Responses to “Tutti sulla stessa canoa”

  1. alsarago58on Nov 13th 2017 at 18:41

    Eh si , siamo tutti sulla stessa canoa in acque tempestose, persino i petrolieri del Golfo…

    Climate change blamed for Arabian Sea’s unexpected hurricanes
    In the last four years the Arabian Sea has experienced unprecedented storms, and a new study reveals that climate change has made such events more likely to strike.

    The Arabian Sea sits between Yemen, Oman and India. Cyclones are rare there – yet in 2014, cyclone Nilofar caused flash-floods in north-east Oman, killing four people. A year later, two cyclones hit back-to-back for the first time. Chapala and Megh both made landfall in Yemen as “extremely severe cyclonic storms” – with winds as strong as hurricanes – killing 26 people and displacing tens of thousands.

    These events puzzled Hiroyuki Murakami at Princeton University in New Jersey. He says storms this severe typically occur in spring, months before the monsoons. Yet the three deadly cyclones all hit in October and November, late in the monsoon season.

    Wondering if climate change might be changing cyclone behavior, Murakami and his colleagues used a sophisticated climate model to compare conditions in 2015 to conditions in 1860, when humanity’s carbon footprint was much smaller. They found that, in 2015, 64 per cent of the increased hurricane risk in the Arabian Sea was down to climate change.

    “We’re seeing that human activity affects not only climate, but shorter events like rainfall and cyclones,” says Murakami.

    “These results are striking and add to the large volume of information connecting human activities to tropical cyclone behavior,” says James Kossin at the National Oceanic and Atmospheric Administration. He says the Arabian Sea is at particular risk, because many people live nearby and cyclones there have nowhere to go except land.

    Reaping what we sow
    Similar changes to storms are taking place in the Atlantic and Pacific oceans. Talia Tamarin-Brodsky, then at the Weizmann Institute of Science in Rehovot, Israel and her colleague Yohai Kaspi studied extra-tropical storms – which form a long way from the equator. These storms produce anything from mild showers to thunderstorms, blizzards and heavy gales.

    They tracked the births and paths of hundreds of such storms and found that they are shifting towards the poles: further south in the Southern Hemisphere and farther north in the Northern Hemisphere. Not only are they forming further from the equator, they are covering greater distances. That means they are creeping closer to continents like Europe.

    Researchers have also found that more hurricanes could reach Europe in the future, and that the west coast of the United States and the UK may see more extra-tropical storms.

    Journal reference: Nature Geoscience, DOI: 10.1038/s41561-017-0001-8

  2. robertok06on Nov 14th 2017 at 20:45

    @alsy
    ‘Eh si , siamo tutti sulla stessa canoa in acque tempestose, persino i petrolieri del Golfo…

    Climate change blamed for Arabian Sea’s unexpected hurricanes’

    Dall’articolo…

    ‘Comprehensive climate models forced by increased greenhouse gas emissions suggest …’

    … n’ata vota? … i modelli… suggeriscono… = E’ cosi’, sicuro al 100%

    … vabbe’, dai.

    ‘This is achieved by applying a storm-tracking algorithm to an ensemble of CMIP5 models.’

    … e i modelli CMIP5 sono approssimati, imprecisi, carenti… lo dicono gli stessi climatologi che li sviluppano, vedasi Taylor et al…

    journals.ametsoc.org/doi/pdf/10.1175/BAMS-D-11-00094.1

    Next!

  3. robertok06on Nov 14th 2017 at 21:01

    Dimenticavo, Alessandro… tu sei qui da poco… occhio che non scherzano con l’applicazione della nétiquette!… non vorrei mai perdere i tuoi incisivi commenti:

    https://www.climalteranti.it/netiquette/

    … a occhio e croce hai sforato la regola 1, la 2 e la 4, in un colpo solo.

    Ciao.

    P.S.: sulla precisione dei modelli CMIP5, un altro esempio fra i tanti:

    ‘Pronounced differences between observed and CMIP5-simulated multidecadal climate variability in the twentieth century’

    http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2017GL074016/abstract?campaign=wolacceptedarticle

    … dove confrontano i modelli con i DATI, che come sa ogni buon scienziato, hanno sempre l’ultima parola.

  4. Valentino Pianaon Nov 14th 2017 at 12:20

    Dalla plenaria della Cop23: si intravede la possibilità di una decisione per l’inclusione della conoscenza locale ed indigena tra le fonti cui attingere per le soluzioni climatiche. Ora tocca agli scienziati abbassare la superbia, uscire dalla torre d’avorio e accettare il dialogo. Utile per i paesi ricchi di tradizioni indigene pre-moderne ma utile anche per l’Italia dalle competenze locali diffuse. Cibo a km 0, agricoltura organica, bioedilizia: non solo high-tech…

  5. Valentino Pianaon Nov 14th 2017 at 12:25

    Aggiornamento sui fatti scientifici nuovi ed importanti sul clima, presentati ieri a side-event:
    https://cop23.unfccc.int/news/10-science-must-knows-on-climate-change-presented-at-cop23

  6. Valentino Pianaon Nov 14th 2017 at 12:32

    Nuova metrica per trasformare le emissioni di metano e altri gas in co2 equivalente
    http://cicero.uio.no/en/posts/news/aligning-policy-and-science-in-global-stocktakes
    Tra le presentazioni testo per interpretare le net-zero emissions previste dall’Accordo di Parigi

  7. Valentino Pianaon Nov 14th 2017 at 15:16

    Da un side-event: i contributi diretti al climate change delle imprese maggiormente inquinatrici:
    http://www.ucsusa.org/global-warming/fight-misinformation/climate-responsibility

