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Ancora errori da Franco Prodi sul clima

In un’intervista pubblicata da Repubblica del 20 maggio, il Prof. Franco Prodi ha affermato che “in questi 50 anni il clima in Italia è cambiato davvero poco”, che il riscaldamento in Italia “è nella media internazionale” e che “non siamo in condizione di prevedere il cambiamento climatico futuro”. I dati e la letteratura scientifica mostrano un quadro molto diverso.

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È già capitato su questo blog di raccontare le imprecisioni e gli errori in cui incorre Franco Prodi quando parla e scrive di cambiamenti climatici. Numeri sballati, fraintendimenti, che l’hanno fatto diventare il climatologo preferito da Giuliano Ferrara e da chi vuole negare la gravità della situazione climatica.
L’intervista pubblicata su Repubblica di Venerdì 20 maggio si inserisce nel medesimo filone; un articolo che ha avuto lo spazio di un’intera pagina, con un affermazione in grande risalto nel titolo “Il nostro clima non è cambiato”.

Il clima è cambiato, eccome
Nell’articolo il Prof. Prodi sostiene infatti che “in questi 50 anni il clima in Italia è cambiato davvero poco” e che a proposito di surriscaldamento del pianeta “siamo nella media internazionale”.
Come mostreremo anche nei prossimi post, le cose non stanno affatto così. I dati e la letteratura scientifica disponibili offrono il quadro opposto. Se si considera il periodo di riferimento del Quarto Rapporto IPCC, dal 1906 al 2005, le temperature in Italia sono aumentate di 1,3 °C, il 75 % in più dell’aumento della media globale (0.74°C).

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Sulle precipitazioni non c’è stata una variazione nei valori assoluti a livello nazionale (c’è stato a livello regionale), ma si registra una modifica della frequenza e nell’intensità delle precipitazioni.
Nel 2009 è stato pubblicato il rapporto “Clima, cambiamenti climatici globali e loro impatto sul territorio nazionale” dell’ISAC-CNR, Istituto diretto in passato anche dallo stesso Prof. Prodi, si legge che “… In Italia, il riscaldamento è stato più intenso: l’analisi delle serie storiche di temperatura e precipitazione nell’ultimo secolo indica che, in area mediterranea, il clima sta apparentemente diventando più caldo e più secco, con precipitazione concentrata in eventi più rari e più intensi“.

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Nello stesso rapporto si trova scritto che “il bacino mediterraneo emerge chiaramente, e in modo consistente fra i diversi modelli, come una “hot-spot”, ovvero un’area particolarmente sensibile al cambiamento climatico”.
Dando uno sguardo un po’ più “locale”, si rafforzano ancora di più le conclusioni sul campo termico e diminuiscono anche alcuni dubbi e incertezze sulle piogge. Ad esempio, in Emilia-Romagna, il capitolo sui cambiamenti climatici interno alla Relazione dello stato dell’Ambiente dell’anno 2009, mostra dei risultati così riassumibili:
– temperature minime e massime in forte crescita: si notano dei trend positivi e molto elevati, soprattutto per le massime (circa 0,25°C/10 anni per le minime e 0,46 °C/10 anni per le massime).
– aumento della frequenza di occorrenza delle ondate di calore estive .
– tendenza alla diminuzione delle precipitazioni annue (100 mm di diminuzione nel periodo 1961-2008: più o meno 1/10 di quello che piove mediamente in un anno).

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L’affidabilità delle proiezioni sul clima
Il Prof. Franco Prodi sostiene poi che il livello di conoscenza è ancora basso e quindi .. “non siamo in condizioni di prevedere il cambiamento climatico”. È questo un ritornello che il professore bolognese ripete spesso (ad esempio qui e qui) e di cui abbiamo già mostrato l’inconsistenza qui e qui.
Non sapremo prevedere il tempo di un dato giorno a fine secolo, ma le proiezioni climatiche hanno, pur con le dovute incertezze legate anche a diversi scenari emissivi ancora possibili, una chiara consistenza e rilevanza scientifica secondo tutti i più grandi centri di ricerca che si occupano di climatologia.

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Discriminati i fisici?
Non nuove sono anche le critiche rivolte da Prodi alla Conferenza Nazionale sul Clima del settembre 2007, a cui il Prof. Franco Prodi ed altri non furono invitati, e se ne dolsero alquanto.
A distanza di 4 anni, Prodi lamenta per ben due volte che in quella conferenza non furono coinvolti dei fisici (è un progresso: in passato aveva sostenuto che alla conferenza non fu invitato nessuno scienziato). Invece nella conferenza, sono intervenuti numerosi fisici che svolgono ricerca climatica, come Antonio Navarra, Filippo Giorgi, Francesco Nicola Tubiello, Riccardo Valentini, Carlo Cacciamani e Stefano Tibaldi.

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La politicizzazione della scienza del clima
Il Prof. Prodi lamenta anche l’influenza della politica nella climatologia (nell’articolo si parla di meteorologia, forse la distinzione non è chiara). «Mi limito a rilevare che dalla fine degli anni Settanta, sotto l´egida delle Nazioni Unite, sono nati organismi che hanno finito per svolgere un ruolo che non è di loro competenza. Da questi organismi si ha notizia di che cosa succederà nell´ambito del clima. Ma in realtà sono organismi politici, non scientifici. Le nomine sono di carattere politico. La scienza procede secondo altre strade: non a maggioranza».
Sono parole sorprendenti, che assomigliano molto a quelle di un altro fisico, Antonino Zichichi. L’unico organismo corrispondente alla descrizione è l’IPCC, di cui però Franco Prodi anticipa di 10 anni la nascita. L’IPCC è un organismo fondato nel 1988 dall’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (OMM) e dal Programma Ambientale dell’ONU (UNEP) proprio per collegare la comunità scientifica impegnata nella ricerca climatica in vari settori (osservazioni, modellistica, impatti dei cambiamenti climatici, adattamento e mitigazione) ed il mondo dei decisori politici. Questo viene svolto mediante la valutazione della letteratura scientifica mondiale che viene riassunta in rapporti utili per i governi nel deliberare decisioni nel campo delle politiche climatiche ed energetiche. Verrebbe da chiedere: in che senso sono organismi politici? Per quali altre strade procede la scienza? E perché la strada percorsa sarebbe sbagliata, quando accademie e società scientifiche di tutto il mondo hanno riconosciuto il valore scientifico dei rapporti dell’IPCC?

