Climalteranti on Dic 20th 2012 Catastrofismo,Recensione
Due libri a disposizione di chi vuole riflettere sul tema della catastrofe senza dar retta alle stupidaggini sulle presunte previsioni dei Maya
Da tempo mi è capitato di notare come nel campo dei cambiamenti climatici i toni si vanno via via facendo più preoccupati. Perfino dagli articoli scientifici, in cui il linguaggio è per sua natura freddo, razionale, asettico, traspare spesso come gli scienziati siano davvero preoccupati (vedi ad esempio qui, qui qui e qui).
Nei convegni mi è capitato di sentire discorsi tesi, per non dire imbarazzati per la crudezza delle analisi che la scienza del clima può offrire sui pericoli che ci attendono nei prossimi decenni e secoli.
Ho iniziato a leggere un po’ di libri sull’argomento (alcuni davvero molto interessanti (ad esempio questo, questo e questo), e ho iniziato a discuterne con diverse persone, fra cui diversi amici di Climalteranti e in un paio di occasioni pubbliche con Luca Mercalli.
Le discussioni più accese e divertenti le ho avute con un caro amico, Enrico Euli dell’Università di Cagliari, e ad un certo punto abbiamo deciso di provare a scrivere varie cose che sembravano interessanti nelle nostre discussioni, a noi e a chi ci ha ascoltato in alcune occasioni. L’idea iniziale era un “Dizionario della catastrofe”, poi diventato Imparare dalle catastrofi pubblicato da Altraeconomia, in libreria da Gennaio 2013.
37 voci, ognuna di 3-4 pagine, che affrontano da diversi punti di vista il problema della catastrofe: dal Clima, Finanza, Guerra, Risorse, ma anche Cinema, Letteratura e Musica Pop. E con la postfazione di Luca Mercalli. Continue Reading »
Climalteranti on Dic 14th 2012 COP,Negoziazioni,Protocollo di Kyoto
Non è facile valutare l’esito della COP18, la Conferenza della Parti della Convenzione sul Clima che si è tenuta a Doha dal 27 novembre all’8 dicembre.
Non solo perché la negoziazione sul clima è ormai estremamente complessa, composta da molti tavoli negoziali su diversi piani, che hanno prodotto anche questa volta l’approvazione formale di più di 20 documenti (disponibili qui). Una visione d’insieme è sempre più difficile anche perché i segnali che arrivano sono contrastanti, ambigui.
Anche questa volta (come nelle precedenti, vedi qui qui e qui) non è stato un fallimento completo, e non è stato un successo, che non era neppure atteso (come abbiamo già scritto la COP18 sin dall’inizio era vista come una Conferenza di transizione). Una bottiglia piena ad un quarto, ha dichiarato il Ministro Corrado Clini. Il momento di passaggio fra il vecchio e il nuovo regime delle negoziazioni sul clima, secondo la Commissaria Europea alle politiche sul Clima Connie Hedegaard. Non è stata un’oasi nel deserto, secondo il Climate Action Network. Un altro accordo al ribasso, dunque. Continue Reading »
Climalteranti on Dic 3rd 2012 Combustibili fossili,Emissioni,livello del mare,Mitigazione,Picco del petrolio,Proiezioni,Scenari
Gli autori di uno studio da poco pubblicato su Global and Planetary Change spiegano come il progressivo esaurimento dei combustibili fossili convenzionali non sarà in grado di limitare l’aumento del livello del mare che, alla fine di questo secolo, sarà più alto di almeno 80 cm rispetto al livello del 2000 e alla fine del ventiduesimo secolo sarà compreso tra 150 e 230 cm, con gravissimi impatti in molte aree del pianeta.
Dalla fine dell’ultima glaciazione, circa 15 mila anni fa, il livello medio globale degli oceani è cresciuto di circa 130 m fino a raggiungere quello che ha caratterizzato gli ultimi 7 mila anni, un periodo dal clima relativamente stabile (si veda ad esempio questo precedente post sulla ricostruzione del livello del mare negli ultimi 2000 anni). Tuttavia, a causa del recente aumento delle temperature indotto dalle attività umane, nel corso del ventesimo secolo il livello medio globale degli oceani è aumentato di circa 17 cm (si veda figura 1), con una certa variabilità geografica tra le diverse regioni del pianeta. Sulla base di scenari “business as usual” (ovvero quelli che assumono che le future emissioni di CO2 di origine fossile continueranno ad aumentare approssimativamente con lo stesso trend attuale), l’ultimo rapporto IPCC nel 2007 ha proposto una proiezione dell’innalzamento del livello del mare nel corso del ventunesimo secolo tra 18 e 59 cm, a seconda dello scenario emissivo considerato (figura 1). Tenendo conto dei rapidi cambiamenti dinamici nelle calotte polari e nei ghiacci continentali (vedi sotto), tale innalzamento potrebbe tuttavia salire fino a 80 cm (figura 1). Di conseguenza ci si aspetta che sarà uno dei più importanti effetti del riscaldamento globale antropogenico e che i suoi impatti sugli ecosistemi terrestri e la società umana saranno tra le sue conseguenze più significative e visibili.