  8. alsarago58on Nov 15th 2017 at 10:16

    E anche i Texani sono sulla stessa canoa…

    Texas’ odds of Harvey-scale rainfall to increase by end of century
    As the city of Houston continues to recover and rebuild following the historic flooding unleashed by Hurricane Harvey, the region will also have to prepare for a future in which storms of Harvey’s magnitude are more likely to occur.
    A new MIT study, published online this week in the Proceedings of the National Academy of Sciences, reports that as climate change progresses, the city of Houston, and Texas in general, will face an increasing risk of devastating, Harvey-scale rainfall.
    According to the study, the state of Texas had a 1 percent chance of experiencing rainfall of Harvey’s magnitude for any given year between 1981 and 2000. By the end of this century, the annual probability of Hurricane Harvey’s record rainfall returning to Texas will rise to 18 percent, if the growth of greenhouse gas emissions to the atmosphere continues unmitigated.
    “You’re rolling the dice every year,” says study author Kerry Emanuel, the Cecil and Ida Green Professor of Atmospheric Science and co-director of the Lorenz Center at MIT. “And we believe the odds of a flood like Harvey are changing.”
    (…)
    Looking at historical records of extreme rainfall will not provide much insight into the future, Emanuel says. That’s because past measurements have been spotty and difficult to extrapolate across larger regions, and the period over which rainfall data have been recorded is relatively short. What’s more, climate change is shifting the odds in terms of the frequency of high-intensity storms around the world.
    (…)
    “[Climate models] do simulate slushy hurricane-like storms, but they’re very poorly resolved,” Emanuel says. “We don’t have the computational firepower to resolve storms like hurricanes in today’s climate models.”
    Emanuel used the team’s technique to model past and future hurricane activity for both the city of Houston and the state of Texas. To do so, he first embedded the hurricane model in three gridded climate analyses — simulations of global climate, based on actual data from the past — to simulate hurricane activity near Houston between 1980 and 2016.
    He randomly seeded each climate model with hundreds of thousands of “proto-hurricanes,” or early-stage storms, the majority of which naturally peter out and don’t grow to become full-fledged hurricanes. Of the remaining storms, he focused on the 3,700 storms that passed within 300 kilometers of Houston between 1980 and 2016. He then noted the frequency of storms that produced 500 millimeters of rainfall or more — the amount of rain that was initially estimated immediately following Hurricane Harvey.
    (…)
    While Houston’s yearly risk of experiencing a 500-millimeter rainfall event was around 1 in 2,000 at the end of the last century, Emanuel found the city’s annual odds will increase significantly, to one in 100 by the end of this century.

    When he performed the same set of analyses for Texas as a whole, he found that, at the end of the 20th century, the state faced a 1 percent risk each year of experiencing a Harvey-scale storm. By the end of this century, that annual risk will increase to 18 percent. If this increase happens linearly, he calculates that this year, the state’s odds were at about 6 percent — a sixfold increase since the late 20th century.

    “When you take a very, very rare, extreme rainfall event like Hurricane Harvey, and you shift the distribution of rain toward heavier amounts because of climate change, you get really big changes in the probability of those rare events,” Emanuel says. “People have to understand that damage is usually caused by extreme events.”

    Kerry Emanuel. Assessing the present and future probability of Hurricane Harvey’s rainfall. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2017; 201716222 DOI: 10.1073/pnas.1716222114

  9. robertok06on Nov 15th 2017 at 11:36

    @alsy
    ‘E anche i Texani sono sulla stessa canoa…’

    Stessa canoa fatta di modellini e proiezioni future basate su di essi.
    E’ la famosa statistica basata su UN evento !… come spiegato in questo articolo su National Geographic, dal titolo ‘Why This Hurricane Season Has Been So Catastrophic’:

    ‘Every scientist contacted by National Geographic for a previous story agreed that Hurricane Harvey’s record-breaking rain was almost certainly shaped by rising temperatures from human activity.’

    Quindi il famoso ‘consenso’ dei climatologi si ottiene in questo modo: NG li chiama al telefono e questi esprimono la loro opinione. Molto scientifico.

    Vabbe’, dai… siamo un’occhiata ai DATI piuttosto che ai modellini farlocchi?

    ‘Climatological Hurricane Landfall Probability for the United States’, DOI: 10.1175/2007JAMC1711.1

    La tabella 1 riassume i dati.
    Il Texas e’ al secondo posto come probabilità di beccarsi un uragano, dopo la Florida. È logico, vista la lunghezza della sua costa e la traiettoria degli uragani.
    Nel 2006, dopo le catastrofi di Rita, Katrina, e altri grandi uragani in rapida sequenza, vennero scritti tanti articoli, basati anche loro su modelli, che prevedevano di tutto e di più negli anni a venire… salvo che da quel momento al primo landfall di in altro uragano di categoria 3 o più dovettero attendere 11 anni, il 2017 appunto. Piccola discrepanza dei modelli, nascosta sotto al tappeto…. un anno dimostra tutto, 11 invece no… sono variabilità naturale. A-ri vabbe’, dai…

  10. Riccardo Reitanoon Nov 15th 2017 at 12:35

    robertok06
    toglimi una curiosità, visto che a tuo dire il meglio della modellistica climatica in nostro possesso è farlocca, secondo te che dovremmo fare? Gettiamo i modelli e non facciamo nulla aspettando che i “modellini” non siano più “farlocchi”? O la tua è solo una campagna contro la “mitizazione” dei modelli e qualche informazione utile pensi che in fondo possono darcela?
    Ti chiedo questo perché personalmente non ho mai avuto una particolare passione per la modellistica (inclusa quella climatica) ma riconosco che ne abbiamo bisogno e le informazioni che può darci a volte sono essenziali per il progredire delle conoscenze. L’esempio tipico è il modello dell’atomo di Bohr, senz’altro farlocco ma fondamentale nel suo contesto storico.