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Continuiamo così, facciamoci del male!
Insomma, il quadretto che esce dall’articolo di Repubblica, con il professore “estraneo alle nomenclature e alle logiche di potere” (ma certo… che potere vuoi che abbia avuto un professore ordinario e direttore al CNR, il potere vero in Italia ce l’hanno i ricercatori o i dottorandi…) che ci racconta di quanto poco il clima è cambiato, quante incertezze abbiamo e di quanto sono politicizzati gli organismi scientifici più importanti sul clima, ebbene, tutto questo non può che ricordare la famosa esortazione di Nanni Moretti: “Continuiamo così, facciamoci del male!”

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Testo di Stefano Caserini, con contributi di Sylvie Coyaud, Sergio Castellari e Carlo Cacciamani

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AGGIORNAMENTO- 2 giugno 2011

 

Nella pagina delle lettere di “La Repubblica” di oggi, è stata pubblicata la lettera inviata dal Comitato Scientifico di Climalteranti.it (risulta firmata da me che l’ho inviata), nonché una replica del Prof. Franco Prodi, che insiste negli errori. La replica è nei commenti.

 

 

Franco Prodi e i dati sul clima

 

Stefano Caserini Climalteranti.it
Nell’intervista del 20 maggio, Franco Prodi ha affermato che «in questi 50 anni il clima in Italia è cambiato davvero poco», che il riscaldamento «è nella media internazionale» e che «non siamo in condizione di prevede-re il cambiamento climatico fu-turo». I dati mostrano un quadro molto diverso. Nel rapporto del-l’Isac-Cnr in passato diretto anche da Franco Prodi si legge che «in Italia, il riscaldamento è stato più intenso: il clima sta apparentemente diventando più caldo e più secco, con precipitazione concentrata in eventi più rari e più intensi».Una mole enorme di pubblicazioni scientifiche mo-strano che il riscaldamento globale proseguirà nel corso del XXI secolo.

 

Replica di Franco Prodi
Non ho messo in dubbio i dati generalmente accettati sul riscaldamento globale, di otto decimi di grado per secolo. Quanto all’Italia, sia io che l’Isac Cnr ci basiamo sugli stessi dati. Ricordo che è lo stesso Ipcc (Gruppo di esperti intergo-vernativo) ad ammettere che ci sono aspetti ben poco conosciuti, per esempio il ruolo delle nubi e dell’aerosol atmosferico. Questa scarsa conoscenza impedisce di quantificare il ruolo dell’uomo nel cambiamento in atto.

43 responses so far

43 Responses to “Ancora errori da Franco Prodi sul clima”

  1. Maurizio Morabitoon Mag 30th 2011 at 20:53

    Grazie del link. A voler essere pignoli:

    1. Prodi parla di 50 anni, voi rispondete con le variazioni di temperatura dal 1906 al 2005. Dovreste invece parlare del 1961-2011 (quantanche, immagino, la risposta sia simile).

    2. L’immagine sull’onda di calore estivo in Emilia Romagna non è cliccabile/ingrandibile (e si vede male).

    3. “non siamo in condizioni di prevedere il cambiamento climatico” – lo dice anche Gavin Schmidt. Come si fa a prevedere cosa fara’ il Sole nel 2050 o i vulcani del 2030? Il business scientifico del cambiamento climatico non e’ un business di previsione.

    4. L’IPCC e’ una organizzazione politica perche’ l’SPM e’ approvato dagli Stati membri prima della pubblicazione. Inoltre e’ “inter-governamentale”, mentre la WMO per esempio e’ “mondiale”. Ci vorrebbe una WCO per schiarire le acque.

    5. “estraneo alle nomenclature e alle logiche di potere”…eheheh..su questo avete ragione. Complimenti per aver trovato un’altra bufala su La Repubblica.

  2. Stefano Caserinion Mag 30th 2011 at 21:45

    1. si, certo, la risposta è simile; anzi, negli ultimi 50 anni il riscaldamento è stato più accentuato che negli ultimi 100

    2. grazie, abbiamo ingrandito un po’ l’immagine; il link pero’ funziona, apre il pdf del rapporto ARPA-ER, dove trova la figura e il commento.

    3. no, Gavin Schmidt dice cose ben diverse. Sole e vulcani contano poco sul trend di aumento delle temperature; su singoli anni ci può essere un influenza maggiore, ma non è cosi’ importante

    4. il fatto che l’SPM sia approvato dai governi non significa che sia scritto da loro, ma solo che per loro sia sufficientemente chiaro, che non contenga fraintendimenti. Anche se ci fosse un WCO, non andrebbe bene pure quello, perché non potrebbe che dire le cose che dice l’IPCC, la NAS (https://www.climalteranti.it/2011/05/23/le-scelte-per-gli-stati-uniti/ ) ecc

    5. se guarda i Tag relativi ai quotidiani, alla fine Repubblica è quella che ne esce meglio sul clima; tenga conto che Libero e il Foglio sono fuori categoria, li siamo nell’iperspazio.

  3. Maurizio Morabitoon Mag 30th 2011 at 22:28

    3. Dipende allora la previsione quale “periodo” interessa (Schmidt parla addiriittura di “It’s clear from the data that there is no one time scale for the climate system response to forcings” – quindi ogni “previsione” dovrebbe essere sempre abbondantemente qualificata)

    4. Se i “fraintendimenti’ sono cosí importanti da dover essere chiariti per iscritto prima che escano i rapporti scientifici (WG1, WG2, etc), mi sembra chiaro che la politica abbia il sopravvento sulla scienza. A meno che non capiti il miracolo che i rappresentanti governativi approvino il testo originale (“scientifico”) in toto e senza cambiare una virgola.