Figura 1. L’aumento del livello medio globale del mare (rispetto al 1990) osservato dal 1880 al 2009 (Church & White, 2011) e le proiezioni per il ventunesimo secolo basate sul modello semi-empirico duale (Vermeer & Rahmstorf, 2009) confrontate con quelle ottenute con i modelli climatici dell’IPCC per il rapporto del 2007 (scenari SRES). Il quarto rapporto IPCC ha anche stimato un livello massimo che include il contributo proveniente dalla fusione delle calotte polari e dei ghiacci continentali. Continue Reading »
Climalteranti on Nov 27th 2012 Impatti,Negoziazioni
Molte notizie degli ultimi giorni sono fonte di preoccupazione, in modo molto diverso.
Continuano ad uscire sul tema dei cambiamenti climatici studi importanti e preoccupanti, che meriterebbero ben altro spazio e attenzione dei media.
Turn Down the heat. Why a +4°C warmer world must be avoided, il rapporto commissionato dalla Banca Mondiale al Potsdam Institute for Climate Impact Research e di Climate Analytics, un documento che potrebbe servire alla revisione delle politiche della Banca; il fine è di cercare di evitare un mondo più caldo di4°C, che sarebbe un mondo con ondate di calore senza precedenti, siccità e inondazioni gravi, importante in molte regioni, con gravi ripercussioni sul sistema economica, sulla povertà, sugli ecosistemi e i servizi da loro forniti. Il Presidente della Banca, nella sua introduzione, scrive: “It is my hope that this report shocks us into action…. The World Bank Group will step up to the challenge” (“Spero che questo report ci spinga all’azione… la Banca Mondiale si accinge a far fronte alla sfida”).
The State of greenhouse gases based on observations up to 2011 del WMO, l’Organizzazione Meteorologica mondiale. Il rallentamento dell’economia globale non frena l’aumento dei tre principali gas serra, CO2, metano e N2O, che l’anno scorso rappresentavano nel complesso una forzante radiativa equivalente a 473 ppm di CO2 atmosferica, un aumento del 30% rispetto al 1990.
“Abbassare la temperatura”, come chiesto nel rapporto commissionato dalla Banca Mondiale non sarà facile. Continue Reading »
Climalteranti on Nov 18th 2012 Ghiacciai,Idrologia
L’impatto dei cambiamenti climatici sta radicalmente modificando la disponibilità di acqua nelle water towers, le torri d’acqua dell’Asia. Qual è lo stato della criosfera nell’Hindu-Kush Karakoram Himalaya, terzo polo del pianeta ?

Torri di Trango,Ghiacciaio del Baltoro, Pakistan. Foto Daniele Bocchiola 2011.
I grandi sistemi montuosi coprono il 25% della superficie dei continenti (Kapos et al., 2000) e solo il 26% della popolazione mondiale è insediata nelle regioni montane o ai piedi di catene montuose (Meybeck et al., 2001). Tuttavia, le risorse indirettamente provenienti dalle zone elevate offrono sostentamento ad oltre la metà degli abitanti del globo. Il 40% della popolazione della Terra, infatti, vive in bacini fluviali che traggono origine dalle varie catene montuose (Barnett et al., 2005). I sistemi montuosi dell’Asia centrale, Tibetan plateau (TB), Hindu Kush, Karakorum and Himalaya (HKKH), sono il terzo polo dell’umanità e 1.5 miliardi di persone dipendono dalle nevi e dai ghiacci di queste catene, le water towers dell’Asia, per l’approvvigionamento di acqua potabile, che scorrono lungo i fiumi più grandi dell’Asia, Indo, Gange, Brahmaputra, Fiume Azzurro (Yangtze), Fiume Giallo (Huang He) (Immerzeel et al., 2010; Kaser et al., 2010). Continue Reading »
Climalteranti on Nov 12th 2012 Buone pratiche,Mitigazione,Politiche,Recensione
Esce su Amazon.it la seconda edizione di “Politiche economiche innovative per la mitigazione dei cambiamenti climatici”, aggiornata con le prime implementazioni all’estero ed in Italia. Un lavoro collettivo di oltre 30 scienziati, presentato da chi ne ha coordinato il lavoro.