  11. robertok06on Nov 15th 2017 at 13:09

    @Riccardo Reitano
    I modelli hanno certamente un valore, anche questi modelli che io chiamo farlocchi (perché lo sono).
    Quello che non è scientificamente, né eticamente per degli scienziati, lecito fare è di far finta che i modelli non abbiano evidenti e numerosissimi limiti (se solo potessi scrivere 20 links qui potrei darne un ragionevole esempio), che i risultati da essi ottenuti possano essere considerati ‘certi’ e ‘sicuri’ al punto da utilizzarli come linea guida per mettere sotto sopra il pianeta intero, chiedendo ai suoi abitanti di fare un vero e proprio atto di fede rispetto ai risultati citati, impegnando trilioni e trilioni di dollari in misure di ‘mitigazione’ che potrebbero essere inutili, anzi, probabilmente controproducenti per il benessere dell’abitante quadratico medio del pianeta.
    La comunità dei fisici, per restare al tuo esempio, ha abbandonato il modello di Bohr non appena si è resa conto dei suoi limiti. Qui dove lavoro ci sono fisici sperimentali che la pensano in maniera completamente diversa dal vicino dell’ufficio accanto… ma non chiamano l’altro, come amorevolmente fate voi, ‘negazionista’, o ‘terrapiattista’, o simile aggettivo… solo perché uno crede che la dark matter sia composta da assioni mentre l’altro sostiene che siano neutrini di Majorana (esempio a caso). Nota che tutti e due hanno una tale convinzione sulla base di modelli.
    Più chiaro adesso? Ciao

  12. alsarago58on Nov 15th 2017 at 14:03

    Riccardo Reitano “NO MODEL”k06(per chi se lo chiedesse, il numero indica le volte che è stato bannato), ha un piano molto audace: costruire in orbita a 150 milioni di chilometri dal Sole, una replica del pianeta Terra in scala 1:1 e fare lì gli esperimenti climatici, facendo variare la CO2, le piante, la posizione dei continenti e così via, fino ad arrivare a una comprensione perfetta del clima terrestre. Solo allora, finalmente, sapremo cosa rischiamo e come rimediare con assoluta sicurezza.
    Certo, ci vorranno alcuni milioni di anni per portare a termine il progetto, ma lui può aspettare…

    PS: ovviamente che i ricercatori presentino “i risultati ottenuti dai modelli come ‘certi’ e ‘sicuri’ ” è una sua allucinazione.
    I ricercatori climatici inseriscono nelle loro stesse ricerche i valori dei limiti e delle approssimazioni dei modelli, tanto che “NO MODEL”k06 usa spesso, con una faccia tosta che desterebbe ammirazione fosse usata per una causa migliore, citazioni degli stessi ricercatori come prova che i modelli sono imprecisi.

  13. Riccardo Reitanoon Nov 15th 2017 at 14:48

    robertok06
    hai ripetuto la solita tirata senza rispondere alla mia domanda. La ripeto con altre parole per chiarezza. Cosa dovremmo fare? Ignorarli del tutto o prenderci, se esiste, quanto di buono possono dirci?

    alsarago58
    “è una sua allucinazione”
    non è un’allucinazione, è il vecchio trucco di far dire agli altri cose che non hanno detto. Va sempre in coppia con il pretendere la “perfezione” del modelli prima di farli uscire dalla categoria “farlocchi”. Il corollario è che questa pretesa vale solo per i modelli di cui non ti piacciono i risultati.

  14. robertok06on Nov 15th 2017 at 23:55

    @reitano
    Mai detto di gettare i modelli, anzi… ho detto più volte che bisogna continuare a svilupparli.
    Non gli si devono attribuire, però, più qualità di quelle che hanno.
    Leggi i comunicati stampa di alsy, si sopra: riesci a individuare anche una sola frase dice l’approssimazione e imprecisione dei modelli suddetti sia citata? No, vero?
    Non pretendo la loro perfezione, pretendo solo onestà intellettuale, sennò non è scienza, sono solo fanfaronate.
    __________
    @Fabio vomiero
    Non so cosa tu faccia nella vita, certo è che si fisica non capisci molto. Sei rimasto alla fisica del 19-esimo secolo… i fisici farebbero fatica con i concetti di incertezza, approssimazione, caso, contingenza e probabilit?? Ma dai! Ma sii serio. Studia un po’ e poi ripassa.
    ____________
    @alsy

    E’ una mia allucinazione cosa?… che nei due comunicati stampa che hai riportato danno per certo la causa antropica di danni di Harvey e in Yemen sulla base di modelli?…
    Per esempio: Emanuel dice… ‘By the end of this century, that annual risk will increase to 18 percent’

    … WILL increase E’ certezza, amico, se non ci fosse avrebbe detto COULD. I modelli attuali non sono in grado di fornire una precisione simile, ma neanche lontanamente.

    Ripassa l’inglese, se l’hai mai studiato.

  15. Fabio Vomieroon Nov 15th 2017 at 17:03

    Quello dei “modelli farlocchi” in effetti è un argomento molto propagandato non solo da RobertoK06, ma anche da quasi tutti gli altri scettici e/o negazionisti. In realtà questo è soltanto un falso problema, semplicemente perché, in ambito scientifico, tutti sanno che non esistono modelli perfetti, né in fisica, tantomeno in biologia o in climatologia. Il modello è per definizione una semplificazione della realtà. Se il sistema da studiare è il territorio, il modello è soltanto la migliore mappa possibile, la quale, per quanto precisa, non sarà mai il territorio stesso. Quando oltretutto abbiamo a che fare con i sistemi complessi, come il clima, le cose si complicano ulteriormente. Un sistema complesso è per definizione imprevedibile in dettaglio e resistente alla modellazione fisico-matematica, a causa dell’emergere sempre possibile di comportamenti nuovi, detti appunto “emergenza”. Una delle possibilità, quindi, per questo tipo di sistemi “non ideali”, oltre a quella dell’approccio riduzionista, destinato quasi sempre al fallimento, è quella di un approccio sistemico e soprattutto multimodellistico, dove ogni modello sarà in grado di simulare bene certi aspetti del sistema, trascurandone inevitabilmente altri. E’ per questo che la modellistica climatica è costantemente in uno stato di work in progress, non è manipolazione complottistica. Il biologo o il climatologo sono generalmente abituati a ragionare in questo modo, mentre, dalla mia esperienza, il fisico o l’ingegnere, di solito, fanno un po’ più di fatica ad accettare un’epistemologia, tipica dello studio dei sistemi complessi, in cui i concetti di incertezza, approssimazione, caso, contingenza e probabilità, si mettono di traverso a quello che sembrava essere un asse semantico inviolabile della fisica classica, costituito dalla triade “certezza, causa e predicibilità. Quindi concordo con Alsarago58 e voglio pertanto ricordare a Roberto che quando ha un sospetto di polmonite e si cura con l’antibiotico ragiona proprio in questa maniera. Altro che modello farlocco.