    5. In campo scientifico, c’ho rinunciato su tutti. Ma La Repubblica è stata capace di inventarsi stazioni della metropolitana di Londra, con tanto di mappa manomessa. Chissà se qualcuno ha fatto di peggio?

  4. Riccardo Reitanoon Mag 30th 2011 at 23:35

    Gavin Schmidt rispondeva alla domanda “So the question is – do we have a good handle on the natural decay times for random perturbations on the climate system? “. Qui la risposta completa:

    [Response: It’s clear from the data that there is no one time scale for the climate system response to forcings. There are short term responses to the seasonal cycle for instance, longer responses to Pinatubo, and even longer decadal responses to GHG forcing – which could in fact be longer once you factor in vegetation or ice sheet impacts. Thus for any averaging period, one needs to be cognizant of the slower components for which that period won’t average over the noise. The deep ocean instrumental records are particular problematic in this respect. Glaciers are a little different because they are integrated metrics and have some averaging already built in. – gavin]

  5. Stefano Caserinion Mag 31st 2011 at 06:52

    @ Morabito

    4. no, non sono certo importanti per la scienza, ma lo sono per chi è pronto ad approfittare della eventuale mancanza di chiarezza o di piccole imprecisioni.. non so se ha presente… 😉 comunque dai racconti di chi ha partecipato a quelle sessioni estenuanti, alla fine i cambiamenti sono sempre stati minimi, tipo una discussione di un paio d’ore sul fatto di usare il termine “virtually certain” o “almost certain”…

  6. Antonioon Mag 31st 2011 at 07:33

    Prodi a parte mi colpisce un frammento che meriterebbe attenzione. Dal rapporto dell’ISAC-CNR “il clima sta apparentemente diventando più caldo e più secco”. Apparentemente? Cosa significa apparentemente in un rapporto scientifico quando si riferisce a parametri squisitamente quantitativi come il caldo (alias temperatura) e secco (alias umidità)? Non meriterebbe questo una valutazione del livello di autocensura o di inibizione che gira intorno a questi temi nel mondo tecnico-scientifico con un qualche ruolo istituzionale? Quell’apparentemente è solo il segno di un uso improprio e ridondante di avverbi o è il sintomo di qualcosa di più importante?

  7. FCon Mag 31st 2011 at 09:40

    E possibile che uno tra i più importanti quotidiani italiani abbia una sezione di scienza affidata a persone quanto meno poco razionali, che decidono una linea e la perseguono, senza verificare lo stato degli aggiornamenti scientifici?
    Come si dice: “Muro o non muro, tre passi avanti!!” …

  8. oca sapienson Mag 31st 2011 at 10:54

    @Antonio
    l’abbondanza di avverbi cautelativi colpisce anche me.
    Se è per avvisare che i dati possono sempre essere corretti e migliorati, tanto vale ripeterlo – per l’ennesima volta.

    @FC
    “una sezione di scienza”: non c’è…

    @M. Morabito
    “il business scientifico”: la ricerca si chiama così, nel giro dell’investment banking?

    In che senso una mappa del metro rientra nel “campo scientifico”?

    “qualcuno ha fatto di peggio?”: Il Giornale, per citare un quotidiano a lei caro.

  9. Riccardo Reitanoon Mag 31st 2011 at 12:47

    La frase citata da Antonio l’avevo interpretata diversamente. Essendo solo un’analisi dei dati passati e non delle cause, è possibile dire che si è scaldato ma non che sta ancora scaldandosi. Per la seconda affermazione è necessario dare un’attribuzione, cosa che viene fatto successivamente nel report stesso. Tutto sommato, però, mi sembra eccessivo discettare su di un “apparentemente”.

  10. Stefano Caserinion Mag 31st 2011 at 13:31

    La Repubblica almeno fa anche articoli come questo
    http://www.dirittiglobali.it/…a…/15476-ulivi-al-nord-grano-ad-aprile-ecco-come-sara-laitalia-nel-2050-.html

    Sempre in tema informazione, segnalo che questa sera su RAI Storia andrà in onda un programma sul clima di ben due ore, con un dibattito di 40 minuti tra Antonello Pasini, Sergio Castellari, Vincenzo Artale e Francesco Sarti (ESA). Maggiori informazioni qui:
    http://antonellopasini.nova100.ilsole24ore.com/2011/05/i-cambiamenti-climatici-su-rai-storia.html

  11. Gianfrancoon Mag 31st 2011 at 14:36

    Nell’abstract dite che FP ha affermato che “che il riscaldamento del pianeta è nella media internazionale”. Penso si riferisse invece al nostro paese. Direi che la vostra è solo una svista modesta, mentre l’affermazione di FP è gravemente sbagliata come ben dimostrate nell’articolo.
    Per quanto riguarda “apparentemente” sono d’accordo con RR, non discetterei sull’uso di questo termine. Mi limito a osservare che potrebbe essere un’italianizzazione dell’inglese “apparently” che però in italiano andrebbe reso con “evidentemente” – dunque evidenza sperimentale, non apparenza.
    Leggendo l’intervista sono rimasto colpito dall’elenco di cose che FP afferma “ignoriamo”; forse si riferiva alla sua personale ignoranza usando il plurale maiestatis. Bontà sua concede che CO2 è un gas serra, ma sorvola allegramente sugli altri gas serra e sul loro ruolo nei potenti feed back climatici. E come se non bastasse nemmeno un accenno all’acificazione delle acque marine causata dall’aumento di CO2 in atmosfera che colpisce anche i nostri mari.
    Trovo biasimevole poi la mancanza di spirito critico da parte dell’intervistatore. Tutto sommato Repubblica ha fatto, almeno in questo caso, un pessimo servizio a una corretta comprensione da parte del pubblico dei cambiamenti climatici.

  12. Adminon Mag 31st 2011 at 22:44

    @ Gianfranco
    Grazie, ora è corretto.

