La raffica di articoli e di servizi televisivi che hanno mal commentato il freddo e la neve dei primi giorni del 2009 non hanno sorpreso quanti da anni analizzano il modo in cui i mezzi di comunicazione si occupano di clima.
Altre volte, in altri mesi invernali un po’ freddi, era successa la stessa cosa. Ad esempio il freddo (anche allora nella norma) del gennaio 2003 porto’ ad un titolo “Non è ancora tempo di terra bruciata”, e le vignette sulla neve e il global warming non mancarono.
Gli articoli che sono stati pubblicati però contenevano alcune informazioni che attiravano l’attenzione perché più precise, legate a fatti clamorosi: il recupero dei ghiacci artici e l’avanzata dei ghiacci alpini.
Oltre all’articolo de La Stampa, già commentato in un precedente post , anche il Corriere della Sera ha lanciato la notizia, con un articolo del 6 gennaio a firma Franco Foresta Martin e il titolo a grandi caratteri: “E i ghiacciai non si ritirano più «L’ effetto serra sembra svanito»” .
Se fosse stata vera, questa del ritiro dei ghiacciai e della scomparsa dell’effetto serra sarebbe stata davvero una clamorosa smentita di diversi decenni di scienza del clima.
Ma non è così, si è trattato invece di una clamorosa bufala.
I dati dei ghiacciai sono in netta ed inequivocabile diminuzione in tutto il mondo, ed in particolare nell’arco Alpino. Se ne parla nell’ultima traduzione di Realclimate disponibile su Climalteranti.it
Una ricerca effettuata nell’ambito del Progetto Kyoto Lombardia ha concluso che “i ghiacciai lombardi stanno subendo una riduzione di forte entità per lunghezza, superficie e per volume, da circa un secolo e mezzo, che negli ultimi due decenni potrebbe essere definita un vero e proprio “collasso””.
Se nella scienza del clima ci sono ancora punti incerti, non riguardano il ritiro dei ghiacciai. Sono dati così evidenti da essere difficilmente confutabili; d’altronde, sarebbe difficile spiegare che in un pianeta più caldo i ghiacci crescono.
Per spiegare come è nata e si è sviluppata questa ennesima bufala dell’aumento dei ghiacciai, si possono individuare quattro attori:
1. Un ricercatore
2. Un blog
3. Un giornalista
4. Un redattore – titolista
1) La fonte prima della notizia è stato il glaciologo Bill Chapman del centro di ricerche sul clima artico dell’ Università dell’ Illinois. Come ha fatto notare con grande precisione il Prof. Claudio della Volpe in un bel saggio intitolato “Ghiaccio Agghiacciante” pubblicato sul sito di ASPO-Italia, Chapman ha presentato in modo impreciso i dati, senza chiarire la differenza fra le due diverse serie di dati che descrivono l’estensione del ghiaccio marino artico, derivanti da sensori differenti e quindi non confrontabili. Per i dettagli si veda qui.
2) I dati sono stati interpretati in modo ulteriormente errato in un blog in cui si pubblicano spesso interventi negazionisti. Il curatore del blog, Michael Ascher, ha selezionato in modo arbitrario due punti della serie storica (sbagliata) dei ghiacci marini globali, per evidenziare una tendenza che non c’è.
3) Pur se di gente che sui blog scrive cose infondate o inesatte sul clima ce n’è parecchia (uno dei miei preferiti è www.meteolive.it, qui ne riportiamo un esempio) ), alcuni giornalisti italiani hanno dato spazio alla tesi di Archer, l’hanno amplificata grazie a imprecisioni e ad una generale confusione sul tema. Si è passati dal ghiaccio marino totale (che comunque non è tornato ai livelli del 1979) ai “ghiacci artici” (che sono in nettissima diminuzione). Il termine “marino” è scomparso quindi si è iniziato a parlare in generale di “ghiacci” e di “ghiacciai”, con riferimenti anche ai ghiacciai lombardi (pur se, come detto, anche loro sono in netto ritiro in particolare negli ultimi 30 anni). Non è solo l’abituale cura a rendere “più sexy” la notizia: si tratta proprio di fraintendimenti e di invenzioni.
4) I titolisti hanno, al solito, messo il carico: arriva l’era glaciale, il problema dell’effetto serra è svanito, i ghiacci non si ritirano. “L’effetto serra è svanito”, è messo tra virgolette nel titolo principale, ma nell’articolo non si trova chi sarebbe l’autore di tale affermazione.
Pur se un articolo di Repubblica e gli intereventi di Luca Mercalli a “Che tempo che fa” hanno contrastato la bufala con i grandi numeri dei loro lettori e ascoltatori, da colloqui con studenti e conoscenti mi sembra sia rimasta nell’opinione pubblica la sensazione generale che l’allarme per il problema del riscaldamento globale non sia molto fondato, che gli scienziati che avevano in passato lanciato l’allarme non siano molto affidabili; o almeno che il mondo della scienza sia diviso.
Come si dividono i torti in questa riuscita azione di disinformazione?
Sarà perché a me più vicino, il ricercatore dell’Università dell’Illinois”, fra tutti, mi sembra quello meno responsabile. Se non ha altro perché, inondato di email, ha smentito le affermazioni che gli erano state attribuite.
Chi non ha smentito è stato invece il Corriere della Sera. Che il 12 gennaio ha pubblicato a pag. 23 un breve articolo, non firmato, intitolato “Meno ghiacci? L’effetto serra non c’entra”, in cui ha confermato e ha rilanciato la bufala.
Questa volta partendo da un’articolo pubblicato su Nature Geoscience, in cui gli autori proponevano una stima diversa (ed inferiore a quelle precedenti) del futuro rateo di fusione dei ghiacci della Groenlandia, si è passati ad assolvere l’effetto serra per la diminuzione di tutti i “ghiacci”.
Finale dell’articolo ”Un risultato sulla stessa linea di quello annunciato dal Centro di ricerche sull’Artico dell’Università dell’Illinois, secondo cui i ghiacci artici hanno avuto una crescita rapidissima negli ultimi mesi del 2008 e il loro livello è tornato ad essere pari a quello registrato nel 1979”.
In effetti, due bufale possono essere sulla stessa linea. Ma c’è da sperare che qualcuno prima o poi informi i giornalisti del Corriere della Sera che tutti gli anni c’è una crescita rapida dei ghiacci dell’Artico, e sempre succede negli ultimi mesi dell’anno (e nei primi del successivo): in due periodi dell’anno chiamati “autunno” e “inverno”.
Testo di: Stefano Caserini