  16. Gianluca (a.k.a. Giovanni Pracanica)on Nov 15th 2017 at 19:24

    @Fabio Vomiero et al

    “voglio pertanto ricordare a Roberto che quando ha un sospetto di polmonite e si cura con l’antibiotico ragiona proprio in questa maniera”

    Non so se ho interpretato correttamente il senso della sua frase, ma a me (e credo anche a robertok06 e ai cosiddetti negazionisti in generale) sembra proprio che il surriscaldamento globale venga trattato dal mainstream esattamente come un “sospetto di polmonite”:

    non c’è una diagnosi certa, non si sa se si tratta davvero di “polmonite”, ma anche se lo fosse, non si sa ancora se è di natura “virale” o “batterica”, per cui c’è il serio rischio, decidendo a priori una cura, di non concludere nulla (sprecando, tra l’altro, soldi in rimedi inefficaci) o, peggio ancora, di far aggravare il quadro clinico.

    Cordiali saluti

  17. Fabio Vomieroon Nov 15th 2017 at 20:19

    Il mio discorso Gianluca è centrato sul fatto che, quando parliamo di sistemi complessi, dobbiamo di fatto accettare di dovere gestire inevitabilmente un’incertezza. Quando per esempio il prof.Zichichi e altri dicono che non esiste l’equazione del clima, o quando RobertoK06 continua a ripetere che i modelli sono approssimati e imprecisi, hanno ragione, ma hanno soltanto scoperto l’acqua calda. I climatologi non sono persone sprovvedute e quindi questo lo sanno benissimo. E’ per questo che oltre ai modelli fisico-matematici classici (Global Climate Models-GCM), sono stati recentemente sviluppati anche nuovi modelli a reti neurali e introdotte altre metodologie di analisi da utilizzarsi per le prove di “attribution” come per esempio un interessante approccio, importato dall’econometria, che si chiama metodo di causalità di Granger (modelli data-driven). Oltre che una sterminata mole di osservazioni. Aspettarsi quindi dai modelli una precisione infallibile sul dettaglio anziché sulla sostanza, per esempio pretendendo da essi una previsione accurata sulla variazione di temperatura all’interno di un decennio, è un errore metodologico-concettuale. Non è questa la finalità di questo tipo di modelli, non potrebbero mai essere in grado di cogliere l’impredicibile variabilità interannuale o di microperiodo del sistema. Se invece lei si riferisce al cosiddetto “principio di precauzione”, in tal caso le posso dire che dal mio punto di vista ci sono tutti gli elementi per poterlo applicare, esattamente come la polmonite e l’antibiotico.

  18. Valentino Pianaon Nov 15th 2017 at 21:17

    Documentone in procinto di essere approvato alla cop23
    http://unfccc.int/documentation/documents/advanced_search/items/3594.php?author=UNFCCC.+Ad+Hoc+Working+Group+on+the+Paris+Agreement+%28APA%29#beg

  19. Riccardo Reitanoon Nov 16th 2017 at 07:28

    robertok06
    “Non gli si devono attribuire, però, più qualità di quelle che hanno.”
    E a tuo modo di vedere cosa sono in grado di fare di ragionevolmente affidabile?

  20. Fabio Vomieroon Nov 16th 2017 at 07:50

    RobertoK06
    Beh, allora se lei si sente giustamente diverso dai fisici del diciannovesimo secolo, dovrebbe condividere quello che ho scritto e smetterla di chiamare i modelli climatici modelli farlocchi e insinuare, come altri suoi “colleghi” scettici, che la scienza del clima si autodefinirebbe settled. E’ lei che dovrebbe essere serio. Comunque nella vita sono un biologo e quindi di scienza qualcosa ne capisco. Mi piacerebbe proprio sapere (ma siamo decisamente OT) cosa lei pensa della biologia evoluzionistica, anche se posso immaginare…

  21. robertok06on Nov 16th 2017 at 11:25

    @reitano

    “E a tuo modo di vedere cosa sono in grado di fare di ragionevolmente affidabile?”

    Definisci “ragionevolmente”. Non sono sicuramente affidabili su tempi lunghi, tipo proiezioni a fine secolo (questo), tantomeno a piu’ secoli da adesso… in letteratura trovi studi che guardano all’anno 2500 basati sui modellini farlocchi. Ma per favore!
    Esempio: calcolano l’accelerazione del rateo di salita degli oceani facendo un fit quadratico ai dati (scelti/manipolati opportunamente)… poi ci fanno girare un po’ i modellini e “proiettano” metri di salita a fine secolo… quando il rateo attuale e’ di un paio di mm/anno. Tu trovi ragionevole questo?

    ————–

    @fabio vomiero

    “sono stati recentemente sviluppati anche nuovi modelli a reti neurali e introdotte altre metodologie di analisi da utilizzarsi per le prove di “attribution” come per esempio un interessante approccio, importato dall’econometria, che si chiama metodo di causalità di Granger (modelli data-driven).”

    Queste sono le tue carte? Vedo! (in senso pokeristico)

    Allora, articolo “Neural network modelling for the analysis of forcings/temperatures relationships at different scales in the climate system – Ecological Modelling 191 2006 p58-67” … neanche tanto “recentemente sviluppato” come metodo… 11 anni fa almeno?

    … comunque, la conclusione di tale studio sulle temperature invernali in Inghilterra (cioe’ il set di misure dirette piu’ lungo di tutti quelli esistenti) dice che…

    “… In summary, the present regional analysis shows that NAO can be considered as the driving force of temperature time pattern in Central England during extended winters, while global forcings do not influence directly this temperature behaviour…”

    … la NAO, oscillazione naturale del clima del nord atlantico, e’ l’elemento principale di regolazione delle temperature in quella zona.

    Vediamo cosa dicono i modellini iper-farlocchi?
    Documento “Attribution of the record high Central England temperature of 2014 to anthropogenic influences”, Environmental Research Letters 10 (2015) 054002, doi:10.1088/1748-9326/10/5/054002

    Conclusione di questo studio basato sui modellini?

    “Using both state-of-the-art climate models and empirical techniques, our analysis shows a substantial and significant increase in the likelihood of record-breaking warm years, such as 2014, due to human influences on climate. With 90% confidence we find that anthropogenic forcings on the climate have increased the chances of record warm years in Central England by at least 13-fold.”