  13. Telegraph Coveon Giu 1st 2011 at 09:23

    Mi permetto di fare due osservazioni:

    i) senza nulla togliere al fatto che le precipitazioni in Italia siano complessivamente diminuite su scala secolare (non eccessivamente però) perchè indicare come esempio uno studio sul clima dell’EMR (validissimo peraltro ma riferibile a questioni climatiche locali) ?

    Per l’EMR la media 61-90 rappresenta decenni di massima piovosità mentre proprio i 15 anni successivi sono un picco siccitoso notevole (ma prima degli anni 60 si trova evidenza di altri picchi siccitosi paragonabili a quello degli anni 80). Peraltro gli anni 2000 (considerando l’intera decade fino al 2010) sono sicuramente in surplus precipitativo rispetto ai 20 anni precedenti (nonostante il 2007-2008).

    Forse sarebbe meglio evidenziare che: “I risultati mostrano, come elemento più rilevante, un chiaro segnale di diminuzione delle piogge estive e un aumento degli eventi estremi.” come fa Cacciamani nell’ottimo documento divulgativo pubblicato sul sito ARPA EMR : Cambiamenti Climatici Impatti ed Adattamento – Ecoscienza n. 2-2010.

    Tornando all’Italia (complessivamente) il CNR (che Prodi dirige) pubblica sul proprio sito un grafico da cui non risultano marcate diminuzioni di precipitazioni per cui le sue affermazioni mi sembrano coerenti con quanto pubblicato – spero si possa riportare il link http://www.isac.cnr.it/~climstor/climate/mean_yr_ita_PCP_met.html. Inoltre anche nello studio correlato di Brunetti, Maugeri et altri TEMPERATURE AND PRECIPITATION VARIABILITY IN ITALY IN THE LAST TWO CENTURIES .. 2006 si evidenzia che “Precipitation trend analysis showed a decreasing tendency, even if the decreases are very low and rarely significant. Considering the average all over Italy, there is a 5% decrease per century in the annual precipitation amount, mainly due to the spring season (−9% per century);”.

    ii) Franco Prodi: ricercatore del CNR dal 1967, ha approfondito i suoi studi e condotto ricerche al National Center for Atmospheric Research (NCAR) di Boulder in Colorado. Tornato in Italia, ha svolto una continua attività di insegnamento e di ricerca. Docente di Fisica, termodinamica e geofisica all’Università di Modena fino al 1986, ha ottenuto nel 1987 la cattedra presso l’Università di Ferrara ecc. ecc.
    Guido Visconti: dopo la laurea in Fisica conseguita presso l’Università dell’Aquila nel 1962, ha studiato e insegnato all’Università del Maryland, al Massachusetts Institute of Technology, al NCAR (National Center for Atmospheric Research). Dal 1994 è professore ordinario di fisica dell’atmosfera all’Università dell’Aquila. Nel 2001 ha fondato e poi diretto il Centro di Eccellenza per la Previsione di Eventi Meteorologici Severi (CETEMPS) ecc. ecc.
    ma anche il povero e bistrattato Franco Battaglia: Franco Battaglia ha conseguito in Italia la laurea in Chimica e negli Stati Uniti il Ph.D. in Chimica-Fisica. Ha svolto ricerca in questo campo all’estero per 7 anni: un anno in Germania, al Max Planck Institut (Gottingen), e 6 anni in USA, all”University of Rochester (Rochester, NY), alla State University of Nework at Buffalo (Buffalo, NY) e alla Columbia University (New York, NY). In Italia ha svolto ricerca nelle università di Roma (Tor Vergata e Roma Tre), della Basilicata e di Modena, dove è attualmente docente di Chimica Ambientale ecc. ecc.

    Per Casarini Castellari Cacciamani ecc.: lecito e doveroso evidenziare pecche ed errori ma tutte queste critiche ai mostri sacri non è che presuppongano voglia di ricambio generazionale ?

  14. oca sapienson Giu 1st 2011 at 13:56

    @Tel. Cove
    Grazie del link, delle osservazioni e dei consigli. Ma nel post c’è proprio scritto “Sulle precipitazioni non c’è stata una variazione nei valori assoluti a livello nazionale” e che si ritornerà sul tema in seguito.

    Secondo lei, con “clima” il prof. Prodi intendeva precipitazioni ed escludeva le temperature? Se sì, le sembra normale?

    “mostri sacri”
    Sta scherzando, spero. Crede che l’autorevolezza di uno scienziato dipenda da dov’è stato e per quanto tempo? O dai contributi dati alla propria disciplina, ai colleghi che ne usano i lavori? E quando nei media lo scienziato ripete gli stessi “errori”, pensa che giovi alla sua autorevolezza e a una corretta informazione?

    (Il prof. Prodi non dirige il CNR)

    ricambio generazionale, giammai
    http://www.nature.com/nphys/journal/v3/n9/fig_tab/nphys715_F1.html

  15. Riccardo Reitanoon Giu 1st 2011 at 19:29

    Trovo l’insinuazione di Telegraph Cove ai limiti del’offensivo.

  16. Stefano Caserinion Giu 1st 2011 at 23:15

    @ Riccardo

    è una tecnica già vista: non entrare nel merito della questione, in questo caso le cose – sbagliate – dette da Franco Prodi, ma fare il processo alle intenzioni; è segno di mancanza di argomenti più validi.
    Per il resto, a me basterebbe il ricambio fra le affermazioni infondate e quelle corrette.

  17. Telegraph Coveon Giu 2nd 2011 at 01:03

    @Oca
    non sempre condivido i suoi commenti o quello che scrive sul suo blog (che peraltro tratta sempre argomenti interessanti) ma questa volta veramente ha colto nel segno; la mia era una provocazione non una mancanza di rispetto. Tutti possono sbagliare e concedere alla pubblica stampa interviste piu’ o meno infarcite di grossolani errori (alcuni forse anche intenzionalmente); per di più le idee e le sensibilità sulle questioni afferenti il clima possono essere diverse. La situazione italiana però è particolarmente strana perchè, a causa dell’assoluta mancanza di ricambio generazionale (non solo in ambito scientifico), le stesse persone ricoprono tutti i ruoli di responsabilità e tutte le cariche istituzionali da anni. Sempre le stesse persone (e non altre) quindi vengono continuamente invitate dai media a esporre sinteticamente il loro pensiero (ed a replicare errori/omissioni quasi si trattasse di un disco rotto). Per inciso, i media quasi mai giudicano l’importanza della persona in base ai contributi scientifici ma bensì in base al ruolo ricoperto.