Presentata inizialmente ad un side-event nel contesto del vertice di Copenhagen del 2009, questa raccolta di politiche economiche innovative per ridurre le emissioni si offre all’interesse dei policymaker di tutto il mondo. Il libro, oggi divenuto di 455 pagine, abbraccia in 33 incisivi e sintetici capitoli una larga varietà di politiche inconsuete, che mirano a modificare la struttura dei mercati, il comportamento d’impresa, le scelte dei consumatori, il modo con cui si prendono le decisioni. Tutto questo all’interno di un prospettiva di governance multi-livello, dal globale al locale, che contrasta l’elusione delle responsabilità e fornisce invece ruoli e strumenti attivabili a ciascun livello decisionale. Dopo aver raccolto l’elogio di Bill McKibben e di chi ha presieduto una sessione dei negoziati climatici globali (la COP9), il libro offre ad a decisori politici e cittadini impegnati informazioni e strumenti per agire per ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas serra.
Invece di schierarsi con gli inquinatori (e considerare quindi la mitigazione come un costo, da minimizzare tramite obiettivi poco ambiziosi, da rimandare alle calende greche, da spostare sui paesi in via di sviluppo e di cui gravare settori economici fragili e poco capaci di fare lobbying), il libro assume il punto di vista delle imprese della green economy – e quello di chi ama il pianeta e gli esseri viventi – dimostrando come si possa fare della mitigazione un fattore propulsivo di innovazione, imprenditorialità, fatturato, occupazione, introiti fiscali, stabilità finanziaria, benessere e felicità individuale e collettiva.
I contributi di psicologi, sociologi, economisti e testimoni privilegiati si complementano l’un l’altro, offrendo un menù tutto da declinare per paese e per settore di emissioni, attraverso policy packages in cui inglobare questioni di interesse ulteriore. Ad esempio durante operazioni di rigenerazione urbana è possibile puntare a fare dei veri e propri nuovi ecoquartieri, dalle prestazioni ambientali eccellenti, sia sul piano degli edifici che degli spazi pubblici e della mobilità, ottenendo vantaggi di vivibilità e risparmi. Continue Reading »
Climalteranti on Nov 5th 2012 Errori,Ghiacci,Impatti
Fra errori e imprecisioni, un breve articolo riesce a trovare una storia positiva in una “tragedia climatica di cui nessuno sembra curarsi”
Già in altri post (qui, qui e qui) abbiamo avuto modo di notare il ritardo della cultura italiana e degli “opinion leader” nel capire la portata della crisi climatica, la gravità della situazione nella sua prospettiva storica, le sue cause profonde, le implicazioni per le future generazioni. È frequente la sottovalutazione del problema, o all’opposto la sua spettacolarizzazione scandalistica, la citazione di dati sbagliati o imprecisi, l’incapacità di cogliere l’aspetto “sistemico” delle modifiche al clima e le loro conseguenze a lungo termine.
Un esempio recente è l’articolo di Loretta Napoleoni sul Venerdì di Repubblica del 12 ottobre, intitolato “In Groenlandia l’effetto serra è una manna”.
“Mentre uno stuolo di avvocati si contende lo sfruttamento del Circolo Polare Artico a nome delle cosiddette potenze “artiche”, è in Groenlandia che si intravedono i primi germogli dell’economia prodotta dal surriscaldamento della Terra. Negli ultimi 15 anni la temperatura in quest’isola nordica è salita di ben 4,5 gradi centigradi, troppo per l’industria ittica locale. Tanti, troppi pesci hanno preso la strada per il nord, tra cui i famosi gamberetti che davano da vivere ad intere comunità.”