    La vedi la differenza? Capito come funzionano i modellini? Molto male.

    Ah!… dimenticavo: tu sei biologo… ed io non ti daro’ mai lezioni di biologia; io sono fisico da + di 30 anni, evita di darmi lezioni di fisica, per favore, hai scritto delle stupidaggini oscene sulla fisica.

    P.S.: il fatto che tu invochi l’ossimoronico principio di precauzione la dice lunga! Se l’umanita’ l’avesse fatto non avrebbe mai utilizzato fuoco, ruota, aerei, vaccini, etc…

    http://reason.com/archives/2015/02/13/the-measles-outbreak-and-the-precautiona

    “The underlying notion here is known as the precautionary principle. The canonical version of the precautionary principle—the “Wingspread Consensus Statement”—was framed by a group of environmentalists in 1998. “When an activity raises threats of harm to human health or the environment,” it said, “precautionary measures should be taken even if some cause and effect relationships are not fully established scientifically.””

    E meno male che sei scienziato! E’ il “principio” invocato dagli anti-vax.
    Riprova con calma.

    Sulla settled science: non sono io a dirlo, ma gli “studi” sul 97% del consenso fra climatologi. Trovi mille esempi persino qui su questo blog.
    Se non e’ una definizione di “settled science” quella…

  22. […] È in corso a Bonn la COP23, la ventitreesima conferenza delle parti della United Nations Convention on Climate Change (UNFCCC). L’agenda dei negoziati si concentra sugli aspetti operativi dell’applicazione dell’Accordo di Parigi, dall’implementazione della piattaforma assicurativa per risarcire i Paesi maggiormente danneggiati, alla definizione dei contributi nazionali. Gli Stati Uniti sono presenti con due delegazioni: una ufficiale, che rappresenta la posizione del governo USA dopo la decisione di Trump di abbandonare l’Accordo, e l’altra che invece rappresenta la coalizione di Stati e città che hanno intenzione di continuare ad applicare l’Accordo di Parigi.[Climalteranti; Valentino Piana e Stefano Caserini] […]

  23. Riccardo Reitanoon Nov 16th 2017 at 15:04

    robertok06
    visto che il blog è pieno di cosa non è ragionevole (per te), mi chiedevo se ci fosse qualcosa di ragionevole (sempre per te). Hai continuando a rispondere in negativo, quindi insisto, c’è qualcosa di ragionevole (di nuovo, secondo te) e utilizzabile?

  24. Fabio Vomieroon Nov 16th 2017 at 15:33

    Caro RobertoK06, lei però continua a rimanermi simpatico, anche se capisco lo spazientimento degli autori di climalteranti, ai quali peraltro chiedo, se possibile, di passarmi questo ultimo commento e poi chiudo. 1) Non mi sognerei mai di darle lezioni di relatività generale o meccanica quantistica, sia chiaro, e infatti io nel mio commento (se lo rilegga con calma), non ho parlato specificatamente di fisica. Ma guardi, di epistemologia, climatologia e sistemi complessi, anche se, a differenza di lei ho ancora tanto da imparare, ne capisco abbastanza per sostenere una chiara critica contro il suo modo, oltretutto arrogante, di trattare queste discipline… e non mi ha risposto sulla biologia evolutiva… 2) Per quanto riguarda il discorso del “recente” mi pare si tratti di un concetto abbastanza soggettivo, il vocabolario Treccani infatti non riporta nessun riferimento quantitativo, ovviamente. 3) Tutti sappiamo che il meteoclima dell’Europa nord-occidentale è influenzato anche dagli indici AO, NAO, EA ecc., ciò non significa che esso non sia influenzato anche dagli effetti a lungo termine del riscaldamento globale antropico; e qui ci sarebbe da fare tutto un discorso relativo all’origine multifattoriale dei climi su scala regionale e/o su scala globale. 4) Per favore, sia lei serio da non fare confronti quantomeno inopportuni, tanto per usare un eufemismo. Gli impatti socio-economico-sanitari di un eventuale riscaldamento globale importante e incontrollato sulle nostre società vulnerabili, non hanno niente a che vedere con l’ignoranza scientifica o l’ideologia antiscientifica che muove il movimento anti-vax. 5) E secondo lei Cook et al. rappresenterebbero la comunità scientifica specialistica? Cook o non Cook si guardi senza pregiudizi un po’ di letteratura o si faccia un giro sui siti dei principali enti climatologici mondiali e italiani e si accorgerà che quel 97% è probabilmente anche sottostimato. Inoltre devo ammettere che lei è proprio molto bravo a fare il cherry picking della letteratura, guardi, se mi ci metto anch’io le “dimostro” che il riscaldamento globale dipende dalle macchie solari e dal movimento armonico dei pianeti. Ahiahiai Roberto…

  25. alsarago58on Nov 16th 2017 at 16:22

    “Caro RobertoK06, lei però continua a rimanermi simpatico,”

    Classico caso di sindrome di Stoccolma…

  26. robertok06on Nov 16th 2017 at 17:49

    @fabio vomiero

    Anch’io chiedo venia alla redazione, e poi passo e chiudo… prometto.
    ———————-

    “non ho parlato specificatamente di fisica”

    ??? Se parli di climatologia parli di fisica applicata quasi sempre… ma cosa dici? Secondo te Arrhenius ha pubblicato il suo famoso studio sull’effetto serra, la CO2 assassina come amate chiamarla voi… su una rivista dove hanno pubblicato, prima di lui, Faraday, Maxwell, Joule, Michelson e Morley, e non su “Epistemiology for the Dumbs” per puro caso? Ma passa e chiudi e lascia stare la fisica, che fai una figura migliore, dai!

    ” e non mi ha risposto sulla biologia evolutiva…”
    ???? Come no? Ti ho risposto, certo. Ti ho detto che, come dice Caparezza in quella sua canzone “io non parlo di cose che non conosco”… di biologia ne so come te di fisica, quasi zero, e quindi non metto becco. Prova anche tu.