    Se Caserini, Cacciamani ma anche Pasini ed altri avessero la possibilità di ricoprire ruoli istituzionali importanti (anche vicini ad una vera e propria responsabilità politica) forse non solo le idee di Prodi meriterebbero una paginata di Repubblica ma anche forse …. le idee di Caserini o Pasini.

    Per il resto, è ovvio che Prodi con clima intendeva precipitazioni e temperature; ho fatto notare che SOLO per quanto riguarda le precipitazioni il sito del CNR (che ha … oops … diretto in passato) mostra un grafico da cui sembra risultare un trend secolare poco marcato in linea con le affermazioni del prof.

    @ Reitano – penso di aver chiarito il senso del mio intervento con quanto scritto sopra
    @ Caserini – “è una tecnica già vista … ” mi pare più questo un processo (inutile) alle intenzioni), ma se così vuole intendere …
    “Per il resto, a me basterebbe il ricambio” non le deve bastare … l’ennesimo post degli errori nasconde “un grido di dolore” che va ben oltre la verifica notarile della correttezza delle interviste altrui.
    Occorre dare spazio ad una generazione nuova, prima nei posti di alta responsabilità e poi conseguentemente nei media ed agli occhi della cittadinanza.
    Solo così, ritengo, gli errori di Prodi torneranno ad essere semplici errori.
    Buona serata.

    p.s. rinnovo i miei complimenti a Cacciamani con il quale sarebbe bellissimo discutere delle problematiche climatiche della mia regione (EMR) ed imparare cose interessanti; nonostante i suoi impegni, che immagino gravosi , lo invito a frequentare qualche volta il forum meteo regionale.
    Estendo l’invito anche agli altri coautori del blog; frequentate (qualche volta e negli oggettivi limiti dei rispettivi impegni professionali) i forum dei “meteoappassionati”; la voce di qualche scienziato “vero” potrà essere sgradita a qualche “stregone” ma molto gradita a tanti altri.

  18. carlo cacciamanion Giu 2nd 2011 at 10:42

    & Telegraph Cove

    Caro Telegraph Cove, ovviamente l’Emilia Romagna era un esempio. Le posso garantire che in tante altre aree italiane, del Nord o del Centro o del Sud, i risultati sono analoghi e spero di aver tempo in futuro per collaborare a scrivere qualcosa che dia evidenza a queste cose anche su questo blog.

    Il post, per quanto riguarda il punto sulla Regione Emilia Romagna, fa riferimento alla Relazione dello Stato dell’Ambiente dell’Emilia Romagna; la parte climatica è stata curata anche da me e da altri colleghi di Arpa Emilia Romagna. Se legge con attenzione troverà riferimento ai dati usati e al periodo usato (1961-2008). Non si fa riferimento a periodi antecedenti, come potrà notare. Perchè non abbiamo dati sufficienti per poter estendere all’indietro le serie. Come lei sa questo comporta un grande lavoro di ricerca delle fonti, talvolta di digitalizzazione dei dati, di controllo di qualità (omogenizzazione delle serie, buchi, ecc…). Come dire: ci vuole tempo. Ma ci stiamo lavorando sodo.

    Fatta questa premessa, è assolutamente incontrovertibile che dal 1961 al 2008 è accaduto quello che è riferito. Il che sta a significare che negli ultimi (quasi) 50 anni il clima è cambiato, almeno in Emilia Romagna. Sia nelle temperature sia nelle precipitazioni. Non concorda ? Vuole dirmi che sia una ciclicità ? Io penso che ci sia invece un segnale di cambiamento del clima anche, ma non solo, perché questo segnale (più forte rispetto a quello alla scala globale) di cambiamento termico si accorda in maniera notevole con il trend globale, e anche con quello nazionale (ad esempio quello mostrato nel post che a me, detto per inciso, mi impaurisce un po’ per la sua entità: 1.3 gradi dal 1906 al 2005 ! e credo che la fonte sia autorevole ! A lei non la preoccupa, nemmeno un po’ ?).

    Il fatto poi che le piogge estive siano calate molto, che le temperature estive siano aumentate molto (e anche le onde di calore), ebbene questi sono ulteriori elementi di preoccupazione, non “cose diverse”. E, a mio avviso, rafforzano la tesi scritta nel post.

    Parlo di “preoccupazione” (sarei un allarmista per questo ?) perché meno piogge (soprattutto estive) significa maggiore probabilità di periodi siccitosi e quindi, ad esempio, problemi di approvvigionamento idrico più fequenti. Ma è solo un esempio di impatti. Nel mio lavoretto su Ecoscienza che lei cortesemente cita ho fatto anche altri esempi di impatti locali che, ebbene si, mi preoccupano. E non poco.

    Quanto alla domanda che lei ci pone: “ ..lecito e doveroso evidenziare pecche ed errori ma tutte queste critiche ai mostri sacri non è che presuppongano voglia di ricambio generazionale ? “, mi permetta di fare un commento ponendole io un’altra domanda: perché ci fa questa domanda ? cosa c’entra il ricambio generazionale in questo contesto ? E’ forse il suo un processo alle intenzioni ? Per quanto mi riguarda io ho semplicemente contribuito ad evidenziare quelli che per me sono errori, presenti in quell’intervista. Punto e basta. Non ho nulla di nulla di nulla di personale contro il Prof. Franco Prodi che peraltro conosco bene e che stimo anche molto avendo, tra l’altro, anche studiato su sui lavori dove ho imparato tanta bellissima microfisica dell’atmosfera e fisica delle nubi.

    La prego, non alimenti dubbi o retropensieri nei lettori di questo blog, che non mi sono assolutamente propri. Stiamo invece al punto.

