100% di elettricità rinnovabile è possibile
Un rapporto mostra in 40 punti come la decarbonizzazione del sistema elettrico solo con energia rinnovabile non solo sia possibile, ma può essere realizzata in diversi modi, caratterizzati da alcuni elementi comuni.
È stato recentemente presentato Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, promosso dalla Rete 100% Rinnovabili, preparato e sottoscritto da 25 docenti e ricercatori italiani, che mostra come sia possibile e conveniente decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili.
Il documento discute le leve per la decarbonizzazione del sistema energetico, sia sul lato della domanda che sul lato dell’offerta, senza però descrivere un unico scenario di decarbonizzazione. L’obiettivo, invece, è mappare le connessioni tra quaranta “punti”, intesi come elementi fondamentali per la decarbonizzazione nel senso più ampio, non solo tecnologico ma anche economico e culturale.
I 40 punti sono svolti ricercando la massima sintesi divulgativa, fornendo un’ampia bibliografia a supporto delle argomentazioni e come introduzione allo stato dell’arte scientifico sugli scenari 100% rinnovabili. L’enfasi è sul plurale, “scenari”, perché dalla letteratura scientifica emerge come più d’uno scenario sia plausibile, al variare delle preferenze socioculturali e traiettorie tecnologiche.
Sono presentati in seguito i principali punti del rapporto, alcune delle connessioni fra di essi e dei riferimenti bibliografici.
La decarbonizzazione richiede un cambiamento radicale nella struttura dei vettori energetici e degli usi finali. L’elettricità deve diventare il vettore prevalente, eliminando la dipendenza dai combustibili fossili e integrando i settori elettrico, termico e dei trasporti. Le pompe di calore, il teleriscaldamento e le biomasse dovranno contribuire agli usi termici, mentre il trasporto sarà elettrificato con veicoli a batteria e, dove necessario e dove possibile, con bio/elettro-combustibili.
Dal punto d vista tecnologico, energia eolica e solare fotovoltaica rappresentano le strategie più convenienti per una decarbonizzazione veloce. La loro complementarità stagionale permette di stabilizzare l’offerta senza necessità di nucleare. L’Italia ha un potenziale eolico sufficiente per equilibrare la stagionalità del solare, con turbine adatte ai regimi di vento medi. Questi fattori rendono l’eolico e il solare le fonti più efficaci per affrontare la crisi climatica diminuendo i costi energetici nazionali.
L’uso del suolo per impianti solari ed eolici è minimo, inferiore all’1% del territorio nazionale, e può essere compatibile con agricoltura e biodiversità. L’integrazione di solare ed eolico con altre tecnologie in distretti rinnovabili riduce il fabbisogno di trasmissione elettrica e crea sinergie territoriali. Inoltre, le aree marginali possono trarre vantaggio dalla presenza di impianti rinnovabili, rilanciando l’economia locale.
L’energia rinnovabile offre opportunità per le aree interne del Paese, contrastando lo spopolamento e generando benefici economici e ambientali. L’eolico offshore, sebbene promettente, presenta ancora incertezze economiche e necessita di una politica industriale mirata. Tuttavia, se sviluppato con un’attenta pianificazione, potrebbe rappresentare un tassello fondamentale nella strategia di decarbonizzazione creando nuove opportunità lavorative grazie alla creazione della filiera industriale dedicata, ed in particolare nel settore portuale e della cantieristica marittima.
L’uso delle biomasse deve essere razionale e limitato, evitando impatti negativi su biodiversità e suoli. Il biometano può essere utile nei settori hard-to-abate, ma la sua produzione deve essere sostenibile ed efficiente. Il legname dovrebbe essere destinato principalmente all’edilizia, dove costituisce una forma di stoccaggio del carbonio, con solo gli scarti utilizzati per la bioenergia. Questo permetterebbe di valorizzare i residui forestali senza compromettere la salute degli ecosistemi.
L’idroelettrico esistente deve essere ripensato per accumulo a pompaggio e per la gestione delle risorse idriche, come peraltro sta già avvenendo. Le reti di teleriscaldamento e gli accumuli termici sono essenziali per ottimizzare l’uso dell’energia rinnovabile e ridurre la povertà energetica. L’integrazione di soluzioni di accumulo termico con sistemi geotermici potrebbe aumentare ulteriormente l’efficienza e la stabilità del sistema.
L’idrogeno ha un ruolo limitato a settori specifici hard to abate, come l’acciaio e i combustibili di sintesi. La produzione di idrogeno verde deve essere subordinata all’espansione di eolico e solare, evitando strategie economicamente rischiose, vista la bassa efficienza energetica della filiera. Inoltre, la produzione e lo stoccaggio di idrogeno devono essere attentamente regolati per evitare dispersioni e inefficienze che potrebbero ridurre i benefici ambientali attesi.