    “Tutti sappiamo che il meteoclima dell’Europa nord-occidentale è influenzato anche dagli indici AO, NAO, EA ecc., ciò non significa che esso non sia influenzato anche dagli effetti a lungo termine del riscaldamento globale antropico”

    Tutti chi? Come ti ho dimostrato, l’articolo degli studiosi italiani che utilizza il neural network modelling conclude il contrario, e cioe’… copio e incollo…

    “In summary, the present regional analysis shows that NAO can be considered as the driving force of temperature time pattern in Central England during extended winters,
    —-) while global forcings do not influence directly this temperature behaviour (—-”

    Do not? Compriende??? Toc toc! Anybody home?

    “E secondo lei Cook et al. rappresenterebbero la comunità scientifica specialistica?”

    Secondo me NO, ovviamente!… dato che Cook ha un dottorato in psicologia cognitiva… ma secondo tanti climatologi veri e wannabe qui su climalteranti SI, la rappresenta. Senno’, perche’ mai citerebbero di continuo i suoi famosi “studi” sul 97% di consenso? First author, il dott. Cook, mica uno qualsiasi!

    “si guardi senza pregiudizi un po’ di letteratura o si faccia un giro sui siti dei principali enti climatologici mondiali e italiani e si accorgerà che quel 97% è probabilmente anche sottostimato”

    Cerrrrto!… piu’ del 100%! Anche i climatologi marziani. 🙂

    Quanto a leggere letteratura, non preoccuparti lo faccio di continuo. Nessun cherry picking da parte mia, mi limito a riportare quello che GLI STUDI dicono, e cioe’ che i modellini farlocchi sono pieni zeppi di approssimazioni, limitazioni, e via dicendo.
    Logicamente, i risultati di simili modelli non possono essere che approssimativi, spannometrici, cioe’ tutto meno quello che dovrebbe portare a un plebiscito > 97% di accordo. Questo almeno e’ quello che succede nel campo della fisica che conosco io.

    ———–
    @reitano

    “Hai continuando a rispondere in negativo, quindi insisto, c’è qualcosa di ragionevole (di nuovo, secondo te) e utilizzabile?”

    Non ho risposto in negativo. Ho solo fatto un esempio, l’ennesimo.
    Questa tua tecnica depistratrice di far finta di non capire quello che dico e’ semplicemente stucchevole nella sua sistematicita’. L’hai gia’ fatto prima.

    Ti ho risposto, copio e incollo: “Non sono sicuramente affidabili su tempi lunghi”.
    Che dici… probabilmente vuol dire che “su tempi non lunghi”, cioe’ corti, una certa affidabilita’ possiamo concedergliela”?

    Esempio di precisione su tempo lungo (hindcasting) cannata alla grande?
    http://www.pnas.org/content/111/34/E3501
    “The Holocene Conundrum”… dove concludono che i (secondo voi) precisissimi modellini…

    “Here, we show that climate models simulate a robust global annual mean warming in the Holocene, mainly in response to rising CO2 and the retreat of ice sheets.
    —-) This model-data inconsistency demands a critical reexamination of both proxy data and models. (—-”

    Domanda a reitano quello che fa finta di non capire e mi fa perdere tempo e buttar via risposte: “this model-data inconsistency” che richiede un ri-esame CRITICO di dati proxy (tipo quelli usati per l’hockey shtick!) e I MODELLI e’ una conclusione che:

    1) Suggerisce una estrema precisione e affidabilita’ dei modelli;

    2) Suggerisce che “Houston YOU have a problem here”.

    Dai: 1 o 2 secondo te? Tertium non datur.

    Ciao.

    ————-
    @alsy

    Buona la battuta su Stoccolma! Ho sempre detto che il cabaret e’ per te. 🙂

    Nel frattempo, leggi questo:

    “An overview of CMIP5 and the experiment design”, K.E. Taylor et al – BAMS April 2012

    … dove dicono che…

    “Unforced variability:

    … For example, the El Niño years in a “historical” climate simulation will rarely (and only by chance) coincide with years when El Niños have actually occurred.

    Since these runs are initialized using observations, these models may be able to track for some limited period of time the actual unforced component of climate change.
    It should be stressed once again, however, that this relatively new and exciting area of climate research has yet to reveal how far into the future useful information can be obtained through the initialization strategy.”

    “Climate drift and bias correction:
    … This means that the typical several-hundred-year CMIP5 control simulation, which attempts to determine the equilibrium climate for preindustrial conditions, is generally too short to eliminate residual drift (toward an eventual equilibrium). The drift may or may not significantly affect analysis of any particular aspect of the CMIP5 runs, but users should not prima facie assume the drift is inconsequential.

    In the decadal prediction runs, a similar, but likely more significant, problem is expected.”

    “Climate noise and “downscaling:
    As noted earlier, the models used in CMIP5 have grid cells typically measuring about 100 km on a side.
    Consequently, comparing model results to observations at point locations (e.g., at weather station sites) must account for the mismatch in the spatial representativeness of data values;”

    “In any single climate simulation (or in observations), both the signal and noise contribute to the apparent climate change, so the signal will always be obscured to some extent by the noise. ”

    … e via dicendo, amico! Vai di spanne e approssimazioni!

  27. Valentino Pianaon Nov 16th 2017 at 21:08

    @tutti
    Guardatevi le plenarie coi capi di stato e i popoli che urlano il loro dolore.

  28. Valentino Pianaon Nov 17th 2017 at 00:12

    Presentata alla cop la situazione e le buone pratiche di tutta Europa tra adattamento e riduzione del rischi:

    https://www.eea.europa.eu/publications/climate-change-adaptation-and-disaster

    Una panoramica utilissima!

  29. homoereticuson Nov 17th 2017 at 08:47

    @vomiero “Mi piacerebbe proprio sapere (ma siamo decisamente OT) cosa lei pensa della biologia evoluzionistica, anche se posso immaginare…”

    non sono robertok, ma provo lo stesso a risponderle: ovviamente la biologia evoluzionistica è una farloccata. Infatti, come il sommo profeta Z. insegna, non esiste alcuna equazione dell’evoluzione naturale. La soverchiante mole di evidenze in questo senso è, con altrettanta evidenza, un inganno del Maligno, che ci vuole distogliere dalla Verità indicata dal Grande Capo che sta nei cieli.
    Analogie con il dibattito sul surriscaldamento naturale sono puramente casuali.