    Quanto alla possibilità di ricoprire ruoli istituzionali importanti: per quanto mi riguarda io sono Direttore di un servizio Idro-Meteorologico regionale che ha festeggiato 25 anni di storia lo scorso novembre e che sta all’interno di un’Agenzia per l’Ambiente da più di 10 anni. Credo di essere appagato e soddisfatto del mio ruolo; quando ho qualcosa da dire la dico sulle materie dove penso di poter dire qualcosa (sulle altre taccio); il mio CV del resto è pubblicato sul sito web di ARPA (e credo anche altrove sul web…) e quindi i lettori possono valutare da soli se ho “titolo” per dire qualche cosa oppure no. Talvolta i media mi hanno intervistato. Se i “grandi media” usano solo i “mostri sacri” (come li chiama lei) per aver maggiore impatto sulla gente, fanno bene a farlo, le dirò. Sono le leggi della comunicazione. Forse in Italia sono un “tanti nello” esasperate queste leggi, ma cambia poco…(non è che al “Times” non faccia piacere “di più”, credo, intervistare un premio Nobel invece che un funzionario di una regione, laureato anche lui in Fisica pero’…mi consenta la microscopica cattiveria…)

    Se però capita che i “grandi media” intervistano sempre gli stessi “mostri sacri” e questi dicono cose che a me non garbano, stia certo che quello che ho da dire lo dico e lo dirò, nelle sedi che potrò permettermi e usando gli spazi che riterranno opportuno darmi.

    Ora, se dopo un po’ di tempo, il dibattito che ne dovesse scaturire dovesse condurre anche ad una velocizzazione di un certo ricambio generazionale, da lei auspicato, ebbene questa potrà essere semmai una conseguenza, non certo il risultato di una strategia, mi creda.
    Il che vuole anche dire che, se questo post lei lo interpreta come un “grido di dolore”, almeno per quanto mi riguarda, si sbaglia.

    La ringrazio infine per i complimenti e spero di aver tempo per navigare anche sul forum che cita. Non si preoccupi: non temo gli “stregoni”.

    un caro saluto

  19. Stefano Caserinion Giu 2nd 2011 at 12:47

    Nella sua replica alla lettera pubblicata oggi su Repubblica, il Prof. Prodi scrive altre cose non vere.

    La prima è che “Quanto all’Italia, sia io che l’Isac Cnr ci basiamo sugli stessi dati.”
    Come spiegato nel post, invece, quanto scritto dal Prof. Prodi, che “in questi 50 anni il clima in Italia è cambiato davvero poco” e che a proposito di surriscaldamento del pianeta “siamo nella media internazionale”, è esattamente l’opposto di quanto ha scritto l’ISAC-CNR.
    Quindi, o il Prof. Prodi si basa su altri dati, oppure si basa su quelli dell’ISAC-CNR ma non li sa leggere.

    La seconda affermazione, secondo cui la scarsa conoscenza del ruolo delle nubi e dell’aerosol atmosferico “impedisce di quantificare il ruolo dell’uomo nel cambiamento in atto” non corrisponde con quanto ha scritto l’IPCC. Pur riconoscendo le incertezze presenti nel descrivere correttamente il ruolo svolto dalle nubi, nel Quarto Rapporto, e in tanta altra letteratura scientifica, viene chiaramente indicato come e perché può essere quantificato il peso umano sul riscaldamento globale. Ci sono incertezze sulle forzanti e sulla sensitività climatica, ma niente è impedito. Non esiste l’impedimento di cui parla Franco Prodi.
    Perfino nel sommario per i decisori politici c’è scritto, in bell’evidenza, “La comprensione dell’influenza antropogenica nel riscaldamento e nel raffreddamento del clima è migliorata rispetto al TAR, portando alla conclusione, con confidenza molto elevata (“very high confidence”), che l’effetto globale medio netto delle attività umane dal 1750 sia stato una causa di riscaldamento, con un forzante radiativo di +1.6 [da +0.6 a +2.4] Wm-2.”

  20. Federicoon Giu 2nd 2011 at 14:14

    Ho riletto la risposta di FP e permettetemi di dire che se come la pensa lui “anche l’IPCC non è certa su alcune cose” (ma ne è certa di molte altre, questo lo omette) allora dovremmo smettere anche di amare.
    L’amore è incerto, ci fa spesso soffrire eppure continuiamo a cercarlo e a viverlo e a migliorarlo quando lo viviamo!
    Non è che se ci va male una volta allora smettiamo di amare..
    Sul clima ci sono x punti incerti: bene ma ce ne sono y certi, lavoriamo per ridurre le y certe mentre comprendiamo le x incerte!

  21. Lauraon Giu 2nd 2011 at 17:47

    Eh, ragazzi, mi sa che la lettera non è servita a molto. Prodi ha cambiato discorso, non ha riconosciuto i suoi errori, mostrando in questo poca onestà intellettuale, e a continuato a farsi del male.
    Se non sapessimo che è colpa dell’uomo, saremmo ben bischeri a fare tutto questo casino col fatto che bisogna diminuire le emissioni
    Repubblica che pubblica tanti articoli decenti questa volta si è comportata come il Giornale. Secondo me se sei un giornalista serio se una cosa te la dice anche un premio nobel, prima di scriverla la controlli.
    Io dico che ha contato il fatto che Franco è fratello dell’altro Prodi per cui Repubblica stravede (e l’articolo della Fiore era una sviolinata fin troppo melensa): per questo non gli viene il dubbio che il fratello possa saperne poco del clima globale.
    Poi, perché cosi’ tanti professoroni ad un certo punto arrivano a sputtanarsi un po’ di credibilità conquistata in tanti anni, non lo so.

  22. oca sapienson Giu 2nd 2011 at 19:31

    @Stefano C.
    “Non ho messo in dubbio i dati”
    non solo li ha messi in dubbio, ha pure spiegato il perché dicendo che i suoi colleghi sono corrotti o venduti.

    @Tel. Cove
    Mi pareva strano (e quando scrivo cose non condivisibili nel senso di sbagliate e idiote mi corregga – a me fa piacere).