L’aumento di temperatura i Groenlandia di 4,5 gradi in soli 15 anni è un dato sbalorditivo; è vero che la zona artica si è scaldata notevolmente e più velocemente del resto del pianeta per effetto del “amplificazione polare” del riscaldamento globale (qui i dettagli), ma un riscaldamento di 4,5 gradi in 15 anni è un dato sbagliato. Continue Reading »
Climalteranti on Ott 29th 2012 Artico,Ghiaccio Marino
A cinque anni dal sorprendente minimo di estensione del ghiaccio artico del 2007, quest’anno è andata ancora peggio. Ma è stato davvero un anno eccezionale? Se si considera l’accelerazione del processo negli ultimi decenni la risposta è no, è quanto ci potevamo aspettare.
Due anni fa su Climalteranti abbiamo discusso dei preoccupanti dati del ghiaccio marino artico, e dell’ipotesi dell’Artico privo di ghiaccio estivo. Era il periodo in cui, alcuni lo ricorderanno, il gruppetto dei soliti noti cercava di far credere in un recupero dell’estensione del ghiaccio artico dopo l’annus horribilis del 2007. Era una discussione fuorviante, come se l’importante fossero i su e giù che un po’ tutte le variabili climatiche mostrano.
Dopo il 2007 che ha lasciato tutti di stucco, sappiamo oggi che il fantomatico recupero non si è verificato. Non solo, ci siamo ritrovati davanti ad un annus più horribilis del precedente. Il 2012 ha battuto praticamente tutti i record negativi possibili: area, estensione, volume, a luglio ed anche a settembre, e quello della minima estensione giornaliera assoluta, e non di poco.
Vedendo questo disastro, viene da chiedersi se quanto è accaduto può essere ricondotto ad una combinazione sfortunata di condizioni meteorologiche che hanno prodotto un evento estremo. Detto in altre parole, vogliamo sapere come si colloca il 2012 nell’ambito della variabilità naturale dell’estensione del ghiaccio artico.
La procedura per questo tipo di analisi è standard, si definisce l’andamento di lungo periodo (trend) dei dati e si calcola lo scarto di ogni singolo anno da esso. Ciò che si ottiene, chiamati residui, rappresenta la variabilità climatica e possiamo valutare quanto ogni singolo anno si discosta dall’andamento medio. Continue Reading »
Climalteranti on Ott 22nd 2012 Comunicazione,Psicologia,Sociologia,Traduzioni
Cittadini e politici non sembrano avere colto l’urgenza del problema. È colpa di chi comunica la scienza? Dell’ignoranza scientifica? O c’e’ dell’altro? Questo tema, già affrontato in post precedenti (qui e qui) e in altri blog, è stato oggetto di questo recente commento di Adam Corner sulla rivista Nature Climate Change.
Psicologia: cultura scientifica e opinioni sul clima
Coloro che lavorano nel settore della comunicazione dei cambiamenti climatici si trovano ad affrontare un compito non invidiabile. Nonostante la ricerca scientifica abbia ormai abbondantemente discusso le cause e le prevedibili conseguenze dei cambiamenti climatici, le emissioni di anidride carbonica continuano ad aumentare e le misure necessarie ad affrontare questo problema sono
scarse. Abbiamo bisogno di diventare più bravi a parlare di scienze del clima, a “educare” il pubblico e ad alzare la voce sulla realtà dei cambiamenti climatici? Sembrerebbe di no. Un recente studio apparso su Nature Climate Change (Kahan e colleghi) [1] dimostra che questa strategia rischia di avere una efficacia limitata. Anzi, potrebbe accrescere lo scetticismo o il disinteresse dei cittadini.
I ricercatori hanno studiato la relazione tra cultura scientifica e preoccupazione per i rischi dei cambiamenti climatici e hanno trovato un risultato non intuitivo: la rischiosità percepita e la preoccupazione non aumentano con il livello di conoscenze. Inoltre, sembra che un alto livello di cultura scientifica abbia un effetto polarizzante tra chi è predisposto, da idee sociali e politiche, a rifiutare o accettare le scienze del clima. Come è stato mostrato in alcune ricerche (qui e qui) [2,3], una visione individualistica, contraria a interferenze politiche nei processi decisionali personali o aziendali, e favorevole a forme molto strutturate di ordine sociale, rende più probabile lo scetticismo sui cambiamenti climatici. Continue Reading »
Climalteranti on Ott 17th 2012 Ghiacci,Impatti
Questo post è la traduzione dell’originale pubblicato su SkepticalScience. E’ scritto da una studentessa Inuit che nel 2009 ha partecipato a una spedizione scientifica nel Parco Nazionale delle Montagne del Torngat. Parla della sua gente e di come vede i cambiamenti climatici. Non un articolo scientifico, quindi, ma un’esperienza di vita.