    Più seriamente: ci provo, ma faccio davvero fatica ad appassionarmi a queste conferenze come quella in corso a Bonn. Sì, lo so: mi potreste dire: hai idee migliori?
    No, non le ho, però resta il fatto che sembrano i buoni propositi di capodanno … mentre la curva della CO2 continua la sua corsa verso l’alto dei cieli i capi di stato urlano il loro dolore, ma continuano anche a far pompare senza limiti carbonio ai loro cittadini, perchè la crescita viene (molto) prima di tutto il resto. E per restare da noi, in Italia, dove quest’anno le emissioni sono cresciute, dopo anni di governo a trazione centro sinistra, pensate alla prossima legislatura, quando a dare la linea avremo due campioni dell’ecologia come SB e MS, e non mancherà l’aiuto dei suoi valenti esecutori, come l’orrido Insettoni insieme al fido Maurizio … e tutta la vecchia banda condoni&mazzette.

  30. Stefano carnevalion Nov 17th 2017 at 12:12

    Già a fine anni ’80 i primissi modelli parlavano di cambio circolatorio, aumento di un paio di gradi (2030) e diminuzione delle precipitazioni (mediterraneo in particolare).
    Se vogliamo la pistola fumante siamo liberi e, mi pare, anche sulla buona strada.

  31. Riccardo Reitanoon Nov 17th 2017 at 12:15

    robertok06
    il fatto stesso che tu veda come “tecnica depistatrice di far finta di non capire” una domanda in fondo semplice la dice lunga. Pazienza, sei ovviamente libero di continuare a non rispondere.

    Tanto per non essere io a non rispondere ad una tua domanda, eccoti accontentato. Dato che, contrariamente a quanto mi vorresti far dire, non ho mai pensato ad “una estrema precisione e affidabilita’ dei modelli”, nella scelta secca che poni direi senz’altro “we have a problem”. Anzi, abbiamo più di un problema, non uno solo. Ma non dico nulla di nuovo, contrariamente a quanto fai dire ad un’intera comunità scientifica, i modellisti lo sanno molto meglio di me e di te.

    Un’ultima osservazione prendendo spunto dal lavoro che citi. Se da un lato certamente non soffre della “mitologia della perfezione” dei modelli, lo stesso fa con la “mitologia della perfezione” del dato sperimentale. Tempo fa sono stato tacciato di ascientificità per averlo fatto presente, oggi un “oppositore incallito” mi cita una lavoro centrato prorpio su questo. Sorprendente.

    Altra osservazione sempre su quel lavoro, quando l’output del modello è corretto per il bias stagionale si ottiene che “generates only half of the cooling in the M13 reconstruction from 10 to 1 ka (0.25 °C vs. 0.5 °C; Fig. 1 and Fig. S2)”. Una discrepanza di 0.25 °C in novemila anni, non direi che i modelli siano proprio da buttare … ma di questo abbiamo capito che ti rifiuti di parlare, vedi solo nero.

  32. robertok06on Nov 17th 2017 at 13:58

    @carnevali

    “Già a fine anni ’80 i primissi modelli parlavano di cambio circolatorio, aumento di un paio di gradi (2030) e diminuzione delle precipitazioni (mediterraneo in particolare).”

    E quindi? Anche un orologio a lancette fermo segna l’ora giusta due volte al giorno.
    Che il Mediterraneo sia passato molte volte per periodi secchi e caldi, e poi piovosi e piu’ freddi, e’ cosa ben nota. C’e’ tantissima letteratura in proposito, su riviste tipo Climate of the Past… per esempio questo, butto li uno veloce perche’ devo partire fra poco:

    https://www.clim-past-discuss.net/cp-2017-80/

    ———————

    @reitano

    Alla semplice domanda ho risposto. Dacci un taglio con questa cosa, OK?

    “Tempo fa sono stato tacciato di ascientificità per averlo fatto presente, oggi un “oppositore incallito” mi cita una lavoro centrato prorpio su questo. Sorprendente.”

    Soprendente perche’ fai finta di non sapere che quando ti ho tacciato di ascientificita’ si parlava di correzione di dati di sonde di temperatura “moderne” (erano i famosi secchi d’acqua rispetto alle misure delle boe ARGO… se non ricordo male), mentre le temperature dell’articolo sull'”Holocene conundrum” che ti ho proposto come esempio sono, chiaramente, relative a PROXIES vecchi di migliaia di anni… o c’erano i termometri gia’ quella volta?
    Suvvia!…

    “Una discrepanza di 0.25 °C in novemila anni, non direi che i modelli siano proprio da buttare … ma di questo abbiamo capito che ti rifiuti di parlare, vedi solo nero.”

    Ma no!… non veo “solo nero”… e’ che applico IL VOSTRO METODO: 0.25C su 0.5 C e’ un errore del 50%, baby! Sono precisi al 50% i modellini? OK, l’accetto… ma ditelo chiaramente nei comunicati stampa, pero’… 🙂

    Non far finta di non capire!

    Ciao.

    ————–

    @homoereticus

    Non dimenticare il famoso detto di John McCarthy:

    “He/she who refuses to do the math is doomed to talk nonsense”!… bisogna fare due conti, SEMPRE!

    Che le emissioni italiane vadano su o giu’ poco importa… siamo un epsilon infinitesimo nell’universo delle emissioni. I dati del 2013 (leggo su wikipedia, non ho tempo di cercare altrove) parlano di 45.3 miliardi di tonnellate di CO2 (immagino “CO2-equivalente, altri gas serra inclusi), e l’Italia e’ a 421 milioni, cioe’ meno dell’1%.
    Anche se si riuscissimo a tagliare velocemente la meta’, saremmo allo 0.5% in meno.
    E in questo caso saremmo noi, cittadini di uno dei 7 paesi piu’ ricchi del mondo, a farlo, al prezzo di lacrime e sangue (perche’ di questo si tratta, alla fine)… figurati quelli dei paesi poveri.