    @Laura
    “prima di scriverla, la controlli”: se lo scopo è la polemica, un Nobel delirante (cf. Kary Mullis a proposito dell’HIV) è perfetto.

    “come il Giornale”: mi sembra che i quotidiani non si comportino tutti così.

  23. Lauraon Giu 2nd 2011 at 23:31

    @ Oca sapiens

    ha ragione, forse lo scopo è solo la polemica, che attira i lettori

    sul secondo punto non ho capito cosa voleva dire. Leggo sempre i post del Blog, e mi sembra che Corriere e La Stampa non siano molto meglio. Forse a salvarsi è il Sole24ore.

  24. homoereticuson Giu 3rd 2011 at 10:17

    Riguardo a Prodi, e con riferimento alla sua replica, qui ci ritroviamo in uno dei tanti ambiti dove si applica benissimo il classico “errare è umano ecc… “.
    Dopo il verbo “quantificare” del resto bastava anche solo un avverbio (ad esempio “esattamente”) per ridurre un poco il danno.

    Quanto al clima che sarebbe “cambiato davvero poco”, perdonatemi se trascino un po’ in basso il livello della discussione, ma a me pare che questa affermazione possa essere smentita, oltre ovviamente che dai dati, perfino a pelle. Ad esempio da chi, come il soprascritto ha vissuto in Italia un po’ di primavere e di estati del secolo scorso e le mette a confronto con le novità degli anni 90 e ancor più anni 2000, (pare se ne siano accorti anche i ghiacciai).

  25. Riccardo Reitanoon Giu 3rd 2011 at 13:32

    homoereticus
    a proposito del poco, ad esempio, sono pochi o molti gli attuali 0.16 °C per decennio? E’ poco o molto una riduzione di qualche percento di precipitazioni medie?
    Il trucco è quello, non dire cosa si intende per poco nè tanto meno pensare al futuro e agli effetti che questo poco avrà.

  26. homoereticuson Giu 3rd 2011 at 15:13

    Reitano
    in effetti è tipico dei cambioclimatisti catastrofisti presentare sempre il problema in modo distorto. Lei mi dice 0.16 gradi a decennio? Io le rispondo: 0.0013 °C al mese! e che saranno mai? 🙂
    Mica ci chiamiamo Matusalemme che dobbiamo preoccuparci per quei 16 gradi in più che conforteranno i nostri posteri tra un migliaio di anni, mese più, meno meno.
    Posteri che, tra parentesi e come è ben noto, per noi non hanno fatto proprio nulla.

  27. Gianfrancoon Giu 3rd 2011 at 15:28

    @ homoereticus
    rischio di andare un po’ fori tema ma ne vale la pena: quella dei posteri che non hanno fatto nulla per noi è troppo bella, profonda e fulminante. Grazie.

  28. Gigi P.on Giu 3rd 2011 at 16:37

    Secondo me ha buone ragioni Telegraph Cove quando scrive che occorre dare spazio ad una generazione nuova, prima nei posti di alta responsabilità.
    Il punto è che in Italia tutti vogliono i posti alti ma non le responsabilità.
    Mi spiego con un esempio: ho guardato su Wikipedia e ho visto che Franco Prodi Attualmente è presidente dell’Italian Aerosol Society (IAS). Allora mi dico: ma ci saranno degli scienziati in questa associazione che si mettono a ridere per gli argomenti che usa Prodi, che ritengono che non sia belle avere un Presidente che non sa le cose basilari sul ruolo degli aerosol sul clima, ossia che è quantificato e messo dentro certi intervalli?
    E perché non si cercano un altro professore come presidente, magari giovane e un piu’ aggiornato?
    L’Italia alla fine è tutta così, puoi dire tutto quello che vuoi, tanto nessuno ti dice nulla.

  29. claudio della volpeon Giu 3rd 2011 at 17:28

    effettivamente Gianfranco penso che quella di homoeroticus sia una delle più profonde riflessioni che i neghisti climatici abbiano mai fatto; vera sintesi del loro pseudopensiero! complimenti

  30. homoereticuson Giu 4th 2011 at 09:02

    @gianfranco e cdv (e scusandomi per l’ennesimo fuori tema)

    grazie, la battuta sui posteri è davvero bella, ma, purtroppo, non è farina del mio sacco. Non ricordo però dove l’ho sentita.
    Per cdv aggiungo che il mio nick è “ereticus” e non “eroticus”. Lo leggo come un augurio, considerato il tempo di particolare magra riguardo quell’aspetto!
    cari saluti, Lorenzo

  31. claudio della volpeon Giu 4th 2011 at 09:25

    homoereticus con le battute pero’ non si va molto avanti; se una grandezza media ha un drift positivo, per quanto piccolo, il drift resta positivo; un sistema come il clima lontano dall’equilibrio è sensibilissimo ai cambiamenti; il nostro corpo con una variazione di temperatura di 1 solo grado va in stato di malattia; un gradiente di temperatura corporea di qualche centesimo di grado al giorno può essere l’indicazione di una febbricola tumorale inarrestabile che in qualche mese ti liquida; un bambino di dieci anni cresce di 6 micron all’ora; certo non te ne rendi conto se non dopo mesi, ma ogni anno fanno 5 cm; insomma la battuta era una battuta i problemi climatici restano
    aggiungo che homoeroticus veniva anche da un’altra considerazione: che occorre volersi molto bene per fare battute come quelle e passarle per profonde riflessioni;
    😉

  32. homoereticuson Giu 4th 2011 at 09:43

    claudio dv,
    confesso che fatico a capire se lei sia ironico o no. A scanso di equivoci, comunque, il mio primo commento (con battutone), ironico era.
    Io sono un cambioclimatista catastrofista dichiarato e fiero di esserlo.
    Chiudo qui, anche perchè abbiamo già abbondantamente violato le regole.

  33. Paolo C.on Giu 4th 2011 at 10:18

    Confermo che la battuta di Homoereticus l’ho già sentita anch’io (purtroppo), pronunciata da qualcuno che ci credeva davvero.