Mi chiamo Caitlyn Baikie. Ho 20 anni e sono una Inuk di Nain, nel Nunatsiavut, e ho sempre vissuto lì. Nella lingua Inuktitut Nunatsiavut significa “la nostra bella terra” ed è bella davvero. Come il Nunavut, il Nunatsiavut è un territorio Inuit autonomo e fa parte della provincia del Newfoundland e Labrador, in Canada. Nain è la comunità più settentrionale sulla costa, con una popolazione di circa 1.200 abitanti, al 90% di origine Inuit.

La mia vita a Nain è molto diversa da quella di chi sta in città. Nain è una comunità molto isolata, non esistono strade da o per Nain, l’unico modo raggiungerla è con l’aereo o via mare o, in inverno, con l’aereo o con il gatto delle nevi. Sebbene la nostra settimana sia riempita dalla scuola e dal lavoro come al sud, le nostre attività ricreative e di sostentamento sono molto diverse. In inverno andiamo a cacciare piccole prede come le pernici, che si trovano ovunque intorno al paese. Nel fine settimana andiamo spesso con i gatti delle neve nelle capanne vicine alle zone di caccia dove cacciamo foche, caribù, ukialik (lepri artiche) e uccelli migratori. Così ci procuriamo gran parte della carne per tutto l’anno. E’ molto importante avere un buona banchisa, ci serve per viaggiare e cacciare, in genere per sei mesi l’anno. Le gente di Nain e della costa nord viene spesso chiamata sikimiut, gente della banchisa. Continue Reading »
Climalteranti on Ott 7th 2012 Estremi,Probabilità,Temperature,Traduzioni
Si sono viste molte discussioni sull’articolo Hansen et al. (2012, PNAS) e l’editoriale di accompagnamento sul Washington Post nei primi giorni di agosto. Ma in questo post, cercherò di sostenere che la maggior parte delle discussioni non sono state legate all’effettiva analisi descritta nell’articolo ma piuttosto a quello che la gente ritiene “importante”.
L’analisi di base
Hansen et al. hanno fatto in realtà una cosa molto semplice. Una volta definita la climatologia (ad esempio 1951-1980 o 1931 1980), calcolando la media stagionale e la deviazione standard ad ogni punto della griglia per questo periodo e quindi normalizzando allo scostamento dalla media, si ottiene qualcosa che assomiglia molto ad una distribuzione gaussiana “a campana”. Mettendo in grafico i valori per i decenni successivi si ha l’idea di quanto il clima di ogni decennio si discosta da quello della linea di base iniziale.

Lo spostamento della media dell’istogramma indica lo spostamento della temperatura media globale e la variazione nello scarto indica come si piazzerebbero gli eventi regionali rispetto al periodo della linea di base. (Notare che la variazione dello scarto non deve essere assimilata ad un cambiamento della variabilità climatica poiché un andamento simile si troverebbe come risultato di particolari trend regionali con variabilità locale costante). Questa figura, combinata con i cambiamenti di estensione dell’area soggetta a estremi caldi di temperatura: Continue Reading »
Climalteranti on Ott 1st 2012 Precipitazioni,Record,Temperature
Ora che questa torrida estate (meteorologica, da giugno a agosto) è alle spalle e i dati rilevati dalle stazioni di rilevamento meteo dell’ASSAM sono completi e validati, possiamo permetterci di fare l’analisi di ciò che è avvenuto. La prolungata permanenza sul bacino del Mediterraneo del promontorio anticiclonico nord-africano e, in seno ad esso, dell’aria calda sahariana che troppo spesso ha interessato anche il territorio regionale marchigiano, ha reso l’estate 2012 decisamente calda, paragonabile a quella, terribile, del 2003. Numerose sono state le ondate di calore (almeno tre giorni con temperatura media giornaliera superiore di due deviazioni standard rispetto alla media 1961-2000, vedi anche qui), la più intensa e duratura può essere individuata nel periodo che dal 16 giugno si è protratta fino al 15 luglio.
