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Planet Book – Il mondo, l’emergenza climatica, le soluzioni

200 fotografie raccontate da 40 ragazzi impegnati a cambiare il futuro.

1. Un canguro che scappa davanti a una casa in fiamme nella cittadina di Lake Conjola, Australia, 2019 © Matthew Abbott / The New York Times

 

È ormai cosa evidente che la crisi climatica e la catastrofe ecologica in corso portino con sé una delle sfide comunicative più complesse e ambiziose del nostro tempo, con le relative frustrazioni da parte di scienziati, attivisti e professionisti della comunicazione scientifica alle prese con una scarsa percezione pubblica dei rischi annessi e con vari meccanismi di diniego. La difficoltà di cogliere le dimensioni e le implicazioni dell’emergenza, in parte dovuti alle peculiarità del cambiamento climatico come ‘oggetto cognitivo’ sfuggente, ideale per incontrare sistematica resistenza da parte dei nostri pregiudizi e pattern di decision-making più radicati (Climalteranti ne ha parlato qui), richiedono alla comunicazione scientifica di sperimentare nuove strategie e nuovi linguaggi integrati. Perché quel che è in gioco non può essere semplicemente perso nel processo di traduzione e interpretazione della realtà scientifica– un costoso lost in translation con cui dovranno fare i conti le generazioni di un futuro prossimo, e in maniera differenziale in base a contesti di disparità sociale.

2. Un gruppo di pinguini sottogola su un iceberg,Antartide, 2009 © Frans Lanting

Planet Book (Contrasto, 2020 – a cura di Telmo Pievani) è prima di tutto un ambizioso esperimento comunicativo. Nasce dalla volontà di raccontare la crisi climatica attraverso la testimonianza rivelatrice di 200 fotografie d’autore, da Sebastião Salgado, Edward Burtynsky, Frans Lanting, a George Steinmetz, Steve McCurry, Alex Bellini e molti altri. L’ulteriore elemento di novità è che a selezionare le fotografie per argomenti (assieme all’editore Roberto Koch) e a commentarle, dando voce all’intreccio delle tematiche coinvolte, sono i ragazzi del XXI secolo, 40 studenti afferenti a diverse facoltà dell’Università di Padova – futuri ingegneri dell’energia, biologi evoluzionisti, naturalisti, chimici, geologi, giuristi, medici e filosofi. Planet Book non si sottrae al confronto generazionale: i Millennials (la cosiddetta “generazione Y”) e i post-Millennials (“generazione Z”) sono coloro che hanno ricevuto in eredità un pianeta profondamente alterato nei suoi parametri geofisici ed ecosistemici, e che nel 2050 – deadline a cui guardano le maggiori politiche internazionali sulla neutralità climatica – saranno ancora nel pieno della propria attività lavorativa. “Nativi climatici” ma anche nativi digitali e dell’innovazione scientifica e tecnologica, chiamati a esercitare una lungimiranza e una responsabilità maggiore rispetto a quella dimostrata dai loro padri.  

3. La centrale solare termodinamica di Ouarzazate, la più grande al mondo, Marocco, 2016 © Xinhua / Eyevine

 

Il volume si articola in 5 macro-capitoli: 4 ricalcano, per organizzazione tematica, gli elementi della fisica aristotelica – Acqua, Aria, Fuoco, Terra – seguiti da un “Quinto elemento”, rappresentato dall’imponderabile Homo sapiens, autore (sin da tempi evolutivi non sospetti) di catastrofici eccessi ma al contempo capace di ingegnose soluzioni e di progetti cooperativi su larga scala. Le tematiche, raccontate sulla base di una rigorosa documentazione scientifica, spaziano dalla fusione del permafrost in Siberia – con relative sorprese, come la restituzione di esemplari di mammut lanosi rimasti ibernati nei ghiacci per decine di migliaia di anni, ma anche di antichi patogeni mai venuti in contatto con gli antibiotici moderni – alla perdita e frammentazione di habitat per numerose specie animali e vegetali. Gli incendi boschivi dolosi nell’Amazzonia brasiliana fanno da cifra a un panorama di illegalità ormai istituzionalizzata sotto la presidenza Bolsonaro, mentre la dispersione di plastica in natura e negli oceani, su cui galleggiano isole composte da decine di migliaia di tonnellate di rifiuti e detriti (destinati poi a ritornare, in varia forma, sui nostri piatti), si erge a ennesimo monumento della tragicomica inadeguatezza del nostro participio di specie (“sapiens”?). Il disastro ambientale del lago d’Aral (tra Uzbekistan e Kazakistan), poi, funge da monito contro l’utilizzo insostenibile delle risorse idriche. Un tempo uno dei laghi più grandi del mondo, ora del lago d’Aral rimangono le carcasse arrugginite delle navi che lo solcavano, dopo che la deviazione dei suoi due principali immissari a scopo agricolo a partire dagli anni ’60 ne ha determinato via via il rapido prosciugamento.

4. Un agricoltore che tenta di scacciare uno sciame di locuste del deserto dalle sue coltivazioni di qât nei pressi di Giggiga, Etiopia, 2020 © Reuters / Giulia Paravicin

 

Anche la pandemia da SARS-CoV-2 che ha tenuto in scacco il mondo nell’annus horribils 2020 è rappresentata in Planet Book come capitolo e conseguenza (prevedibile e prevenibile) dell’incontrollata espansione antropica, che ha creato innumerevoli occasioni di contatto ravvicinato tra noi e gli animali selvatici, origine del 70% delle malattie infettive emergenti a livello globale.

Ma il volume non vuole essere l’ennesimo canto di cigno in una catastrofe preannunciata. L’analisi critica dei giovani autori tocca anche le numerose soluzioni già disponibili e in attesa di essere adeguatamente implementate, come le ingegnose strategie di biorisanamento – l’utilizzo di batteri, funghi e muffe come “spazzini” per eliminare sostanze tossiche da aree inquinate, tra cui i famosi batteri “mangia-petrolio” –, lo sfruttamento dell’energia eolica, che può giocare un ruolo importante nella transizione energetica, se ormai già economicamente competitiva, come peraltro il fotovoltaico, rispetto alle fonti fossili, nonché la bioedilizia e i modelli di economia circolare, come quelli applicati all’industria dell’abbigliamento per contenere l’impatto della cosiddetta fast fashion attraverso la rigenerazione dei filati.

Il fil rouge che tiene insieme la narrazione visiva e testuale della crisi climatica ed ecosistemica è dunque una duplice narrativa: da un lato, la nostra profonda dipendenza dallo stato di buona salute del pianeta che ci ospita, dall’altro, le miserie e le glorie del potere trasformativo della nostra specie nei suoi confronti.

Un motivo in più per mettere Planet Book sotto l’albero di Natale è anche la sua innovativa confezione editoriale: il libro, con costa a vista e copertina cartonata priva di plastica, è interamente realizzato con materiali ecosostenibili, con carta, inchiostri e adesivi naturali. Inoltre, i proventi della vendita delle copie verranno devoluti all’Università di Padova per il finanziamento di borse di ricerca su temi legati alla conservazione e alla sostenibilità.

I giovani hanno preso la parola per affrontare la sfida che segnerà in maniera epocale la loro generazione. Quanto riusciremo ad alleviare il debito ecologico sulle loro spalle, è una storia che stiamo scrivendo oggi.

 

Testo di Andra Meneganzin

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