    Per quanto riguarda le dichiarazioni di Prodi, sono anni purtroppo che insiste su quella strada. Mi chiedo se l’illustre scienziato si tenga aggiornato sugli sviluppi della ricerca climatologica o semplicemente preferisca non sapere.

  34. Stefano Caserinion Giu 5th 2011 at 08:58

    @ Telegraph Cove
    La mia scorsa risposta derivava dal fatto che anche io avevo interpretato il suo commento come un’insinuazione che le nostre critiche fossero motivate da una volontà di rivalsa personale. Ora ci siamo chiariti, bene. D’altra parte chi segue il blog può vedere che gli aspetti personali non ci importano, cerchiamo di badare alla sostanza e abbiamo criticato quando dovuto persone che stimiamo parecchio (vedi https://www.climalteranti.it/2010/03/01/tu-quoque-giorello/)

    @ Telegraph Cove e Gigi P
    Si, certo, concordo che sarebbe utile dare spazio ai tanti giovani che abbiamo.
    Ne sono convinto anche perché lavorando in Università mi capita spesso di vedere quanti ragazzi dotati, preparati e motivati abbiamo, a cui abbiamo davvero poco da offrire in Italia. Ma questo è un discorso molto grande, che riguarda il problema dello spazio e le risorse che istruzione e ricerca hanno in questo paese. Per questo trovo un po’ ridicole le posizioni di chi come Franco Prodi, dopo 4 anni ancora si lamenta per non essere stato coinvolto nell’organizzare una conferenza, e cita questo come “insulto alla comunità scientifica”. Forse ce ne sarebbero altri, in questi ultimi anni, da citare.

  35. franco belosion Giu 5th 2011 at 15:41

    ho visitato casualmente il vostro sito e ho letto la polemica con il Prof. Prodi a proposito dell’intervista su Repubblica. Non sono un esperto di cambiamenti climatici ma recentemente mi sono imbattuto in due articoli interessanti. Il primo di Solomon et al., (Science, Vol. 327, 1219-1223, 5 March 2010 relativo all’importanza del vapore acqueo stratosferico. Gli autori evidenzino la necessità di approfondire, nei modelli climatologici il ruolo del vapore acqueo stratosferico in riferimento ai cambiamenti climatici globali.
    Il secondo articolo di Douglass et al. (International Journal of Climatology, DOI: 10.10002/joc, 2007) evidenzia un disaccordo, fra le previsioni del modelli GCM e le osservazioni, in merito al trend delle temperature nella troposfera. In entrambi i casi vengono sollevate delle osservazioni sulle lacune nelle conoscenze che abbiamo sulla complessità dei meccanismi (e delle loro interdipendenze) che alterano il clima terrestre.Quale è il vostro parere in proposito?.

  36. Riccardo Reitanoon Giu 5th 2011 at 23:20

    franco belosi
    mio parere personale. Su Solomon et al., l’effetto che hanno trovato sulla variabilità del vapore acqueo in bassa stratosfera è interessante, anche se manca ancora di una spiegazione. Sui modelli, sono certo che tutti quelli che ci lavorano saranno daccordo che sono necessari molti miglioramenti, non solo su questo.
    Su Douglass et al., la questione è un po’ più complessa. Un buon punto di partenza penso sia il post su RealClimate su questo argomento.

  37. Telegraph Coveon Giu 6th 2011 at 11:43

    Solo due righe per ringraziare il dott. Cacciamani (con il quale sono d’accordissimo su tutto tranne che sull’entità del trend precipitativo in EMR ma siamo OT) e il dott. Caserini dei loro interventi sul mio commento.

  38. Stefano Caserinion Giu 6th 2011 at 12:08

    Sui trend troposferici, qui
    https://www.climalteranti.it/?page_id=44#troposferici
    avevamo fatto la traduzione di quest’altro post di realclimate
    http://www.realclimate.org/index.php/archives/2008/10/tropical-tropopshere-iii/

  39. […] Militare, mostra dei risultati di grande interesse riguardo l’evoluzione del clima in Italia. Come detto in un precedente post, il segnale termico di aumento su scala nazionale è incontrovertibile e mostra valori superiori al […]

  40. Valeon Giu 26th 2011 at 13:44

    Finalmente uno che ha coraggio di dire la verita’..senza paura delle conseguenze..
    Grande Prodi!!!
    a parte gli scienziati dell’IPCC(che e’ un movimento politico che ha molti interessi) tutti gli altri scienziati del clima hanno molti dubbi sull’influenza climatica dell’uomo…
    ps Franco Prodi e’ un climatologo,non un dentista,avvocato ecc che ha la passione per il clima…..

  41. Paolo C.on Giu 26th 2011 at 14:40

    @Vale

    Con dichiarazioni del genere, l’illustre professore rischia solo di giocarsi la propria (residua) credibilità. I punti fondamentali della teoria dell’AGW sono ben saldi da decenni, a meno che non si vogliano riscrivere le leggi della fisica. E delle conseguenze ne sappiamo abbastanza GIA’ ORA per passare all’azione.

    Poi vorrei proprio vederli i negazionisti a sottoscrivere quanto afferma Prodi sulla necessità della “salvaguardia dell’ambiente planetario, che si sta deteriorando in maniera certa e documentata sotto i nostri occhi.”

  42. Valeon Giu 28th 2011 at 10:46

    ripeto stiamo parlando di un climatologo..quindi e’ molto credibile..senza cattiveria ma chi di voi e’ un climatologo?
    se non sono d’accordo nemmeno tra loro dove sono tutte queste certezze??
    i punti fondamentali della teoria AGW li ha fatti l’IPCC che e’ un movimento politico che ha tanti interessi…

  43. Paolo C.on Giu 28th 2011 at 10:51

    @Vale

    Chi ha detto che non c’è consenso?

    http://www.skepticalscience.com/global-warming-scientific-consensus-basic.htm

    E la teoria dell’AGW – come le leggi fisiche che vi sono alla base – esistono ben da prima dell’IPCC.

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