La temperatura media stagionale di 24,9°C [1], corrispondente ad un incremento di 3,2°C rispetto al quarantennio di riferimento 1961-2000 [2], è stata un’altra conferma del progressivo riscaldamento estivo che sta interessando le Marche dagli anni 80 e che sembra aver subito una ulteriore accelerazione nell’ultimo decennio visto che tra le prime dieci estati più calde dal 1961, ben 7 sono avvenute a partire dal 2000 (Figura 1). Continue Reading »
Climalteranti on Set 24th 2012 Ghiacciai,Impatti,Permafrost
In attesa di capire se anche il recente crollo della croce dell’Ortles a 3905 m sia una conseguenza diretta dei cambiamenti climatici, e prendendo dunque spunto dalla notizia, vorrei fornire alcune indicazioni sulle ricerche scientifiche attualmente in corso in questo ramo relativamente nuovo della geomorfologia. Ho avuto l’occasione di partecipare ad un’interessante conferenza tenuta lo scorso 23 Agosto ad Argentière, sul versante francese del Monte Bianco, ironia della sorte proprio durante una delle settimane più calde mai sperimentate in loco (temperature massime di 35°C a 1000 m di altezza).
Ludovic Ravanel, giovane ricercatore francese esperto di geomorfologia, nonché guida alpina, studia il permafrost in ambiente montano, ovvero tutto il materiale litosferico la cui temperatura permane inferiore agli 0°C per almeno due anni. Questo concetto si applica dunque non solo al terreno, cosa forse più familiare ai non esperti del settore, bensì anche alla roccia, ed in particolare alle ripide pareti in alta montagna. La soglia degli 0°C è naturalmente legata allo stato fisico dell’acqua potenzialmente presente, ed in particolare al fatto che, quando si parla di presenze interstiziali tra strati di roccia, il ghiaccio assolve alla funzione di collante tra gli stessi, mentre l’acqua al contrario ne può causare il distacco e/o lo scivolamento relativo. Continue Reading »
Climalteranti on Set 18th 2012 Ghiacci,Premio
In seguito alla votazione effettuata dai membri del Comitato Scientifico di Climalteranti.it, i vincitori del premio “A qualcuno piace caldo” per l’anno 2011 sono risultati essere Luigi Vigliotti e la rivista Sapere.
Il premio che sarà inviato dal Comitato Scientifico ai premiati è una copia del libro “Il pianeta che scotta. Capire il dibattito sui cambiamenti climatici“, di Luca Fiorani e Antonello Pasini.
PREMIO “A QUALCUNO PIACE CALDO” 2011
Luigi Vigliotti e
Motivazione
Per aver rispettivamente scritto e pubblicato (nel numero di febbraio 2011) un incredibile articolo intitolato “Un futuro con ghiaccio e seltz”, contenente numerosi errori, notizie e argomenti infondati sulla scienza del clima, a partire dal sottotitolo “L’allarme “Global Warming ha motivazioni in buona parte culturali e potrebbe distoglierci dall’eventualità, questa sì scientificamente certa, di una prossima glaciazione”. Continue Reading »
Climalteranti on Set 11th 2012 Regioni,Siccità,Suolo,Temperature
I dati dell’estate 2012 mostrano come esista un intreccio fra la scarsità di precipitazione e il ripetersi di ondate di calore, ma anche una sorta di reazione a catena che porta l’atmosfera in condizioni sempre meno favorevoli ai temporali estivi. Se questo comportamento dovesse proseguire, come peraltro indicato negli scenari di cambiamento climatico per la zona Mediterranea, gli impatti sull’agricoltura in pianura padana potrebbero essere pesanti.
Come anticipato alla fine del precedente post, parallelamente all’aumento della temperature massime estive, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo declino dell’umidità del suolo, soprattutto nei terreni della pianura padana. Questo risulta chiaro dall’analisi dei dati dei sensori installati nel terreno che nell’estate 2012 hanno registrato valori inconsueti in Emilia Romagna. Per valutare a titolo esemplificativo il rapporto fra umidità del suolo e temperatura dell’aria abbiamo scelto la stazione meteorologica di S.P. Capofiume (BO), appartenente ad ARPA-SIMC, che essendo situata in aperta campagna e libera da influenza di edifici, ben rappresenta le condizione tipiche della pianura Padana centrale. Inoltre, essendo spesso luogo di campagne di misura e di radiosondaggio, possiede anche una ricca serie di sensori anche nel terreno. Nel grafico di figura 1 viene mostrato per esempio l’andamento dell’umidità del suolo negli ultimi 12 anni, simulato su questa stazione, con il modello di bilancio idrico CRITERIA. Si nota come dal 2011 l’umidità nei primi due metri di terreno sia in continua decrescita a fronte delle scarse precipitazioni, e come questa stia raggiungendo livelli minimi, peggiori anche delle recente e severa siccità del 2007. Continue Reading »