    Le emissioni in Italia si dovrebbero (secondo me, ovviamente) tagliare per altri motivi. Perche’ alle emissioni di CO2, detto “cibo per piante”, sono associate anche le emissioni di polveri sottili, metalli pesanti, ossidi di azoto e altro, che sono nocive alla salute umana IMMEDIATAMENTE, sulla base di dati esistenti e assodati… non a fine secolo a causa dell’ipotetico terribile innalzamento dei mari di 30 cm (se va male) predetto dai modellini a causa della CO2 assassina.

    Che la comunita’ “ambientalista” sia tanto preoccupata degli effetti della CO2 lo vedo ogni giorno qui in Francia… dove vogliono ridurre del 25% la quota di produzione elettrica di quella fonte CO2-free che in Italia non si puo’ neanche nominare, a favore delle rinnovabili intermittenti che hanno bisogno di centrali a gas e carbone per coprire le carenze, inevitabili, stagionali e diurne di vento e sole. Piu’ di 400 milioni di tonnellate di CO2 evitate rispetto ai geni confinanti dell’Energiewende che producono elettricita’ bruciando carbone e lignite… e ammazzando, en passant, decine di migliaia di cittadini tedeschi e di paesi limitrofi col particolato ed il resto annesso.
    Voila’ una piccola verita’ scomoda, come direbbe Al.

  33. Stefano carnevalion Nov 20th 2017 at 11:29

    “polveri sottili, metalli pesanti, ossidi di azoto e altro, che sono nocive alla salute umana IMMEDIATAMENTE”
    Su questo punto sono pienamente d’accordo..ma anche qui il problema è ostinatamente economico..anche se poi, guarda strano, ci accorgiamo che le spese sanitarie vanno fuori controllo e i benefici iniziano a barcollare sotto il peso degli euro spesi per curare..
    Tra l’altro esistono esperimenti viventi (mi pare in Svezia e Danimarca) in cui, ad es., togliere le auto dalle città non è neanche così complicato (ztl, zone pedonali che tagliano in due la città, zone 30 ecc..ecc..), il tutto sta nel volerlo..ovviamente.

  34. Riccardo Reitanoon Nov 17th 2017 at 19:47

    robertok06
    “Dacci un taglio con questa cosa, OK?”
    Continuo a pensarlo, eviti di rispondere per una ragione che non riesco nemmeno ad immaginare.

    “si parlava di correzione di dati di sonde di temperatura “moderne” ”
    quindi consideri di “estrema precisione e affidabilità” le misurazione con i secchi d’acqua da poterle prendere per come sono? Sorprendente al confine con il ridicolo.

    “ma ditelo chiaramente”
    Lo trovi nell’AR5. Vuoi che lo legga io per te? Servito (pag. 10 penultimo paragrafo):
    RCP2.6: fra 0.3 e 1.7 °C
    RCP4.5: fra 1.1 e 2.6 C°
    RCP6.0: fra 1.4 e 3.1 °C
    RCP8.5: fra 2.6 e 4.8 °C
    Ti sembrano affermazioni di chi crede nella “estrema precisione e affidabilita dei modelli”? Cerca altrove chi lo pensa, buona fortuna.

  35. Valentino Pianaon Nov 18th 2017 at 04:27

    A sorpresa rispetto ai primi giorni, l’aumento dell’ambizione pre-2020 è inclusa delle draft conclusions di stanotte

    http://unfccc.int/files/bodies/cop/application/pdf/draft_decision_1cp23_for_posting_18nov2017_00.30.pdf

    e la prima cosa cui sono chiamati i Paesi è rendicontare le azioni e il supporto dato da Parigi ad ora. Da gennaio anche i non-party stakeholders hanno ruolo importante nel Dialogo facilitativo per l’incremento dell’ambizione in tutti i sensi (mitigazione, adattamento, finanza, tecnologia, perdite e danni climatici, competenze organizzate, ecc.).

  36. Valentino Pianaon Nov 18th 2017 at 05:23

    E or ora abbiamo la Decisione di Cop:

    http://unfccc.int/resource/docs/2017/cop23/eng/l13.pdf
    Battezzata Fiji Momentum for Implementation
    In italiano potrebbe essere Slancio della concretezza alla Figiana…

  37. Valentino Pianaon Nov 18th 2017 at 13:53

    Senza dimenticare le chiarissime parole del Papa, che stende una pietra tombale sul negazionismo:

    Dovremmo evitare di cadere in questi quattro atteggiamenti perversi, che certo non aiutano alla ricerca onesta e al dialogo sincero e produttivo sulla costruzione del futuro del nostro pianeta: negazione, indifferenza, rassegnazione e fiducia in soluzioni inadeguate.

    http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2017/documents/papa-francesco_20171107_messaggio-cambiamenti-climatici.html

  38. robertok06on Nov 19th 2017 at 10:57

    @piana
    ‘fiducia in soluzioni inadeguate’

    Il testo papale parla del pericolo di affidarsi alla ‘fiducia cieca nelle soluzioni tecniche’.

    Adesso le soluzioni tecniche sarebbero inadeguate? Da quando? Prima o dopo l’invenzione del fuoco, ruota, vaccini, irrigazione artificiale piuttosto che la danza della pioggia?… etc…?
    L’alternativa alle soluzioni tecniche postulati dal papa quale sarebbe?… la preghiera?

    Dopo i climatologi al gore, Obama, Bloomberg etc… adesso le sorti del pianeta e dell’umanità sono nelle mani del Papa. Evviva il progresso.

    Saluti.

  39. Stefano Caserinion Nov 18th 2017 at 16:51

    @Valentino Piana
    E ora abbiamo la Decisione di Cop:
    http://unfccc.int/resource/docs/2017/cop23/eng/l13.pdf
    Battezzata Fiji Momentum for Implementation

    Grazie Valentino!
    Ho letto e mi sembra un ottimo risultato, con una roadmap definita, quanto serviva… ora prepariamo un post per spiegarlo

  40. […] Siamo tutti sullo stesso pianeta, e le analogie con la risposta necessaria alla crisi climatica sono tantissime. Talanoa. […]

  41. […] We are all on the same planet, and there are many analogies with the necessary response to the climate crisis. Talanoa. […]

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