Prezzi dinamici dell’elettricità e interconnessioni elettriche nazionali ed europee sono strumenti chiave per la stabilizzazione del sistema. L’elettrificazione degli usi termici industriali è tecnicamente fattibile e deve essere promossa per abbattere le emissioni.
Nel trasporto, il motore elettrico è necessario ma non sufficiente per la sostenibilità: la ricarica flessibile (grid-to-vehicle) e l’accumulo distribuito (vehicle-to-grid) si integrano con le rinnovabili, ma l’eccesso di auto italiane (7 ogni 10 abitanti, 22% sopra la media UE) richiede una “cura del ferro” – reti di treni regionali, metropolitane, tram e bus elettrici – e soluzioni digitali come smart-working e città dei 15 minuti, riducendo congestione, inquinamento, incidentalità e isole di calore urbane.
La necessità di accumuli elettrochimici stazionari (batterie) è sovrastimata: bilanciamento eolico-solare, trasmissione nazionale e internazionale, domanda flessibile, accumuli termici, idroelettrico e biomasse ne riducono il fabbisogno. In particolare l’utilizzo di veicoli elettrici come unità di accumulo mobile (vehicle-to-grid) potrebbe rappresentare un’importante risorsa per la stabilità della rete, riducendo ulteriormente la necessità di accumuli dedicati.
Il Mezzogiorno e le aree interne possono diventare centrali nella transizione, con grandi potenzialità per eolico e solare. L’autosufficienza energetica regionale non deve diventare un ostacolo alla cooperazione nazionale ed europea. Al contrario, un’adeguata pianificazione potrebbe trasformare queste aree in poli di produzione energetica, favorendo la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro.
La riduzione delle bollette è cruciale per combattere la povertà energetica e per consentire la creazione di nuove filiere industriali sostenibili anche economicamente e deve basarsi sull’espansione delle rinnovabili a basso costo. La transizione energetica creerà occupazione, ma richiede politiche di riqualificazione e protezione sociale per garantire equità.
Sobrietà nei consumi, economia circolare e una dieta più sostenibile sono essenziali. La decarbonizzazione non è solo una questione tecnologica, ma un cambiamento culturale necessario per ridurre impatti ambientali e sociali.
La trasparenza tecnologica deve sostituire la falsa “neutralità tecnologica”, riconoscendo che l’elettrificazione è la strada più efficace. La partecipazione democratica agli investimenti può rendere la transizione più equa e condivisa, coinvolgendo attivamente i cittadini e le comunità locali.
Infine, la decarbonizzazione deve essere vista come un’opportunità di pace e cooperazione internazionale, riducendo i conflitti legati alle risorse energetiche e favorendo un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo. Un mondo alimentato da energie rinnovabili può non solo ridurre le emissioni di gas serra, ma anche contribuire alla stabilità geopolitica e alla giustizia sociale.
Testo di Luigi Moccia, CNR
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Un testo parecchio condivisibile anche perché riconosce CON FORZA cose che quando le ho scritte io mi han fatto mettere in mora da Climalteranti e da Aspo italia, ho una certa soddisfazione: 1) cura del ferro, ossia auto elettrica si ma non totalizzante ci sono troppe auto oggi in italia PRIMA verngono i trasporti pubblici 2) rapporti internazionali e pace che non sono una utopia ma la condizione necessaria per affrontare i problemi climatici e anche gli altri 8 limiti del pianeta 3) limiti di tutte le iniziative prese come singole cose, veduta d’assieme. Mancano secondo me i NUMERI cioè è una petizione di principio rimanda ai numeri pubblicati in singoli lavori ma senza coerenza, ma va bene è un buon inizio e faccio notare agli amici dell’auto elettrica di climalteranti e al Presidente di ASPO italia membro di Climalteranti che cose che ho difeso da anni sono adesso riprese con dignità di punti focali; il punto 40 è ultimo nell’elenco ma NON ULTIMO; la dura realtà mondiale fa capire molte cose a chi vuole capirle; è il capitalismo da eliminare (e lo diceva NELLA SOSTANZA anche il manifesto di Ventotene a quanto pare, nonostante la incazzatura di padre Prodi con la giornalistucola di destra).
Parlando di transizione energetica, mi piacerebbe condividere con voi una idea che mi è venuta su come utilizzare l’idrogeno per l’accumulo stagionale, con un minimo di nuove infrastrutture, relativamente economiche. Vediamo se è assurda, o ha una base di validità.
Il punto è il processo cloro-soda, che viene già utilizzato su larga scala per produrre soda caustica, NaOH.
In pratica si tratta di fare elettrolisi dell’acqua marina, ottenendo agli elettrodi idrogeno e cloro, mentre la soluzione si concentra sempre di più di NaOH.
Da notare che una soluzione di acqua marina carica di NaOH, sarebbe anche un’ottima trappola per la la CO2: pompandola dentro si avrebbe la precipitazione dei carbonati insolubili di calcio e magnesio, oppure la soluzione alcalina potrebbe essere restituita al mare diluita, così da contrastarne l’acidificazione e facilitare lì la precipitazione dei carbonati.
A parte questo uso “climatico”, il punto è la produzione dei due gas.
Oggi il cloro viene utilizzato per farne disinfettanti e l’idrogeno viene bruciato sul posto o proprio buttato via, per la nota difficoltà a stoccarlo.
La mia idea è questa: far reagire cloro e idrogeno per produrre, con una reazione fortemente isotermica, acido cloridrico HCl, che è un prodotto di consueto utilizzo industriale, già sfornato in milioni di tonnellate, facile da stoccare come soluzione acquosa fino al 30%.
Questa produzione a fini energetici, potrebbe avvenire da noi durante l’estate, utilizzando l’eccesso di produzione solare.
D’inverno, nei periodi di “siccità solare ed eolica”, come quelli che abbiamo visto più volte questo inverno, la soluzione di HCl, viene immessa in reattori chimici, insieme a polvere di ferro, producendo cloruro ferrico FeCl2/FeCl3, molto utilizzato per la potabilizzazione dell’acqua o da cui si può ricavare ferro metallico nelle acciaierie, e idrogeno, che può essere impiegato per la produzione di energia e calore.
L’estrazione dei cloruri ferrici dalla soluzione tramite evaporazione dell’acqua, può essere effettuata presso l’impianto cloro-soda, utilizzando il calore prodotto dalla reazione esotermica fra cloro e idrogeno.
Riassumendo, l’utilizzo dell’HCl come vettore di idrogeno, consente di utilizzare processi, stoccaggi e macchinari dell’industria chimica ben conosciuti, molto economici e già disponibili, senza dover creare dal nulla la complessa filiera per lo stoccaggio e utilizzo dell’idrogeno come gas.
Ovviamente sono andato subito a leggere il punto 40, intitolato “Decarbonizzazione, pace
e cooperazione internazionale”, sul quale si conclude l’intero documento, che riporta pure la data, 11 marzo 2025.
Vi si legge:
“L’Italia, per la sua Costituzione pacifista, e l’Europa, per la saggezza che dovrebbe derivare dall’essere stata nel secolo precedente l’epicentro di due guerre mondiali, dovrebbero agire per disinnescare le tensioni internazionali attuali, alimentate dai vari complessi militari-industriali.”
Davvero, non ho la forza di commentarlo.
grazie, letto ora molto interessante.
Certo che tristezza che quando si pubblica un documento cos interessante – e per quanto ho visto io per l’Italia originale – c’è chi deve vedere cosa dice il documento rispetto a quello che lui aveva detto e che lui pensa… o che lui è a un livello troppo alto per commentarlo… e chissenefrega … io questo egocentrismo comincio a sopportarlo poco
E’ da anni che si segue questa linea della decarbonizzazione, ma i fatti concreti non trovano alcun risultato. E’ solo pura utopia! Il problema vero è che l’uomo dispone di risorse economiche troppo grandi che spende convertendole in energia termica .
Anche oggi la maggior parte delle centrali va con combustibili fossili (carbone, petrolio, gas metano) .
In base al confronto tra PIL nazionale e spesa nazionale per l’energia risulta che più di un terzo del denaro speso si converte in energia termica (più annessi e connessi inquinanti chimici e spazzature varie incenerite o buttate in mare o nel sottosuolo).
L’unica maniera per ridurre efficacemente il riscaldamento climatico sarebbe nel ridurre gli enormi sprechi dell’umanità: sostituire la mobilità privata delle auto con la mobilità pubblica – eliminare il trasporto internazionale facilitato da riduzioni a favore dell’esportazione ( I Tir consumano ed inquinano come il parco auto) Tornare effettivamente al Kilometro zero sia per i prodotti che per la mano d’opera che dovrebbe essere sempre locale. Eliminazione dei lussi inutili : ville – 2à e 3a casa tre bagni per abitazione – vivere in grattacieli che costano anche 100 volte di più dei normali appartamenti.
Eliminare viaggi in paesi lontani e migliorare la situazione in casa propria.
Eliminare ultracostosissime spedizioni in altri pianeti! Naturalmente eliminare le guerre fatte per aumentare i profitti dei guerrafondai e per lucrare sulle ricostruzioni. Vi pare impossibile? Allora preferite la morte dell’umanità e dell’eco sistema!!